Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LO SPIRITO SANTO È UN’INDIVIDUALITÀ PERSONALE?

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Premettiamo che secondo noi il monoteismo trinitario sia il cuore della rivelazione del Nuovo Testamento. Riteniamo che senza la dottrina della Trinità non è possibile comprendere e sperimentare pienamente tutti i molteplici aspetti della redenzione del nuovo patto, poiché essi dipendono dall'azione personale e sovrannaturale del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Eppure non tutti credono che le cose stiano così.

    Ad esempio, tempo fa un lettore mi ha scritto, tra altre cose, quanto segue. «Cosa penso io della Trinità? Cerco di non pensarci o mi viene il mal di testa. Credo in Dio Padre e in Dio Figlio, ma quanto allo Spirito Santo lo ritengo una forma d’effusione spirituale con cui Dio opera la sua volontà, ma non è una persona. Ho dei dubbi su questa strana dottrina, sorta intorno al quarto secolo per motivi politici che l’apostata Costantino utilizzò in funzione anti-ariana e di riflesso per rafforzare la sua posizione imperiale. Nella Bibbia non parla in modo esplicito della Trinità, i cristiani dei primi tre secoli non ne hanno fatto menzione. Quindi non sono autorizzato a crederci solo su basi teoretiche intuitive. Se la Bibbia lo dice, ci si crede. Se non lo dice, non ci si crede». {Gigi Proletario, ps.; 21 aprile 2009}

     E tempo dopo ritornava sull’argomento della Trinità come segue: «La Bibbia per certi aspetti rimane un libro ermetico. Riguardo alla questione trinitaria, l’argomento è ancora più complesso e occorre scandagliare il fondo dell’abisso, dove si è sviluppata questa teoria, che comunque non ha espliciti [riferimenti] in nessun passo del Nuovo Testamento. Essa è una dottrina suppositiva, ma non realistica. La divinità duale è ragionevole e documentata nel contesto neotestamentario, quella trinitaria a mio avviso no. In latino persona significa «maschera» per cui si può parlare d’aspetti caratterizzanti la Trinità, ma non della deità dei tre presunti elementi costitutivi. Quanto allo Spirito Santo esso è un’emanazione divina, ma nulla porta a credere che si tratti d’una persona, nemmeno qualche sporadico riferimento paolinico, per me insufficiente». {18 maggio 2009}

     Risponderò a tutto ciò specialmente negli aspetti conclusivi.

 

 

2.  ENTRIAMO IN TEMA: In questa ricerca mi limiterò dapprima specialmente ai libri storici del NT, ossia agli Evangeli e agli Atti, poiché mostrano una concezione (non dottrinale) così come viene presentata, narrando fatti accaduti. La questione è questa: Gesù e gli apostoli trattarono lo Spirito Santo come una cosa, un’energia, un’emanazione impersonale di Dio oppure come una persona munita di consapevolezza, individualità, volontà e azione autonoma?

     Sotto trattiamo un atteggiamento tipico dei Sadducei d’allora, che si ritrova oggigiorno in coloro che negano l’individualità personale dello Spirito Santo. I Sadducei avevano abbracciato il razionalismo ellenista, oltre alla cultura e ai costumi ellenisti. Anche oggigiorno, coloro che negano allo Spirito Santo un’individualità personale, sono figli del razionalismo e del positivismo.

     Alcuni oppositori dello Spirito Santo come persona sono scandalizzati dal fatto che Egli (esso per loro) sia messo assolutamente al centro della fede e della devozione da parte di alcuni gruppi pentecostali e specialmente di quelli carismaticisti e dal fatto che tale atteggiamento ha prodotto un misticismo e una religiosità esaltata e spesso parossistica, alimentando pericolose commistioni dottrinali, devozionali ed esperienziali. Perciò, per contrappasso, alcuni preferiscono spersonalizzare lo Spirito Santo e renderlo una mera manifestazione impersonale e irrazionale (incontrollabile e imprevedibile) di Dio.

     Ad altri, abituati a un pensiero magico, una visione solo energetica dello Spirito Santo fa comodo, per potersene servire per i loro scopi taumaturgici (cfr. Simone il Mago At 8,9.18ss). Nel pensiero magico lo «spirito» è una specie di pericoloso fuoco, che l’esperto domina e se lo rende utile per i propri scopi.

     Infine altri ancora, volendo essere ancorati all’AT e volendo filtrare il NT con l’AT, credono di preservare il monoteismo (inteso non come unicità ma come unica persona), negando l’individualità personale allo Spirito Santo e rendendolo solo una manifestazione o tutt’al più un’emanazione temporanea di Dio stesso (una specie di ologramma divino); usando tale discrimina (filtro, paraocchi), non colgono a pieno la progressività della rivelazione divina e la pienezza del nuovo patto. Come al solito, in tutto ciò il contrario di una menzogna non è sempre la verità, ma può essere una menzogna di senso contrario.

 

 

3.  LO SPIRITO NELL’AT: Nell’AT Dio, oltre a manifestarsi indirettamente nella natura mediante fenomeni particolari (Es 19,18; 1 Re 19,11ss), si rivelava specialmente mediante due teofanie dirette: quella visibile nel cosiddetto «inviato dell’Eterno» e quella invisibile nello Spirito dell’Eterno; a esse si aggiunga anche quella nella «gloria dell’Eterno» (cfr. Ez 3,23). Sullo Spirito dell’Eterno nell’AT quale manifestazione di Dio abbiamo parlato nel «Manuale Teologico dell’Antico Testamento» nell’articolo «Spirito di Dio», pp. 336s; si veda qui anche l’articolo «Spirito Santo: collocazione», p. 340. Per l’approfondimento si vedano qui anche gli articoli «Manifestazioni di Dio», pp. 224-227; «Teofania», pp. 351s.

     Nell’AT si trova raramente lo Spirito di Dio che parla a qualcuno: «Lo spirito dell’Eterno ha parlato per mio mezzo, e la sua parola è stata sulle mie labbra» (2 Sm 23,2 Davide). Qui intendeva probabilmente ancora che Dio parlò a qualcuno, nell’atto dell’ispirazione, mediante la sua presenza invisibile (spirituale), sebbene effettiva e diretta (cfr. 2 Cr 18,23 esce da un profeta per parlare a un altro; Ez 2,2 entrò).

     Verso la fine dell’AT, lo «Spirito dell’Eterno» fu manifestato e compreso sempre più come una «grandezza» (o ipostasi) che poteva stare, in qualche modo, anche accanto all’Eterno; questo è verificabile ad esempio nel libro di Ezechiele. Ad esempio, dopo che Ezechiele vide la gloria dell’Eterno e svenne, lo Spirito entrò in lui e lo fece rizzare in piedi, mentre Dio gli parlava (Ez 1,28-2,1); si noti che l’Eterno era distante sul trono, visibile e parlante al profeta, mentre lo Spirito era in lui (cfr. 3,23s gloria, Spirito; 11,2.5). In Ez 37,9s Dio comandò a Ezechiele addirittura di proclamare qualcosa allo Spirito, perché portasse vita negli uccisi. Tale aspetto oggettivo dello Spirito rispetto all’Eterno si vede fin dal Sinai, quando si legge: «E l’Eterno scese nella nuvola e gli parlò; prese dello spirito che era su lui, e lo mise sui settanta anziani; e avvenne che quando lo spirito si fu posato su loro, quelli profetizzarono…» (Nu 11,25s; cfr. Gle 2,28; At 19,6).

     Lo «Spirito dell’Eterno» faceva già qui cose che erano tipiche di una persona nel senso di un individuo, e non di una «forza attiva», energia, emanazione o quant’altro. «E lo Spirito dell’Eterno cadde su di me, e mi disse: “Di’: Così parla l’Eterno:…”» (Ez 11,5); come si vede lo Spirito dell’Eterno non solo poté esprimersi, ma parlò dell’Eterno in terza persona.

     Tutto ciò mostra che una cosa è la realtà di qualcosa, altra cosa è la rivelazione di tale cosa e l’assunzione di ciò come conoscenza acquisita (ciò vale anche per il «mistero di Cristo»). È chiaro che ciò che fu accennato o rivelato in embrione nell’AT, fu manifestato poi pienamente nel NT. Infatti la piena rivelazione dello Spirito Santo come persona è stata data nel nuovo patto; per questo Egli è la novità rispetto alla «lettera» dell’antico patto e il segno distintivo di quello nuovo (Rm 7,6; 2 Cor 3,6).

 

 

4.  IL CASO DI GIOVANNI BATTISTA E DEI SADDUCEI: Una questione particolare era rappresentata dalla concezione che Giovanni Battista aveva dello Spirito Santo; egli lo accostò al fuoco (Mt 3,11) e lo vide scendere come una colomba su Gesù per indicaglielo come Messia (v. 16); Luca aggiunse «in forma corporea come di colomba» (Lc 3,22). Probabilmente egli aveva una concezione energetica e non personale dello Spirito di Dio. Anche il parallelo fra acqua e Spirito come luogo dell’immersione, fa presumere una tale concezione più materiale che personale (Mc 1,8). Che ciò fosse poi mutato nella chiesa, fu mostrato da Matteo subito dopo, quando disse che «Gesù fu condotto dallo Spirito su nel deserto» (Mt 4,1); oppure: «E subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto» (Mc 1,12). Queste erano azioni personali di un’individualità verso un’altra.

     Tale convincimento di Giovanni Battista era tutto nello stile del giudaismo sadduceo. Infatti lui, essendo sacerdote, come suo padre (Lc 1,5.8), aveva avuto un’istruzione da parte dei Sadducei. Questi ultimi dicevano «che non v’è risurrezione» (Mt 22,23), ossia «non v’è risurrezione, né angelo, né spirito; mentre i Farisei affermano l’una e l’altra cosa» (At 23,6ss). È ovvio che i Sadducei non credessero neppure che esistesse uno Spirito Santo. È probabile che dipendesse da tale istruzione sadducea il turbamento e lo spavento del sacerdote Zaccaria, quando gli apparve un angelo del Signore (Lc 1,11s), poiché successe ciò che non poteva essere; perché egli non aveva creduto alle parole di Gabriele, fu reso muto fino alla nascita di Giovanni (v. 20; cfr. vv. 59ss). Si noti a contrasto la reazione della giovane ebrea Mariam di Nazaret (Lc 1,26ss). Poi è scritto: «In quell’istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta, ed egli parlava benedicendo Dio… E Zaccaria, suo padre, fu ripieno dello Spirito Santo, e profetò dicendo:…» (vv. 64.67). Zaccaria stesso disse allora: «Io sono vecchio e mia moglie è avanti nell’età» (Lc 1,18); perciò Giovanni, alla morte dei genitori, avrà avuto la sua educazione religiosa nella parentela di stirpe sacerdotale (sadducea) e nella scuola sadducea.

     Tutto ciò spiegherebbe perché, quando l’ex-fariseo Paolo chiese ai discepoli di Giovanni Battista presenti in Efeso: «Riceveste voi lo Spirito Santo, quando credeste?», essi risposero: «Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo» (At 19,2). La cosa poi cambiò, credendo in Gesù (vv. 5s).

 

 

5.  LA TESTIMONIANZA DI GESÙ: Gesù non aveva dubbi che lo Spirito Santo fosse una persona; infatti lo trattò come tale e l’annunciò come tale. Ad esempio, Gesù aveva «dato per lo Spirito Santo dei comandamenti agli apostoli che aveva scelto» (At 2,1). Sarebbe stata proprio un’affermazione poco sensata quella che fece Gesù nel grande mandato a chiedere di battezzare coloro che avrebbero creduto «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19; si notino le tre congiunzioni), se lo Spirito Santo fosse stato per lui non una persona, ma solo un’energia.

     Gesù disse ai suoi discepoli che, quando avrebbero dovuto difendersi dinanzi alle autorità, «è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,20), ossia «lo Spirito Santo v’insegnerà… quel che dovrete dire» (Lc 12,12). Secondo le promesse di Gesù ai suoi discepoli, lo «Spirito della verità» lo si sarebbe potuto conoscere, sarebbe stato con i credenti e avrebbe dimorato in loro (Gv 14,17). Sarebbe stato mandato dal Padre nel suo nome e avrebbe insegnato ogni cosa ai discepoli e avrebbe rammentato loro tutto quello che Gesù aveva detto (Gv 14,26). Tale «Spirito della verità» avrebbe testimoniato di Gesù (Gv 15,26). «Quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà» (Gv 16,13s).

 

 

6.  L’EPOCA APOSTOLICA: Neppure gli apostoli aveva dubbi che lo Spirito Santo fosse una persona. A Pentecoste fu lo Spirito a suo arbitrio a elargire ai discepoli la facoltà di esprimersi in una delle tante lingue dei Giudei della diaspora (At 2,4).

     Gli uomini, a differenza delle cose e degli animali, possono essere testimoni. Pietro non aveva dubbi riguardo allo Spirito: «E noi siamo testimoni di queste cose, e anche lo Spirito Santo…» (At 5,32), come aveva già preannunciato Gesù (Gv 15,26). Lo stesso valeva anche per le decisioni storiche; alla fine del concilio interecclesiale di Gerusalemme fu detto: «È parso bene allo Spirito Santo e a noi di…» (At 15,28).

     Stefano parlò di contrastare lo Spirito Santo (At 7,51). Lo Spirito disse a Filippo di fare una certa cosa (At 8,29); poi lo rapì da lì, ed egli si ritrovò in Azot (vv. 39s). Si parlò della capacità dello Spirito Santo di consolare la chiesa (At 9,31). Lo Spirito parlò a Pietro, lo avvertì che tre uomini lo cercavano e gli comandò il daffare, dicendogli pure che era stato Lui che li aveva mandati (At 10,19s; 11,12). Lo Spirito abilitò Agabo a predire una carestia, che poi accadde (At 11,28).

     Nella chiesa d’Antiochia, quando la chiesa era alla ricerca della volontà di Dio, lo Spirito Santo comandò che Barnaba e Saulo fossero scelti per l’opera missionaria alla quale Egli li aveva chiamati (At 13,2), poi fu lo Spirito a mandarli in missione (v. 4).

     Lo Spirito Santo aveva vietato a Paolo e alla sua squadra missionaria «d’annunciare la Parola in Asia» (At 16,6), né permise loro di andare in Bitinia (v. 7 Spirito di Gesù), poiché li voleva in Macedonia (v. 10). Paolo, salendo a Gerusalemme, affermò che «lo Spirito Santo mi attesta in ogni città che legami e afflizioni m’aspettano» (At 20,23). Egli ricordò ai conduttori della chiesa di Efeso che lo Spirito Santo li aveva costituiti sorveglianti del gregge, per pascere la chiesa di Dio (At 20,28). Lo Spirito muoveva i credenti a dire a Paolo di non salire a Gerusalemme (At 21,4) e Agabo gli fece sapere un messaggio particolare: «Questo dice lo Spirito Santo…» (v. 11).

     Sia Pietro sia Paolo affermarono addirittura che era stato lo Spirito Santo a parlare per bocca di Davide (At 1,16; 4,25; cfr. Gesù in Mt 22,43) e per mezzo del profeta Isaia (At 28,25).

 

 

7.  APPROFONDIMENTI PARTICOLARI

 

7.1.  SPIRITI IMMONDI E SPIRITO SANTO: È proprio strano che in genere non si ha nessun problema ad attribuire una personalità, una volontà, un arbitrio e un’azione autonoma a ogni «spirito immondo» (Mt 12,43; Mc 1,23-26; 5,2.8; 7,25; 9,17-26; Lc 9,39.42…). Eppure alcuni vorrebbero fare diversamente per lo Spirito Santo, sebbene il temine in greco (pneuma) sia lo stesso. Eppure Spirito Santo e spirito immondo sono menzionati l’uno dopo l’altro (Mc 3,29s) o nello stesso contesto (Lc 11,13.24). Gesù stesso cacciava i demoni «mediante lo Spirito di Dio» quale segno della sua messianicità (Mt 12,28). Gesù parlò della «bestemmia contro lo Spirito» (Mt 12,31s). Similmente, non si ha nessun dubbio che Satana sia una persona, ma alcuni la nutrono verso lo Spirito Santo, sebbene nello stesso verso è scritto: «Anania, perché ha Satana così riempito il cuore tuo da farti mentire allo Spirito Santo…» (At 5,3, v. 9 «tentare lo Spirito del Signore»). Gesù parlò di una generazione dallo Spirito, così come si può essere generati dall’uomo (carne; Gv 3,5-8; cfr. Gv 1,13).

     Ecco qui di seguito una contrapposizione fra demonologia e pneumatologia che può essere utile per il confronto e l’approfondimento.

 

Spiriti impuri, demoni, Satana, diavolo

Spirito Santo

1 Ts 2,18 Satana ce lo ha impedito

At 16,5s vietò loro, non lo permise loro

Mt 4,5.8 il diavolo trasportò Gesù in alto

At 8,39s rapì Filippo nel deserto, trasportandolo in Azot

Mt 4,3 il tentatore parlò a Gesù; Lc 22,3

At 13,2 Parlò alla chiesa circa Barnaba e Saulo

Gv 13,27 Satana entrò in Giuda

Gv 14,17 dimora con voi, e sarà in voi; Ef 2,22 essere un edificio di Dio per lo Spirito; 1 Gv 3,24; 4,13 (cfr. Ap 11,11)

At 5,3 Satana riempì il cuore di Anania

At 4,8 Ne era ripieno Pietro; 13,9 Paolo

Lc 10,18 Satana cadrà dal cielo

Lc 3,22 Egli scese su Gesù dal cielo

Lc 13,32 Gesù cacciava i demoni; Lc 8,30ss; 11,14; Mc 9,25

Mt 12,28 Gesù cacciava i demoni mediante lo Spirito di Dio

Gv 8,44 il diavolo è padre della menzogna; 1 Re 22,22s spirito di menzogna

At 5,3 Satana fece mentire Anania allo Spirito Santo

At 19,15 lo spirito maligno rispose e disse

At 8,29 parlò a Filippo; 10,19; 11,12 a Pietro; 13,2 alla chiesa; 21,11 Agabo

Gd 1,9 Michele contese col diavolo

Ef 4,30 non contristate lo Spirito Santo di Dio; cfr. Is 63,10

Gcm 4,7 resistete al diavolo

At 6,5.8.10 i Giudei non potevano resistere allo Spirito, con cui parlava Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, di grazia e di potenza

 

Come si fa, quindi, a riconoscere ai demoni un’individualità personale e a negarla, allo stesso tempo, allo Spirito Santo, sebbene Egli faccia le stesse cose o cose simili? Una ricerca simile si potrebbe fare anche mettendo a confronto gli angeli (alcuni di loro ci sono rivelati con nome e grado di autorità) e lo Spirito Santo. La demandiamo ai lettori.

 

 

7.2.  IL DIFENSORE: Nel NT ricorrono brani, in cui il termine italiano «consolatore» è una trasposizione del termine greco parakletos che significava «avvocato, difensore». Nei seguenti brani evidenzio le tre Persone in questione.

     ■ «E io pregherò il Padre, e Egli vi darà un altro Parakletos, perché stia con voi per sempre» (Giovanni 14,16).

     ■ «Il Parakletos, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (Giovanni 14,26).

     ■ «Quando sarà venuto il Parakletos che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me» (Giovanni 15,26).

     ■ «Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Parakletos; ma se me ne vado, io ve lo manderò» (Giovanni 16,7).

 

Nessuno ha dubbi che Gesù sia una persona con una individualità e che sia il nostro avvocato (greco parakletos) presso al Padre: «Abbiamo un Parakletos presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto» (1 Gv 2,1). Stranamente alcuni hanno dubbi che lo Spirito Santo sia una persona, sebbene Gesù l’abbia annunciato come «l’avvocato» (Gv 14,26; 15,26; 16,7) e addirittura come un «altro avvocato» rispetto a se stesso (Gv 14,16). Secondo la Scrittura, come Gesù era il Logos o Parakletos rispetto al Padre (1 Gv 2,1), lo Spirito Santo lo sarebbe stato rispetto a Gesù (Gv 14,16 «un altro Parakletos»). Tale Avvocato avrebbe avuto il compito di convincere (come ogni procuratore fa con i giudici popolari) «il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio» (Gv 16,7s).

     Resta difficile credere che Gesù, essendo avvocato presso il Padre, sia un’individualità personale, ma lo Spirito Santo no, pur essendo l’avvocato presso i credenti e facendo per loro da tramite verso l’Alto (Rm 8,26s).

 

 

8.  ASPETTI CONCLUSIVI: Qui riprendo le questioni iniziali, proposte dal lettore e do una risposta. Alcune questioni le abbiamo già affrontate e, perciò, le ripetiamo brevemente.

     Conosco la teoria della Dualità del lettore, il quale crede che lo Spirito Santo non sia una persona reale, ma sono una manifestazione del divino. Essa è, ad esempio, tipica di Herbert W. Armstrong (1892-1986) e della sua «La Chiesa di Dio Universale», propaggine del sabatismo filo-giudaico. Alla morte di Armstrong, però, la parte maggiore di tale chiesa passò alla fede trinitaria della Riforma: «Le Scritture insegnano che c’è un solo Dio, ma insegnano anche la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Basandosi sulla rivelazione biblica, la chiesa crede nella dottrina della Trinità, cioè che Dio è un Essere divino in tre Persone eterne, della stessa essenza eppure distinte». Una parte scissionista permase nelle convinzioni di Armstrong.

     La Deità duale (solo Padre e Figlio) parte da un grande pregiudizio (si rimane nella rivelazione parziale dell’AT) e dal fatto che non si accetta che la rivelazione sia progressiva. Che lo Spirito Santo sia una persona nel NT, è mostrato da tutti gli atti individuali e personali che lo distinguono chiaramente dal Padre e dal Figlio (cfr. Gv 14; 16); la Pentecoste si rese necessaria come momento storico particolare (p.es. paragonabile al battesimo di Gesù quale investitura e avvio al suo ministero messianico) per rivelare lo Spirito Santo nella storia e nella chiesa come persona.

     Sebbene il NT è necessariamente cristologico, ritengo pregiudiziale e grave mettere agli atti i suoi molteplici contenuti (non le postume etichette di teologi e concili), quindi anche lo Spirito Santo come persona, definendoli come «dottrine create da uomini», ossia nei concili dei primi secoli d.C. Un’analisi biblica attenta dà tutt’altri risultati. Abbiamo visto che Gesù parlò di un «altro Parakletos (= difensore, avvocato, rivelatore)» che avrebbe fatto le sue veci (Gv 14,16s; il primo Parakletos era lui stesso, 1 Gv 2,1). Gesù ne parlò come una Persona reale: «stia con voi» (v. 16), «dimora con voi» (v. 17), «v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v’ho detto» (v. 26); inoltre, «sarà venuto… io vi manderò… procede dal Padre» (Gv 15,26; 16,7), «testimonierà di me» (Gv 15,26), «convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, e al giudizio» (Gv 16,8). Come abbiamo visto, anche nel libro degli Atti lo Spirito Santo parlò (At 8,29; 10,19; 11,12), comandò (At 13,2), impedì di fare qualcosa (At 16,7); a lui si poté mentire (At 5,3).

     Di là dai termini, una cosa è ciò che c’è effettivamente nel nuovo patto, una cosa è la ricerca di spiegazioni (terminologiche, fenomenologiche, razionali) al riguardo. Costantino e la chiesa del suo tempo non devono diventare un paravento per tutto e il contrario di tutto. Bisogna quindi assolutamente distinguere la realtà biblica delle cose (la sostanza) dalle etichette tecniche (p.es. Trinità = tri-unità) che poi si è dato alle cose per distinguerle subito dalle altre; non è la nomenclatura a creare le cose (qui le tre Persone divine), ma essa serve solo per caratterizzarle in modo immediato. Bisogna osservare che l’ebraismo è stato da sempre restio a coniare termini tecnici; ciò vale anche per la prima chiesa e per i suoi missionari che erano in stragrande maggioranza Giudei. Chi si attacca a questioni terminologiche per negare la sostanza delle cose, tenga presente che nella Bibbia mancano tanti termini oggi usuali, ad esempio: devoto e devozione, venerare e venerazione. Nell’AT mancano, ad esempio, i seguenti termini: comunione, mediazione e mediatore, ravvedimento, natura e genitori. Eppure la sostanza delle cose c’era (p.es. «realtà»), ma veniva descritta più che formulata con un termine unico, sommando insieme varie cose («cieli e terra»). La stessa cosa avvenne per le Persone divine: l’ebreo Gesù non inventò un termine tecnico, ma descrisse tale realtà sommando insieme le tre Persone (Mt 28,19; cfr. Lc 10,21). Così fecero Paolo e gli altri scrittori del NT, menzionandoli l’uno accanto all’altro in cosiddette formule trinitarie (2 Cor 13,13; 1 Pt 1,2) o insieme, in modo distinto l’uno dall’altro (At 7,55; 10,38; Rm 8,9-17; 15,16.30; Gal 4,6; Eb 9,14; 1 Gv 4,1s; cfr. Ef 1,13.17; Eb 10,29).

 

Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Lo Spirito Santo», Elementi della fede: Dottrine fondamentali della fede cristiana (Associazione Soli Deo Gloria, Piacenza 2009), p. 28.

 

Lo Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)

Lo Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

Pregare lo Spirito Santo? {Nicola Martella} (A)

Spirito Santo e preghiere a Lui rivolte {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Spirito-Santo_persona_EdF.htm

25-05-2009; Aggiornamento: 04-06-2009

 

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