Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Radici 5-6

 

Pentecostalismo

 

 

 

 

Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca Babilonese e l’Epoca Persiana. In appendice ci sono tre excursus:
■ I nomi ebraici di Dio
■ Il patto, i patti e i testamenti
■ La Bibbia fra criticismo e modernismo.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca babilonese («Libri storici e profetici III»):
■ L’epoca babilonese in generale
■ Sofonia
■ Habacuc
■ Geremia
■ Lamentazioni
■ Daniele
■ Ezechiele
■ Il tempo dell’esilio. 

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca persiana («Libri storici e profetici IV»):
■ L’epoca persiana in generale
■ Esdra-Nehemia
■ Ester
■ Aggeo
■ Zaccaria
■ Malachia
■ L’epoca intertestamentaria.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PENTECOSTALI NELLA VERSIONE 1.0, 2.0, 3.0 E OLTRE?

Affinità e distinzioni fra pentecostali e carismaticisti

 

 di Tonino Mele - Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Un lettore, che lascio nell’anonimato, che chiameremo Eugenio Di Lampada, mi ha scritto chiedendo una spiegazione a quanto segue: Mi ha intrigato il contributo di Tonino Mele dove scrive: «Non è un caso che i fenomeni descritti più su facciano parte della “terza” o forse già “quarta ondata dello Spirito”, che altro non sono se non un’evoluzione della “seconda” e della “prima ondata”, dove hanno le radici i “pentecostali moderati”. E questo è un dato storico». Vorrei chiedere a Tonino se potesse spiegare più approfonditamente questa sua opinione. {16 dicembre 2009}

     Quanto segue, nasce quindi — oltre dalla sollecitazione di tale lettore — da tali asserzioni pregresse di Tonino Mele su pentecostali e carismaticisti (qui). Esse avevano suscitato le obiezioni da parte di due lettori (Antonio Capasso e Gianni Siena). Chiaramente daremo anche a questi due lettori occasione di precisare meglio il loro pensiero. Lo scopo è di accertare sia verità storiche, sia affinità, sia differenze all’interno del vasto fenomeno del pentecostalismo.

 

 

2.  I FENOMENI RELIGIOSI GENERALI (Nicola Martella): Quando ho cominciato a leggere lo scritto di Tonino Mele, mi è venuto in mente il fenomeno degli aggiornamenti del WEB stesso (1.0, 2.0) e dei programmi per computer; questi ultimi si basano su un progetto iniziale e mostrano, di versione in versione, sia una continuità che una certa discontinuità. Mentre alcuni programmi mantengono una compatibilità con le versioni precedenti, altri sono arrivati a un punto tale che diventano incompatibili con le prime versioni del dato programma; allora solo delle particolari «patch» permettono di importare vecchi dati nel programma recente.

     Un esempio di sviluppo con incompatibilità successiva è il seguente. Quelli che oggi chiamiamo seguaci della Torre di Guardia sono nati in origine dal vasto fenomeno escatologico, che oggigiorno chiamiamo vetero-avventismo. Per mezzo di varie «contaminazioni» culturali e sviluppi particolari, i seguaci della Torre di Guardia sono diventati qualcosa di completamente differente dalle altre compagini ecclesiali derivate dagli sviluppi avvenuti all’interno dell’avventismo, tanto che — di là da alcune affinità — essi sono incompatibili fra loro e, per certi aspetti, avversi.[1] Un fenomeno opposto è quello del giudaismo cristianizzato, che avvicina in modi diversi i gruppi che lo formano proprio ai seguaci della Torre di Guardia; di là dalle varie differenziazioni, la compatibilità è creata dall’anti-trinitarismo. Ricordiamo qui la «Chiesa di Dio universale» di Herbert Armstrong e i gruppi giudeo-cristiani appiattiti sul Talmud e che rifiutano di credere che il Messia sia «Dio presso Dio», ma solo un discendente di Davide (come già gli Ebioniti, i Nazareni e altri gruppi giudeo-cristiani di frangia dei primi secoli d.C.).

     Un fenomeno di studio particolare è dato dagli sviluppi che hanno portato, con diverse «ondate», dal pentecostalismo classico al carismaticismo corrente.[2] I carismaticisti intendono se stessi come pentecostali o neo-pentecostali. Diversi pentecostali classici negano ai carismaticisti che abbiano molto a che fare con il fenomeno pentecostale delle origini (inizio del 20° sec.). Chiaramente i puristi fra i pentecostali classici vogliono negare ogni affinità con gli attuali carismaticisti e specialmente con i loro leader, avversandoli pure. Sta di fatto che in convegni e conferenze si ritrovano insieme pentecostali di estradizione diversa e appartenenti alle differenti e successive «ondate»; i confini sono al riguardo abbastanza fluidi.

 

 

2.  PENTECOSTALI DI VARIE «ONDATE» (Tonino Mele): Ai cari Antonio e Gianni, che, seppur in modo diverso, si sono sentiti, in qualche modo, «toccati» dalla mia lapidaria affermazione, ci tengo anzitutto a ricordare quanto già detto, cioè che la mia non era un «giudizio» né tanto meno un modo per «approfittare» di quanto testimoniato dalla sorella Depatris [► Sono uscita dal movimento della prosperità], quanto «un’impressione» ricavata non solo dalla mia esperienza diretta, ma anche da qualche analisi di tipo storico e sociologico.

     Come già affermato, condivido la distinzione tra pentecostali della prima ora o «pentecostali classici» e carismatici delle «ondate» successive. E capisco la reazione naturale e legittima di chi si sente posto ingiustamente in uno stesso calderone con coloro, di cui non si condividono certe aberrazioni. E mi rendo conto anche del fatto che forse sono andato fuori «tema», o forse no, se consideriamo che la Depatris ci ha posto dinanzi, non tanto un «tema» concettualmente ordinato e argomentato, quanto dinanzi a una «realtà», che come tale, può suscitare reazioni, forse un po’ viscerali e istintive, che uno esprime «a caldo» e in modo lapidario. In questi casi, non t’interessa solo delimitare i campi, ma anche individuare le cause del perché esistono certe realtà cosiddette «evangeliche».

     Ripeto, la mia era un’impressione, espressa a caldo e in modo lapidario, ma visto che vengo chiamato in causa, non solo da voi, ma anche da un altro fratello, che mi chiede di «spiegare più approfonditamente» la mia affermazione e di «esporre una riflessione più precisa», allora mi sforzerò di lasciare il terreno delle «impressioni» e indagare quanto ci sia di più oggettivo in tale affermazione. Ma anche in questo caso non è mia intenzione esprimere giudizi, ma tirare avanti una tesi, che m’auguro sia, non combattuta, ma dibattuta al fine d’accertare la verità, anche se questa dovesse significare il seppellimento della mia stessa tesi.

     Partiamo da un dato di fatto che è certo anche per me: esiste una chiara distinzione tra pentecostali classici e carismatici della «terza ondata». Questo punto non è in discussione, e fa bene chi, come Antonio e Gianni, che presumo «pentecostali d’estrazione classica» a respingere ogni insinuazione di questo tipo. Fin qui il loro intento apologetico è giustificato e condivisibile e se ho dato l’impressione contraria, chiedo umilmente scusa.

     Tuttavia, bisogna riconoscere che talvolta questo legittimo intento apologetico sconfina in un terreno molto più accidentato di quello che s’immagina o si vuol immaginare. E qui bisognerebbe lasciarsi guidare dal coraggio della verità, più che da un intento apologetico portato avanti a oltranza. Di cosa sto parlando? Parlo del tentativo di cancellare ogni analogia tra «pentecostali classici» e carismatici della «seconda e terza ondata». Parlo del tentativo dei primi d’esaltare la «distinzione» con i secondi, senza prendere atto delle evidenti analogie che esistono. Parlo di quel disconoscimento «in toto» portato avanti con finalità chiaramente apologetiche, da parte dei «pentecostali classici» verso i «carismatici delle altre ondate», che rischia d’occultare parte dei fatti storici a disposizione. Eccolo qui il punto in discussione: ammesso che una chiara distinzione esista tra «pentecostali classici» e «carismatici della seconda e terza ondata», non è pacifico dire che non ci siano analogie tra gli uni e gli altri.

     E preciso meglio le mie affermazioni. Quando parlo di «analogie», non parlo solo di «somiglianze» senza relazione di causa ed effetto, ma parlo d’una «piattaforma comune», di «costanti» che si ripetono nella storia di questi movimenti, d’una «matrice comune», che, crea una «storia comune», malgrado le macroscopiche differenze su cui vogliono attirare la nostra attenzione i «pentecostali classici». E si apprezzano meglio queste analogie, senza cioè lasciarci fuorviare dalle differenze, che pur esistono, quando nel confronto non si tiene conto solo delle due entità in questione, ma si confrontano queste con l’evangelismo storico. Bisogna insomma non eccedere nei disconoscimenti, ma riconoscere anche che il pentecostalismo classico ha costruito il primo gradino rispetto all’evangelismo storico, dal quale poi, le altre «ondate dello Spirito» son partite per costruire gli altri gradini della scala. L’uno è premessa dell’altro, e anche se, per certi versi, è giusto e legittimo prendere le distanze da figli e nipoti degeneri, non si può negare che il legame familiare esista.

     Antonio ha ragione quando dice che l’espressione «ondate dello Spirito» è un’espressione «coniata dal carismaticista Peter Wagner». Il fatto però che con costui «i pentecostali classici non hanno niente da spartire», non inficia il valore di quest’espressione e dell’assunto che esiste un legame di causa ed effetto tra pentecostali classici, ossia la «prima ondata» e i carismatici della «seconda e terza ondata». Infatti, questa stessa espressione è usata da altri studiosi, che hanno studiato questo fenomeno «dall’esterno», cioè, senza avere un interesse, anch’esso apologetico, come poteva averlo Wagner a porsi in quella precisa traiettoria spirituale, per poi rivendicare al suo movimento il valore d’una riedizione migliore e aggiornata di quella stessa traiettoria.

     Parlo di studiosi del fenomeno pentecostale e carismatico come Massimo Introvigne, Nicola Martella, Wolfgang Bhune, Hartwig Schnurr, i quali, lo ripeto, non sono guidati da intenti apologetici, siano essi improntati al riconoscimento o al disconoscimento dell’altro, ma usano questa stessa espressione coniata dal Wagner, sottintendendo la «matrice comune» di questi movimenti. Cito qualcuno d’essi, che a mio avviso documenta e completa la tesi esposta fin qui... almeno fino a prova contraria.

     Massimo Introvigne indica nell’anti-denominazionalismo una delle «costanti» che tendono a ripetersi nelle varie «ondate» e che sono anche un tentativo di spiegazione di quel legame di causa ed effetto esistente tra di esse: «La corrente pentecostale-carismatica è solitamente distinta in tre “ondate” (waves), che, dal punto di vista sociologico ripercorrono a loro modo la storia del protestantesimo. Ciascuna ondata nasce come network che protesta contro le denominazioni e il denominazionalismo, e dichiara in termini enfatici di non volere creare alcuna nuova denominazione. Lo stesso successo della corrente pentecostale-carismatica rende tuttavia inevitabile la nascita di denominazioni — che, tipicamente, si presentano come “qualche cosa di diverso” dalle denominazioni protestanti tradizionali — che, nel corso dei decenni, abbandonano le caratteristiche tipiche di movimenti di protesta e si riavvicinano al mondo protestante classico. Questa (relativa) marcia verso il centro della prima ondata pentecostale provoca la nascita alla periferia d’una seconda ondata, che protesta contro la caduta nel “denominazionalismo” della prima. Quando anche la seconda ondata è coinvolta in processi d’istituzionalizzazione, ne nasce una terza (che peraltro s’auto-denomina precisamente in questi termini: Third Wave, “Terza Ondata”). Oggi i sociologi notano come anche i network della Third Wave si stiano almeno in alcuni casi trasformando in denominazioni, mentre alcuni parlano perfino d’una “quarta ondata” per le nuove congregazioni indipendenti (per ora a loro volta in gran parte “non denominazionali”) che riuniscono pentecostali, carismatici indipendenti e fedeli provenienti da un mondo “evangelicale” un tempo ostile al pentecostalismo» (neretto qui e nelle altre citazioni dell’autore).

     Interessante è anche quest’altra frase d’Introvigne, dove non attribuisce queste tesi a Peter Wagner, ma a «tutti gli storici del pentecostalismo»: «Dalla prima ondata — che comprende le grandi denominazioni pentecostali e le loro derivazioni e variazioni — quasi tutti gli storici del pentecostalismo distinguono una seconda ondata (second wave), che sorge come movimento di protesta contro una certa freddezza e un venire meno dell’entusiasmo iniziale, che avevano accompagnato il processo d’istituzionalizzazione della prima ondata».

     Si potrebbero indicare altre «costanti» quali lo spiritualismo, il misticismo, la ricerca d’una seconda benedizione, l’enfasi data a certi doni spirituali, una certa escatologia che fa leva sulla profezia di Gioele (2,28), il valore accordato alle rivelazioni extra-bibliche e all’esperienza, un approccio un po’ disinvolto alla Scrittura (chi più, chi meno), eccetera. Ma non credo che sia il caso di dilungarsi oltremodo. Quanto detto sin qui è sufficiente a chiarire la mia affermazione e dare ulteriore motivo di riflessione. {17-12-2009}

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI (Nicola Martella): Lascio senza commento le asserzioni di Tonino Mele, considerando che si è impegnato a essere corretto in senso storico e nella rappresentazione dei fenomeni, evidenziando sia la continuità che la discontinuità negli sviluppi che hanno portato dai pentecostali della prima ora ai carismaticisti odierni.

     Torniamo a Eugenio Di Lampada, il lettore menzionato all’inizio. Egli mi faceva presente di aver letto in alcuni siti che alcuni cristiani considerano il movimento pentecostale, al suo sorgere, tutt’altro che una benedizione, ma come una punizione di Dio nei confronti del suo popolo perché si era raffreddato. In seguito ha precisato quanto segue: «Alcune denominazioni cristiane d’area riformata conservatrice, considerano i movimenti pentecostali e/o carismatici come una punizione di Dio, lungi dunque dal sentirli come fratelli o come movimento di risveglio alternativo, come molti invece fanno. Preciso comunque che anch’io non faccio di tutta l’erba un fascio, e solo il Signore conosce quelli che sono i suoi».

     Già alla prima asserzione ho risposto all’incirca come segue (essa valga anche per l’asserto della prima parte della seconda asserzione): Tale asserzione lascia il tempo che trova: è un’analisi troppo massimalista e di parte per essere vera. Ricordo questo mio motto generale: «Le persone sono spesso migliori delle ideologie che professano (o nel cui sistema si trovano, spesso casualmente)». Oltre a ciò, nel caso specifico, molti pentecostali moderati vogliono semplicemente piacere a Dio e ubbidire alla Parola; essi sono anche uno strumento di propagazione dell’Evangelo. Ciò non significa che bisogna essere d’accordo con tutte le loro dottrine. Fin qui la mia risposta.

     Sono convinto che se, da una parte, bisogna fare muro contro la spiritualità gnostica o esoterica cristianizzata, che porta il nome di neopentecostalismo o carismaticismo, dall’altra parte, però, bisogna accettare un salutare confronto con tutti coloro che, appartenendo al pentecostalismo classico, desiderano essere sottomessi alla Parola di Dio e ricercano la sua volontà. Essi più che altri soffrono sotto l’assedio esterno dei «santoni» carismaticisti, che trascinano le anime, e sotto l’attacco interno di infiltrati del cosiddetto «movimento di fede», della «ideologia della prosperità» e della cosiddetta «riforma neoapostolica» di Peter Wagner. Penso che bisogna incoraggiarli a resistere contro l’ambiguo fascino di «sommi apostoli» e di gente travestita da «angeli di luce» (2 Cor 11). Se essi cadono, sarà poi più facile per i fautori carismaticisti della «guerra territoriale» assediare e permeare altre roccaforti innalzate contro il misticismo gnostico cristianizzato.



[1]. Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113; «Testimoni di Geova quali compagni di via?», pp. 118-122; «Panorama dell’attività predizionale dei Testimoni di Geova», pp. 123s.

[2]. Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli: «Le “tre ondate” dello spirito», pp. 18-30; «L’evangelo del successo», pp. 51-59; cfr. pure «Movimento carismatico e cattolicesimo», pp. 112-118; «Fra ecumenismo e sincretismo», pp. 119-126.

 

Pentecostali nella versione 1.0, 2.0, 3.0 e oltre? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Pentec-caris_affin-distinz_R56.htm

26-12-2009; Aggiornamento: 04-01-2010

 

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