Nicola, m’interessa
un parere tecnico sul testo di 2 Corinzi 6,14. Leggendo il testo originale, ho
scoperto che alla parola «infedeli», in realtà corrisponde il termine
«increduli». Insomma, chi sono gli increduli? Fino a che punto dobbiamo evitare
il giogo, a cui sono legati? E a che tipo di relazioni fa riferimento il testo
in questione? {Davide Incardona; 21-03-2014} |
■ Dalla stessa radice verbale, sia in ebraico, sia in greco,
provengono i termini fede, fiducia, fedeltà, fedele, infedele, credente,
miscredente, incredulo, ecc. Quindi, in ebraico (’āman) e in greco (pisteúō)
c’è al riguardo una sola radice.
È in
italiano che differenziamo con due radici: fede e credere. Ad esempio, in Rm
3,22 in italiano si parla della «la giustizia di Dio mediante la fede
in Gesù Cristo, per tutti i credenti»; ma in greco ambedue i termini
hanno la stessa radice: pístis (fede) e pisteúontes (credenti,
fedeli; da pisteúō; cfr. pure Rm 4,5.11; 2 Cor 4,13; Gal 2,16; 3,9.22; 1
Tm 4,12; Eb 11,6; 1 Pt 1,21).
■ Perciò, per gli antichi dire «credenti» o «fedeli» era la stessa
cosa. Singolarmente nello stesso verso la medesima parola viene tradotta
diversamente (1 Tm 6,2 pistós pl. prima «[padroni] credenti», poi «fedeli
[e diletti]»).
Anche dire «increduli» o «infedeli», era la stessa cosa, poiché
designavano ambedue chi era senza fede e non credeva all’Evangelo. Il termine
ápistos intende, quindi, secondo i casi, «incredulo, infedele (Lc 12,46;
16,8), senza fede, inaffidabile, perfido, ecc». Gli infedeli sono i pagani
(1 Cor 6,6), ossia coloro che non hanno la fede biblica. Quindi, il pistós
«fidato, fedele, credente» e lo ápistos «infedele, incredulo» sono messi
a
contrasto (2 Cor 6,15; cfr. 2 Tm 2,13).
■ 2 Corinzi 6,14 si applica a qualsiasi «giogo» comune: società o ditta,
matrimonio, associazione, attività religiose (cfr. 2 Cor 6,16), ecc. Ciò
significa che bisogna evitare qualsiasi attività comune, in cui si sottoscrive
un obbligo
o un contratto, che comprometta la morale biblica e porti a fare
compromessi.
■ Paolo non fece differenze di nuance fra il
tipo di «asservimento reciproco» fra fedele e infedele (o credente e incredulo),
ma diede un comando assoluto, senza eccezioni: «Non
siate aggiogati insieme a increduli»
(2 Cor 6,14). Il verbo
heterozyghéō proviene
da zygós «giogo, servitù, assoggettamento» e significa «portare il giogo
con un animale di genere diverso; unirsi nello stesso giogo» (cfr.
heterózygos «di diversa o altra specie, mal accoppiato; pendente da una
parte della bilancia»). Esisteva il giogo semplice, che una sola persona
si poneva sulle spalle ed era come una bilancia, ai cui lati si ponevano secchi
o pesi (perciò in greco zygós significa anche «bilancia»); nel caso degli
animali, a esso si attaccavano le due aste del carro. Poi, c’era il doppio
giogo, sotto cui venivano posti due animali contemporaneamente per avere
maggiore potenza nel trasporto e nei lavori; la loro libertà individuale veniva
limitata e ognuno condizionava i movimenti dell’altro. Mettere due animali con
una differente natura sotto lo stesso giogo, significava solo una perdita di
tempo, energie ed efficacia. Si vedano in italiano i verbi aggiogare,
soggiogare e derivati.
Nella Bibbia si
parla, ad esempio, del
giogo di un re straniero per intendere l’asservimento a lui (Gr 27,8.11.12;
28,2.4); è menzionato il «giogo delle trasgressioni» (Lm 1,14), per intendere le
colpe che gravano sull’uomo; per «giogo della schiavitù» si intende la
coercizione sotto un padrone (1 Tm 6,1), ma anche, in senso traslato, il peso
insopportabile della legge mosaica, da cui l’Unto ha liberato i credenti (Gal
5,1). Come non si possono mettere sotto lo stesso giogo due animali
differenti per natura (p.es. un bue e un asino), il credente non deve
asservirsi sotto lo stesso giogo (morale, spirituale, ecc.) con gli increduli,
che hanno un’altra natura morale e religiosa.
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1. {Fabrizio
Martin}
▲
■
Contributo:
Il brano è un esortazione a evitare pratiche, ambienti e persone legate al
paganesimo, che potevano ancora attirare i cristiani, specie i convertiti
da poco tempo. {08-04-2014}
▬
Nicola Martella:
Nel complesso hai ragione. La questione è che cosa sia un «pagano». Il
contesto parla, ad esempio, esplicitamente di chi venera idoli. L’idolatria,
a qualunque forma appartenga, non permette l’accesso all’attuale regno di Dio (1
Cor 6,9), destina allo stagno di fuoco (Ap 21,8) ed esclude dalla futura città
di Dio (Ap 22,15). L’unico modo per
uscirne è il ravvedimento e la conversione a Gesù, l’Unto di Dio, il
Signore e Salvatore personale.
2. {Pietro
Calenzo}
▲
Il problema di
fondo è che non sempre s’identificano i credenti con i fedeli. Nelle
Scritture, in riferimento al credere nel Signore sono sinonimi, come lo sono al
contrario, non-credenti, miscredenti o infedeli. Il problema sorge nel
vocabolario quotidiano. Spesso s’identificano i credenti anche con membri di
altre confessioni anti-bibliche o extra bibliche. Si parla in alcune
comunità evangeliche di credenti cattolici, induisti ecc., ma effettivamente
questi uomini sono a-fedeli o a-credenti [in Cristo, N.d.R.], considerando la
«a» come privativo.
Sono molto interessanti gli esempi parabolici del giogo singolo e doppio
nei lavori dei campi. Effettivamente due animali della stessa specie
sottoposti al lavoro agricolo sono utili, mentre porre lo stesso giogo a due
animali di
specie differenti, non può che comportare un lavoro, scadente, tortuoso,
difficoltoso. {09-04-2014}
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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►
Giogo in 2 Corinzi 6,14 e società con increduli
{Nicola Martella} (D)
►
Il giogo diseguale fra credenti e increduli
{Nicola Martella} (T)
►
Non vi mettete con gli infedeli
{Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Giogo_in-fedeli_Esc.htm
08-04-2014; Aggiornamento:
09-04-2014 |