Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Cristianesimo giudaico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CRISTIANI GIUDEI E GENTILI, GIUDAIZZANTI E NON

 

 a cura di Nicola Martella

 

Il ritorno degli Ebrei nella terra a loro promessa (1948) è stato certamente un fatto inaspettato e positivo, sebbene non sia coinciso con l'avvento del Messia; in certi ambienti era considerato un evento immediatamente precursore della parusia, sebbene finora le attese incombenti riguardo all'imminente fine dei tempi, nutrita da certi cristiani di quella generazione, non si siano avverate. [Per l'approfondimento si veda Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007).] È stato proprio quello il ritorno escatologico di cui hanno parlato i profeti d'Israele, Gesù e gli apostoli?

    Positivo è senz'altro pure il risveglio fra i giudei cristiani. Il panorama dei rapporti dei cristiani in genere verso Israele e verso il giudaismo è comunque complesso. Ci sono giudei cristiani filo-sionisti e quelli non sionisti o addirittura anti-sionisti; i primi affermano che poiché l’intera Palestina geografica è stata promessa a Israele, gli israeliti avrebbero il diritto di scacciare tutti gli altri abitanti per ristabilire l’antico stato d’Israele; gli altri dissentono da ciò, mostrando con la Scrittura che sarà solo il Messia-Re a ristabilire il suo regno al suo ritorno, mentre ciò che fanno gli uomini a proprio arbitrio non sussisterà, ma sarà fonte di tanti dissidi proprio per Israele. I primi coincidono sempre con le decisioni del governo israeliano; gli altri hanno un atteggiamento vigile, se non addirittura critico, distinguendo «Israele» (ideale, attuale o profetico) dal suo governo attuale.

     Ci sono giudei cristiani filo-talmudici e quelli anti-talmudici; i primi ritengono che il Talmud sia una fonte eccellente d’ispirazione per la comprensione dell’AT e per la devozione, i secondi vedono in esso a tratti un libro blasfemo e ostile a Cristo e al cristianesimo (così, ad esempio, il gruppo «Ebrei per Gesù»).

     Infine ci sono i cristiani gentili che, più o meno influenzati ideologicamente dai cristiani giudei o da cristiani «amici d’Israele», quindi giudaizzanti, ritengono che il cristianesimo giudaico sia quello originale e migliore e che una riforma del cristianesimo (per loro ormai decadente) può accadere solo giudaizzandolo. Qui non trovano posto solo il variegato mondo dell’Avventismo storico (19° sec.) e del Sabatismo, ma anche nuove tendenze di cristiani gentili che intendono connettersi direttamente al giudeo-cristianesimo e vivere secondo tale mondo d’idee e tale devozione. Questi ultimi, spesso definiti «sionisti cristiani(zzati)», mandano in giro lettere o inseriscono testi in riviste cristiane per invogliare i cristiani in genere a partecipare ai loro frequenti viaggi in Israele, specialmente durante feste giudaiche particolari, attribuendo a queste ultime non di rado significati particolari per tutta la cristianità. Che cosa bisogna pensare di tutto ciò?

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Matteo Armillotta

2. Giovanni Melchionda

3. Nicola Martella

4. Andrea Diprose

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Matteo Armillotta}

 

Nota redazionale: Il lettore si riferisce qui a quanto hanno scritto, a suo tempo, Giovanni Melchionda e Nicola Martella nel seguente tema di discussione: ► I Giudei hanno rifiutato Gesù. Visto la natura specifica di questo contributo e di quelli che seguono, abbiamo preferito affrontare qui queste questioni. Ecco, quindi, qui di seguito il contributo di Matteo Armillotta.

 

Caro Nicola, condivido pienamente il tuo articolo. Non condivido invece le affermazioni fatte da Giovanni Melchionda. Non voglio ripetere le tue argomentazioni, dunque aggiungo solamente un mio pensiero. Qualsiasi giudeo, sia esso praticante la religione ebraica o no, quando muore, va all’inferno come tutti gli uomini increduli o religiosi che non hanno accettato la salvezza gratuita di Cristo. Come cristiani abbiamo l’impegno d’amare moltissimo ogni ebreo. Il nostro dovere è di parlare loro di Cristo, come fecero i cristiani delle origini.

     Riguardo ai viaggi in Israele ho alcune perplessità; alcuni credenti evangelici affrontano questi viaggi turistici con lo spirito d’un pellegrinaggio religioso, come quelli di altre denominazioni. Io penso che i luoghi in cui Cristo è vissuto non debbano essere considerati alla stregua di reliquie. Egli ci ha lasciato un monito importantissimo: «Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità» (Giovanni 4,24).

     Tuttavia, i luoghi biblici hanno un grande fascino e sicuramente un viaggio in Israele da un punto di vista puramente turistico deve essere interessantissimo, ma non aggiunge nulla alla nostra fede.

     Sono stato spinto a scrivere questa mail anche dopo aver letto il trafiletto sul mensile «Il Cristiano» di maggio 2008, sul viaggio in Israele organizzato da Giovanni Melchionda; non ho nulla da obiettare sul viaggio in sé, ma il riferimento alla partecipazione alla Feste delle Capanne, come se si trattasse d’un adempimento cristiano, non mi trova d’accordo.

     Saluti fraterni a te e a tutti quelli che leggeranno la mia mail. {10-06-2008}

 

 

2. {Giovanni Melchionda}

 

Caro Nicola, ho visto che sono stato chiamato in causa dal fratello Matteo Armillotta. Lo ringrazio innanzitutto per darmi l’occasione di qualche chiarimento per lui e per tutti quelli che non vogliano scandalizzarsi.

     Riguardo alla salvezza dei Giudei siamo tutti d’accordo che la salvezza di tutti gli uomini e dunque anche dei Giudei è solo in Gesù. Tuttavia in Romani 10,6 e seg. l’Apostolo Paolo precisa che non tocca a noi dire chi salirà in Cielo e chi scenderà nell’Abisso (cioè chi si salverà e chi si perderà), mentre al versetto 15 e seg. ci è chiesto d’andare «a testimoniare» perché sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie.

     Inoltre, in quanto all’andare a Gerusalemme durante le festività in Atti 1,8 dice espressamente che la testimonianza dei credenti deve cominciare da Gerusalemme, la Giudea e la Samaria. Non so da che cosa lui abbia dedotto che andiamo a Gerusalemme in pellegrinaggio (la cosa naturalmente è falsa), ma posso rassicurarlo che la nostra ragione d’andare a Gerusalemme è secondo l’istruzione di Gesù d’andare prima alle pecore perdute della casa d’Israele e per annunciare l’imminente ritorno del Signore in gloria e maestà, che non avverrà a Roma o da qualche altra parte, ma avverrà sul monte degli Ulivi secondo le Scritture.

     Quanto alle festività bibliche, che non costituiscono un obbligo, possiamo dire che il piano di Dio si è manifestato al tempo da Dio stabilito. Gesù è morto durante la Pasqua ebraica, lo Spirito è sceso cinquanta giorni dopo a Pentecoste al tempo in cui Mosè ricevette la Legge da Dio e Gesù ritornerà alla festa delle Capanne. Ma se questo non bastasse, diciamo che il Signore Gesù stesso si recava a Gerusalemme durante le tre festività e così ha continuato a fare la chiesa primitiva dopo l’ascensione del Signore. Dunque è una buona cosa imitare il loro esempio.

     Quanto ai veri adoratori che adorano in spirito e verità, vogliamo solo ricordare che l’Apostolo Giovanni ci dice che, quando Gesù disse questa frase alla Samaritana, stava tornando da Gerusalemme durante una delle festività. Dunque niente pellegrinaggi, ma semplicemente la gioia d’incontrare la chiesa universale e far festa nella città di Dio.

     Caro fratello Armillotta, sei fraternamente invitato e benvenuto alla festa delle Capanne a Gerusalemme. Shalom… {18-06-2008}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Vorrei ricordare in questa discussione questi aspetti importanti, che bisogna tener presente, se non si vuole fare ideologia o addirittura demagogia. Qui non rispondo ai due lettori, ma pongo alcune questioni basilari dal punto di vista storico e teologico. L’intento è che ognuno possa meditarci sopra.

     ■ La prassi devozionale di Gesù e degli apostoli, sopra descritta, era ovvia per loro essendo inseriti nella cultura religiosa dei Giudei. Quindi non ci si poteva aspettare altro. Tale ovvietà non è però ingiuntiva per il cristianesimo gentile, la cui legittimità venne sancita ufficialmente solo con il Concilio di Gerusalemme (At 15).

     ■ Chiunque prende a norma la cultura religiosa dei primi cristiani (tutti giudei) sbaglia, poiché essi non avevano ancora abbastanza luce, ma la rivelazione fu progressiva. Fu Dio che li dovette costringere ad abbandonare il progetto dell’evangelizzazione mondiale nel senso di una giudaizzazione delle genti e, non a caso, Dio si servì di Pietro (At 10s; 15,7).

     ■ Di là del rispetto per la cultura religiosa dei giudei cristiani, in At 15 avvenne una svolta storica decisiva nei rapporti interni alla chiesa. Per salvare l’unità in Cristo, allora in grande pericolo, il Concilio di Gerusalemme vide bene di creare due grandi contenitori culturali: il cristianesimo giudeo e quello gentile. Le poche norme imposte ai cristiani gentili, oltre alla dottrina cardine (l’Evangelo = la salvezza per grazia mediante la fede in Gesù quale Messia), erano quelle strettamente «necessarie» (At 15,28), tutto il resto venne considerato non ingiuntivo per i cristiani gentili. Anche verso alla fine della carriera di Paolo, tale decisione storica gli fu ricordata come ingiuntiva dai conduttori di Gerusalemme (At 21,25).

     ■ Come mostra Paolo in Romani 14, tali distinzioni culturali erano da rispettare: i cristiani giudei potevano osservare il «giorno» (l’osservanza dei tempi nel calendario liturgico giudaico) e le norme alimentari della legge mosaica; i cristiani gentili avevano il diritto di astenersi da tali regole, per loro non ingiuntive.

     ■ Il problema nasceva (e nasce) laddove i cristiani giudei iniziano a giudaizzare in mezzo a quelli gentili (Gal 2). Oppure dove a giudaizzare sono gli stessi cristiani gentili, credendo e insegnando così di esercitare un cristianesimo più originale e migliore. Qui le distorsioni dottrinali e i conflitti sono programmati (cfr. Gal; Col).

     ■ Come mostrano alcune epistole del NT, il tentativo di alcuni cristiani giudei e di gentili giudaizzanti di giudaizzare i costumi devozionali dei cristiani gentili, era all’ordine del giorno. Infatti Paolo prese veemente posizione al riguardo, usando toni forti e risoluti contro tali persone, sia i fautori, sia i destinatari. ● Anno liturgico: «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, che sono l’ombra di cose future; ma il corpo è di Cristo. Nessuno a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto di inviati, affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di nullità dalla mente della sua carne, e non attenendosi al Capo» (Col 2,16-19). «Voi osservate giorni e mesi e stagioni e anni. Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi» (Gal 4,10s). ● Circoncisione: «Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi; state dunque saldi, e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù! Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. […] Si facessero pure anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!» (Gal 5,1s.12). «Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quei della mutilazione; poiché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci gloriamo in Cristo Gesù, e non ci confidiamo nella carne» (Fil 3,2s, Col 2,11; 3,11).

     ■ Ancora oggigiorno, chi non terrà presenti questi aspetti storici e teologici, sarà in pericolo di portare nuovamente fra i cristiani un cattivo lievito e sarà fautore di dissidi e lotte dottrinali. L’unica a soffrire sarà la testimonianza, oltre alla credibilità dei cristiani. ● Ecco alcuni versi su cui meditare, per scongiurare il pericolo di una giudaizzazione del cristianesimo. Sebbene le intenzioni dei giudaizzanti possono essere buone, i risultati possono essere drammatici per il regno di Dio. «Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta. Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete diversamente; ma colui che vi conturba ne porterà la pena, chiunque egli sia» (Gal 5,9s). «Vi sono molti sediziosi, ciarlatani e seduttori di menti, specialmente fra quelli della circoncisione, ai quali bisogna turare la bocca, uomini che sovvertono le case intere… […] Riprendili perciò severamente, affinché siano sani nella fede, non dando retta a miti giudaici né a comandamenti d’uomini che voltano le spalle alla verità» (Tt 1,10-14).

 

 

4. {Andrea Diprose}

 

Indubbiamente, la tematica considerata dai fratelli Armillotta, Melchionda e Martella, è complessa. Essendo, nell’anno 2005, andato in viaggio in Israele assieme a lui, e considerando utili alcune cose scritte in tempi recenti da lui e dal fratello Claudio Groppi (nostro compagno di viaggio) nella rivista «Il Cristiano», comprendo le motivazioni del fratello Giovanni Melchionda, ma comprendo anche quanto possano essere incomprese alcune sue affermazioni. A tutti i partecipanti a questa discussione consiglio un libro intitolato «Israele e la Chiesa: Israele nello sviluppo del pensiero cristiano e la teologia del “dopo olocausto”» del dott. Rinaldo Diprose (Ph. D.), un libro pubblicato dalle edizioni IBEI (in lingua italiana) e tradotto in diverse lingue fra cui l’inglese e il tedesco. {19-06-2008}

 

 

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Il sionismo cristiano {Nicola Martella} (A)

Sionismo cristianizzato? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Sulla via di un «sionismo cristianizzato»? {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Giudei_giudaizzanti_Sh.htm

19-06-2008; Aggiornamento:

 

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