Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

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ELOHIM E TRINITÀ

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore La risposta

 

Prima di porre una domanda, il lettore si accerti che non ci sia già una risposta all'interno del sito «Fede controcorrente». È anche possibile che l'autore abbia già trattato l'argomento in uno di suoi libri; in tal caso verrà inviato al lettore il riferimento all'opera e alle pagine. In alcuni casi il gestore del sito si avvarrà dell'ausilio di un competente collaboratore perché venga data una risposta alla domanda del lettore.

 

 

La questione del lettore  

 

Ciao Nicola, ho trovato su un libro che sto studiando una dichiarazione interessante, e vorrei sapere cosa ne pensi, anche se dai tuoi scritti so già che non la condividi. Tuttavia credo che sia degna d’approfondimento.

     Il pastore battista Umberto delle Donne nel suo libro «La Torre d’argilla» a pagina 39 riporta la dichiarazione del rabbino Simeon Joachi, il quale nel suo commentario sulla prima sezione della Genesi (Firenze 1884), nel fare l’esegesi del nome divino «Elohim», affermò testualmente: «Questa parola rivela tre aspetti, tre parti o nature che insieme formano un unico tutto».

     Certamente egli non intendeva affermare una concezione trinitaria (evidentemente questo non era il suo problema), tuttavia raccoglie una sorprendente immagine teologica che non va trascurata e che può dare un notevole apporto nella comprensione del mistero di Dio.

     Cosa ne pensi? Credo che un’affermazione tale, fatta da un rabbino non cristiano, getti un’interessante prova a sostegno della Trinità. {Gaio Rannuni, ps; 21-11-2007}

 

 

La risposta ▲

 

Premetto che la comprensione di un solo Dio (in quanto categoria unica ed esclusiva) in tre distinti, personali e contemporanei individui con la stessa natura divina sia una fondamentale dottrina del NT, senza la quale non si potrà comprendere correttamente la novità e la profondità del nuovo patto. Quindi sbagliano gli antitrinitari ariani e quelli modalisti. [ Antitrinitari mimetizzati?; Trinità e antitrinitari; La concezione modalista di Dio] Alcuni cristiani, tuttavia, pur di avere ragione verso i loro avversari dottrinali, retroproiettano sull’AT argomenti legittimi solo all’interno del NT (la rivelazione è progressiva!) e addirittura cavillano sul nome divino ebraico ëlohîm «tremendo, autorità», proiettando in esso arcani significati, i quali però si infrangono come spuma sullo scoglio di un’analisi obiettiva dal punto di vista etimologico, letterario, storico e culturale. Per tagliare rettamente la Parola di verità (2 Tm 2,15), bisogna cominciare con l’essere onesti verso di essa. Barando si può apparire come uno che ha ragione al momento, ma non significa essersi avvicinati di più alla verità che rende liberi.

     Ora passo a rispondere alla missiva. Non ho avuto il piacere di conoscere il pastore battista Umberto delle Donne. Non conoscevo neppure l’affermazione del rabbino Simeon Joachi. Non capisco neppure come di posa «fare l’esegesi del nome divino “Elohim”»; tutt’al più si può fare una ricerca filologica e mostrare altresì l’uso di tale nome.

     L’affermazione del sunnominato rabbino è interessante, ma rimane solo una dichiarazione, se non viene dimostrata testualmente e contestualmente (questo sì che necessita l’esegesi). Manca anche il contesto in cui tale frase è stata originalmente inserita. Le lingue antiche conoscevano un «duale» che aveva in genere la stessa forma del plurale (rarissimo in italiano, cfr. «ambedue»), ma non un «triale»; rimane un mistero da dove Simeon Joachi abbia cavato tale significato dal nome ëlohîm!

     Inoltre mi verrebbe da rispondere con lo scrittore umoristico israeliano Kishon: «Per esempio non è una prova». Non capisco perché la citazione di un rabbino, in quanto tale, dovrebbe costituire di per sé una «prova»!? Una prova è un fatto accertato, non una semplice dichiarazione. Nel NT i rabbini (scribi e farisei) non ebbero una buona fama in genere (Mt 23; forse tranne Nicodemo e Gamaliele) e Paolo ricordò dispute intorno a genealogie (Tt 3,9) e favole giudaiche (Tt 1,14).

     Non penso che la dichiarazione di tale rabbino su ëlohîm possa «dare un notevole apporto nella comprensione del mistero di Dio» o presentare «un’interessante prova a sostegno della Trinità». Infatti bisogna argomentare con in modo corretto e chiaro, basando le proprie dichiarazioni su prove esegetiche.

     La rivelazione è progressiva e prima di Fil 2 e Gv 1 è difficile dimostrare una pluralità di persone all’interno della stessa categoria della Deità, aventi la stessa natura divina e in modo esclusivo.

     Quanto a ëlohîm ho mostrato a sufficienza che il suo significato non si differenzia dal singolare ëach e che esclude di per sé una chiara indicazione della Trinità per il fatto che viene usato con significato singolare anche per altri dèi. Sulla verità non bisogna barare solo per avere ragione: è la verità che rende liberi (Gv 8,32). Riporto un solo caso emblematico per rendere l’idea: «Allora Elia s’accostò a tutto il popolo e disse: “Per quanto [tempo] salterete [ritualmente] voi dai due lati? Se Jahwè è ’ëlohîm, seguite lui; se poi lo è Ba`al, seguite lui… 24Allora invocate voi il nome del vostro ’ëlohîm, e io, io invocherò il nome di Jahwè. E lo ’ëlohîm che risponde mediante il fuoco, egli è ’ëlohîm» (1 Re 18,21).

     Era veramente difficile attribuire a un nome (qui ëlohîm) un significato che non poteva avere (p.es. essere trino), essendo usato allora sia per il Dio vero sia per Ba`al senza alcuna differenziazione di sorta (o era anche Ba`al un essere trino?). La Trinità è un’importante e fondamentale dottrina nel NT; bisogna però usare argomenti adeguati e probatori per parlarne.

 

Per l’approfondimento si veda la seguente letteratura:

     ■ Nicola Martella, Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), articolo: «Dio nella Genesi», pp. 15-24.

     ■ Nicola Martella, Esegesi delle origini. Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), brani: Gn 1,1 (Elohim), pp. 13ss; Gn 1,26 (facciamo), pp. 74s; Gn 3,22 (verbi plurali), pp. 256ss.

     ■ Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Dio: pluralità», pp.141s; «Tremendo» (Elohim), pp. 365ss.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Elohim_trinita_MT_AT.htm

24-11-2007; Aggiornamento:

 

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