Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LO SPIRITO SANTO È UN’INDIVIDUALITÀ PERSONALE?

PARLIAMONE 2

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito proseguiamo la discussione, iniziata col tema «Lo Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 1» e che si basa sull'articolo «Lo Spirito Santo è un’individualità personale?». Come già ricordato nella prima parte, qui ci interessa esclusivamente verificare e discutere se, secondo un’analisi rigorosa della Bibbia, lo Spirito Santo sia un’individualità personale o un’effusione spirituale.

    Vedo purtroppo con rammarico che alcuni lettori non si attengano al preciso tema di discussione, ma divagano in altro e addirittura usano questo spazio in modo strumentale.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianfilippo Lattanzi

2. Nicola Martella

3. Aldo Benincasa

4. Nicola Martella

5. Vincenzo Russillo

6. Aldo Benincasa

7. Nicola Martella

8. Gianni Siena

9. Nicola Martella

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianfilippo Lattanzi}

 

Nota redazionale: Il seguente contributo è in massima parte fuori tema. Le parti messe in parentesi quadre sono fuorvianti. Per la spiegazione si veda la risposta.

 

Lo Spirito Santo è una Persona diversa e distinta dal Padre e dal Figlio e altresì è unita, è uno, una sola cosa col Padre e col Figlio. Ma secondo me il problema, posto in questi termini, non è il dogma della santissima Trinità. Tutti infatti possiamo dire che la Fede è un dono e c’è chi questo dono gli è stato fatto e chi no. Questa posizione, ad esempio era cara a un illustre laico liberale come Indro Montanelli.

     A mio avviso, cari fratelli, la risposta non sarà mai di tipo intellettuale o speculativo, perderemmo solo tempo. La risposta è un incontro. Dio, Il Padre, il Creatore, manda il Figlio a incontrare l’uomo e a salvarlo. Lo Spirito Santo è lo strumento e la forza perché questo incontro sia riconosciuto dall’uomo. Per cui ménte chi dice di possedere lo Spirito Santo, magari sparlando a vanvera, senza aver incontrato personalmente il Figlio. È anche riduttivo il fatto di chi dice di credere alla Parola, al Vangelo, senza riconoscere Cristo nella Carne, cioè nella sua umanità.

     [È un classico delle sètte Protestanti, penso ai Mormoni, ai Quacqueri e altri simili, che fanno un passaggio diretto dalla Parola del Vangelo al comportamento, riducendo tutto il Cristianesimo a Morale e in ultimo la morale diventa uno strumento perverso per i propri tornaconti personali quali l’economia e il profitto, non occorre che citi Max Weber e l’origine del capitalismo. Quello che propone la Chiesa Cattolica è invece un metodo diverso, il metodo di Dio: è Dio che và incontro all’uomo e si fa incontrare in un punto del tempo e dello spazio.]

     È un Dio che continua a entrare nella storia, come avvenimento, evidente, oggettivo, attraente. Un Dio totalmente altro dall’io e dalle sue idee. Quello che sente un cristiano è ciò che vede, e quello che nasce dentro di lui come vita interiore non è altro che lo sviluppo della memoria di ciò che ha incontrato e che continua a incontrare ogni giorno. Insomma l’uomo non è attratto dalla legge morale, né dalle regole, né dalle grandi opere sociali o trattati politici, nemmeno dai discorsi dei migliori predicatori. L’uomo è attratto dal volto di Cristo, che si fa suo compagno di viaggio e suo Condottiero fino al destino.

     [Questa compagnia, la Chiesa Cattolica, è invincibile perché porta in sé il Mistero di Dio fatto uomo. Quindi, carissimi, state tranquilli: se uno non capisce è perché non Lo ha incontrato o perché è talmente superbo da non volerlo riconoscere. «Chi mi segue avrà il centuplo quaggiù e la vita eterna». La mendicanza di Dio è la posizione più umana.] {2 giugno 2009}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Le cose dette dall’amico cattolico sullo Spirito Santo e sulle tre Persone della Deità sono apprezzabili e condivisibili.

     Altra cosa è il resto, che è perlopiù fuori tema e contiene parti proprio estranee al merito della discussione (l’ho messo tra parentesi quadre); infatti si tratta di un singolare plaidoyer a favore della chiesa romana e contro il protestantesimo. Tra quest’ultimo ascrive curiosamente anche i Mormoni (!), oltre che giustamente i Quaccheri (non Quacqueri!); ciò mostra molta approssimazione. Bisogna attenersi strettamente alla regole, non andando fuori tema e non facendo campanilismo grossolano. Pur essendo io evangelico e non solo protestante, penso che sia una semplificazione abbastanza superficiale descrivere il protestantesimo solo come «morale» e citare le approssimazioni di Max Weber per ridurlo a origine del capitalismo. Penso che non ci voglia molto impegno per fare una lunga lista della «doppia morale» cattolico-romana e della ricerca del suo profitto in due millenni, ma questo ci porterebbe fuori tema. Ridurre il «Mistero di Dio fatto uomo» al sacramentalismo e fare della chiesa romana l’unica depositaria invincibile, è proprio l’atteggiamento di superbia che il lettore attribuisce ad altri. È proprio curioso fare del sacramentalismo della chiesa di Roma «il metodo di Dio», visto che esso trae origine dalle «religioni dei misteri». Perché Gianfilippo Lattanzi usa pressoché ogni suo contributo per evidenziare tale sedicente superiorità della sua denominazione? Possibile che non sappia discutere con fair-play nel merito (qui del solo Spirito Santo), senza cercare di fare proselitismo per altro?

     Tornando alle altre questioni, l’impressione è che egli faccia prevalere gli aspetti mistici («incontro») su quelli esegetici della Parola, screditandoli come mera attività intellettuale (sic!). Evidentemente sbagliava Paolo a raccomandare a Timoteo di dedicarsi alla lettura pubblica della Parola e al suo insegnamento (1 Tm 4,14), ingiungendogli di darsi premura a tagliare «rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15).

     L’altra impressione, associata a tale approccio mistico, è che per tale «incontro» egli intenda specialmente quello sacramentalista. Perciò afferma che sia «riduttivo… credere alla Parola…, senza riconoscere Cristo nella Carne»; tale asserto ha senso solo in senso sacramentalista. Che rispondergli? Gesù stesso ha detto: «È lo Spirito quel che vivifica; la carne non giova nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6,63). Lo Spirito Santo usa la Parola di Dio per vivificare l’uomo credente dal suo interno (Sal 119,50.107.154); l’uso strumentale della «lettera» (antico patto) è cosa diversa da ciò e dallo Spirito che vivifica (2 Cor 3,6ss). Diversamente è ciò che l’uomo ingerisce, come disse Gesù: «Non capite voi che tutto quello che entra nella bocca va nel ventre ed è gettato fuori nella latrina?» (Mt 15,17). Inoltre quanto al «riconoscere Cristo nella Carne», Paolo la pensava diversamente, essendo Cristo oramai asceso al cielo: «Se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così» (2 Cor 5,16). Quindi non c’è più alcuna possibilità di conoscere ancora Cristo «secondo la carne». Il suo sacrificio è stato una volta per sempre ed è irripetibile (Rm 6,10; Eb 7,27; 9,12;10,10). Non sarà una misteriosofia mistica a mutare questo dato incontrovertibile.

     È un peccato intendere tutto ciò in senso mistico e sacramentalista. Sarebbe apprezzabile, invece, se ricondotto ad aspetti strettamente biblici: l’incontro personale dell’uomo penitente col Dio vivente, il riconoscimento e l’accettazione di Gesù quale Messia, ossia come personale Salvatore e Signore, e la rigenerazione mediante lo Spirito Santo. Tale rinnovamento spirituale permette poi al credente nato dall’Alto di incontrare continuamente il Dio vivente, per avere comunione personale con Lui nel nome di Gesù Cristo e mediante lo Spirito Santo. A un tale incontro non si può che dire: sì, amen!

 

 

3. {Aldo Benincasa}

 

Nota redazionale: Si vedano i due precedenti contributi (nella prima parte) di questo amico cattolico carismatico.

 

Carissimo la tua replica è stata molto bella e ben articolata. È anche bello e simpatico che tu sottolinei l’unicità del vicariato di Cristo. Tu volevi sapere da me se c’è scritto almeno una volta nella Bibbia che lo Spirito veniva adorato, e sappiamo bene io e te che non è così! Però ci sono dei passi sui quali s’evince che lo Spirito ha pari dignità di culto, sia del Padre, che di Gesù. Anzitutto convengo con te quando dici «Gesù servo del Padre», anche se però dobbiamo stare attenti poiché Egli si è abbassato fino a quel punto, ma solo per darci l’esempio (Giovanni 13,15) e ancor più precisamente d’avere gli stessi sentimenti come dice Paolo in Filippesi 2,6-12.

     Tornando allo Spirito voglio mettere alla tua felpata attenzione delle mie considerazioni: Lo Spirito crea come il Padre. Tale Affermazione la troviamo Giobbe 33,4: «Lo spirito di Dio mi ha creato e il soffio dell’Onnipotente mi dà vita».

     Da quest’espressione voglio richiamare il credo Niceno-Costantinopoliano, nel quale è scritto: «Credo nello Spirito santo che è Signore e dà la vita... e insieme al Padre e il Figlio è adorato e glorificato...». Ora prima di discutere, sulla validità o meno di tale affermazione, volevo dirti che, oltre alla chiesa Cattolica, questo credo è accettato da quella Ortodossa, Luterana, Metodista-Valdese, Battista e molte frange Pentecostali.

     Tornando al fatto che lo Spirito Santo crea, ci sono molti passi biblici nei quali gli uomini adorano, pregano e lodano Dio perché loro creatore e ne sono tanti che non sto qui a elencare. È vero le mie sono solo supposizioni, ma sono anzitutto appurate e poi quando Israele adorava Dio scendeva sotto forma di nube, cioè lo Spirito Santo, e gli Israeliti adoravano Dio… Dio ti benedica sempre! {4 giugno 2009}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

Vedo che ci stiamo ripetendo. Il dato assodato è che non ci sono brani che mostrano un culto rivolto allo Spirito Santo né ingiunzioni in merito.

     La pari dignità è un aspetto che attiene alla sostanza o all’essere di tutte e tre le persone della Deità. Altra cosa è la loro funzione nell’attuale economia salvifica. In quest’ultima Dio Padre è l’autorità (Ap: Colui che siede sul trono), il Figlio è il Mediatore presso Dio e lo Spirito Santo è il «Vicario di Cristo» in terra. Per questo preghiamo Dio Padre nel nome di Gesù Cristo mediante lo Spirito Santo.

     Il Logos, che era Dio presso Dio (Gv 1,1ss.18), si è abbassato al punto da diventare «carne» (v. 14) ed è stato ubbidiente fino alla morte di croce (Fil 2,8). E ciò non è stato solo per darci un esempio, ma ha portato un cambiamento sostanziale tale da rendere Gesù Cristo il Dio-uomo per sempre, perché rimanga Mediatore (1 Tm 2,5) e garante del nuovo patto e, quindi, della salvezza di chi crede in Lui (Eb 7,22). Quindi, tutto ciò va di là dall’aspetto dell’essere un esempio per i suoi seguaci.

     Il resto del contributo non aggiunge nulla di più. Infatti non si tratta qui di elencare i meriti che ha lo Spirito Santo, ma di affermare il suo attuale compito nella storia della salvezza.

     Quanto al credo niceno-costantinopoliano (Nicea 325 d.C.; Costantinopoli 381 ampliamenti sullo Spirito Santo), tale parte non compare nel simbolo niceno (o «apostolico»), che recita semplicemente «E [credo] nel Santo Spirito». Inoltre la chiesa di Roma aggiunse al simbolo costantinopolitano il cosiddetto figlioque («procede dal Padre e dal Figlio»), creando così lo scisma con la chiesa d’Oriente. Tale credo non fa testo in se stesso, essendo specialmente in alcune sue parti espressione di convinzioni di uomini; nel NT non si trova nulla del genere che confermi l’ultima parte. La verità per un cristiano biblico non si evince dal numero di persone o corporazioni che aderiscono a una cosa, ma per la totale aderenza di una questione con la rivelazione biblica, accertata mediante un’esegesi corretta e rigorosa.

     Tutti i brani che il lettore potrebbe elencare riguardo all’adorazione del Creatore, provengono specialmente dall’AT, dove la rivelazione sullo Spirito Santo era parziale. Se chiedessimo a tali credenti veterotestamentari nel loro tempo riguardo allo Spirito di Dio, essi risponderebbero che era solo una manifestazione invisibile di Dio nel mondo. La rivelazione che lo Spirito Santo sia una persona, è avvenuta nel nuovo patto.

     Dov’è scritto che Dio scendesse sotto forma di nube e che quest’ultima sarebbe stata lo Spirito Santo? Mi meraviglierebbe che da studioso dell’AT non l’abbia mai letto. Le approssimazioni non portano lontano. Sullo Spirito dell’Eterno nell’AT quale manifestazione di Dio si veda nel «Manuale Teologico dell’Antico Testamento» l’articolo «Spirito di Dio», pp. 336s; si veda qui anche l’articolo «Spirito Santo: collocazione», p. 340. Per l’approfondimento si vedano qui anche gli articoli «Manifestazioni di Dio», pp. 224-227; «Teofania», pp. 351s.

     In conclusione, l’essenza divina, la potenza e i meriti dello Spirito Santo sono una cosa, il suo ruolo nell’attuale economia della salvezza ne è un’altra. Discernere questo è giusto e salutare. Lo Spirito Santo attualmente non vuole preghiere o adorazione, ma il suo compito è di suscitarle verso Dio Padre nel nome di Gesù Cristo e di intercedere per i credenti (Rm 8,26s).

 

 

5. {Vincenzo Russillo}

 

Bene, anzi direi male; leggendo i commenti d’altri lettori dal professore al cattolico carismatico, ci s’accorge che ci si muove secondo le proprie idee o convinzioni. Ormai la Bibbia in certi posti è andata démodé o usata a proprio arbitrio. Bisogna fare un’analisi rigorosa delle Sacre Scritture, in modo corrispondente al principio: «Secondo quanto c’è scritto e non oltre»; infatti c’è stato rivelato il piano di Dio per noi: «Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio» (Gv15,15).

     Dopo aver precisato questo punto, per circostanziare il mio discorso in un ambito ben preciso, vediamo cosa ci dicono appunto le sacre Scritture a proposito dello Spirito Santo. Possiamo dire che è una Persona? Certamente come ce lo dimostra Pietro: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio» (Atti 5,3-4).

     Ora, oltre gli altri riferimenti del NT, potremo vedere già che parte della rivelazione ci viene presentata nei Salmi: «Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo tu vi sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là» (Salmo 139,7-8). Questo passo ci rivela che Egli è onnipresente. Inoltre è onnisciente (1 Cor 2,10-11), onnipotente (Luca 1,35, Rom. 8,11) ed eterno (Eb 2,4). Non mi soffermo oltre quanto è stato già detto nell’articolo principale e negli altri interventi sulla personalità dello Spirito Santo, onde evitare ripetizioni.

     Andando avanti in questa «indagine» vorrei soffermarmi, su un preciso punto: Oggi che ruolo ha lo Spirito Santo? In quanto soggetto attivo, principalmente nel credente rigenerato, vive in lui e ha come risultato: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge. Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri» (Gal 5,22-24). Quindi l’azione principale è quella di guidare e perfezionare il credente e portarlo a un cammino d’obbedienza a Dio. Lo Spirito Santo lotta contro la natura peccaminosa dell’uomo: «Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose» (Gal 5,19-21), facendoci conoscere l’amore di Cristo. In questo conflitto dell’uomo contro la questa natura peccaminosa, solo questo potente Alleato, che Gesù ci ha lasciato, ci potrà aiutare.

     È ben chiaro che lo Spirito Santo viene a dimorare nella chiesa per guidarla, a Lui spetta il ruolo di Consolatore (Giovanni 14,16.26; 15,26). {5 giugno 2009}

 

 

6. {Aldo Benincasa}

 

Mio caro fratello, è bello dialogare con te ci accresciamo dal punto di vista spirituale e intellettuale (biblico ovviamente). Sì, probabilmente hai ragione, dal punto di vista biblico un concetto di culto allo Spirito non è presente. Allora ti domando: «Chi lo fa, sbaglia?». Ho letto anche i tuoi articoli su falsi carismatici (che ovviamente non siamo noi) e concordo; ma quello che tu elenchi in quegli articoli riguarda tali persone che appartengono ad ambienti filo-misticisti. Io dico, se adoro lo Spirito sbaglio, poiché è anch’Egli Dio? Cosa ne pensi del roveto ardente che Mosè incontrò, non è forse una prefigurazione dello Spirito Santo (vi battezzo in Spirito e fuoco)?

     Sulla questione della nube mi dispiace che non la pensiamo nello stesso modo, forse dal punto di vista evangelico (non amo dire protestante) la nube non rappresenta lo Spirito, però per noi cattolici sì e ti spiego. Il concetto di Spirito, nell’Antico Testamento è legato alla «Shekhinah» cioè sciakhàn «dimorare», e può essere resa letteralmente come «dimora», «abitazione». Ora come ben sai, tale dimora era la famosa «arca dell’alleanza». Con Gesù il cosiddetto «luogo santissimo» è stato abilito (vedi lo strappo del velo), ma la dimora non è stata tolta, ma siamo diventati noi (Tempio dello Spirito santo). Ora quando la nube scendeva nella tenda si manifestava Dio, e ciò è scritto (cioè Dio sottoforma di nube) in Esodo 19,9: «Il Signore disse a Mosè: “Ecco, io t’apparirò attraverso una densa nube affinché il popolo oda mentre ti parlo e in tal modo avranno piena fiducia in te anche per l’avvenire”».

     Volevo concludere sulla questione del Filioque, spero che convieni su questa dottrina, mi dispiace per i fratelli Ortodossi che non l’accettano. Ho capito che mettevi in paragone il credo con una parte di chiesa, la quale non la vedeva nello stesso modo cattolico e parte evangelico, ma tale dottrina penso e credo che sia chiaro e sopratutto biblico, perché lo Spirito precede dal Padre al Figlio (cosa non accettata dalla chiesa d’oriente), e ci sono molti passi biblici nei quali Gesù dice: «Se chiedete nel mio Nome il Padre ve lo darà...», sappiamo bene io e te che senza Cristo non possiamo chiedere niente al Padre, quanto meno lo Spirito dono per eccellenza dopo la resurrezione di Gesù.

     Spero di scriverci ancora su questioni dottrinali, rimando in questo clima amicale e fraterno, spezzando insieme il pane della Parola per crescere sempre di più. A Dio sia la gloria!! {5 giugno 2009}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Questo tema lo abbiamo dibattuto abbastanza. Per altro ci si muove oramai in cerchio e si ripetono le stesse cose. Quindi suggerisco a questo lettore cattolico-carismatico di terminare qui questo confronto, dedicandoci ai nuovi temi proposti. Certamente sono contento per tutti i progressi fatti nell’accertamento della verità biblica: nella Bibbia un culto allo Spirito Santo non è previsto.

     La domanda: «Chi lo fa, sbaglia?», essa si risponde da sola. Non basta sparare, ma bisogna puntare la cosa giusta. Non basta dar di mani nell’aria, ma bisogna colpire nel segno (1 Cor 9,26). Chi va oltre a ciò che sta scritto (1 Cor 4,6), non può affermare di tagliare «rettamente la Parola della Verità», ma ciò è un sintomo di confusione (2 Tm 2,15). Sapendo di dover comparire dinanzi al tribunale celeste, ogni vero cristiano si guarda dall’aggiungere o togliere alla rivelazione scritturale (Ap 22,18s).

     Quello che il lettore ha letto nei miei articoli su esponenti del carismaticismo, non sono persone appartenenti a particolari gruppi di frangia, ma sono esponenti riconosciuti del vasto mondo carismaticista, i quali hanno intensa comunione anche col «Rinnovamento dello Spirito» e, quindi, con i carismatici cattolici.

     La domanda: «Se adoro lo Spirito, sbaglio, poiché è anch’Egli Dio?», l’abbiamo già risposta. Abbiamo distinto fra «essenza» (e quindi dignità») e attuale compito nella storia della salvezza. Fino alla fine dei tempi, Dio Padre è l’autorità suprema; chi adora Lui, adora in tal modo tutta la Deità. Un’adorazione dello Spirito Santo a sé non è prevista dalla Scrittura in questo tempo, essendo che lo Spirito è colui che opera nel credente e suscita in lui l’adorazione, preghiere e suppliche verso Dio Padre nel nome di Gesù. Inutile girare dialetticamente la frittata, finché le facciamo dire ciò che ci aggrada.

     Un’esegesi contestuale del brano del roveto ardente (Es 3), mostra che Mosè non sapeva nulla di una «prefigurazione dello Spirito Santo»; egli aveva a che fare solo con Jahwè e una sua manifestazione. In tale brano non compare il termine «spirito». Nel NT tale brano non viene mai applicato in senso pneumatologico e non ha nulla a che vedere con l’osservazione di Giovanni Battista, secondo cui il Messia avrebbe immerso i credenti in Spirito e fuoco (Mt 3,11s).

     Riguardo alla nube quale prefigurazione dello Spirito non si tratta essere cattolici o evangelici, ma se si fa esegesi contestuale o interpretazione allegorica. La prima accerta ciò che veramente c’è nel testo biblico; interpretazione allegorica fa dire al testo ciò che si vuole, a proprio arbitrio e soggettivismo.

     Quanto alla cosiddetta «Šekināh» che ci vuole trovare nell’AT, faccio notare che tale termine non ricorre neppure una sola volta nel testo biblico, essendo un termine post-biblico! Quindi, tutto ciò che viene detto al riguardo, sono mere speculazioni cristianeggianti, derivate da speculazioni giudaiche medioevali. A ciò si aggiunga che la dimora dell’Eterno nell’AT non era la «famosa “arca dell’alleanza”», ma la «tenda dell’incontro», ossia tutto il santuario. Che tutti i veri credenti costituiscano nel NT il «tempio dello Spirito» (1 Cor 6,19), spiritualmente parlano, è vero; tuttavia ciò non ha nulla a che fare con la nube, poiché la nube appariva anche altrove, oltre che nel santuario. La nube comparve ancor prima del Sinai e con essa Dio indicava al popolo la sua presenza e la sua guida nel deserto (Es 13,21s; 14,19s.24), oltre al luogo in cui si manifestava la sua gloria (Es 16,10). In ogni modo, da nessuna parte è scritto che tale nube aveva a che fare con lo Spirito Santo, né nell’AT, né nel NT. L’unico luogo in cui tale nuvola e lo Spirito sono menzionati nello stesso brano è questo: «E l’Eterno scese nella nuvola e gli parlò; prese dello spirito che era su lui, e lo mise sui settanta anziani; e avvenne che quando lo spirito si fu posato su loro, quelli profetizzarono, ma non continuarono» (Nu 11,25). Si noti che lo Spirito non era nella nuvola, ma su Mosè; tant’è che Dio lo prese da sopra a Mosè per metterlo anche sugli anziani. Questi sono i fatti. Solo facendo salti mortali dialettici, si crea un consenso di cose biblicamente inesistenti. Allora però è probabile che le nebbie di tale nube ideologia abbia oramai offuscato la ragione.

     Lascio perdere la questione del «Filioque» (e dal Figlio), avendola già affrontata. Possiamo ipotizzare questo o quello, citando questa o quella dichiarazione di fede, ma facciamo sempre bene ad affermare soltanto ciò che la sacra Scrittura afferma espressamente.

     Come già detto, avendo sviscerato abbastanza questo argomento, facciamo bene ad affrontare ora i nuovi temi di discussione.

 

 

8. {Gianni Siena}

 

Vorrei contribuire alla discussione sulla personalità dello Spirito Santo. Nell’area di derivazione cristiana molti inciampano nella personalità dello Spirito di Dio. Faccio notare che in greco il termine «pneuma» è un sostantivo neutro, e questo non aiuta a determinarne la natura personale. Gesù, però, parlando della venuta del Consolatore lo definisce «lui» (greco: ekeinos; Gv 16,12) ch’è appunto un pronome personale. A scuola m’hanno insegnato (come a tutti) che il pronome personale s’usa solo nel riferirsi alle persone... più semplice di così? Inoltre la personalità dello Spirito Santo è attestata da Gesù...questo do-vrebbe bastare a ogni intelligente e devoto cristiano. Shalom {11 giugno 2009}

 

 

9. {Nicola Martella}

 

Questo contributo lo avevo già scritto giorni fa e si adatta ora a chiarire alcune cose in merito. In italiano anche «esso» e suoi derivati sono pronomi personali; lo stesso vale in greco dove esiste anche un genere neutro. È vero però che Gesù, pur parlando dello Spirito (to pneuma, neutro in greco), poi si riferisce a lui col pronome personale maschile: ekeinos «questi».

 

In Giovanni 15,26 il testo greco recita come segue: Ὅταν δὲ ἔλθῃ ὁ παρὰκλητος, ὃν ἐγὼ πέμψω ὑμῖν παρά τοῦ πατρός, τὸ πνεῦμα τῆς ἀληθείας, ὃ παρά τοῦ πατρὸς ἐκπορεύεται, ἐκεῖνος μαρτυρήσει περὶ ἐμοῦ·

 

Ecco la traslitterazione: Hotan de elthêi ho paraklêtos, hon egô pempsô humin para tou patros, to pneuma tês alêtheias, ho para tou patros ekporeuetai, ekeinos marturêsei peri emou

 

Ecco la traduzione letterale con i relativi generi dei termini importanti: «Ma quando sarà venuto il Sostenitore (m), il quale (m) io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito (n) della verità, il quale (n) procede dal Padre, questi (m) testimonierà di me».

     Si noti come per la stessa entità venga usato per sostantivi e pronomi relativi sia il maschile (m; paráklētos), sia il neutro (n; pneuma). Nell’ultima secondaria ci si poteva aspettare il neutro come nelle precedenti, ma l’autore ha scritto ekeinos (m) «questi». Per lui lo Spirito era una persona.

 

Lo stesso avviene precisamente anche in Giovanni 14,26.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-SSanto_persona_parla2_EdF.htm

04-06-2009; Aggiornamento: 11-06-2009

 

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