Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Antico Testamento

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SALMO 22 (4a parte)

«PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?» (Marco 15,34)

 

 di Desiderio Bereani

 

Articoli: [1] [2] [3] [4]

 

4a PARTE: ASPETTI CONCLUSIVI

 

1. Considerazioni conclusive

2. Postfazione

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.

 

 

1.  CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE: Dopo aver esaminato in dettaglio il Salmo 22, possiamo meglio comprendere che quando Gesù gridò «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (v. 1) non manifestò soltanto il suo dolore, ma anche la sua speranza. Nell’esprimere il suo smarrimento con il titolo di un Salmo, infatti, Gesù richiamò alla memoria e citò l’intero Salmo. E siccome nel Salmo 22 l’iniziale smarrimento sfocia poi in un inno di vittoria, allora dichiarando a quel modo la sua angoscia, Gesù espresse anche la certezza della risurrezione.

   Gesù aveva davanti a sé persone che conoscevano le Scritture e a quelle persone, in primo luogo, intendeva rivolgersi; nel dire semplicemente «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», è come se avesse detto loro: «Ecco, sono giunto a quell’esperienza di cui il re Davide, mio progenitore, ha parlato. Sarà difficilissima e mi condurrà "nella polvere della morte" (v. 15), ma poi il Padre mi riscatterà, così che potrò di nuovo gioire e annunciare il suo nome a voi "miei fratelli" (v. 22)».

   Certo, per chi non conosce il Salmo 22 quelle parole esprimono solo smarrimento, ma nel leggere l’Evangelo dobbiamo sempre tener presente che Gesù svolse il suo compito all’interno del popolo ebraico, dando solo alla fine l’incarico agli apostoli di parlare a «tutte le nazioni» (Mt 15,24; 28,19). È normale, perciò, che per comprendere meglio l’Evangelo, si debbano sviluppare «orecchie ebraiche», cioè avere una dimestichezza con l’Antico Testamento (dimestichezza che, non a caso, avevano tutti gli scrittori del Nuovo Testamento).

   Prima o poi, in un modo o in un altro, ognuno passa per prove di una certa amarezza; allora è facile che salga dal nostro animo una tentazione di insofferenza e di ribellione. Quando esprimiamo questo disagio con parole nostre, spesso non manifestiamo alcuna speranza, ma quando le prendiamo in prestito da Mosè, Geremia, Giobbe, Davide e Cristo, allora il lamento contiene in sé anche la fiducia del riscatto.

   Se uno dice, per esempio, che Dio è stato per lui come un orso, rischia la bestemmia; ma se ci si mettono le virgolette, cioè se si cita un profeta biblico, allora il senso di quelle parole cambia, perché sono inserite in un contesto complessivo nel quale c’è anche la fiducia in un riemergere dalle difficoltà. In Lamentazioni, per esempio, dopo che il profeta ha detto «Egli è stato per me come un orso» (3,10), ci sono altre affermazioni che integrano in modo determinante quella che altrimenti apparirebbe solo come una protesta; fra l’altro egli dice: «È una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti […] Il Signore non ripudia in perpetuo; ma, se affligge, ha altresì compassione, secondo la moltitudine della sua benignità; poiché non è volentieri che egli umilia e affligge i figli degli uomini» (Lam 3,22.31-33).

   Chi è preso dall’amarezza è ancor più turbato dal sentirsi salire in cuore parole aspre, ma quando scopre che anche uomini fedeli a Dio hanno avuto sentimenti simili, ne trae motivo per riprendere a sperare e risalire la china.

Non è certo facile discernere ogni singolo caso, ma è tragico quando il giusto nella prova viene considerato come se fosse un malvagio punito. Cristo fu crocifisso in mezzo a due ladroni e molti purtroppo non videro la differenza fra lui e chi stava subendo la sua stessa sorte.

   Se accusiamo chi vacilla sotto la prova, gettando così altri pesi sulle sue spalle, potremmo renderci corresponsabili del suo eventuale crollo. All’opposto, non bisogna giustificare quelli che soffrono per propria diretta responsabilità e non bisogna confonderli con Giobbe, né tanto meno con Cristo, ma a tutti dovrebbe comunque andare la nostra simpatia umana. Meglio comunque presupporre l’innocenza di chi è nella prova e dar credito alle sue parole: sta a lui, semmai, confessare le sue eventuali mancanze. Noi, anziché cercare le sue colpe, facciamo bene a riconoscere le nostre; è scritto: «Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri» (Gcm 5,16). Il momento della prova è difficile e delicato, non solo per chi è provato, ma anche per chi ne è coinvolto indirettamente, è perciò necessario essere prudenti per non rischiare mosse sbagliate.

   I brani della Bibbia sui quali ci siamo concentrati tendono a essere trascurati, ma se Dio ha voluto che fossero riportati nella sua Parola è perché evidentemente possono essere utili. Il Salmo 23, dove Davide si sente curato da Dio come una pecora è curata dal suo buon pastore, è continuamente commentato e applicato al comune credente. Il Salmo 22, invece, è molto meno analizzato e, quando lo si fa, si applica per lo più a Cristo. È giusto applicare il Salmo 23 alla nostra vita, ma ciò dovrebbe essere fatto anche col Salmo 22. D’altronde Cristo ha detto che, avendo perseguitato lui, perseguiteranno anche noi (Gv 15,20); in certe intolleranti società la persecuzione verso i cristiani è evidente anche oggi, mentre dove non c’è persecuzione dall’esterno, la chiesa tende a divenire superficiale e tiepida: è facile, allora, che ci pensi essa stessa a mettere in atto forme di ostilità verso chi intende il messaggio di Cristo in un modo che considera troppo radicale.

   Davide, Elia, Cristo e i profeti in genere, furono perseguitati più dal popolo di Dio che dai pagani, perché le persone religiose sopportano poco l’accusa di superficialità (e meno ancora quella di incoerenza). Chi si lascia guidare da Dio e intende seguire Gesù fino in fondo, perciò, è difficile che non si imbatta (prima o poi) negli ostacoli del diavolo e nella persecuzione degli uomini. Parteciperà allora più da vicino alle sofferenze di Cristo, ma anche alla sua gloria (1 Pt 4,13; Fil 3,10-11; Rm 6,5); sarà facile che sperimenti il fuoco della prova di Dio, ma anche la grandezza del suo perdono e della sua forza.

 

 

2. POSTFAZIONE: C’è voluto qualche «segno» per farmi superare i timori che ho avuti durante le varie fasi di composizione di questo scritto. Il primo titolo al quale ho pensato era «Tu sei stato per me come un orso» (Lam 3,10), ma come potevano essere edificanti delle riflessioni che cominciavano così? Eppure quella era l’espressione di un profeta e faceva parte della Parola di Dio; eppure quelle riflessioni mi erano state d’aiuto nella prova che stavo attraversando, facendomi prendere coscienza di quei pozzi dove a volte possono precipitare i credenti.

   Scrivere o non scrivere? Preso da questo dilemma sono andato a scuola e, sulla lavagna quasi pulita della nostra sala insegnanti, ho notato nell’angolo la scritta L’ORSO; sono evidentemente rimasto colpito, ma osservando meglio ho capito che in realtà avevano scritto CORSO POST DIPLOMA, solo che qualcuno, ripulendo la lavagna, aveva portato via la punta in alto a sinistra della C, trasformandola così in una elle con apostrofo (L’).

Coincidenza o no, ho rotto allora gli indugi e ho cominciato a scrivere a mano. Al culto del giorno successivo un fratello mi ha chiesto di leggere Salmo 22,1 («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?») e altri brani a esso collegati, incoraggiandomi indirettamente ad affrontare certi temi. Le parole iniziali del Salmo 22 sono certamente più equilibrate e più accettabili di Lamentazioni 3,10, così hanno finito per costituire il nuovo titolo, lasciando il precedente come sottotitolo.

Ho poi digitato al computer il manoscritto, ma avendo sempre timore di farlo conoscere. È così passata un’altra settimana di dubbi, al termine della quale c’è stato una altro decisivo segno. Una mattina, entrando in un’altra sala insegnanti, ho sentito un collega che declamava a un gruppetto: «"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Ma ci pensate al significato e alla straordinarietà di quelle parole?» Il declamatore aveva un’impostazione ideologica non cristiana, sicché quel suo inaspettato prorompere mi ha colpito ancor più. Naturalmente non sapeva niente del mio scritto, né aveva fatto caso al mio ingresso, sicché è stato inevitabile che interpretassi l’episodio come un invito ad accantonare le mie perplessità, cominciando a far conoscere quanto avevo scritto agli amici più vicini.

   È passato un decennio e ora, per la prima volta, quelle riflessioni sono esposte pubblicamente. Ciascuno le considererà per ciò che gli avranno dato o non dato, mentre le circostanze particolari che le hanno fatte nascere sono solo dettagli, ma ho voluto raccontarli perché sono stati per me un dono di Dio.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Salmo_Fine_Ori.htm

06-04-07; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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