Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Šabbât

 

Deità

 

 

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NELL’ANTICO TESTAMENTO DIO È UNO O UNICO? 2:

ASPETTI TEOLOGICI

 

 di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

2. Analisi terminologica

Prima parte

3. Approfondimenti storico-teologici

4. Aspetti conclusivi

Seconda parte

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro

 

Qui prosegue la trattazione, cominciata nella prima parte, dove abbiamo visto gli «aspetti terminologici; qui di seguito trattiamo gli «aspetti teologici» dell’unità e dell’unicità di Dio nell’AT, legati ai termini ’ëchād e jāchîd.

 

 

3.  APPROFONDIMENTI STORICO-TEOLOGICI

 

3.1.  UN TERMINE DA NON STRAPAZZARE: Abbiamo visto il vasto spettro del termine ’ëchād: l’articolo indeterminativo, uno di numero (uno solo), il primo, unico, unitario, con le stesse caratteristiche, singoli aspetti che formano una unità, una unità composita (una carne unica, un solo popolo), l’armonia di singoli nell’unificazione, una [unica] volta, uno qualsiasi, ognuno o ogni cosa, un singolo, una cosa o una persona particolare o unica nel suo genere, una sequenza (uno… e uno… e uno), un confronto (uno qui e uno là), uguale significato, nessuno (non uno), e così via.

     Stando così le cose, è sempre il contesto che regna; e l’esegesi contestuale deve appurare lo specifico significato del termine ’ëchād nel dato contesto. Questo termine di per sé non è adatto per avvalorare questioni altamente teologiche, quindi né per dimostrare la Deità quale «unità composita», né l’uni-personalità di Dio nell’AT. Se si trascura il contesto storico, culturale, letterario e teologico dei brani specifici, si fanno soltanto discorsi filosofici, in cui il termine ’ëchād sarà solo un pretesto.

 

3.2.  MONOTEISMO CONTRO POLITEISMO: Per capire il clima religioso di quei tempi, bisogna tener presente che in Egitto, da dove gli Israeliti erano usciti, c’erano migliaia di dèi; così era anche in Canaan, dove andavano a risiedere, e in Mesopotamia, da dove la stirpe d’Abramo provenivano.

     ■ Mesopotamia: «Giosuè disse a tutto il popolo: “Così parla l'Eterno, il Dio d'Israele: I vostri padri, come Terah padre d'Abrahamo e padre di Nahor, abitarono anticamente di là dal fiume, e servirono ad altri dèi» (Gs 24,2).

     ■ Egitto: Dio disse a Mosè: «Ed essi non offriranno più i loro sacrifici ai demoni, ai quali sono soliti prostituirsi» (Lv 17,7). «Or dunque temete l'Eterno, e servitelo con integrità e fedeltà; togliete via gli dèi, ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume, e in Egitto, e servite all'Eterno» (Gs 24,14). Presso il Sinai, Israele non solo si fece un vitello d’oro a immagine di uno degli dèi d’Egitto, infrangendo il patto (Es 32,4), ma nel corso della sua storia, Israele tornò ad adorare gli dèi d’Egitto (cfr. Gr 34,12s; 43,13; 44,8,15; 56,25).

     ■ Canaan: «I figli d'Israele fecero ciò, che è male agli occhi dell'Eterno e servirono gli idoli di Baal; abbandonarono l'Eterno, il Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e andarono dietro ad altri dèi, fra gli dèi dei popoli che li attorniavano; si prostrarono davanti a essi e provocarono l'ira dell'Eterno; abbandonarono l'Eterno e servirono Baal e gli idoli di Astarte» (Gdc 2,11ss; 1 Sm 8,8; 1 Re 9,9; 1 Re 12,28; 2 Re 17,7ss; 2 Cr 7,22).

 

L’insistenza di Dio sulla sua unicità, espressa col termine ’ëchād, deriva dalla teologia dei Ba`alim «protettori, patroni» e delle Astaroth, le dèe associate. Ognuno dei migliaia di Ba`al si manifestava solo localmente, esercitava il suo potere su un particolare aspetto della realtà (p.es. guerra, pace, salute) ed era adorato in un «alto luogo» o santuario specifico.

     ■ Un Ba`al era considerato un protettore di una certa città o località, p.es.: Ba`al-Pe`ôr (Nu 25,3.5; cfr. Os 9,10), abbreviato anche a Pe`ôr (Nu 31,16; Gs 22,17);

     ■ Un Ba`al era visto come patrono di una certa cosa, p.es.: Ba`al-Zebûb «protettore delle mosche», divinità vaticinante degli Ekroniti (2 Re 1,2s.6.16);

     ■ Un Ba`al era considerato patrono di un certo santuario, p.es.: Ba`al- efôn (Es 14,2.9; Nu 33,7), abbreviato anche a efôn. Questo luogo si trovava in Egitto nei pressi del Mar Rosso; il Dio vivente svergognò proprio tale Ba`al locale, che col suo santuario doveva proprio esercitare il suo potere sulle acque. Non solo l’Eterno fece aprire le acque, ma vi subissò dentro anche gli Egiziani, suoi adoratori.

 

Per capire tale fenomeno dei Ba`alim «protettori, patroni», su può ricorrere a un parallelo con la venerazione della «Madonna» (= mia donna). Sebbene essa sia identificata con Maria, nella pratica prende attributi e mansioni specifiche di luogo in luogo, talché ogni manifestazione è differente dall’altra e ogni culto di tale «Madonna» locale ha una certa autonomia e specificità. Si veda, ad esempio, quanto segue: Madonna Assunta, Madonna del Carmelo, Madonna del Carmine, Madonna del Rosario, Madonna della cintola, Madonna delle Grazie, Madonna di Bonaria, Madonna di Custonaci, Madonna di Trapani, Madonna Nera di Carpignano, Madonna Nera di Częstochowa… A ciò si aggiungano tutti i titoli e feste, a lei attribuiti. La locuzione «Madonna di…» (della fiducia, della speranza, del divino amore, ecc.) viene a significare tanto quanto «patrona, protettrice, dispensatrice di…».

     Fenomeni del genere ci sono anche in altre religioni. Si pensi ai tanti Buddha e ai tanti santuari a lui dedicati, che si differenziano l’uno dall’altro per tradizione, culto, riti e specificità del Buddha locale.

 

3.3.  UNICITÀ CONTRO IL POLITEISMO: Era su tale sfondo culturale e religioso che Mosè pronunciò l’unicità di Jahwè.

     ■ Difesa del monoteismo: Il testo ebraico di Deuteronomio 6,4 recita così nella lettura (JHWH è letto adônāj): «Šema` Jiśerā’el: ’adônāj ’ëlohênû ’adônāj ’ëchād». «Ascolta, Israele: Jahwè, il nostro ’ëlohîm (Tremendo, Autorità), [è] un Jahwè solo [’ëchād]»; oppure: «Ascolta, Israele: Jahwè [è] il nostro ’ëlohîm, Jahwè [è] uno solo [’ëchād]». Dinanzi alla realtà del politeismo, Mosè insegnò che Jahwè («colui che è qua, che interviene») vuole essere l’unica autorità degli Israeliti, essendoci un solo Jahwè!

 

     ■ Difesa del culto unico: «Chi sacrifica agli dèi, fuori che a Jahwè soltanto [lebaldô], sarà bruciato» (Es 22,20 [19]). Ciò corrisponde alla decisione di Naaman, generale siro: «Il tuo servo non offrirà più olocausti e sacrifici ad altri dèi, eccetto che a Jahwè [kî ’im-laJahwè]» (2 Re 5,17; cfr. 1 Cor 8,4).

 

     ■ L’unico luogo di culto: L’unicità di Jahwè richiedeva, anche per evitare la ricaduta nel politeismo, la demolizione di tutti i luoghi di culto abominevoli e che ci fosse un unico luogo di culto, ossia il «luogo che Jahwè, il vostro Dio, avrà scelto… per mettervi il suo nome» (Dt 12,3-7.14.18; 15,20; 16,2.6s.11.15; 17,10; Dt 26,2). «Allora ti guarderai bene dall’offrire i tuoi olocausti in qualunque luogo vedrai; ma offrirai i tuoi olocausti nel luogo, che Jahwè avrà scelto in una delle tue tribù; e qui farai tutto quello che ti comando» (Dt 12,11.13s; 14,23; Lv 17,3s; cfr. Gs 22,29; 2 Cr 7,12; Esd 6,3). Sennacherib fece ricordare dinanzi alle mura di Gerusalemme che il re Ezechia aveva soppresso gli alti luoghi e gli altari spuri innalzati a Jahwè e che egli aveva comandato: «Voi adorerete dinanzi a un unico [’ëchād] altare e su quello offrirete profumi» (2 Cr 32,12).

 

     ■ La futura adorazione: «E Jahwè sarà re di tutta la terra; in quel giorno Jahwè sarà uno [’ëchād], e il suo nome [sarà] uno [’ëchād]» (Zc 14,17). Qui si parla del futuro regno di Jahwè, quando tutte le nazioni saranno sconfitte (v. 12ss) e verranno a «prostrarsi dinanzi al Re, a Jahwè degli eserciti» (v. 16). Quindi qui viene espresso il fatto che il Dio della storia (Jahwè eba’ôth) estenderà il suo regno mondialmente, spazzerà via tutti i suoi avversari e istaurerà un solo culto in terra, ossia quello alla sua persona (in ebraico «nome» sta per «persona»). Allora ci sarà solo Jahwè come unico Dio e solo Lui sarà adorato. Tutti ciò si avvererà nel regno messianico, quando Gesù Cristo regnerà su tutta la terra!

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Sebbene sia, a questo punto, quasi inutile rispondere alle domande d’ingresso del lettore, vi accenno soltanto.

     ■ 1. Abbiamo visto che il termine ’ëchād ha uno spettro semantico molto vasto. Esso può indicare anche una unita composita, ma solo laddove le cose o le persone unite sono esplicitamente più di una (sola carne, solo popolo, ecc.).

 

     ■ 2. Tra ’ëchād e jāchîd non c’è alcuna concorrenza riguardo alla natura di Dio, semplicemente perché il raro termine jāchîd non è mai riferito direttamente a Jahwè.

 

     ■ 3. Il termine ëlohîm è un plurale (sg. ëach), ma indica una pluralità di soggetti soltanto, quando ha verbi, soggetti, aggettivi, pronomi, apposizioni e nomi del predicato e indica soggetti differenti (diversi dèi, autorità, ecc.). Nel caso di Jahwè, il plurale ëlohîm è usato perlopiù con verbi, soggetti, aggettivi, pronomi, apposizioni e nomi del predicato al singolare e indica un solo soggetto; qui esprime un «plurale della qualità» non della quantità. Anche altri nomi di Dio hanno la forma plurale o una variazione (p.es. adônāj è una variazione di ’ādôn «signore» o di ’adonî «mio signore»). Per fare il superlativo in ebraico si usa la forma, ad esempio, «re dei re» per l’imperatore; oppure si usa il plurale di una parola per innalzarne la qualità.

     Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo «Tremendo (Dio) [ëlohîm]», pp. 363ss. Riguardo a ëlohîm in Genesi 1,1ss si veda Nicola Martella, Esegesi delle origini, Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 13ss; riguardo al plurale «facciamo» in Genesi 1,26, si vedano le pp. 72ss (plurale della deliberazione). Per un ulteriore approfondimento si veda in Nicola Martella, Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), l’articolo «Dio nella Genesi», pp. 15-24. [► Questioni intorno Elohim e Jahwè; ► Elohim e Trinità]

 

     ■ 4. il termine ebraico jāchîd non indica mai una unità assoluta riferita a Jahwè, poiché esso non è mai usato direttamente in connessione con lui, né in Deuteronomio 6,4, né altrove in tutto l’AT.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Dio_uno_unic2_Sh.htm

23-02-2012; Aggiornamento: 08-03-2012

 

Bild-Pac ▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce