1. ENTRIAMO IN TEMA: Un
lettore, che lascio nell’anonimato, che chiameremo Eugenio Di Lampada, mi ha
scritto chiedendo una spiegazione a quanto segue: Mi ha intrigato il
contributo di Tonino Mele dove scrive: «Non è un caso che i fenomeni descritti
più su facciano parte della “terza” o forse già “quarta ondata dello Spirito”,
che altro non sono se non un’evoluzione della “seconda” e della “prima ondata”,
dove hanno le radici i “pentecostali moderati”. E questo è un dato storico».
Vorrei chiedere a Tonino se potesse spiegare più approfonditamente questa sua
opinione. {16 dicembre 2009}
Quanto segue, nasce quindi — oltre dalla sollecitazione di tale lettore — da
tali asserzioni pregresse di Tonino Mele su pentecostali e carismaticisti (qui).
Esse avevano suscitato le obiezioni da parte di due lettori (Antonio Capasso e
Gianni Siena). Chiaramente daremo
anche a questi due lettori occasione di precisare meglio il loro pensiero. Lo
scopo è di accertare sia verità storiche, sia affinità, sia differenze
all’interno del vasto fenomeno del pentecostalismo.
2. I FENOMENI RELIGIOSI GENERALI
(Nicola Martella): Quando ho cominciato a leggere lo scritto di Tonino Mele, mi
è venuto in mente il fenomeno degli aggiornamenti del WEB
stesso (1.0, 2.0) e dei programmi per computer; questi ultimi si basano su un
progetto iniziale e mostrano, di versione in versione, sia una continuità che
una certa discontinuità. Mentre alcuni programmi mantengono una compatibilità
con le versioni precedenti, altri sono arrivati a un punto tale che diventano
incompatibili con le prime versioni del dato programma; allora solo delle
particolari «patch» permettono di importare vecchi dati nel programma recente.
Un esempio di sviluppo con incompatibilità successiva è il seguente. Quelli che
oggi chiamiamo seguaci della Torre di Guardia sono nati in origine dal
vasto fenomeno escatologico, che oggigiorno chiamiamo vetero-avventismo. Per
mezzo di varie «contaminazioni» culturali e sviluppi particolari, i seguaci
della Torre di Guardia sono diventati qualcosa di completamente differente dalle
altre compagini ecclesiali derivate dagli sviluppi avvenuti all’interno
dell’avventismo, tanto che — di là da alcune affinità — essi sono incompatibili
fra loro e, per certi aspetti, avversi.
Un fenomeno opposto è quello del giudaismo cristianizzato, che avvicina
in modi diversi i gruppi che lo formano proprio ai seguaci della Torre di
Guardia; di là dalle varie differenziazioni, la compatibilità è creata
dall’anti-trinitarismo. Ricordiamo qui la «Chiesa di Dio universale» di Herbert
Armstrong e i gruppi giudeo-cristiani appiattiti sul Talmud e che rifiutano di
credere che il Messia sia «Dio presso Dio», ma solo un discendente di Davide
(come già gli Ebioniti, i Nazareni e altri gruppi giudeo-cristiani di frangia
dei primi secoli d.C.).
Un fenomeno di studio particolare è dato dagli sviluppi che hanno portato, con
diverse «ondate», dal pentecostalismo classico al carismaticismo
corrente.
I carismaticisti intendono se stessi come pentecostali o neo-pentecostali.
Diversi pentecostali classici negano ai carismaticisti che abbiano molto a che
fare con il fenomeno pentecostale delle origini (inizio del 20° sec.).
Chiaramente i puristi fra i pentecostali classici vogliono negare ogni affinità
con gli attuali carismaticisti e specialmente con i loro leader, avversandoli
pure. Sta di fatto che in convegni e conferenze si ritrovano insieme
pentecostali di estradizione diversa e appartenenti alle differenti e successive
«ondate»; i confini sono al riguardo abbastanza fluidi.
2. PENTECOSTALI DI VARIE «ONDATE»
(Tonino Mele): Ai cari Antonio e Gianni, che, seppur in modo diverso, si sono
sentiti, in qualche modo, «toccati» dalla mia lapidaria affermazione, ci tengo
anzitutto a ricordare quanto già detto, cioè che la mia non era un «giudizio» né
tanto meno un modo per «approfittare» di quanto testimoniato dalla sorella
Depatris [►
Sono uscita dal movimento della prosperità],
quanto «un’impressione» ricavata non solo dalla mia esperienza diretta, ma anche
da qualche analisi di tipo storico e sociologico.
Come già affermato, condivido la distinzione tra pentecostali della prima
ora o «pentecostali classici» e carismatici delle «ondate» successive. E capisco
la reazione naturale e legittima di chi si sente posto ingiustamente in uno
stesso calderone con coloro, di cui non si condividono certe aberrazioni. E mi
rendo conto anche del fatto che forse sono andato fuori «tema», o forse no, se
consideriamo che la Depatris ci ha posto dinanzi, non tanto un «tema»
concettualmente ordinato e argomentato, quanto dinanzi a una «realtà», che come
tale, può suscitare reazioni, forse un po’ viscerali e istintive, che uno
esprime «a caldo» e in modo lapidario. In questi casi, non t’interessa solo
delimitare i campi, ma anche individuare le cause del perché esistono certe
realtà cosiddette «evangeliche».
Ripeto, la mia era un’impressione, espressa a caldo e in modo lapidario, ma
visto che vengo chiamato in causa, non solo da voi, ma anche da un altro
fratello, che mi chiede di «spiegare più approfonditamente» la mia affermazione
e di «esporre una riflessione più precisa», allora mi sforzerò di lasciare il
terreno delle «impressioni» e indagare
quanto ci sia di più oggettivo in tale affermazione. Ma anche in questo caso non
è mia intenzione esprimere giudizi, ma tirare avanti una tesi, che m’auguro sia,
non combattuta, ma dibattuta al fine d’accertare la verità, anche se questa
dovesse significare il seppellimento della mia stessa tesi.
Partiamo da un dato di fatto che è certo anche per me: esiste una
chiara distinzione tra pentecostali classici e carismatici della «terza
ondata». Questo punto non è in discussione, e fa bene chi, come Antonio e
Gianni, che presumo «pentecostali d’estrazione classica» a respingere ogni
insinuazione di questo tipo. Fin qui il loro intento apologetico è giustificato
e condivisibile e se ho dato l’impressione contraria, chiedo umilmente scusa.
Tuttavia, bisogna riconoscere che talvolta questo legittimo intento apologetico
sconfina in un terreno molto più accidentato di quello che s’immagina o si vuol
immaginare. E qui bisognerebbe lasciarsi guidare dal coraggio della verità, più
che da un intento apologetico portato avanti a oltranza. Di cosa sto parlando?
Parlo del tentativo di cancellare ogni analogia tra «pentecostali classici» e
carismatici della «seconda e terza ondata». Parlo del tentativo dei primi
d’esaltare la «distinzione» con i secondi, senza prendere atto delle evidenti
analogie che esistono. Parlo di quel disconoscimento «in toto» portato
avanti con finalità chiaramente apologetiche, da parte dei «pentecostali
classici» verso i «carismatici delle altre ondate», che rischia d’occultare
parte dei fatti storici a disposizione. Eccolo qui il punto in discussione:
ammesso che una chiara distinzione esista tra «pentecostali classici» e
«carismatici della seconda e terza ondata»,
non è pacifico dire che non ci siano analogie tra gli uni e gli altri.
E preciso meglio le mie affermazioni. Quando parlo di «analogie», non parlo solo
di «somiglianze» senza relazione di causa ed effetto, ma parlo d’una
«piattaforma comune», di «costanti» che si ripetono nella storia di questi
movimenti, d’una «matrice comune», che, crea una «storia comune»,
malgrado le macroscopiche differenze su cui vogliono attirare la nostra
attenzione i «pentecostali classici». E si apprezzano meglio queste analogie,
senza cioè lasciarci fuorviare dalle differenze, che pur esistono, quando nel
confronto non si tiene conto solo delle due entità in questione, ma si
confrontano queste con l’evangelismo storico. Bisogna insomma non
eccedere nei disconoscimenti, ma riconoscere anche che il pentecostalismo
classico ha costruito il primo gradino rispetto all’evangelismo storico, dal
quale poi, le altre «ondate dello Spirito» son partite per costruire gli altri
gradini della scala. L’uno è premessa dell’altro, e anche se, per certi versi, è
giusto e legittimo prendere le distanze da figli e nipoti degeneri, non si può
negare che il legame familiare esista.
Antonio ha ragione quando dice che l’espressione «ondate dello Spirito» è
un’espressione «coniata dal carismaticista Peter Wagner». Il fatto però che con
costui «i pentecostali classici non hanno niente da
spartire», non inficia il valore di quest’espressione e dell’assunto che esiste
un legame di causa ed effetto tra pentecostali classici, ossia la «prima ondata»
e i carismatici della «seconda e terza ondata». Infatti, questa stessa
espressione è usata da altri studiosi, che hanno studiato questo fenomeno
«dall’esterno», cioè, senza avere un interesse, anch’esso apologetico, come
poteva averlo Wagner a porsi in quella precisa traiettoria spirituale, per poi
rivendicare al suo movimento il valore d’una riedizione migliore e aggiornata di
quella stessa traiettoria.
Parlo di studiosi del
fenomeno pentecostale e carismatico come Massimo Introvigne, Nicola Martella,
Wolfgang Bhune, Hartwig Schnurr, i quali, lo ripeto, non sono guidati da intenti
apologetici, siano essi improntati al riconoscimento o al disconoscimento
dell’altro, ma usano questa stessa espressione coniata dal Wagner,
sottintendendo la «matrice comune» di questi movimenti. Cito qualcuno d’essi,
che a mio avviso documenta e completa la tesi esposta fin qui... almeno fino a
prova contraria.
Massimo Introvigne indica
nell’anti-denominazionalismo una delle «costanti» che tendono a ripetersi nelle
varie «ondate» e che sono anche un tentativo di spiegazione di quel legame di
causa ed effetto esistente tra di esse:
«La corrente pentecostale-carismatica è solitamente distinta in tre
“ondate” (waves), che, dal punto di vista sociologico ripercorrono a loro
modo la storia del protestantesimo. Ciascuna ondata nasce come network
che protesta contro le denominazioni
e il denominazionalismo, e dichiara in termini enfatici di non volere creare
alcuna nuova denominazione. Lo stesso successo della corrente
pentecostale-carismatica rende tuttavia inevitabile la nascita di denominazioni
— che, tipicamente, si presentano come “qualche cosa di diverso” dalle
denominazioni protestanti tradizionali — che, nel corso dei decenni, abbandonano
le caratteristiche tipiche di movimenti di protesta e si riavvicinano al mondo
protestante classico. Questa (relativa) marcia verso il centro della prima
ondata pentecostale provoca la nascita alla periferia d’una seconda ondata, che
protesta contro la caduta nel “denominazionalismo” della prima. Quando anche la
seconda ondata è coinvolta in processi d’istituzionalizzazione, ne nasce una
terza (che peraltro s’auto-denomina precisamente in questi termini: Third
Wave, “Terza Ondata”). Oggi i sociologi notano come anche i network della
Third Wave si stiano almeno in alcuni casi trasformando in denominazioni, mentre
alcuni parlano perfino d’una “quarta ondata” per le nuove congregazioni
indipendenti (per ora a loro volta in gran parte “non denominazionali”) che
riuniscono pentecostali, carismatici indipendenti e fedeli provenienti da un
mondo “evangelicale” un tempo ostile al pentecostalismo» (neretto qui e nelle
altre citazioni dell’autore).
Interessante è anche quest’altra frase d’Introvigne, dove non attribuisce queste
tesi a Peter Wagner, ma a «tutti gli storici del pentecostalismo»: «Dalla prima
ondata — che comprende le grandi denominazioni pentecostali e le loro
derivazioni e variazioni — quasi
tutti gli storici del pentecostalismo distinguono una seconda ondata (second
wave), che sorge come movimento di protesta contro una certa freddezza e un
venire meno dell’entusiasmo iniziale, che avevano accompagnato il processo
d’istituzionalizzazione della prima ondata».
Si potrebbero indicare altre «costanti» quali lo spiritualismo, il misticismo,
la ricerca d’una seconda benedizione, l’enfasi data a certi doni spirituali, una
certa escatologia che fa leva sulla profezia di Gioele (2,28), il valore
accordato alle rivelazioni extra-bibliche e all’esperienza, un approccio un po’
disinvolto alla Scrittura (chi più, chi meno), eccetera. Ma non credo che sia il
caso di dilungarsi oltremodo. Quanto detto sin qui è sufficiente a chiarire la
mia affermazione e dare ulteriore motivo di riflessione. {17-12-2009}
4. ASPETTI CONCLUSIVI
(Nicola Martella): Lascio senza commento le asserzioni di Tonino Mele,
considerando che si è impegnato a essere corretto in senso storico e nella
rappresentazione dei fenomeni, evidenziando sia la continuità che la
discontinuità negli sviluppi che hanno portato dai pentecostali della prima ora
ai carismaticisti odierni.
Torniamo a Eugenio Di Lampada, il lettore menzionato all’inizio. Egli mi faceva
presente di aver letto in alcuni siti che alcuni cristiani considerano il
movimento pentecostale, al suo sorgere, tutt’altro che una benedizione, ma come
una punizione di Dio nei confronti del suo popolo perché si era
raffreddato. In seguito ha precisato quanto segue: «Alcune denominazioni
cristiane d’area riformata conservatrice, considerano i movimenti pentecostali
e/o carismatici come una punizione di Dio, lungi dunque dal sentirli come
fratelli o come movimento di risveglio alternativo, come molti invece fanno.
Preciso comunque che anch’io non faccio di tutta l’erba un fascio, e solo il
Signore conosce quelli che sono i suoi».
Già alla prima asserzione ho risposto all’incirca come segue (essa valga anche
per l’asserto della prima parte della seconda asserzione): Tale asserzione
lascia il tempo che trova: è un’analisi troppo massimalista e di parte per
essere vera. Ricordo questo mio motto generale: «Le persone sono spesso migliori
delle ideologie che professano (o nel cui sistema si trovano, spesso
casualmente)». Oltre a ciò, nel caso specifico, molti pentecostali moderati
vogliono semplicemente piacere a Dio e ubbidire alla Parola; essi sono anche uno
strumento di propagazione dell’Evangelo. Ciò non significa che bisogna essere
d’accordo con tutte le loro dottrine. Fin qui la mia risposta.
Sono convinto che se, da una parte, bisogna fare muro contro la
spiritualità gnostica o esoterica cristianizzata, che porta il nome di
neopentecostalismo o carismaticismo, dall’altra parte, però, bisogna accettare
un salutare confronto con tutti coloro che, appartenendo al
pentecostalismo classico, desiderano essere sottomessi alla Parola di Dio e
ricercano la sua volontà. Essi più che altri soffrono sotto l’assedio esterno
dei «santoni» carismaticisti, che trascinano le anime, e sotto l’attacco interno
di infiltrati del cosiddetto «movimento di fede», della «ideologia della
prosperità» e della cosiddetta «riforma neoapostolica» di Peter Wagner. Penso
che bisogna incoraggiarli a resistere contro l’ambiguo fascino di «sommi
apostoli» e di gente travestita da «angeli di luce» (2 Cor 11). Se essi cadono,
sarà poi più facile per i fautori carismaticisti della «guerra territoriale»
assediare e permeare altre roccaforti innalzate contro il misticismo gnostico
cristianizzato.
►
Pentecostali nella versione 1.0, 2.0, 3.0 e oltre? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Pentec-caris_affin-distinz_R56.htm
26-12-2009; Aggiornamento: 04-01-2010 |