In opere letterarie e in articoli presenti in internet si afferma continuamente,
in modo ovvio e scontato, che i giorni della creazione sarebbero stati lunghi
periodi di tempo, chi afferma di 1.000 anni e chi di 7.000 anni. Poi si afferma
che l’ultimo giorno della creazione, quello in cui Dio si sarebbe riposato,
durerebbe fino ad oggi; inoltre ne sarebbero passati già circa 6.000 anni. Tale
speculazione allegorica è stata usata dapprima dai Giudei; non a caso nel 2009
ritengono di essere nell'anno 5.770 dalla creazione. Ad esempio, su
Wikipedia si legge: «Il calendario ebraico conta gli anni a partire dalla
presunta data della creazione, che in base alle indicazioni della Bibbia è stata
calcolata dalla tradizione rabbinica al 3760 a.C. Precisamente l'anno 1 inizia
il 6 ottobre 3761 a.C.; la creazione viene posta al 25 Elul o 25 Adar di tale
anno (22 settembre o 29 marzo 3760 a.C.). Perciò ad esempio nell'anno gregoriano
2006 inizia l'anno ebraico 5767». Chi segue questa teoria, conclude perciò che
presto verrà la fine del mondo, al compimento dei 6.000 anni. Come abbiamo detto
nell’articolo «Un
giorno divino è di mille anni?», tutto ciò contraddice le
parole di Gesù, secondo cui nessuno sa quando avverrà il tempo della fine,
tranne il Padre celeste soltanto. Qui diamo ai lettori l’occasione di discutere tale articolo. Per
l’approfondimento rimandiamo inoltre alle seguenti opere:
■ Nicola Martella, «Giorni, ere e genealogie», Temi delle origini,
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 104-114. Sul tema del riposo e del presunto
riposarsi di Dio si veda Nicola Martella, Esegesi delle origini,
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 98ss.
■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007): «Escatologia giudaica dei primi secoli», pp. 28-32 (pp. 30ss
numerologia speculativa nel giudaismo); «Il millenarismo speculativo», pp. 39ss; «L’escatologia giudaica dal
Medioevo in poi», pp. 50ss.
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1.
{Emilio Spedicato}
▲
Velikovsky è
grandissimo studioso; il padre fu tra i fondatori del movimento sionista e fu il
primo ad acquistare terra in Palestina per un kibbutz, poi donato allo Stato
d’Israele, del cui fondatore Weizman era amico. Quando otto anni fa lessi il
passo di Velikovsky, scaricandolo dal sito — curato dal suo assistente, il
praghese Jan Sammer, dove si trovano tutti i quaranta libri, di cui solo una
decina pubblicati — l’informazione talmudica sulla equivalenza d’un giorno con
mille anni non mi disse nulla. Ora appare d’una estrema chiarezza e in accordo
con quanto noto dopo recenti scoperte.
Innanzitutto la «creazione» d’Adamo va situata al 5.500 a.C., come segue dai
calendari etiopi e bizantini, la cui differenza di 8 anni segue dall’errore ben
noto compiuto da Dionigi Exiguus nel datare la nascita di Cristo, e dai testi
sumero-accadici. Il 3.600 circa a.C. del calendario che gli Ebrei o meglio i
Giudei (perché non si tratta delle 10 tribù, ignorate e odiate dai giudei)
adottarono in tarda epoca, dopo la caduta di Gerusalemme — dopo avere adottato
prima due calendari, uno a partire dalla costruzione del tempio e uno da un
certo episodio in epoca maccabea — non si riferisce quindi a Adamo, ma assai
probabilmente alla nascita di Noè, salvatore di parte dell’umanità, o più
probabilmente alla sua unzione all’età di 10 anni, come successore di
Matusalemme nell’ordine di Melchisedec
— cui Abramo si dichiara ovviamente inferiore e che Paolo ricorda tuttora
esistente con Gesù suo membro; e m’irrita che s’accetti Paolo laddove cambia le
indicazioni di Gesù ma non dove dà informazioni storiche — e come ricordato in
un testo etiope (e qui: perché sotto Mussolini gli aerei italiani si diedero a
bombardare sistematicamente i conventi copti in Etiopia distruggendone le
biblioteche? Perché la storia degli Armeni di Mosè Coronese è introvabile nella
sua unica traduzione italiana, anche a San Lazzaro degli Armeni, dove il
Tommaseo lavorò alla traduzione e dove fu stampata?).
Ora, con date a.C.:
5.500: «creazione» d’Adamo, inizio sesto giorno 4.500: ultima catastrofe,
ben citata nei testi sumero accadici e dovuta all’impatto da poco scoperto d’un
asteroide nell’oceano indiano, dove ha creato il cratere Ruggles, 30 km
diametro, seguita da un periodo di pace e grande sviluppo in tutto il mondo:
riposo di Jahvè; seguono poi tre secoli di guerre e violenze e processi
d’ibridizzazione, e quindi il diluvio, circa 3.150.
9.500: fine glaciazione ed epoca d’Atlantide, per passaggio ravvicinato di
pianeta che cede alla terra il suo satellite, nostra luna; leggasi Giobbe e un
salmo, nonché decine d’affermazioni d’astronomi greci (basate certo su testi
indiani) o d’altri popoli.
Inizio
secondo giorno 10.500: impatto sul Canada Laurentide di grande asteroide,
incendio delle foreste nordamericane a sud dei ghiacci, fine era Clovis, inizio
Younger Drias, prima catastrofe da fuoco dei testi Maya, che avendo 4 contro le
3 di Platone-egizi, hanno una memoria più lontana. E gli effetti in Europa-Asia
furono… lascio indovinare chi ha un senso astronomico-geologico-fisico. Inizio
primo giorno.
Ma la memoria umana s’estende ancora più indietro, perché gli inizi dei primi
due yugas, che decrittati danno tempi del tutto compatibili per la parte finale
con le memorie bibliche ed egizie e… corrispondono a eventi ancora più
straordinari, antecedenti all’ultima glaciazione, la cui analisi si può trovare
nelle 4 monografie di Dwardu Cardona, Newton del giorno d’oggi, e altri
studiosi...
Quindi la Bibbia riappare come testo che conserva memoria precisa di fatti
reali, la cui comprensione richiede una conoscenza d’eventi inusuali nel sistema
solare, tradotti in un linguaggio in parte criptato, in parte oscuro perché, in
particolare, Mosè mai ha avuto una rivelazione dal Padre Eterno — non lo
dice e che l’abbia avuta è fantasia dei dottori della legge che nel regno dei
cieli entreranno dopo..., ma ha raccolto — da fuori, dai discendenti di
Ismaele ed Esaù, dai due che avevano il diritto alla conoscenza che
era stata d’Abramo — informazioni vere, ma parziali e ambiguamente formulate.
Ma oggi conoscenze d’eventi prima sconosciuti e inattesi non fanno che
confermare che la Bibbia il principale testimonio in occidente (in oriente
abbiamo il Rajatarangini, l’epica di Manas, i 130 volumi di Su Machen, il
Nihongi, tutti testi che da noi nessuno legge... eppure il grande Tucci quando
era nelle trincee lesse e rilesse sino a consumarlo il grande Rajatarangini, che
gli inglesi ottennero con la violenza).
E quale vergogna che sancrito, cinese, turco non siano lingue a tutti
conosciute. E qui devo fare ovviamente un mea culpa. Saluti… {02-03-2009}
2.
{Nicola Martella}
▲
Ho cercato con un po’ di punteggiatura ulteriore di rendere comprensibili le frasi a scatole
cinesi di
Emilio Spedicato. Egli è chiaramente molto dotto quanto a informazioni, ma a parer mio le sue conclusioni
non sono per nulla stringenti. Mi limiterò qui di seguito alle questioni più
rilevanti per il nostro tema.
La cosiddetta «informazione talmudica sulla equivalenza d’un giorno con mille
anni» è basata sull’allegoria e non ha alcuna consistenza esegetica nei
testi biblici. Situare i personaggi biblici a una certa data (p.es. Adamo nel
5.500 a.C.) proviene dal cattivo uso che si è fatto delle genealogie, sommando i
dati ivi riportati. Ciò è errato per i seguenti motivi.
■ 1) Le genealogie riportano solo gli anelli principali, quindi non tutti
i discendenti.
■ 2) Il verbo «procreare, generare» ha uno spettro semantico diverso:
mentre in italiano è il padre a generare, in ebraico si può dire anche del nonno
verso un suo discendente, che oltretutto egli chiama «figlio» (Genesi 31,28.43).
Il nonno poteva adottare alcuni dei suoi nipoti a figli suoi e quindi a suoi
diretti eredi (Genesi 48,5s). Chi adottava qualcuno a figlio, recitava
addirittura la formula: «Oggi ti ho generato» (cfr. Sal 2,7).
■ 3) Confrontando le genealogie della Genesi con le altre della Bibbia, ci si
rende conto che non possono essere usate per contare l’età del mondo. Luca
allunga di un membro tale catena genealogica.
●
Linea discendente: «E Arpacšad generò Šelah, e Šelah generò Eber»
(Genesi 10,24).
●
Linea ascendente: «[Gesù era figlio]… di Eber, di Sala,
di Cainam, di Arfacsad» (Luca
3,35s). La differenza nella grafia dei nomi dipende dalla diversa lingua
(ebraico in Genesi e greco in Luca).
■ 4) Matteo, per avere una simmetria concentrata su Davide, riduce la genealogia
a sequenze di 14 elementi (ebr. DWD [Davide] = 14; Matteo 1,17).
Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «La cronologia biblica»,
Radici 5-6 (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 8-24.
Come fa Noè a
essere unto a «successore di Matusalemme nell’ordine di Melchisedec»,
quando quest’ultimo, vivendo al tempo di Abramo, vide la luce molti secoli dopo?
Le date riportate da Emilio Spedicato, seppur interessanti, sono basate sulla
speculazione misteriosofica sua e di altri appassionati di miti e arcani.
Difficilmente si fanno pigiare nello schema biblico né in quello speculativo
dedotto dai Giudei (5.500 creazione d’Adamo). Tanto più che Emilio Spedicato non
crede in un Adamo personale, capostipite di tutta l’umanità, ma a varie umanità
parallele sul modello mesopotamico. Egli non crede neppure in un «diluvio
universale» su ogni carne, ma a un’alluvione locale o zonale.
La sua miscela fra miti lontani, geologia e dati biblici appare certo
affascinante lì per lì; poi però ci si accorge che per addivenire a tale
apparente armonia nel puzzle, si è fatto violenza alle singola tessere. [Per gli
approfondimenti si vedano in Nicola Martella, Temi delle origini,
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), i seguenti articoli: «La Genesi e l’antico Medio
Oriente», pp. 169-180; «Le nuove mitologie», pp. 260s.]
Chiaramente gli appassionati di miti pensano di avere la chiave per decifrare il
supposto linguaggio criptato dei miti stessi e della Bibbia. Poi però sim ha
l’ardire che «Mosè mai ha avuto una rivelazione dal Padre Eterno»,
sebbene egli stesso dica il contrario, asserendo che «l’Eterno parlava con
Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico» (Esodo 33,11).
Nella Torà in 44 versi si legge la precisa espressione: «L’Eterno parlò a
Mosè»; e in 98 versi complessivi è affermato questo fatto con altre parole.
Non si capisce perché Ismaele ed Esaù avrebbero avuto «il diritto alla conoscenza che era stata
d’Abramo», visto che essi si distanziarono rispettivamente dal clan d’Abramo e
di Isacco. I discendenti di Esaù non vollero neppure farli passare sui loro
confini durante la migrazione dall’Egitto a Canaan e furono sempre loro fieri
avversari. È più credibile che la conoscenza biblica sia arrivata a Mosè sulla
linea legittima di Noè-Sem-[…] Abramo-Isacco-Giacobbe-Giuseppe… Quest’ultimo era
il viceré d’Egitto e Mosè era figlio adottivo della figlia del Faraone e perciò
ebbe studi di elevato livello. Lui ebbe nelle mani quella che potremmo chiamare
la «legge di Abramo» (Genesi 26,5). Essa permise a Israele di rimanere con una
propria identità durante i 400 anni di schiavitù e divenne la base della Torà.
[Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Legge: origine»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 213s.]
3.
{Valeria Cairo}
▲
Ciao Nicola,
interessante questa faccenda che un giorno è
come 1.000 anni; grazie, adesso è
chiaro! Anch’io l’avevo preso per scontato leggendo superficialmente. Non se ne
sa mai abbastanza, colpa nostra e anche «colpa» delle nostre povere chiese bebè.
Posso sapere cosa pensi tu su questo capitolo di 2 Tessalonicesi 2,3 che hai
citato, riguardo alla venuta del Signore? «...non verrà, se prima....»:
la cronologia mi sembra chiara o non è da prendere alla «lettera»? Prima di Gesù
Cristo dovrebbe venire l’altro, ma qui ti dico che sono convinta di questo,
perciò mi preparo; anche se tutti mi dicessero il contrario, resto su questa
convinzione, anche se non mi rallegra affatto, perché sarà un tempo difficile a
dire poco e la maggioranza sento che vorrebbe schivarla. Mi fermo qui
altrimenti... Fraterni saluti… {2 marzo 2009}
4.
{Nicola Martella}
▲
La Scrittura è
sempre da prendere alla lettera laddove si asserisce qualcosa di specifico. Il
linguaggio allegorico, simbolico o parabolico viene caratterizzato da elementi
ben specifici e riconoscibili. La tua domanda ci fa uscire fuori tema. In 2
Tessalonicesi 2,3 Paolo prese posizione contro coloro che avevano non una
«vicina attesa» del Messia, ma una «attesa incombente». I due elementi
precorritori sono: ▪ 1) la disaffezione dalla fede; ▪ 2) l’avvento «l’uomo del
peccato». D’altronde Paolo aggiunse che «il mistero dell’empietà è già
all’opera» (v. 7). Il terzo elemento è che c’è chi lo trattiene ancora. Si
potrebbe dire che di «anticristi», come li chiamò Giovanni, ossia di persone che
hanno affermato d’essere Cristo o Dio (cfr. v. 4) ce ne sono state tante durante
la storia e anche attualmente. Gli imperatori romani si facevano venerare come
dèi, perseguitavano i cristiani e li costringevano ad abiurare la fede
(apostasia); fu uno di tali re a far distruggere il tempio di Gerusalemme. Chi
viveva a quel tempo, poteva certamente considerare le parole di Paolo come cose
che si stavano adempiendo. Qui parla comunque di una persona particolare, che il
Signor Gesù distruggerà personalmente (vv. 8ss). Nella «dinamica predizionale»
non rappresenta una contraddizione che cose si adempiano, per poi adempiersi in
modo completo e definitivo alla fine dei tempi. Per questi motivi, alcuni
credono che la chiesa conoscerà il dittatore ostile a Dio (la «bestia»), ma
verrà rapita in mezzo alla tribolazione. Altri pongono tale evento alla fine
della tribolazione e lo fanno coincidere con l’avvento in gloria del Messia;
l’unico problema per quest’ultima tesi è che nell’Apocalisse da 4,1 in poi non
si parla mai della chiesa, ma d’Israele.
Per l’approfondimento si veda Daniele Bencascio, «Lo pseudo-messia (2 Ts 1-2)»,
in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 150-153. Si veda qui Daniele Bencascio, «Il rapimento dei
redenti (1 Ts 4,13-18)», pp. 154s. Si vedano qui inoltre i seguenti articoli:
Bernardo Oxenham – Nicola Martella, «Il rapimento dei redenti», pp. 224-233; «La
tribolazione», pp. 246-269. Sulla «attesa incombente» durante la storia e negli
ultimi decenni e sui danni a essa prodotti si veda Nicola Martella (a cura di),
Escatologia fra legittimità e abuso,
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007).
Per il resto, quanto ai tuoi timori, ti rispondo con un motto: speriamo in
meglio, ma prepariamoci al peggio…
5.
{Pier Vittorio De Zorzi}
▲
■
Contributo:
Il mio modesto parere, su questi argomenti, è che, come dice Gesù nei
Suoi Vangeli, «solo il Padre conosce i
tempi»; quindi, trovo perfettamente inutile arrovellarsi sui tempi
divini: non ci arriveremo mai!!! Per
similitudine, anche tutte le profezie che si siano potute leggere, sono state
(più o meno!) svelate solo dopo che si sono verificati gli avvenimenti citati e,
in alcuni casi, è rimasto ancora qualche dubbio. Lasciamo che il Padre nostro
sviluppi il Suo Disegno secondo la Sua Volontà e assecondiamolo: non possiamo
aspettarci niente di meglio! Che Dio ci benedica {2 marzo 2009}
▬
Risposta: La questione è che, come abbiamo mostrato nel
libro «Escatologia fra legittimità e abuso»,
in due millenni di storia delle chiese sono sorti continuamente persone nel
cristianesimo che hanno insegnato le cose che ho esposto nell’articolo,
servendosi di allegorie e speculazioni numerologiche. Così facendo, hanno
sedotto le menti di molti loro contemporanei, creando gravi danni alle persone e
alla testimonianza. Anche oggigiorno ci sono scritti di vario genere che
presentano tali cose come «bibliche». Il nostro compito è avvertire le persone e
contrastare tali cose, segnalando tali opere e i loro autori. Ci viene
raccomandato di vegliare e di discernere gli spiriti; chi non lo fa, rischia di
diventare preda.
{Nicola Martella}
6.
{Carlo Levi Caruso}
▲
■
Contributo 1:
Caro Nicola, ti prego di non inveire
gratuitamente contro i Judei ogni qual volta devi esprimere un’analisi su dei
contesti là dove i Judei non hanno mai interferito con la teologia cristiana
d’alcuni ignoranti; mi riferisco a quest’ultima tua riflessione in cui asserisci
che la speculazione dei Judei riguardo a un giorno = mille ha influito sul
pensiero di tanti biblisti. Così non è, non lo è mai stato e che mi risulti in
Yashivà [scuola rabbinica, N.d.R.] non ho mai sentito lezioni numerologiche
riguardo a tali affermazioni. Lasciaci in pace perché in pace vogliamo rimanere.
Shalom. {2 marzo 2009}
▬
Risposta 1: Caro Carlo, poiché conosco personalmente un Carlo
Caruso, a quel tempo giudeo messianico, non so se tu sia lo stesso o un omonimo.
Su di lui ho letto a suo tempo sul sito dell’Edipi, che lo titolava come il
«primo rabbino cristiano» d’Italia; su di lui ho scritto anche vari articoli per
il sito, invitandolo a dialogare, ma senza alcun esito. Non so comunque se tu
sia lui o meno.
In ogni modo non ho capito completamente lo scopo della tua missiva. Non so
neppure se tua abbia letto per intero l’articolo di cui hai ricevuto l’invito
alla lettura. Su quest’ultimo erano presentate due lettere ricevute, ma non le
mia risposte che stanno sul sito [► Un
giorno divino è di mille anni?]. In ogni modo, che la teoria del cosiddetto
«giorno divino» = a 1.000 anni si trovi nel Talmud, è fuori discussione. Nel
libro sull’escatologia, che ho curato, mostriamo anche l’origine e le fonti di
tale teoria. Che ad Alessandria d’Egitto ci sia stata una «osmosi» fra la
«scuola giudaica» di stampo ellenistico (p.es. Filone) e la «scuola cristiana»
di stampo ellenistico (ambedue usavano il metodo allegorico; cfr. Origene) è
mostrato dalla storia e dalle fonti.
Quindi, qual è il problema di parlare di tali cose? E che problema hai tu con
tali cose? {Nicola Martella}
■
Contributo 2:
Sì, Nicola, sono proprio io. Per ovvie ragioni
non ho messo il mio nome per intero nell’intervista d’Edipi. La mia missiva è
che nel tuo modo di dipingere noi ebrei, è un tantino fazioso, forse ho capito
male; anzi sono proprio convinto d’aver capito male e ti chiedo perdono. Nel
Talmud un libro ritenuto non sacro ne accreditato dagli ebrei, visto che si
tratta solo d’opinioni rabbinici, un giorno = mille anni è proprio allegorico ed
è stata sempre quella l’intenzione interpretativa così come tu dici, rispondendo
alla mia e-mail. Scusa se ho capito male, ma leggendo qualche tuo libro, noto
una pesante e inopportuna efferatezza nei confronti di noi ebrei; sai che di
mezzo ci sono anche quelli che credono in Gesù il Messia. Ti chiedo per piacere
di contenerti quando parli nei nostri confronti. Noi non siamo contenti d’essere
chiamati ebrei cristiani ma ebrei messianici non dimenticare. {Carlo Levi
Caruso}
▬
Risposta 2: Caro Carlo, shalom. Puoi spiegarmi la differenza fra
«ebrei cristiani» e «ebrei messianici», visto che anche i seguaci di Chabad
Lubavitch si ritengono «ebrei messianici», così tutti i vari movimenti
apocalittici dell’ebraismo?
In ogni modo, quando vorrai ti manderò i link degli articoli, a cui t’avevo
invitato a partecipare e che ti vedono coinvolto.
Io non ce l’ho con l’ebraismo, di cui sono studioso, ma con coloro che vogliono
giudaizzare il cristianesimo, specialmente quello gentile; questo certo non
riguarda te finora.
{Nicola Martella}
■
Contributo 3:
Con piacere ti confermo che ogni Judeo, che si
rispetti, attende il Messia. I Lubvatich fanno eccezione perché hanno
riconosciuto nella figura del messia un certo Rabbi Nelson, del quale dicono che
lo spirito del suo predecessore governa il suo corpo, una specie di
reincarnazione. Gli ortodossi dicono che il Messia deve ancora arrivare; i
riformisti che il Messia arriverà quando tutto il mondo sarà distrutto; e noi
ebrei Messianici che il Messia è già venuto, il suo nome è Yeshua, discendente
da Davide, che è morto sulla croce e che dopo tre giorni è risorto, ascendendo,
e ritornerà prima della fine dei tempi. Sappiamo che la legge è Yeshua, dunque
siamo salvati nel suo nome e festeggiamo tutte le feste bibliche, presentando
ogni festa in chiave profetica cosicché rappresenti il Messia. Spero d’esserti
stato d’aiuto, anche se queste cose sono sicuro tu lo sapevi. Sono contrario a
chi vuole Judaizzare i Gentili, non sono d’accordo con chi vuole circoncidere i
Gentili né con chi vuole a tutti i costi festeggiare le feste solenni; ritengo
questi fanatici estremisti, anche coloro che in modo pittoresco usano sciarpe
della preghiera e kippà, suonando lo shofar laddove non è necessario; diffido
coloro che vanno in Israele per convertire gli ebrei senza discernimento. Per te
nutro tanto rispetto e molta stima e ti ritengo un servo del Signore Benedetto
in Eterno; scusa se ti sono apparso aggressivo, non era mia intenzione, volevo
solo difendere le mie convinzioni senza essere offeso né offendere.
{Carlo Levi Caruso}
▬
Risposta 3: Lascio a Carlo l'ultima parola e ai lettori ogni
valutazione. Lo ringrazio per il suo tono finale. {Nicola Martella}
7.
{}
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8.
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9.
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10.
{}
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11.
{}
▲
12.
{}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Giorno_mille_parla_Ori.htm
03-03-2009; Aggiornamento: |