Dall’antico
Israele a quello odierno
La gratitudine verso
Israele, da cui è provenuto il Messia Gesù, è fuori dubbio. Chi ama e studia la
sacra Scrittura non può evitare di confrontarsi col popolo storico di Dio, nel
bene e nel male. Ciò che questo popolo ha dovuto subire per mano delle potenze
politiche e religiose di questo mondo, è raccontato dalla storia. È una
complessa problematica politica e religiosa in cui è inserito il moderno
Israele, dalla sua nascita come Stato (1948) in poi, come unica democrazia
parlamentare nel Medio Oriente.
Dal sionismo ebraico a quello cristiano
C’è l’antisemitismo
quale ideologia che vuole la cancellazione degli Israeliti. C’è anche il
«sionismo religioso», anch’esso una ideologia, i cui fautori vogliono rioccupare
tutti i territori dell’antico Israele, perché spetterebbero loro di diritto,
dimenticando volentieri non solo che bisogna far i conti con la situazione reale
del Medio Oriente, ma anche che sarà lo stesso Messia a ricostruire il regno di
Davide alla fine dei tempi. Perciò il sionismo è stato
identificato con una forma di colonialismo, di
razzismo e addirittura di fondamentalismo religioso. A queste accuse viene
continuamente risposto con argomenti ritenuti validi (p.es. Stato democratico,
libertà religiosa, minoranza araba rappresentata nella Knesset, Israele
costantemente oggetto di azioni terroristiche e di ostilità da parte degli Stati
circostanti, necessità di difendersi).
Esistono alcune frange
del cristianesimo che sposando il «sionismo religioso» degli Ebrei e la loro
politica d’insediamento nei territori dell’antico Israele, vengono definite
«sionismo cristiano». Questi ultimi non credono soltanto che il ritorno degli
Ebrei in Palestina e la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948 sia il
compimento delle profezie bibliche, ma appoggiano pure il movimento sionista
nella loro espansione territoriale.
Il «sionismo cristiano»
è connesso perlopiù con il dispensazionalismo, fondato da John Nelson Darby
(1800-1882), e quindi con la sua interpretazione della storia della salvezza. Il
«sionismo cristiano» enfatizza le radici ebraiche del cristianesimo,
preferiscono usare una terminologia tratta dalla tradizione ebraica e nelle
pratiche religiose si ispirano alle pratiche del giudaismo. Essi vedono perciò
di buon occhio che gli Ebrei messianici pratichino una forma di cristianesimo
vicina al pensiero, alla liturgia e alle pratiche dell’ebraismo. Gli stessi
Ebrei messianici presentano il loro tipo di cristianesimo addirittura come
quello più originale e più attinente al paleo-cristianesimo e al NT.
Il complesso problema cristiano intorno a
«Israele»
Che cosa sia «Israele»
non sempre è chiaro a quei cristiani che intendono se stessi come «amici
d’Israele»: qui intendono l’antico regno o il popolo storico, lì la moderna
nazione; qua i Giudei messianici (ossia i cristiani giudei che formano proprie
comunità e seguono la Legge mosaica e le tradizioni giudaiche), là i cristiani
giudei («l’Israele di Dio») all’interno delle chiese composte a maggioranza da
Gentili.
Quando tali «amici d’Israele»
parlano di
«amore per Israele»,
non si sa sempre che cosa intendano: solidarietà per i cristiani di origine
giudaica o appoggio incondizionato per la nazione israeliana. A sentir loro, il
giudaismo messianico sarebbe la forma più «biblica»
di vivere il cristianesimo; essi parlano dei riti, degli usi, dei costumi e
delle feste di questi particolari cristiani con un particolare entusiasmo. Vanno
spesso a «raduni per Israele» (dove magari è invitato anche qualche
rappresentante dello Stato d’Israele), leggono riviste che parlano del
significato escatologico d’Israele e della situazione attuale in Medio Oriente
(analizzandola magari alla luce delle «profezie»), ogni tanto intraprendono un
viaggio in «terra santa», credendo anche che lì ci sia una benedizione
particolare e che si possa seguire le orme di Gesù e degli apostoli; cercano di
essere a Gerusalemme specialmente per l’annuale festa delle Capanne, credendo
che in quel luogo e in quel tempo debba ritornare Gesù quale Sposo del suo
popolo. Leggendo i giornali o ascoltando le notizie del telegiornale, parlano
sempre di notizie tendenziose contro Israele e a favore degli avversari di
Gerusalemme; sospettano anche da ormai tanto tempo che ci sia un complotto
segreto internazionale contro Israele. In pratica, essi seguono un certo
«sionismo» tinto di cristianesimo e vivono già ora alla luce della
«Harmaghedon» escatologica. Per loro essere «per Dio» significa essere
sempre «per Israele» e quindi contro coloro che sono contro Israele;
comunque quest’ultimo si comporti, si trova una spiegazione logica o teologica.
Alcuni di questi cristiani hanno ormai superato una certa soglia e possono
essere considerati come appartenenti a un vero e proprio «sionismo
cristianizzato».
Non vogliamo giudicare
questi cristiani, ma solo porre un problema. Il Signore ci chiama ad amare i
fratelli di là dalle loro convinzioni sugli aspetti non centrali della dottrina.
È nostro intento che ciò sia occasione di un confronto su questa problematica.
Per togliere equivoci,
diciamo fin da ora che condanniamo qualsiasi tipo di antisemitismo. A ciò si
aggiunga che non crediamo che la chiesa sia Israele né un nuovo «Israele
spirituale».
Per l'approfondimento
si vedano i seguenti articoli e temi di discussione:
►
Sulla via di un «sionismo cristianizzato»? {Nicola Martella} (A)
►
«Alleanza messianica» risponde {Giovanni Melchionda} (A)
►
Augurare nel nome del Dio d’Israele nel NT? {Nicola Martella} (T)
►
Hanno i cristiani un ministero per la nazione d’Israele? {Nicola Martella} (T)
►
I Giudei hanno rifiutato Gesù {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Sionismo_cristiano_MT_AT.htm
28-01-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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