Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Le Origini 1

 

Escatologia

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN GIORNO DIVINO È DI MILLE ANNI? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

In opere letterarie e in articoli presenti in internet si afferma continuamente, in modo ovvio e scontato, che i giorni della creazione sarebbero stati lunghi periodi di tempo, chi afferma di 1.000 anni e chi di 7.000 anni. Poi si afferma che l’ultimo giorno della creazione, quello in cui Dio si sarebbe riposato, durerebbe fino ad oggi; inoltre ne sarebbero passati già circa 6.000 anni. Tale speculazione allegorica è stata usata dapprima dai Giudei; non a caso nel 2009 ritengono di essere nell'anno 5.770 dalla creazione. Ad esempio, su Wikipedia si legge: «Il calendario ebraico conta gli anni a partire dalla presunta data della creazione, che in base alle indicazioni della Bibbia è stata calcolata dalla tradizione rabbinica al 3760 a.C. Precisamente l'anno 1 inizia il 6 ottobre 3761 a.C.; la creazione viene posta al 25 Elul o 25 Adar di tale anno (22 settembre o 29 marzo 3760 a.C.). Perciò ad esempio nell'anno gregoriano 2006 inizia l'anno ebraico 5767». Chi segue questa teoria, conclude perciò che presto verrà la fine del mondo, al compimento dei 6.000 anni. Come abbiamo detto nell’articolo «Un giorno divino è di mille anni?», tutto ciò contraddice le parole di Gesù, secondo cui nessuno sa quando avverrà il tempo della fine, tranne il Padre celeste soltanto. Qui diamo ai lettori l’occasione di discutere tale articolo. Per l’approfondimento rimandiamo inoltre alle seguenti  opere:

     ■ Nicola Martella, «Giorni, ere e genealogie», Temi delle origini, Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 104-114. Sul tema del riposo e del presunto riposarsi di Dio si veda Nicola Martella, Esegesi delle origini, Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 98ss.

     ■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007): «Escatologia giudaica dei primi secoli», pp. 28-32 (pp. 30ss numerologia speculativa nel giudaismo); «Il millenarismo speculativo», pp. 39ss; «L’escatologia giudaica dal Medioevo in poi», pp. 50ss.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Emilio Spedicato

2. Nicola Martella

3. Valeria Cairo

4. Nicola Martella

5. Pier Vittorio De Zorzi

6. Carlo Levi Caruso

7.

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Emilio Spedicato}

 

Velikovsky è grandissimo studioso; il padre fu tra i fondatori del movimento sionista e fu il primo ad acquistare terra in Palestina per un kibbutz, poi donato allo Stato d’Israele, del cui fondatore Weizman era amico. Quando otto anni fa lessi il passo di Velikovsky, scaricandolo dal sito — curato dal suo assistente, il praghese Jan Sammer, dove si trovano tutti i quaranta libri, di cui solo una decina pubblicati — l’informazione talmudica sulla equivalenza d’un giorno con mille anni non mi disse nulla. Ora appare d’una estrema chiarezza e in accordo con quanto noto dopo recenti scoperte.

     Innanzitutto la «creazione» d’Adamo va situata al 5.500 a.C., come segue dai calendari etiopi e bizantini, la cui differenza di 8 anni segue dall’errore ben noto compiuto da Dionigi Exiguus nel datare la nascita di Cristo, e dai testi sumero-accadici. Il 3.600 circa a.C. del calendario che gli Ebrei o meglio i Giudei (perché non si tratta delle 10 tribù, ignorate e odiate dai giudei) adottarono in tarda epoca, dopo la caduta di Gerusalemme — dopo avere adottato prima due calendari, uno a partire dalla costruzione del tempio e uno da un certo episodio in epoca maccabea — non si riferisce quindi a Adamo, ma assai probabilmente alla nascita di Noè, salvatore di parte dell’umanità, o più probabilmente alla sua unzione all’età di 10 anni, come successore di Matusalemme nell’ordine di Melchisedec — cui Abramo si dichiara ovviamente inferiore e che Paolo ricorda tuttora esistente con Gesù suo membro; e m’irrita che s’accetti Paolo laddove cambia le indicazioni di Gesù ma non dove dà informazioni storiche — e come ricordato in un testo etiope (e qui: perché sotto Mussolini gli aerei italiani si diedero a bombardare sistematicamente i conventi copti in Etiopia distruggendone le biblioteche? Perché la storia degli Armeni di Mosè Coronese è introvabile nella sua unica traduzione italiana, anche a San Lazzaro degli Armeni, dove il Tommaseo lavorò alla traduzione e dove fu stampata?).

     Ora, con date a.C.:

     5.500: «creazione» d’Adamo, inizio sesto giorno 4.500: ultima catastrofe, ben citata nei testi sumero accadici e dovuta all’impatto da poco scoperto d’un asteroide nell’oceano indiano, dove ha creato il cratere Ruggles, 30 km diametro, seguita da un periodo di pace e grande sviluppo in tutto il mondo: riposo di Jahvè; seguono poi tre secoli di guerre e violenze e processi d’ibridizzazione, e quindi il diluvio, circa 3.150.

     9.500: fine glaciazione ed epoca d’Atlantide, per passaggio ravvicinato di pianeta che cede alla terra il suo satellite, nostra luna; leggasi Giobbe e un salmo, nonché decine d’affermazioni d’astronomi greci (basate certo su testi indiani) o d’altri popoli.

     Inizio secondo giorno 10.500: impatto sul Canada Laurentide di grande asteroide, incendio delle foreste nordamericane a sud dei ghiacci, fine era Clovis, inizio Younger Drias, prima catastrofe da fuoco dei testi Maya, che avendo 4 contro le 3 di Platone-egizi, hanno una memoria più lontana. E gli effetti in Europa-Asia furono… lascio indovinare chi ha un senso astronomico-geologico-fisico. Inizio primo giorno.

     Ma la memoria umana s’estende ancora più indietro, perché gli inizi dei primi due yugas, che decrittati danno tempi del tutto compatibili per la parte finale con le memorie bibliche ed egizie e… corrispondono a eventi ancora più straordinari, antecedenti all’ultima glaciazione, la cui analisi si può trovare nelle 4 monografie di Dwardu Cardona, Newton del giorno d’oggi, e altri studiosi...

     Quindi la Bibbia riappare come testo che conserva memoria precisa di fatti reali, la cui comprensione richiede una conoscenza d’eventi inusuali nel sistema solare, tradotti in un linguaggio in parte criptato, in parte oscuro perché, in particolare, Mosè mai ha avuto una rivelazione dal Padre Eterno — non lo dice e che l’abbia avuta è fantasia dei dottori della legge che nel regno dei cieli entreranno dopo..., ma ha raccolto — da fuori, dai discendenti di Ismaele ed Esaù, dai due che avevano il diritto alla conoscenza che era stata d’Abramo — informazioni vere, ma parziali e ambiguamente formulate.

     Ma oggi conoscenze d’eventi prima sconosciuti e inattesi non fanno che confermare che la Bibbia il principale testimonio in occidente (in oriente abbiamo il Rajatarangini, l’epica di Manas, i 130 volumi di Su Machen, il Nihongi, tutti testi che da noi nessuno legge... eppure il grande Tucci quando era nelle trincee lesse e rilesse sino a consumarlo il grande Rajatarangini, che gli inglesi ottennero con la violenza).

     E quale vergogna che sancrito, cinese, turco non siano lingue a tutti conosciute. E qui devo fare ovviamente un mea culpa. Saluti… {02-03-2009}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Ho cercato con un po’ di punteggiatura ulteriore di rendere comprensibili le frasi a scatole cinesi di Emilio Spedicato. Egli è chiaramente molto dotto quanto a informazioni, ma a parer mio le sue conclusioni non sono per nulla stringenti. Mi limiterò qui di seguito alle questioni più rilevanti per il nostro tema.

     La cosiddetta «informazione talmudica sulla equivalenza d’un giorno con mille anni» è basata sull’allegoria e non ha alcuna consistenza esegetica nei testi biblici. Situare i personaggi biblici a una certa data (p.es. Adamo nel 5.500 a.C.) proviene dal cattivo uso che si è fatto delle genealogie, sommando i dati ivi riportati. Ciò è errato per i seguenti motivi.

     ■ 1) Le genealogie riportano solo gli anelli principali, quindi non tutti i discendenti.

     ■ 2) Il verbo «procreare, generare» ha uno spettro semantico diverso: mentre in italiano è il padre a generare, in ebraico si può dire anche del nonno verso un suo discendente, che oltretutto egli chiama «figlio» (Genesi 31,28.43). Il nonno poteva adottare alcuni dei suoi nipoti a figli suoi e quindi a suoi diretti eredi (Genesi 48,5s). Chi adottava qualcuno a figlio, recitava addirittura la formula: «Oggi ti ho generato» (cfr. Sal 2,7).

     ■ 3) Confrontando le genealogie della Genesi con le altre della Bibbia, ci si rende conto che non possono essere usate per contare l’età del mondo. Luca allunga di un membro tale catena genealogica.

          ● Linea discendente: «E Arpacšad generò Šelah, e Šelah generò Eber» (Genesi 10,24).

          ● Linea ascendente: «[Gesù era figlio]… di Eber, di Sala, di Cainam, di Arfacsad» (Luca 3,35s). La differenza nella grafia dei nomi dipende dalla diversa lingua (ebraico in Genesi e greco in Luca).

     ■ 4) Matteo, per avere una simmetria concentrata su Davide, riduce la genealogia a sequenze di 14 elementi (ebr. DWD [Davide] = 14; Matteo 1,17).

 

Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «La cronologia biblica», Radici 5-6 (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 8-24.

 

Come fa Noè a essere unto a «successore di Matusalemme nell’ordine di Melchisedec», quando quest’ultimo, vivendo al tempo di Abramo, vide la luce molti secoli dopo?

     Le date riportate da Emilio Spedicato, seppur interessanti, sono basate sulla speculazione misteriosofica sua e di altri appassionati di miti e arcani. Difficilmente si fanno pigiare nello schema biblico né in quello speculativo dedotto dai Giudei (5.500 creazione d’Adamo). Tanto più che Emilio Spedicato non crede in un Adamo personale, capostipite di tutta l’umanità, ma a varie umanità parallele sul modello mesopotamico. Egli non crede neppure in un «diluvio universale» su ogni carne, ma a un’alluvione locale o zonale.

     La sua miscela fra miti lontani, geologia e dati biblici appare certo affascinante lì per lì; poi però ci si accorge che per addivenire a tale apparente armonia nel puzzle, si è fatto violenza alle singola tessere. [Per gli approfondimenti si vedano in Nicola Martella, Temi delle origini, Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), i seguenti articoli: «La Genesi e l’antico Medio Oriente», pp. 169-180; «Le nuove mitologie», pp. 260s.]

     Chiaramente gli appassionati di miti pensano di avere la chiave per decifrare il supposto linguaggio criptato dei miti stessi e della Bibbia. Poi però sim ha l’ardire che «Mosè mai ha avuto una rivelazione dal Padre Eterno», sebbene egli stesso dica il contrario, asserendo che «l’Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico» (Esodo 33,11). Nella Torà in 44 versi si legge la precisa espressione: «L’Eterno parlò a Mosè»; e in 98 versi complessivi è affermato questo fatto con altre parole. Non si capisce perché Ismaele ed Esaù avrebbero avuto «il diritto alla conoscenza che era stata d’Abramo», visto che essi si distanziarono rispettivamente dal clan d’Abramo e di Isacco. I discendenti di Esaù non vollero neppure farli passare sui loro confini durante la migrazione dall’Egitto a Canaan e furono sempre loro fieri avversari. È più credibile che la conoscenza biblica sia arrivata a Mosè sulla linea legittima di Noè-Sem-[…] Abramo-Isacco-Giacobbe-Giuseppe… Quest’ultimo era il viceré d’Egitto e Mosè era figlio adottivo della figlia del Faraone e perciò ebbe studi di elevato livello. Lui ebbe nelle mani quella che potremmo chiamare la «legge di Abramo» (Genesi 26,5). Essa permise a Israele di rimanere con una propria identità durante i 400 anni di schiavitù e divenne la base della Torà. [Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Legge: origine», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 213s.]

 

 

3. {Valeria Cairo}

 

Ciao Nicola, interessante questa faccenda che un giorno è come 1.000 anni; grazie, adesso è chiaro! Anch’io l’avevo preso per scontato leggendo superficialmente. Non se ne sa mai abbastanza, colpa nostra e anche «colpa» delle nostre povere chiese bebè.

     Posso sapere cosa pensi tu su questo capitolo di 2 Tessalonicesi 2,3 che hai citato, riguardo alla venuta del Signore? «...non verrà, se prima....»: la cronologia mi sembra chiara o non è da prendere alla «lettera»? Prima di Gesù Cristo dovrebbe venire l’altro, ma qui ti dico che sono convinta di questo, perciò mi preparo; anche se tutti mi dicessero il contrario, resto su questa convinzione, anche se non mi rallegra affatto, perché sarà un tempo difficile a dire poco e la maggioranza sento che vorrebbe schivarla. Mi fermo qui altrimenti... Fraterni saluti… {2 marzo 2009}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

La Scrittura è sempre da prendere alla lettera laddove si asserisce qualcosa di specifico. Il linguaggio allegorico, simbolico o parabolico viene caratterizzato da elementi ben specifici e riconoscibili. La tua domanda ci fa uscire fuori tema. In 2 Tessalonicesi 2,3 Paolo prese posizione contro coloro che avevano non una «vicina attesa» del Messia, ma una «attesa incombente». I due elementi precorritori sono: ▪ 1) la disaffezione dalla fede; ▪ 2) l’avvento «l’uomo del peccato». D’altronde Paolo aggiunse che «il mistero dell’empietà è già all’opera» (v. 7). Il terzo elemento è che c’è chi lo trattiene ancora. Si potrebbe dire che di «anticristi», come li chiamò Giovanni, ossia di persone che hanno affermato d’essere Cristo o Dio (cfr. v. 4) ce ne sono state tante durante la storia e anche attualmente. Gli imperatori romani si facevano venerare come dèi, perseguitavano i cristiani e li costringevano ad abiurare la fede (apostasia); fu uno di tali re a far distruggere il tempio di Gerusalemme. Chi viveva a quel tempo, poteva certamente considerare le parole di Paolo come cose che si stavano adempiendo. Qui parla comunque di una persona particolare, che il Signor Gesù distruggerà personalmente (vv. 8ss). Nella «dinamica predizionale» non rappresenta una contraddizione che cose si adempiano, per poi adempiersi in modo completo e definitivo alla fine dei tempi. Per questi motivi, alcuni credono che la chiesa conoscerà il dittatore ostile a Dio (la «bestia»), ma verrà rapita in mezzo alla tribolazione. Altri pongono tale evento alla fine della tribolazione e lo fanno coincidere con l’avvento in gloria del Messia; l’unico problema per quest’ultima tesi è che nell’Apocalisse da 4,1 in poi non si parla mai della chiesa, ma d’Israele.

     Per l’approfondimento si veda Daniele Bencascio, «Lo pseudo-messia (2 Ts 1-2)», in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 150-153. Si veda qui Daniele Bencascio, «Il rapimento dei redenti (1 Ts 4,13-18)», pp. 154s. Si vedano qui inoltre i seguenti articoli: Bernardo Oxenham – Nicola Martella, «Il rapimento dei redenti», pp. 224-233; «La tribolazione», pp. 246-269. Sulla «attesa incombente» durante la storia e negli ultimi decenni e sui danni a essa prodotti si veda Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso, Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007).

     Per il resto, quanto ai tuoi timori, ti rispondo con un motto: speriamo in meglio, ma prepariamoci al peggio…

 

 

5. {Pier Vittorio De Zorzi}

 

Contributo: Il mio modesto parere, su questi argomenti, è che, come dice Gesù nei Suoi Vangeli, «solo il Padre conosce i tempi»; quindi, trovo perfettamente inutile arrovellarsi sui tempi divini: non ci arriveremo mai!!! Per similitudine, anche tutte le profezie che si siano potute leggere, sono state (più o meno!) svelate solo dopo che si sono verificati gli avvenimenti citati e, in alcuni casi, è rimasto ancora qualche dubbio. Lasciamo che il Padre nostro sviluppi il Suo Disegno secondo la Sua Volontà e assecondiamolo: non possiamo aspettarci niente di meglio! Che Dio ci benedica {2 marzo 2009}

 

Risposta: La questione è che, come abbiamo mostrato nel libro «Escatologia fra legittimità e abuso», in due millenni di storia delle chiese sono sorti continuamente persone nel cristianesimo che hanno insegnato le cose che ho esposto nell’articolo, servendosi di allegorie e speculazioni numerologiche. Così facendo, hanno sedotto le menti di molti loro contemporanei, creando gravi danni alle persone e alla testimonianza. Anche oggigiorno ci sono scritti di vario genere che presentano tali cose come «bibliche». Il nostro compito è avvertire le persone e contrastare tali cose, segnalando tali opere e i loro autori. Ci viene raccomandato di vegliare e di discernere gli spiriti; chi non lo fa, rischia di diventare preda. {Nicola Martella}

 

 

6. {Carlo Levi Caruso}

 

Contributo 1: Caro Nicola, ti prego di non inveire gratuitamente contro i Judei ogni qual volta devi esprimere un’analisi su dei contesti là dove i Judei non hanno mai interferito con la teologia cristiana d’alcuni ignoranti; mi riferisco a quest’ultima tua riflessione in cui asserisci che la speculazione dei Judei riguardo a un giorno = mille ha influito sul pensiero di tanti biblisti. Così non è, non lo è mai stato e che mi risulti in Yashivà [scuola rabbinica, N.d.R.] non ho mai sentito lezioni numerologiche riguardo a tali affermazioni. Lasciaci in pace perché in pace vogliamo rimanere. Shalom. {2 marzo 2009}

 

Risposta 1: Caro Carlo, poiché conosco personalmente un Carlo Caruso, a quel tempo giudeo messianico, non so se tu sia lo stesso o un omonimo. Su di lui ho letto a suo tempo sul sito dell’Edipi, che lo titolava come il «primo rabbino cristiano» d’Italia; su di lui ho scritto anche vari articoli per il sito, invitandolo a dialogare, ma senza alcun esito. Non so comunque se tu sia lui o meno.

     In ogni modo non ho capito completamente lo scopo della tua missiva. Non so neppure se tua abbia letto per intero l’articolo di cui hai ricevuto l’invito alla lettura. Su quest’ultimo erano presentate due lettere ricevute, ma non le mia risposte che stanno sul sito [► Un giorno divino è di mille anni?]. In ogni modo, che la teoria del cosiddetto «giorno divino» = a 1.000 anni si trovi nel Talmud, è fuori discussione. Nel libro sull’escatologia, che ho curato, mostriamo anche l’origine e le fonti di tale teoria. Che ad Alessandria d’Egitto ci sia stata una «osmosi» fra la «scuola giudaica» di stampo ellenistico (p.es. Filone) e la «scuola cristiana» di stampo ellenistico (ambedue usavano il metodo allegorico; cfr. Origene) è mostrato dalla storia e dalle fonti.

     Quindi, qual è il problema di parlare di tali cose? E che problema hai tu con tali cose? {Nicola Martella}

 

Contributo 2: Sì, Nicola, sono proprio io. Per ovvie ragioni non ho messo il mio nome per intero nell’intervista d’Edipi. La mia missiva è che nel tuo modo di dipingere noi ebrei, è un tantino fazioso, forse ho capito male; anzi sono proprio convinto d’aver capito male e ti chiedo perdono. Nel Talmud un libro ritenuto non sacro ne accreditato dagli ebrei, visto che si tratta solo d’opinioni rabbinici, un giorno = mille anni è proprio allegorico ed è stata sempre quella l’intenzione interpretativa così come tu dici, rispondendo alla mia e-mail. Scusa se ho capito male, ma leggendo qualche tuo libro, noto una pesante e inopportuna efferatezza nei confronti di noi ebrei; sai che di mezzo ci sono anche quelli che credono in Gesù il Messia. Ti chiedo per piacere di contenerti quando parli nei nostri confronti. Noi non siamo contenti d’essere chiamati ebrei cristiani ma ebrei messianici non dimenticare. {Carlo Levi Caruso}

 

Risposta 2: Caro Carlo, shalom. Puoi spiegarmi la differenza fra «ebrei cristiani» e «ebrei messianici», visto che anche i seguaci di Chabad Lubavitch si ritengono «ebrei messianici», così tutti i vari movimenti apocalittici dell’ebraismo?

     In ogni modo, quando vorrai ti manderò i link degli articoli, a cui t’avevo invitato a partecipare e che ti vedono coinvolto.

     Io non ce l’ho con l’ebraismo, di cui sono studioso, ma con coloro che vogliono giudaizzare il cristianesimo, specialmente quello gentile; questo certo non riguarda te finora.

{Nicola Martella}

 

Contributo 3: Con piacere ti confermo che ogni Judeo, che si rispetti, attende il Messia. I Lubvatich fanno eccezione perché hanno riconosciuto nella figura del messia un certo Rabbi Nelson, del quale dicono che lo spirito del suo predecessore governa il suo corpo, una specie di reincarnazione. Gli ortodossi dicono che il Messia deve ancora arrivare; i riformisti che il Messia arriverà quando tutto il mondo sarà distrutto; e noi ebrei Messianici che il Messia è già venuto, il suo nome è Yeshua, discendente da Davide, che è morto sulla croce e che dopo tre giorni è risorto, ascendendo, e ritornerà prima della fine dei tempi. Sappiamo che la legge è Yeshua, dunque siamo salvati nel suo nome e festeggiamo tutte le feste bibliche, presentando ogni festa in chiave profetica cosicché rappresenti il Messia. Spero d’esserti stato d’aiuto, anche se queste cose sono sicuro tu lo sapevi. Sono contrario a chi vuole Judaizzare i Gentili, non sono d’accordo con chi vuole circoncidere i Gentili né con chi vuole a tutti i costi festeggiare le feste solenni; ritengo questi fanatici estremisti, anche coloro che in modo pittoresco usano sciarpe della preghiera e kippà, suonando lo shofar laddove non è necessario; diffido coloro che vanno in Israele per convertire gli ebrei senza discernimento. Per te nutro tanto rispetto e molta stima e ti ritengo un servo del Signore Benedetto in Eterno; scusa se ti sono apparso aggressivo, non era mia intenzione, volevo solo difendere le mie convinzioni senza essere offeso né offendere. {Carlo Levi Caruso}

 

Risposta 3: Lascio a Carlo l'ultima parola e ai lettori ogni valutazione. Lo ringrazio per il suo tono finale. {Nicola Martella}

 

 

7. {}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Giorno_mille_parla_Ori.htm

03-03-2009; Aggiornamento:

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce