Il Signore ci chiama ad amare i fratelli di là dalle loro convinzioni sugli
aspetti non centrali della dottrina. Quello che qui segue è un confronto
fraterno con Giovanni Melchionda su questo tema. Egli e sua moglie portano
avanti l’opera chiamata «Alleanza Messianica».
Per togliere equivoci, diciamo fin da ora che
condanniamo qualsiasi tipo di antisemitismo. A ciò si aggiunga che non crediamo
che la chiesa sia Israele né un nuovo «Israele spirituale».
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
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sottostante
1.
{Giovanni Melchionda} ▲
■ «I Giudei
hanno rifiutato Gesù». Questa affermazione è tanto grave, quanto errata, ma
soprattutto spiritualmente gravida di conseguenze. Intanto diciamo che a
cominciare dalla chiesa di Gerusalemme, tutta la chiesa degli Atti degli
Apostoli è formata, per la quasi totalità da giudei che hanno accettato Gesù. I
primi 3.000 convertiti erano tutti giudei. Fino alla fine della sua Missione
Paolo da Siracusa, a Reggio Calabria, fino a Roma (12 sinagoghe) frequenta, di
sabato le sinagoghe e svolge il suo ministero evangelistico fra i giudei e molti
riconoscono Gesù come messia d’Israele. Il vangelo ripete più volte che le folle
Lo (Il signor Gesù) seguivano. La casa di Pietro a Capernaum, dove Gesù fu
ospite all’incirca per 3 anni, era sempre stracolma d’ebrei galilei vestiti come
il Signore secondo le prescrizioni del Levitico (vedi la donna dal flusso di
sangue che s’aggrappa ai filatteri del Signore), dove i paralitici venivano
calati dal tetto. Non sembra che Israele avesse rifiutato il Signore Gesù. È
tuttavia vero che una parte d’Israele, esattamente la classe sacerdotale,
collaborazionista e ricattata dai Romani che materialmente hanno crocifisso il
Signore della Gloria (ancora i nostri compaesani), complice un popolino che
«mangiava» intorno alle attività del tempio e che disse: «Il Suo sangue ricada
su di noi e sui nostri figli», non accettò Cristo Messia. L’apostolo Paolo dice
di peggio in 1 Ts 2,14-15, e poi aggiunge «Io vorrei rinunciare alla salvezza
(anatema) per amore dei miei fratelli (oh Potenza dell’Amore).» Ma a nostra
preservazione Paolo ci ammonisce in Rom 10,6s: «Non dire in cuor tuo chi salirà
e chi scenderà», chi ha accettato e chi ha rifiutato chi… Questo ci dicono il
Vangelo e la storia, che migliaia d’ebrei hanno accettato Gesù, e ancor oggi
davanti alla testimonianza di migliaia di fratelli messianici, molti cristiani
preferiscono ancora domandare: perché rifiutate il messia?
■ In
Terra d’Israele ci sono più di 200 chiese, volete venire a incontrarle come
facevano i Tessalonicesi e i Corinti? E il nostro fratello Tito? (2 Cor 8,16 e
23). Venite!!!
La citazione di Romani 11,28 da te fatta mi suscita
questa preghiera: «Signore, Dio d’Israele Ti benedico e Ti ringrazio perché hai
fatto dei Giudei i Tuoi nemici per causa (amore) nostra e così ti sei fatto
conoscere a me. Ti chiedo perdono perché io facevo parte dei centurioni Romani
che hanno ucciso il Tuo figlio Gesù e abbiamo distrutto il Tempio innalzato al
Tuo Glorioso nome e abbiamo rubato l’oro nella Tua Casa portandolo a Roma. Noi e
i nostri antenati romani abbiamo mescolato il sangue dei figli d’Israele con
quello degli animali (Luca 13,1). Ma ancora di più ti ringrazio perché tu li ami
a causa dei loro padri anche se il velo non è ancora completamente tolto. Perché
Oh Dio Grande e Misericordioso i tuoi doni e il Tuo Patto è irrevocabile e alla
fine tutto Israele sarà salvato. Com’è profonda la tua ricchezza e sapiente la
Tua scienza, inscrutabili i tuoi giudizi e ininvestigabili le Tue Vie. E ora o
Signore ti chiedo il Tuo Santo Spirito perché non cada nel Giudizio verso il Tuo
popolo e scada dalla Tua Grazia. A te la potenza la Gloria e l’Onore».
2.
{Nicola Martella} ▲
Una prima obiezione riguarda l’uniformismo basato su una presunta
continuità. Non solo Giovanni scambia facilmente ciò che accadeva nell’AT
(antico patto) con ciò che è poi successo nel NT (nuovo patto), ma anche ciò che
accadeva prima della crocifissione di Gesù e prima di Pentecoste con ciò che
avvenne dopo tali eventi. A ciò si aggiunga che il «concilio di Gerusalemme» e
le sue importanti decisioni (At 15) vengono semplicemente rimossi, mentre fu un
importante momento storico e teologico per la storia della chiesa.
I Giudei hanno rifiutato Gesù, o no?
Giovanni nega questa tesi in modo assoluto. Una prima
cosa da notare nella argomentazione è che prenda una parte sparuta (ma
importante) del giudaismo per affermare che sia una tesi errata.
Gesù l’Unto-Re, che era direttamente coinvolto
nella faccenda, aveva però un’altra prospettiva delle cose. Ecco qui di seguito
alcune evidenze.
■ I capi sacerdoti e gli anziani del
popolo mettevano in forse l’autorità messianica di Gesù (Mt 21,23), non
crederono né al suo precursore (Giovanni Battista; vv. 25.32) né a Lui quale
Messia, su cui anzi cercavano di mettere le mani (v. 46). Al riguardo bisogna
tener presente che nella teocrazia d’Israele, i capi politici e religiosi erano
espressione di tutta la nazione, nel bene e nel male. Le loro decisioni
coinvolgevano tutto il popolo. Il loro rifiuto di Gesù quale Messia diventava
ingiuntivo per l’intera nazione, di là se singoli si attenevano o meno alla
prescrizione del Sinedrio, il quale aveva l’autorità di perseguitare i
dissidenti. Quando Gesù tenne il suo ingresso trionfale in Gerusalemme,
presentandosi come il Messia-Re, i capi sacerdoti e gli scribi, ne furono
indignati poiché i fanciulli lo acclamavano come «figlio di Davide» (Mt 21,15) e
ciò era per loro grave, poiché non credevano che egli fosse il Messia promesso e
non avesse l’autorità al riguardo (v. 23). Quando Gesù venne posto dinanzi al
Sinedrio, i suoi membri si rifiutarono di credergli, lo accusarono di bestemmia
e lo condannarono a morte (Lc 22,66-71). Quando Gesù si trovava in croce, non
furono solo coloro che passavano di lì a ingiuriarlo (Mt 27,39s), ma furono
soprattutto i capi sacerdoti con gli scribi e gli anziani a beffarsi di Lui (vv.
41ss).
■ Nello stesso contesto, Gesù disse ai Giudei
increduli, che lo avevano scartato, pur essendo la «pietra angolare»: «Perciò
io vi dico che il regno di Dio
vi sarà tolto, e sarà dato a una gente che ne faccia i frutti. E chi cadrà su
questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà»
(Mt 21,42ss).
■ Gli evangelisti evidenziarono l’incredulità e il
rifiuto dei Giudei nel loro complesso nei confronti di Gesù quale Messia.
L’evangelista Giovanni sintetizzò il tutto così: «È venuto in casa sua, e i
suoi non l’hanno ricevuto» (Gv 1,12) e mostrò che la nascita da Dio va oltre
a sangue e carne (razza; vv. 12s). Gesù stesso usò anche parabole per spiegare
ciò (Mt 21,37ss). Gesù accusava i Giudei del suo tempo: «Voi non credete in
colui che Egli [= il Padre] ha mandato. […] Ma se non credete agli
scritti di lui [= Mosè], come crederete alle mie parole?» (Gv 5,38). E
ancora: «Voi m’avete veduto, eppur non credete!» (Gv 6,36). Questa
affermazione, ricorrente anche come domanda, fu fatta spesso da Gesù nei
confronti dei Giudei e dei loro capi (Gv 8,45s; 10,25.37s). Neppure i miracoli
cambiarono le cose (Gv 12,37), perché ormai erano spiritualmente accecati (vv.
39s). E diede loro questo serio avvertimento: «Perciò v’ho detto che morrete
nei vostri peccati; perché se non credete che sono io (il Cristo), morrete nei
vostri peccati» (Gv 8,24; 16,9). Gesù pose anche un limite causale: «Voi
non credete, perché non siete delle mie pecore» (Gv 10,26).
■ Si legge che «i capi sacerdoti e i Farisei
mandarono delle guardie a pigliarlo» (Gv 7,32) e ciò non accadde solo una
volta, ma è una costante del breve tempo del ministero di Gesù (Mt 21,46; 26,50;
Lc 20,19; 22,53; Gv 7,30.44; 10,39; 11,57).
■ Non furono solo i capi sacerdoti e le guardie a
gridare a Pilato: «Crocifiggilo, crocifiggilo!»(Gv 19,6),
pur essendo già di per sé rappresentativi, ma quando Pilato chiese al popolo,
sobillato dai capi sacerdoti e dagli anziani: «Che farò dunque di Gesù detto
Cristo [=Unto a re]?», si legge: «Tutti
risposero: “Sia crocifisso”» (Mt 27,20ss). Essi lo rifiutarono come loro re,
riconoscendo solo Cesare (Gv 19,15). Pietro, quando fu posto dinanzi al Sinedrio
insieme a Giovanni, disse senza fraintendimenti: «Sia noto a
tutti voi e a
tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di
Gesù Cristo il Nazareno, che
voi avete crocifisso, e che Dio ha
risuscitato dai morti» (At 4,10).
Qui la questione non è quella se alcuni, pochi o molti che fossero, credettero
in Gesù quale Unto-Re (cfr. Gv 7,31; 12,42s), ma del fatto che la nazione nel
suo complesso gli rifiutò il trono, quando egli venne per prendere possesso del
regno.
■ Gesù annunziò ai discepoli che la persecuzione
verso i suoi seguaci sarebbe partita proprio dalle sinagoghe dei Giudei, i quali
si sarebbero serviti delle autorità politiche per combattere contro chi seguiva
Gesù quale Messia (Lc 21,12). E tutto avvenne proprio così. I membri del
Sinedrio misero le mani addosso a Pietro e a Giovanni (At 4,3) e li
processarono. I Giudei, dovunque arrivavano gli apostoli, sollevavano le masse
contro di loro. Dove non arrivavano da soli, Giudei istigavano i Gentili e
suscitavano una persecuzione contro i missionari cristiani (At 13,50). Così
avvenne addirittura a Paolo, mentre si trovava nel tempio, adducendo false
argomentazioni (At 21,27s).
Qui sarebbe lungo mostrare tutti i fatti accaduti;
valga l’esempio stesso di Paolo prima della sua conversione che rispecchiava il
caso normale degli attivisti giudaici contro i cristiani (At 9,1s «spirante
minaccia e strage contro i discepoli del Signore… li potesse condurre legati a
Gerusalemme»; 22,5; 26,10s «serrai nelle prigioni molti dei santi; e
quando erano messi a morte, io detti il mio voto… e infuriato oltremodo contro
di loro, li perseguitai fino nelle città straniere»; Gal 1,13 «perseguitavo
a tutto potere la chiesa di Dio e la devastavo»; 1 Cor 15,9; Fil 3,6; 1 Tm
1,13).
Dopo la morte di Stefano per mano dei Giudei ci fu da
parte degli stessi «una gran persecuzione contro la chiesa che era in
Gerusalemme», che fece disperdere tutti i discepoli tranne gli apostoli (At
8,1). E Saulo, rabbioso contro i seguaci di Gesù, devastava la chiesa (v. 2).
Fuori dei confini della Palestina, i Giudei istigavano le persone gentili a
perseguitare i missionari cristiani (At 13,50; 14,2 i Giudei increduli rispetto
a Gesù furono chiamati «Giudei rimasti disubbidienti»). Paolo stesso
divenne l’oggetto particolare delle persecuzioni che nella maggior parte dei
casi erano praticate dai Giudei o istigate la loro (2 Tm 3,11). I Giudei
cercavano di persuadere le turbe a lapidare i missionari cristiani (At 14,5) e
Paolo stesso fu lapidato e sopravvisse solo perché essi lo credevano morto (At
14,19 dove Paolo predicava, i Giudei istigatori venivano anche da fuori).
Riassumendo, Paolo scrisse: «Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta
colpi meno uno, tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato
lapidato» (2 Cor 11,24s).
■ Ciò che Gesù disse ai Giudei di Gerusalemme riguardo
al regno di Dio che veniva loro tolto (Mt 21,43), fu ribadito in seguito anche
da Paolo nei luoghi in cui i Giudei rifiutarono l’Evangelo: «Era necessario
che a voi per i primi si annunziasse la parola di Dio; ma poiché la
respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo
ai Gentili» (At 13,46; v. 45: «ripieni d’invidia, e bestemmiando
contraddicevamo alle cose dette da Paolo»). Gli unici due luoghi, in cui
Paolo e la sua squadra furono trattati senza violenza furono Berea e Roma, ma
ciò era dovuto al fatto che in quei luoghi non erano ancora arrivate lettere di
avvertimento (At 28,21) o i «guastatori» giudaici per calunniare loro e
l’Evangelo. A Berea, però, arrivarono poi i Giudei di Tessalonica che agitarono
e misero sossopra le turbe (At 17,10-13). A Roma probabilmente non poterono fare
alcunché contro Paolo perché era piantonato dal soldato romano (At 28,16).
■ Paolo elaborò il tutto anche teologicamente.
Egli espresse tutto ciò anche con un parallelo storico: «Come allora colui
ch’era nato secondo la carne [= Ismaele] perseguitava il nato secondo lo Spirito
[= Isacco], così succede anche ora». Disse addirittura che «la
Gerusalemme del tempo presente… è schiava coi suoi figli» (v. 25). Dopo
questo disconoscimento, aggiunse: «Ma la Gerusalemme di sopra è libera, ed
essa è nostra madre» (v. 26). Egli ebbe addirittura l’ardore di affermare
che i Giudei storici erano «figli della schiava» e come tali dovevano essere
cacciati dall’eredità (!), mentre i credenti in Gesù quale Messia erano «figli
della libera», sia Giudei sia Gentili (vv. 28-31), e come tali in Cristo sono la
sola progenie d’Abramo e i soli eredi legittimi (Gal 3,28s). Anche in futuro non
c’è un destino dell’Israele storico particolare fuori di questo disegno in
Cristo. Quando, durante la tribolazione, molti Giudei si convertiranno, mentre
gli increduli giudei saranno distrutti dalla «bestia», saranno solo un «resto
fedele» (come in tutti i tempi), tanto che si potrà dire che «tutto Israele sarà
salvato». Essi che erano i primi, arriveranno per ultimi nel regno, che avevano
rifiutato.
Quanti erano i Giudei convertiti all’Evangelo? A Gerusalemme si cominciò
con 3.000 (At 2,41), poi si aggiunsero altri (v. 47), per arrivare a circa
10.000 (At 4,4 «il numero degli uomini salì a circa 5.000»). Poi ci fu la
persecuzione. Dovunque Paolo arrivò si convertirono dei Giudei, poiché Paolo
presentò prima a loro l’Evangelo. Essi furono nel complesso un numero
percentualmente basso, visto che il giudaismo divenne militante e istigò
dappertutto la persecuzione contro i missionari cristiani (At 17,12s). Anche a
Roma furono solo alcuni (At 28,24), tanto che anche a loro Paolo dovette
ricordare, avvertendoli, la parola d’Isaia riguardo all’insensibilità del cuore
e dovette avvisarli che la Parola sarebbe passata ai Gentili (vv. 25-28; cfr.
13,46).
Quanti Giudei avevano creduto in Gesù quale Messia-Re?
Essi erano rispetto al numero complessivo una sparuta minoranza (del resto al
pari di oggi), tant’è che si poteva parlare di un «residuo». «E così anche
nel tempo presente, v’è un residuo secondo l’elezione della grazia» (Rm
11,5). Israele nel suo complesso, avendo allora rifiutato l’Evangelo, era stato
indurito e stroncato per l’incredulità manifestata (v. 20), mentre solo un
«residuo eletto» ottenne salvezza (vv. 7s), il quale venne chiamato «primizia
santa» (v. 16). Al tempo di Paolo (e oggi ancora) i Giudei sono nel loro
complesso saranno nemici dell’Evangelo (v. 28). La loro riammissione dei Giudei
«in massa» avverrà nel futuro (Rm 11,15s), appena prima dell’arrivo del Messia,
quando smetteranno di perseverare nella loro incredulità (v. 23). Quando tale
indurimento verso Gesù quale Messia sarà superato, soltanto allora «tutto
Israele sarà salvato» (v. 26).
Quanti sono i Giudei convertiti all’Evangelo? Coloro che seguono il
«sionismo cristianizzato» rappresentano volentieri una storia diversa da quella
accertabile dalla Bibbia e dalla storia riguardo a quanti Giudei si erano
convertiti nel primo secolo. Come abbiamo visto, essi minimizzano le cose,
affermando che solo i capi si erano distanziati dall’Evangelo, mentre invece era
la maggior parte del giudaismo che aveva rifiutato Gesù quale Messia; abbiamo
visto anche il principio secondo cui i capi politici e religiosi rappresentavano
l’intero popolo, nel bene e nel male, nelle loro decisioni.
Anche oggigiorno si dà una visione trionfalistica
riguardo al numero di Giudei diventati cristiani. Ora, però, si parla volentieri
delle «migliaia di fratelli messianici» (gloria a Dio che ci sono e voglia il
Signore moltiplicarli nella sua grazia), ma quanti sono in effetti
percentualmente parlando all’interno del giudaismo mondiale? Al riguardo bisogna
fare meno retorica e portare dati concreti!
I risultati odierni sono sparuti, contrariamente a
quanto si afferma sempre di nuovo con tono trionfalistico. In tutto il mondo si
pensa che dei 15 milioni di Giudei credono in Gesù circa 70.000 persone — ossia
uno scarso mezzo punto percentuale (0,47%). Le cose diventano ancor più
drammatiche, quando si considera solo il paese d’Israele: dei circa 4 milioni di
Giudei che vivono in Israele, credono in Gesù addirittura solo 2.500 circa —
ossia qualcosa più che un mezzo punto millesimale (0,06%).
Il ministero di evangelizzazione verso i Giudei
avveniva nel primo secolo e rimane quindi ancora oggi,
ovunque essi si trovino. Il primo passo è però sempre quello della verità
(essa sola rende liberi): i Giudei nel loro complesso hanno rifiutato Gesù quale
Messia-Re (e lo fanno ancora tuttora), hanno perseguitato allora accanitamente i
proclamatori dell’Evangelo e solo un «residuo santo» ha accettato la grazia di
Dio in Cristo, allora come oggi.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Gesu_rifiutato_OiG.htm
28-01-07; Aggiornamento: 19-06-2008