Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Escatologia

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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UN GIORNO DIVINO È DI MILLE ANNI?

 

 di Nicola Martella

 

Le questioni dei lettori

 

Primo lettore: Sto leggendo il libro di Corrado Augias - Remo Cacitti, «Inchiesta sul Cristianesimo» (2008).  È molto interessante l’affermazione di pag. 162, che dice: «Se Jahwè ha creato il mondo in sei giorni, e il settimo si è riposato, dal momento che un giorno di Dio vale mille anni, il mondo durerà seimila anni. L’ultimo millennio, quello del regno di Cristo, sarà il luogo del riposo per chi lo ha meritato». Eccetera.

     Tutto ciò è molto interessante, visto che s’aspetta la nuova venuta del Cristo. Ora mi domando: l’anno ebraico, mi sembra sia giunto al 5.650 più o meno. Ma quest’anno ebraico parte dalla creazione? Se così fosse, mancherebbero circa 350 anni fino al regno millenario, quindi sarebbe molto vicino. Gradirei ricevere conferma di questa teoria. {Francesco Pecoraro; 09-10-2008}

 

Secondo lettore: Nel Talmud (vedasi Velikovsky, «In the beginning») sta scritto che i giorni della «creazione» corrispondono a 1.000 anni l’uno. Ora una domanda, cui una risposta era impossibile sino a due-tre anni fa, è questa: cosa è successo nel primo di questi sette millenni? {Emilio Spedicato; 17-11-2008}

 

 

Le risposte

 

La numerologia millenarista dei presunti 6.000 anni della storia del mondo, desunti da una lettura spiritualista dei sei giorni creazionali più uno, deriva dalle speculazioni allegoriche del giudaismo. Da qui tale ideologia è entrata nel cristianesimo e si è diffusa nei secoli, portando tante speculazioni dottrinali e sciagure esistenziali nelle chiese.

     Qui posso solo accennare alla questione, avendola abbondantemente affrontata altrove. Da nessuna parte nella Bibbia è scritto che un giorno divino sia di mille anni. Il tutto deriva da una lettura speculativa di Salmo 90,4; qui Mosè, paragonando la fuggevole vita dell’uomo con la perpetuità di Dio (vv. 1-3), conclude dicendo: «Infatti mille anni, agli occhi tuoi, sono come il giorno di ieri, quand’è passato, e come una veglia nella notte» (v. 4). Si noti che l’autore faceva solo un paragone («come») con «ieri» e con il turno di «veglia notturna», e non stava stabilendo una sorta di matematica divina o una «teoria del giorno-era» (o day-age-theory).

     Tale confronto fra uno e 1.000 si trova anche altrove, ad esempio: «Un giorno nei tuoi cortili vale meglio che mille altrove» (Salmo 84,10), ma è solo un paragone. Mille indicava un numero alto e spesso spropositato (Isaia 7,23). Ciò valeva specialmente se confrontato con «uno» o un altro piccolo numero: «Uno solo di voi ne inseguiva mille» (Giosuè 23,10). «Mille di voi fuggiranno alla minaccia di uno solo; alla minaccia di cinque vi darete alla fuga» (Isaia 30,17).

     Anche nella citazione a senso, che Pietro fece di Salmo 90,4, c’era la stessa logica. Alla domanda retorica: «Dov’è la promessa della sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano nel medesimo stato come dal principio della creazione» (2 Pietro 3,4) — egli rispose, facendo riferimento alla pazienza di Dio (v. 9) e dicendo: «Ma voi, diletti, non dimenticate quest’unica cosa, che per il Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno» (v. 8). Si noti anche qui il paragone («come») e l’inversione dei termini (1 e 1.000, giorno e anni). Il senso è che per Dio il tempo è relativo, poiché non invecchia né viene meno nelle sue forze e nei suoi obiettivi.

     Mancherebbero veramente circa 350 anni all’inizio del regno messianico? Se partendo dal calendario ebraico si potesse calcolare l’avvento del Messia e la fine del mondo, Gesù Cristo si sarebbe alquanto sbagliato, non seguendo tale concezione giudaica!? Gli apostoli e le chiese erano degli sprovveduti ad aspettare il Messia come un ladro che viene quando meno uno se l’aspetta!? Vediamo invece che Gesù, concludendo il suo discorso escatologico, affermò: «Quant’è a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli dei cieli, neppure il Figlio, ma il Padre solo» (Matteo 24,36). Come si possono calcolare «i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla sua propria autorità»? (Atti 1,7).

     Lo stesso Paolo dovette spesso correggere le idee malsane e speculative che certa gente metteva in giro sulla base dei propri calcoli: «Vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta la disaffezione e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario…» (2 Tessalonicesi 2,3ss). Poi verrà improvvisamente, come un ladro nella notte (1 Tessalonicesi 5,1ss).

 

La teoria «un giorno uguale a 1.000 anni» è quindi mera speculazione allegorica del giudaismo. L’ho affrontata in modo esegetico e l’ho confutata, quanto agli aspetti della protologia (dottrina delle origini), nella seguente opera: Nicola Martella, Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006): «Giorni, ere e genealogie», pp. 104-114.

     Abbiamo affrontato gli aspetti escatologici della questione nella seguente opera: Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso, Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007): «Escatologia giudaica dei primi secoli», pp. 28-32 (pp. 30ss numerologia speculativa nel giudaismo); «Il millenarismo speculativo», pp. 39ss; «L’escatologia giudaica dal Medioevo in poi», pp. 50ss; poi tale discorso venne ripreso da varie correnti cristiane, che discuto in seguito: si vedano al riguardo gli abusi e le amare conseguenze di una tale malsana concezione nelle seguenti sezioni: «Escatologia e primo millennio», pp. 27-52; «Escatologia e secondo millennio», pp. 53-113.

     La teoria «un giorno uguale a 1.000 anni» è una delle tante «favole giudaiche» (Tito 1,14), di cui il Talmud e altre opere giudaiche sono pieni. Paolo aveva lasciato Timoteo a Efeso «per ordinare a certuni che non insegnino dottrina diversa né si occupino di favole e di genealogie senza fine, le quali producono questioni, anziché promuovere l’economia di Dio, che è in fede» (1 Timoteo 1,3s; cfr. 4,7). Ciò è un «vano parlare» di persone che vogliono «essere dottori della legge, quantunque non intendano quello che dicono, né quello che danno per certo» (1 Timoteo 1,6s; cfr. 2 Timoteo 4,3s).

    Quanto alla domanda del professor Emilio Spedicato: «Cosa è successo nel primo di questi sette millenni?», bisogna rispondere: «Non è successo proprio nulla, poiché non ci sono stati tali sedicenti "sette millenni" durante la creazione». La velocità, con cui avvengono le cose, dipende dal sistema, in cui esse al momento si trovano e dalla tecnica usata (si pensi ad esempio alla pentola a pressione, in cui l'acqua bolle prima, e alla camera isobarica, in cui le ferite rimarginano più in fretta). Il Dio onnipotente, essendo tale, non ha avuto problemi a creare le cose in sei giorni creazionali letterali, poiché  «grande è il Signor nostro e immenso è il suo potere; la sua intelligenza è infinita» (Salmo 147,5; cfr. Giobbe 11,6). «Il Signore è Dio d’eternità, il creatore degli estremi confini della terra. Egli non s’affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile» (Isaia 40,28; cfr. 42,5; 45,12.18). «Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli» (Geremia 10,12; 51,15).

    Questa è la testimonianza biblica. Come è successo all'acqua che si trasformò in vino su comandò di Gesù (Giovanni 2,7ss) o come accadde ai pani e ai pesci, che furono moltiplicati dinanzi agli occhi di tutti (Matteo 14,17ss; 15,34ss), così accadde pure alle origini: «I cieli furono fatti dalla parola del Signore, e tutto il loro esercito dal soffio della sua bocca. [...] Poiché egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa sorse» (Salmo 33,6.9). «Egli comandò, e furono create» (Salmo 148,5). La fede di una persona timorata di Dio e sottomessa alla sua Parola non può che associarsi a tale testimonianza biblica.

 

Un giorno divino è di mille anni? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Da Isaia 54 a Gioacchino da Fiore {Nicola Martella} (A)

Uso improprio della Bibbia nell’escatologia speculativa {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Giorno_divino_mille_Esc.htm

09-10-2008; Aggiornamento: 03-03-2009

 

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