Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Generi & ruoli 1

 

Etica

 

 

 

 

L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

   Ecco le parti principali:
■ Entriamo nel tema (la problematica)
■ I generi nella Bibbia
■ Il matrimonio nella Bibbia

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

   Ecco le parti principali:
■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
■ Aspetti conclusivi
■ La mia donna  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OMOSESSUALITÀ QUALE FORNICAZIONE?

 

 di Gianni Geraci - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Gianni Geraci}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Gianni Geraci reagisce qui all’articolo «La fornicazione omosessuale» di Veglio Jugovac. Questo testo avrebbe dovuto trovare posto nel tema di discussione «Omosessualità è fornicazione? Parliamone», ma data la sua lunghezza e complessità abbiamo preferito metterlo extra. Con lui abbiamo già avuto modo di discutere su questo tema. [ Per i gay anche Gesù e alcuni apostoli erano tali? Parliamone 2]

     Egli come cattolico appartiene al variegato mondo delle «Comunità di base» (specificatamente al movimento «Noi siamo chiesa») ed è un omosessuale militante, per di più favorevole alla partecipazione degli omosessuali d’ispirazione cristiana alla partecipazione al Gay Pride, la kermesse dell’orgoglio omosessuale. Sebbene non concordiamo in molti degli aspetti delle reciproche posizioni, abbiamo potuto parlare nel merito con pacatezza, sebbene egli sia a tratti pungente e caustico. Anche i nostri approcci sono differenti: per quanto ho capito, egli parte più da una visione umanistica e dalla cultura odierna e cerca una sintesi tra cristianesimo ed etica corrente. A me interessa primariamente l’esegesi della Parola di Dio, visto che è essa che giudica le menti e i cuori e li libera. «La parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).

     Possiamo comunque essere contenti di poterci parlare con serenità su un tema così controverso e da Gianni Geraci particolarmente sentito, essendo egli dichiaratamente «gay inside», come lo definirei. Chiaramente per me tale posizione è inconciliabile, se intende una pratica omosessuale, con l’essere «Jesus inside», ossia avente Gesù internamente coabitante. [ Alternative bibliche al gay inside e al gay pride] Per la sua posizione a favore del Gay Pride rimando all’articolo «Gay Pride e gay “cristiani”».

 

 

1. Le tesi {Gianni Geraci}

 

Ormai ho cinquant’anni e debbo confessare d’aver passato una buona parte di questi cinquant’anni a chiedermi cosa significasse, nella mia vita, fare la volontà di Dio. Per quel che concerne l’omosessualità ho sempre osservato che Gesù, nel vangelo, non ne parla mai.

     Anche la Bibbia, quando ne parla, ne parla in termini che difficilmente sono paragonabili alla condizione esistenziale di quanti, come me, vivono l’omosessualità nel XXI secolo.

     Quelle che invece ho trovato nel Vangelo sono delle parole di ferma condanna per qualunque forma d’ipocrisia. Tra queste forme di ipocrisia cono convinto che ci sia anche quella dei tanti omosessuali che dicono di vivere una continenza che, in realtà non cercano. Ho poi scoperto che qualunque cammino verso la castità, ovvero verso una sessualità vissuta al servizio della vita e dell’amore, presuppone una maturità affettiva solida, che non si concilia con l’abitudine, che molti omosessuali credenti hanno, di non dire la verità su se stessi. E così, a un certo punto, quando le persone mi chiedevano come potevano conciliare la loro vita di fede con la loro omosessualità, ho iniziato a proporre un cammino che partiva dalla lotta contro l’ipocrisia: sarebbe poi stato Dio a far capire a ciascuno i modi concreti in cui questa conciliazione avrebbe dovuto realizzarsi pienamente. Il gay pride è appunto uno dei momenti principali di questa lotta contro la propria ipocrisia. Ecco perché io consiglio sempre agli omosessuali credenti di superare le paure e di camminare insieme alle tante persone che, come loro, dichiarano pubblicamente d’essere omosessuali. Si tratta di fare come Gesù, che s’accompagnava a tutti, e non stava a guardare i commenti che la gente faceva sui suoi compagni di strada. Si tratta di fare come Davide, che per vivere fino in fondo il suo amore per Dio, si è messo a ballare nudo (lui che era il re) davanti all’Arca. Si tratta di fare come tutti coloro che scoprono che la volontà di Dio è molto più importante dei giudizi di quanti confondono il messaggio evangelico con il perbenismo piccolo borghese. Ma certe cose vanno sperimentate e Nicola Martella, non essendo mai stato a un Gay Pride, non le può capire. Ecco perché, con la buona fede che lo contraddistingue, si mette a sparare sentenze su una realtà che gli sfugge e corre il rischio di dire delle sciocchezze. {15 giugno 2008}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Apprezzo come sempre i toni pacati, sebbene a tratti pungenti, di Gianni Geraci, cattolico delle «Comunità di base» e attivista omosessuale. E questo rispetto ad altre missive di membri delle stesse Comunità e del movimento «Noi siamo chiesa» (NSC), i quali me ne hanno dette di tutti i colori, addirittura dipingendomi come un «diavolo», pur reclamando l’amore per Gesù e di Gesù; ad esempio, devo pensare a Paola (nickname paulinera) di NSC_ER e ad altri dello stesso gruppo. È proprio vero che coloro che cercano tolleranza per sé, sono spesso i più intransigenti e aggressivi. Con qualche eccezione, quelli più veementi li ho trovato proprio tra coloro che, essendo gay, affermano d’essere pure cristiani.

     Torniamo al più mite Gianni. Analizzo la sua lettera passo per passo.

     ■ Quanto a Gesù, che non avrebbe mai parlato dell’omosessualità, egli come rabbino non doveva far altro che portare la giusta interpretazione della Torà. E questa era molto esplicita in merito. A quel tempo l’omosessualità non costituiva argomento di dibattito, poiché tale costume rappresentava un tale abominio nel giudaismo che i responsabili di ciò venivano lapidati. Al tempo dei Maccabei già l’esposizione della nudità in pubblico, durante i giochi ginnici imposti da Antioco Epifane, fece traboccare il vaso e innescò la rivolta. Quindi nessun alibi. La pratica omosessuale era considerata fornicazione. Gesù disse in merito: «Dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo» (Mt 15,19s); Mc 7,20ss è anche più esplicito. Gesù considerava qualsiasi tipo di fornicazione, quindi anche la pratica omosessuale, una contaminazione della persona.

     ■ Sminuire la Bibbia per accreditare la propria esperienza di persona del 21° secolo, non è una buona manovra. Le cose che dissero Gesù, gli apostoli e Paolo, le affermarono in un ambiente minoritario, qual era quello giudaico e quello cristiano, mentre nell’ellenismo la pratica omosessuale era ovvia e accettata in tutte le sue sfumature. Ossia a quel tempo affermare certe cose rendeva ancor meno amabili. Si noti che il primo Concilio, quello di Gerusalemme, impose tra altre poche cose che i cristiani gentili si astenessero proprio dalla fornicazione per poter avere comunione con i cristiani giudei (Atti 15,20.29). Dopo anni e anni, ciò fu ricordato come un atto ufficiale (Atti 21,25).

     Paolo ebbe molto a che fare con la città di Corinto, in cui la pratica dell’omosessualità in tutte le sue forme era scontata. Egli impose ai cristiani del luogo di separarsi da chiunque che, chiamandosi fratello, fosse un fornicatore (1 Cor 5,11). Egli li mise in guardia che «gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio» e tra di loro ci mise anche «fornicatori, gli idolatri, gli adulteri, gli effeminati, i sodomiti» (1 Cor 6,9), ribadendo pure che «il corpo però non è per la fornicazione, ma è per il Signore, e il Signore è per il corpo» (v. 13). Infine, ingiunse: «Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo» (v. 18). Paolo temeva di dover piangere al suo arrivo in Corinto riguardo a «molti di quelli che hanno per in precedenza peccato e non si sono ravveduti della impurità, della fornicazione e della dissolutezza a cui si erano dati» (2 Cor 12,21).

     Anche ad altre chiese locali, che si trovavano in un ambiente in cui era scontata la pratica della fornicazione in tutte le maniere possibili, compresa quella omosessuale, Paolo scrisse ponendo precisi paletti morali. L’apostolo, scrivendo ai Galati, mise in cima alle opere della carne proprio «fornicazione, impurità, dissolutezza» (Gal 5,19). Scrivendo la lettera circolare, chiamata agli Efesini, Egli ribadì che, «come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppure nominata fra voi», solo poi fece seguire il resto (Ef 5,3), poiché «nessun fornicatore o impuro, o avaro (che è un idolatra), ha eredità nel regno di Cristo e di Dio» (v. 5). Anche ai Colossesi ingiunse di mortificare le membra terrene, elencando subito «fornicazione, impurità, lussuria, mala concupiscenza e cupidigia» e ricordando che ciò è degno dell’ira divina, che a praticare ciò sono i «figli della disubbidienza» e che ciò appartiene al retaggio del passato: «In quelle camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse» (Col 3,5ss). Anche ai Tessalonicesi scrisse: «Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che v’asteniate dalla fornicazione, che ciascun di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, non dandosi a passioni di concupiscenza come fanno i pagani i quali non conoscono Dio» (1 Ts 4,3ss).

     Istruendo il suo collaboratori Timoteo, Paolo ricordò che la legge mosaica è buona ed è fatta, tra l’altro, «per i fornicatori, per i sodomiti» (1 Tm 1,8ss). L’autore dell’epistola agli Ebrei ricordò che «Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri» (Eb 13,4), ossia chiunque contamini il letto coniugale, il solo legittimo, in una qualsiasi maniera. Giuda, ricordando Sodoma e Gomorra, ribadì che tali città «essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizi contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno» (Gd 1,7). Nell’Apocalisse si parla spesso di fornicazione come causa del giudizio escatologico, specialmente in connessione con l’abominevole cultura finale, chiamata «Babilonia la grande» (Ap 14,8; 17,2.4s; 18,3.9; 19,2). I fornicatori impenitenti finiranno nello stagno di fuoco (Ap 21,8) e verranno esclusi dalla città di Dio (22,15).

     Quindi non c’è nessun alibi per i fornicatori di qualunque tipo e di qualunque tempo.

     ■ Il discorso dell’ipocrisia è comprensibile. Tuttavia a chi intendeva seguire Gesù, egli non diceva solo di deporre l’ipocrisia. Cristo offriva un «giogo» che bisognava accattare e di cui bisognava caricarsi. Esso era leggero per chi intendeva ubbidirgli, ma pur sempre un giogo (Mt 11,29s). Egli avvertiva che la porta verso la vita era stretta e il sentiero angusto (Mt 7,13s); l’alternativa era «l’autostrada» verso la perdizione. Quindi egli tolse ai suoi seguaci ogni alibi di una facile morale, e li mise in guardia contro i «falsi profeti» e la loro ipocrisia, affermando che «ogni albero buono fa frutti buoni; ma l’albero cattivo fa frutti cattivi» (vv. 17s). Gesù non venne a proporre una spiritualità dei buoni sentimenti, secondo cui l’importante è amare. Egli richiedeva una scelta radicale rispetto a tutte le altre persone, comprese quelle di famiglia, ribadendo: «Chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me» (Mt 10,37s); allora già solo nominare la «croce» creava brividi e angoscia, visto lo spettacolo terrificante che c’era spesso in tanti villaggi. Aggiungeva anche che la via dell’autodeterminazione e dell’autorealizzazione avrebbe portato alla disfatta, ma solo chi avrebbe fatto sul serio con Lui, avrebbe trovato la vita (v. 39). Perciò ribadì nuovamente ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24s; Lc 9,23 ogni giorno).

     Anche riguardo all’etica sessuale non faceva sconti. Nei casi in cui la sessualità sta in contrasto con la legge mosaica e con la volontà di Dio, Gesù ingiunse la via dell’astensione a causa del regno di Dio: «Ed egli disse loro: “Non tutti comprendono questa parola, ma [quelli] ai quali è dato. Infatti vi sono dei castrati che sono nati così dal seno della madre; e vi sono dei castrati che sono stati castrati dagli uomini, e vi sono dei castrati che si sono castrati da sé a causa del regno dei cieli. Chi può comprendere, comprenda» (Mt 11,19s greco).

     Quindi Gesù non lasciò nessun alibi: o si era fornicatori o suoi seguaci.

     ■ È quindi giusto non essere ipocriti con se stessi. Tuttavia il momento della verità non deve portare a un «evangelo a poco prezzo», secondo cui si possa essere seguaci di Cristo ed esercenti di una pratica omosessuale. Il gay pride è una commistione fra Cristo e Beliar, come può essere mai un momento terapeutico e di santificazione? Qualcosa di simile succedeva già a Corinto, perciò Paolo diceva loro: «Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi. Infatti qual comunanza v’è fra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione fra la luce e le tenebre? E quale armonia fra Cristo e Beliar? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele? E quale accordo fra il tempio di Dio e gli idoli? Poiché noi siamo il tempio del Dio vivente, come disse Dio: “Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo; e io v’accoglierò, e vi sarò per Padre e voi mi sarete per figli e per figlie, dice il Signore onnipotente”. Poiché dunque abbiamo queste promesse, diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timor di Dio» (2 Cor 6,14-7,1).

     Come si vede la via biblica è quella della santificazione nel timore di Dio, che si esprime ubbidendo ai suoi comandamenti! Per santificarsi, bisogna separarsi dal male e dalle sue fonti. Nella vita di un cristiano vero ci dev’essere un prima e un poi rispetto alla conversione a Cristo. Paolo disse ai Corinzi: «E tali eravate alcuni», ricordando tra altri fornicatori, adulteri, effeminati e sodomiti, che erano esclusi dal regno di Dio (1 Cor 6,9ss), poi però c’è un cambiamento radicale: «Ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito del Dio nostro» (v. 11). Chi non ragiona così, è un falso cristiano, ha solo un’etichetta senza contenuto.

     ■ È vero che Gesù s’accompagnava a tutti, ma per dire loro: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17), e «Neppure io ti condanno; va’ e non peccar più» (Gv 8,11). Quanto alla volontà di Dio, essa è espressa chiaramente nella sua Parola. Quindi non ci son o alibi al riguardo. Paolo ingiungeva che i Corinzi imparassero «a praticare il “non oltre quel che è scritto”» (1 Cor 4,6). Ed esortava Timoteo così: «Studiati di presentare te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia a essere confuso, che tagli rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15). Chi aggiunge o toglie, lo fa a danno della propria anima (Ap 22,18s).

     ■ Poi arriviamo alla «teologia dell’esperienza» e al «tu non puoi capire». Strana logica. Come abbiamo visto, Dio ci dice: «Uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo; e io v’accoglierò, e vi sarò per Padre e voi mi sarete per figli e per figlie, dice il Signore onnipotente» (2 Cor 6,17s) — e Gianni Geraci viene con la diagnosi: «Nicola Martella, non essendo mai stato a un Gay Pride, non le può capire». Le ingiunzioni e le promesse divine mi sono più care!

     ■ Egli scrive con garbo, ma alla fine deve pur sparare qualche bordata ( «sparare sentenze», «rischio di dire delle sciocchezze»). Un po’ debole come conclusione e tipica di chi non ha argomenti migliori. Chi come me ha fatto per decenni cura pastorale, ha visto abbastanza macerie esistenziali. Ho visto gente liberata e sanata da Dio, poiché si è sottomessa alla sua Parola; e ho visto altra gente che avendo rigettato la buona coscienza, «hanno naufragato quanto alla fede» (1 Tm 1,19). Un giorno, dinanzi al trono di Dio, non varranno le «sciocchezze» che altri ci attribuiscono di dire né le opinioni personali, ma se abbiamo accettato Cristo come personale Salvatore e Signore e se, avendo preso il suo giogo, abbiamo messo in pratica la sua Parola.

    Concludo con una parabola di Gesù molto significativa riguardo all'approccio alla realtà e alla verità e che induce a fare una scelta come costruire e su che cosa farlo: «Perciò chiunque ode queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha edificata la sua casa sopra la roccia. E la pioggia è caduta, e sono venuti i torrenti, e i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.

     E chiunque ode queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha edificata la sua casa sulla rena. E la pioggia è caduta, e sono venuti i torrenti, e i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa; ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande» (Mt 7,24-27).

 

Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Disturbi e abusi, Sesso & Affini 3 (Punto°A°Croce, Roma 1998), gli articoli: «L’omosessualità», pp. 157-171; «Omosessualità e Bibbia», pp. 172-184; «L’amicizia fra uomini», pp. 185-193.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Omosex_fornica_GeR.htm

17-06-2008; Aggiornamento:

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce