Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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A PENTECOSTE LO SPIRITO DISCESE SOLO

SUI DODICI APOSTOLI? PARLIAMONE 3

I fatti da Pentecoste in poi

 

 a cura di Nicola Martella

 

 Qui di seguito discutiamo l’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». Poiché sono arrivati moltissimi contributi, ho dovuto suddividerli secondo tre fasi storiche distinte:

      ■ 1. I fatti dalla risurrezione all'ascensione.

      ■ 2. I fatti dall'ascensione a Pentecoste.

      ■ 3. I fatti da Pentecoste in poi.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere il relativo tema di discussione

 

Qui mettiamo a fuoco i fatti da Pentecoste in poi. Chiaramente questo punto va ben oltre al nostro intento, ma si è reso necessario a causa dei contributi dei lettori, che hanno posto tali questioni.

     Che effetto ebbe sui Dodici dopo la loro investitura dall’Alto? Abbiamo visto che si trattava di un’investitura, una consacrazione e un potenziamento ufficiale di tali dodici speciali rappresentanti del Signore. In tal modo, essi divennero quanto segue:

     ■ Essi erano le guide ufficiali della chiesa universale (At 8,14s; 11,1 menzionati al primo posto; 15,2.4.6.22s; 16,4).

     ■ Essi erano il punto di riferimento certo e autorevole (At 4,35.37; 5,2; 6,6 imposizione delle mani per consacrare i loro collaboratori; 8,1 rimasero al loro posto; 9,27s Barnaba portò da loro Saulo, il quale ottenne il nullaosta);

     ■ Essi erano coloro, che rappresentavano l’ortodossia dottrinale (At 2,42; 4,18; 5,21.28.42; 6,2).

     ■ Essi erano coloro, attraverso cui il Signore agiva in modo speciale (At 2,43 prodigi e segni; 4,33 potenza; 5,5.10 giudizio di Anania e Saffira; 5,12 segni e prodigi; 8,18ss scomunica).

     ■ Essi erano coloro, che non si piegavano alle minacce e vessazioni (At 4,17-21; 6,40).

     ■ Essi erano, coloro che avrebbero messo le basi alla missione cristiana nel mondo (At 1,8; cfr. Mt 28,19s).

 

Che cosa successe ai 3.000 Giudei, che si convertirono quello stesso giorno? Che cosa accadde a tutti gli altri credenti da lì in poi? C'era allora veramente qualcuno di loro, di cui si possa dire oggi, dal punto di vista esegetico contestuale, che avessero sperimentato una «seconda esperienza», in un momento differente dalla conversione (aspetto umano) e dalla rigenerazione (aspetto divino)?

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Antonio Capasso

2. Enzo D’Avanzo

3. Antonino Cannatella

4. Enzo D’Avanzo

5. Pino Molle

6. Enzo D’Avanzo

7. Carmelo D’Amico

8. Antonio Capasso

9. Vincenzo Russillo

10. Antonio Capasso

11.

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Antonio Capasso}

 

Contributo 1: Per adesso nell’articolo si riconosce che i dodici ricevettero una seconda esperienza nello Spirito, cosa che fino a poco tempo fa veniva negata e ancora viene negata da molti non pentecostali. E un primo passo... Speriamo in meglio per il futuro. {27-08-2011}

 

Osservazioni (Ciro Cerrato): Dai, Nicola Martella, devi solo capire che quella seconda esperienza, differente dalla salvezza, non fu fatta sola dai dodici, ma anche dai 120 e da tutti quelli che crederono in Cristo; e finalmente sei arrivato anche tu alla verità della seconda esperienza, che fino ad adesso si voleva negare. {29-08-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Se si guarda bene nell’articolo, io parlo dapprima di «coloro, che usano proprio tali versi per avvalorare una presunta “seconda esperienza” nella chiesa». Poi affermo che «per i 3.000 Giudei e per quelli a casa di Cornelio non ci fu una «seconda esperienza», ma solo la conversione e la rigenerazione!». Infine, per concessione affermo «solo gli apostoli a Pentecoste avevano fatto, per così dire, una vera “seconda esperienza”, tanto per usare il linguaggio caro ai pentecostal-carismatici». Quindi, si fa bene a non attribuirmi ciò, che non ho inteso in senso confessionale. È sorprendente vedere che ogni concessione di linguaggio vien presa subito come un riconoscimento all’esperienza pentecostal-carismatica!

     Pentecoste ha a che fare con la storia biblica, non con una dottrina denominazionale. Quando gli apostoli «furono ripieni dello Spirito Santo» (At 1,4), ciò fu una consacrazione ministeriale dall’Alto, come avvenne in modo simile per Gesù in Matteo 3,16. Per usare un altro termine tecnico pentecostal-carismatico, essa fu una «unzione» speciale ed unica, riservata solo ai dodici apostoli, essendo essi gli strumenti con i quali il Signore gettò le fondamenta alla sua opera nella storia, siglata col sangue del nuovo patto. I Dodici erano l’estensione stessa delle mani di Gesù Cristo. Perciò è scritto: «... Essendo stati edificati sul fondamento dei mandati [apostoli = incaricati, missionari] e proclamatori [profeti], essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare» (Ef 2,20; un solo articolo). Per tale motivo, a tali dodici speciali incaricati del Signore fu dato un onore speciale, che nessuno mai avrà nella storia. Essi saranno i giudici supremi nel regno messianico (Mt 19,28; Lc 22,30; Ap 20,4). Giovanni vide nella Nuova Gerusalemme quanto segue: «E il muro della città aveva dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello» (Ap 21,14).

 

Osservazioni (Salvatore Paone): 1. Antonio Capasso mi ha fatto intendere che tu avresti in qualche modo sostenuto ciò, che afferma il pentecostalismo. Puoi spiegare ad Antonio cosa intendevi dire? Te ne sarei grado.

     2. Nicola, Antonio Capasso insiste che tu sostieni che i dodici avevano avuto una seconda esperienza. Io non sono d’accordo con tale terminologia. Io direi avevano completato l’adempimento della promessa di Gesù. Gesù disse: «V’è utile che io me ne vada; perché, se non me ne vo, non verrà a voi il Consolatore» [Gv 16,7]. Era necessario che Gesù ascendesse al cielo, prima che lo Spirito scendesse. {27-08-2011}

 

Contributo 2 (Antonio Capasso): E Paolo? {27-08-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Faccio presente ad Antonio Capasso che gli apostoli ricevettero lo Spirito dal Risorto: «Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi. E detto questo, soffiò su loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo”» (Gv 20,21s). Poi, a Pentecoste, tali Galilei «furono ripieni dello Spirito Santo» (At 2,4). Quindi, per così dire, tanto per usare un termine tecnico dei pentecostal-carismatici, essi (e solo loro) fecero una «seconda esperienza» — e cioè l’unica che si possa chiamare «il compimento della promessa del Padre» (At 1,4), secondo cui «voi sarete immersi nello Spirito Santo» (v. 5) e «riceverete potenza, quando lo Spirito Santo verrà su voi» (v. 8).

     Di nessuno altro in tutto il NT (quindi neppure di Paolo) si può dire che avesse fatto una tale «seconda esperienza», chiamata «battesimo nello Spirito» dai pentecostal-carismatici. Tutti gli altri hanno fatto semplicemente una «prima esperienza», tanto per restare al parallelo col linguaggio pentecostale; ossia essi hanno ricevuto lo Spirito Santo come dono in connessione con la loro conversione e rigenerazione. Ciò è conforme a 1 Corinzi 12,13: «Infatti, noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito».

 

Questa spiegazione vale anche per Salvatore Paone. Ho usato una analogia col linguaggio pentecostal-carismatico, per farmi capire da loro. Come ho già detto, a Pentecoste si trattava, in realtà, di una consacrazione sovrannaturale e ministeriale unica e irripetibile per i soli dodici apostoli, paragonabile alla consacrazione sovrannaturale di Gesù al suo ministero (Mt 3,16); fu ciò che li rese fondamenta della chiesa universale e dell’opera di Dio (Ef 2,20). Nessuno si può paragonare a loro, neppure Paolo con tutti i suoi meriti (Ap 21,14). Come ricordato, a giudicare le dodici tribù d’Israele ci saranno solo i dodici apostoli seduti sui loro specifici troni (Mt 19,28; Lc 22,30), non tredici o di più.

 

 

 

2. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo: 1. Io non lo troverei coerente, se Gesù affermasse che ciò sarebbe limitato, circoscritto solo ai dodici. Se Cristo è venuto per formare la chiesa, aveva previsto che dopo i dodici ci sarebbe altri, ecc. ecc. Poi vediamo che Paolo non era dei dodici, eppure ha fatto tanti miracoli, vediamo che ci furono dei profeti nel Nuovo Testamento, che non erano dei dodici, Filippo, pieno di Spirito Santo, le figlie profetizzavano, Anania, Sila, Barnaba ed altri; questi non erano dei dodici. Io però francamente non ho capito il senso, quando tu dici quello che scrivi, caro Martella; non so se è per sottolineare un dato di fatto circoscritto solo ai dodici. Se le opere nel grande mandato alla fine dell’Evangelo di Matteo (andate, predicate, ecc. ecc.) fossero limitate ai soli dodici, oppure è solo un dato letto, spiegato ed esposto come una considerazione; è il senso che non colgo. Voglio anche precisarti che ho letto per intero l’articolo due volte,ma non ne ho colto il senso. Shalom.

     2. Poi, per il fatto che Gesù si sia sempre rivolto ai dodici, è anche normale; erano loro i primi ed erano i capostipiti. Gesù li aveva scelti ammaestrati ed era sempre ed esclusivamente con loro; essi erano amici, discepoli, compagni, e vivevano assieme al Maestro. Era ovvio che Gesù si rivolgesse a loro; ma poi la chiesa non finì con i dodici. Vedi cosa hanno procurato, quanti miliardi di anime in 2.000 anni si sono convertite; ed era normale che Gesù parlasse anche a chi doveva poi succedere agli apostoli; e quelle parole sono per tutti i successori. Non lo trovo anormale che Gesù parlasse ai dodici; ma poi si rivolgeva anche ai futuri credenti (Gv 17,20-21). «Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola» (v. 20).

     3. Anche l’ultima cena del Signore fu fatta con i dodici apostoli solamente; ci sono cose che Gesù insegnava solo a loro. Vedi, li chiamava da parte e spiegava loro le parabole e altro; i dodici accompagnavano Gesù ed erano loro i destinatari dell’insegnamento.

     4. «Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno» (Gv 20,29). E qual è l’insegnamento che Gesù vuol dare, Ci saranno altre persone che barrano partecipi della salvezza e godranno quello, che voi godete, ma con la differenza che loro non mi vedranno.

     5. «V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti. Ma a ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo» (Efesini 4,5ss). Tutti quelli che crederanno, avranno la misura del dono di Dio.

     6. ‎Vale per tutti, non solo per i dodici, ma per coloro, che crederanno nel nome di Gesù: «Ecco i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno» (Mc 16,17-18). {22-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Enzo D’Avanzo, grazie del tuo sforzo, ma vedo che nuovamente non hai colto il senso dell’articolo e le cose, che scrivi, non hanno direttamente a che fare con esso. Inoltre, sebbene abbia messo molto impegno nel cercare di dare ordine al tuo pensiero, esso non è lineare, ma molto ingarbugliato.

     ■ La questione di base è questa: Quali persone c’erano a Pentecoste e furono riempiti dallo Spirito Santo in senso amministrativo, per essere investiti come guide della chiesa? La risposta è questa: solo i dodici apostoli del Signore! Le argomentazioni le ho date già sopra, rispondendo agli altri lettori.

     ■ Che cosa hanno allora ricevuto gli altri, che si sono convertiti a Cristo? A Pentecoste si convertirono 3.000 Ebrei e a essi fu elargito il «dono dello Spirito» in connessione con la rigenerazione (non si parla di una «seconda esperienza» né di glossolalia).

     ■ Tu parli di Paolo e Barnaba; ma essi non c’erano al momento dell’ascensione né a Pentecoste. Essi non erano parte dei dodici apostoli, ma erano apostoli delle chiese (At 13,1ss). Anania era un credente di Damasco e Sila era un collaboratore di Paolo; ma essi non hanno nulla a che vedere con questo tema. In 2 Corinzi 8,23 in greco si parla di «apostoli delle chiese»; essi differiscono dai dodici apostoli del Signore. Nella nuova Gerusalemme non c’è menzione di nessuno di loro, neppure di Paolo, ma solo dei «dodici apostoli dell’Agnello» (Ap 21,14).

     ■ Gesù affidò effettivamente il grande mandato missionario solo ai suoi apostoli (Mt 28,18ss), visto che sul monte c’erano solo loro (v. 16). Essi erano le guide della chiesa universale e furono loro a organizzare come titolari la missione in tutto il mondo, andandovi di persona o mandandovi altri.

     ■ Atti 2 serviva solo per dare autorità ai dodici apostoli, in senso amministrativo, come capi della chiesa universale, così come Gesù stesso fu investito dallo Spirito Santo, nel momento in cui iniziò il suo ministero (Mt 3,16). È chiaro che poi da loro prese inizio la chiesa, tanto è vero che subito il primo giorno si convertirono ben 3.000 Ebrei della Giudea e della diaspora.

     ■ Che Gesù avesse pregato «per quelli che credono in me per mezzo della loro parola» (Gv 17,20s), corrobora proprio il fatto che Gesù diede ai dodici apostoli l’investitura dall’Alto, e che poi essi avrebbero portato alla fede altre persone mediante la loro predicazione. Essi furono i testimoni intimi di Gesù e coloro che assistettero all’istituzione del nuovo patto. Che poi altre persone vennero alla fede, senza vedere, ossia senza essere testimoni oculari (Gv 20,29), è nella ragione delle cose, ma non aggiunge nulla al tema.

     ■ Ricalcando il brano citato di Efesini 4,5ss, si potrebbe proprio dire che «la misura del dono di Cristo» dei dodici apostoli era diversa da quella degli altri credenti, poiché il loro ruolo e ministero erano differenti. A loro solo fu data tale particolare investitura dall’Alto, come fu data a Mosè, a Giosuè e così via. Ciò non sminuisce gli altri, ma a che fare con l’economia del ministero.

     ■ Quanto a Marco 16,17s faccio notare che esso non aggiunge nulla al nostro tema. Il verso 14 ci mostra che Gesù si era manifestato agli undici apostoli, dinanzi ai quali anche ascese al cielo (v. 19).

 

 

3. {Antonino Cannatella}

 

Contributo: Vorrei far notare ad alcuni fratelli, che Anania era un discepolo di Damasco, il quale pregò, impose le mani su Saulo, e Saulo ricuperò la vista e fu ripieno di Spirito Santo (At 9,17). C’è da notare che Saulo non era ancora stato battezzato. {23-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Tale episodio non c’entra nulla col nostro tema. Per Paolo non si trattò di una «seconda esperienza», ma della sua rigenerazione mediante il riempimento dello Spirito Santo. Si parlò di guarigione fisica (At 9,18), ma non di fenomeni mistici particolari. Quando Anania si rivolse a lui, egli doveva ancora essere «lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome» (At 22,16).

 

 

4. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo: Io credo di aver detto che i dodici erano con Gesù, e siamo d’accordo; per forza di cosa Gesù rivesti costoro di autorità. Caro f.llo Martella, però è su quello, che affermi sull’autorità di continuazione degli altri, che non ho ancora chiaro cosa vorresti dirci. Noi siamo la continuazione dei dodici e per conseguenza dobbiamo avere, per forza di cosa, autorità spirituale; e sennò in nome di chi agiamo?

     Nel 1900 ad Asuza Street avvenne il grande risveglio mondiale. Tutti furono ripieni di Spirito Santo, credo che conosci la storia; da lì nacque la stragrande maggioranza delle odierne chiese nel mondo.

     I pentecostali (quelli moderati) sono tra gli evangelici i più numerosi e i più fruttuosi, con segni tangibili e prove evidenti. Quelli seri parlano in lingue e operano miracoli, cacciano i demoni; poi ci sono anche i fanatici, quelli li lascio a Dio, essendo questo è un suo problema, io non li prendo in considerazione. Ma parlo dei [pentecostali] buoni, quelli vagliati e sperimentati, ministri saggi e autorevoli, oggi ci sono in mezzo a noi e agiscano nello Spirito Santo con evidenti segni, come descritto in 1 Corinzi 12. {22-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Enzo D’Avanzo, sebbene all’inizio fai delle concessioni, vedo che continui a non capire.

     ■ Gesù elesse i suoi apostoli, li istruì e li rivestì di autorità mediante lo Spirito Santo a Pentecoste, poiché dovevano guidare la chiesa e l’opera di Dio in terra, perché sussistesse e si espandesse. In seguito furono associati a loro sette uomini (At 6), per liberarli dalle incombenze pratiche. Poi troviamo associati a loro nella chiesa di Gerusalemme degli «anziani» (At 15,2.4.6.22s; 16,4), tra cui Giacomo, perché gli apostoli potessero occuparsi della chiese e dell’opera in senso generale.

     Quando, poi, molti degli apostoli andarono in missione, a Gerusalemme rimasero «Giacomo e Cefa (Pietro) e Giovanni», i quali godevano di «particolare considerazione» nella chiesa di Gerusalemme (Gal 2,6-9); si noti come Giacomo fu menzionato al primo posto, poiché era lui la guida effettiva della chiesa di Gerusalemme, unitamente agli altri anziani, mentre Pietro e Giovanni si occupavano dell’opera generale; tant’è che subito dopo Pietro venne menzionato a Antiochia (vv. 11ss); già qui è mostrato che l’autorità si basava sulla verità non su poltrone.

     ■ I dodici apostoli erano impareggiabili per motivi storici e teologici, essendo apostoli del Signore e avendo, come tali, un onore, che non spettava ad altri, neppure a Paolo. Sopra ho menzionato l’onore che i nomi «dodici apostoli dell’Agnello» avranno, e solo quelli, tanto da essere incisi nella nuova Gerusalemme (Ap 21,14). A ciò si aggiunga che essi soltanto sederanno nel regno messianico su dodici troni e giudicheranno le tribù d’Israele (Mt 19,28; Lc 22,30; Ap 20,4).

     ■ Quindi nessuno può dire di essere la continuazione dei dodici apostoli in senso amministrativo, poiché tale funzione ministeriale si è esaurita per sempre con la morte dei Dodici; noi non crediamo alla sedicente successione apostolica. Paolo, Barnaba e altri sono «apostoli delle chiese», ossia missionari mandati dalle comunità locali (At 13,1; 2 Cor 8,23). Di tali apostoli delle chiese si parla in Efesini 4 insieme alle altre funzioni ministeriali. La loro autorità non si basa sul fatto che sono vissuti col Signore e che hanno sperimentato la particolare investitura a Pentecoste, ma su una chiamata personale (cfr. Paolo in At 9) e sul riconoscimento da parte della chiesa, che lo invia come missionario. Similmente avviene per i conduttori (1 Tm 3; Tt 1). L’autorità dei servitori del Signore si basa sulla «Parola della verità», che essi devono «tagliare rettamente» (2 Tm 2,15), non su esperienze mistiche.

     ■ Non entro nel merito dei fatti di Asuza Street, sia perché non c’entrano in questo tema, sia per evitare polemiche. Per il resto rimando per l'approfondimento in Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli: «Il battesimo dello Spirito», pp. 35-41; «L’effusione dello Spirito Santo», pp. 42-45; «Glossolalia allo specchio», pp. 69-83. Per gli stessi motivi, non entro nel merito neppure sui pentecostali odierni nel variegato arcipelago pentecostal-carismatico.

     Qui non si tratta di questo, ma solo di appurare chi abbia sperimentato a Pentecoste l’indiscussa investitura o consacrazione ad apostoli del Signore e, quindi, a guide della prima chiesa. Ho cercato di dimostrare che tale esperienza specifica e speciale riguardava solo i dodici apostoli del Signore. Tutte le altre esperienza descritte nel resto del libro degli Atti e nel resto del NT non sono qui in discussione.

     Penso che abbiamo abbastanza sondato tutti questi aspetti. Per questo non prenderò in considerazioni contributi tuoi e altrui, che similmente vanno fuori tema. Altrimenti ogni tema del genere diventa un’occasione di diatriba per tutti i temi pentecostal-carismatici. Qui ci interessa una verità storica, specialmente quella legata a quella specifica Pentecoste di Atti 2.

 

 

5. {Pino Molle}

 

Contributo: Il giorno della Pentecoste era particolarmente appropriato alla discesa dello Spirito santo, per vari motivi. In primis, era chiamato il «giorno delle primizie» (Nu 28,26) e le tremila persone, le primizie della chiesa, furono l’inizio di un più largo raccolto che doveva essere mietuto per tutto il mondo, sino ai giorni nostri. Inoltre, la Pentecoste era il giorno, in cui ogni Israelita doveva ricordare che era stato schiavo in Egitto e Dio lo aveva liberato (Dt 16,12), quel giorno era veramente adatto, perché lo Spirito Santo scendesse sui «centoventi apostoli» e desse inizio alla diffusione del messaggio, che ha permesso anche a molti di noi di essere seguaci di Cristo. Poi come ultimo motivo, i Giudei si erano raccolti a Gerusalemme da ogni parte del mondo: il giorno era il più indicato, perché dava inizio al ministero di portata mondiale che la chiesa primitiva aveva appena ricevuto. Queste persone furono immerse nello Spirito Santo, visto che battesimo è esattamente ciò, che la parola indica. Gesù disse che avrebbe immerso i propri discepoli nello Spirito Santo (Matteo 3,11) Questa esperienza era normale per i credenti dell’età apostolica, come lo è anche ai giorni nostri. Nel giorno della Pentecoste è stata data la primizia di un dono che tutti i credenti, nella presente chiesa, possono ricevere.

     L’apostolo Pietro si pronuncia sull’effusione dello Spirito Santo sopra i Gentili di Cesarea; infatti dichiarò nel suo rapporto ai fratelli di Gerusalemme che il battesimo nello Spirito Santo, dato come dono ai Gentili, era lo stesso battesimo, che essi avevano ricevuto alla Pentecoste (At 11,15). Lo Spirito Santo è una persona vivente che ci «afferra» e si serve di noi. Prima della sua crocifissione, Gesù parlò molto esplicitamente del ministero che avrebbe avuto lo Spirito Santo (Gv 14,15-16), usando un nome molto significativo per indicare la terza persona della divina Trinità: «Paracleto», ossia Consolatore, Aiuto, Consigliere, Avvocato, Intercessore, Fortificatore, Sostituto («allos Parakletos»). {22-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Devo convenire che Pino Molle, l’articolo di base non l’ha letto né evidentemente quanto è scritto sopra, visto che scrive cose, che non c’entrano direttamente con esso e a cui ho già risposto; e per questo non fa nulla per confutare le mie tesi, ma si è limitato al solito proclama pentecostal-carismatico.

     Non esistono «centoventi apostoli», ma solo dodici e solo loro furono consacrati a Pentecoste per il loro ministero speciale e specifico dei «dodici apostoli del Signore Gesù Cristo». Solo loro furono immersi nello Spirito Santo e nel fuoco, secondo le promesse del Messia. Per nessun altro credente fu usata mai tale espressione in tutto il NT, se non in 1 Corinzi 12,13, dove si parla della rigenerazione. Tutti gli altri hanno ricevuto il «dono dello Spirito Santo» (At 2,39; 11,17), che è un’altra cosa: è lo Spirito rigenerante come dono. Quindi, riguardo all’evento di Pentecoste è sbagliato affermare che si trattava di una «esperienza… normale per i credenti dell’età apostolica» e che fosse un dono per tutti i credenti fino a tutt’oggi.

     L’evento a casa di Cornelio era anch’esso un evento collettivo, che corrisponde alla rigenerazione e non a una presunta «seconda esperienza», visto che tali Gentili erano fino a quel momento non-rigenerati. Tale evento fu permesso da Dio per motivi storico-teologici, per convincere i Giudei che anche i credenti gentili sono nello stesso corpo (cfr. 1 Cor 12,13). Nella descrizione di tale evento in Atti 10 non si parla per nulla, come fa invece inopportunamente e frettolosamente Pino Molle, di «battesimo nello Spirito» e dello «stesso battesimo». Pietro parlò della discesa dello Spirito Santo (At 11,15), non di battesimo, attribuì solo agli apostoli la parola di Gesù (v. 16: «voi sarete immersi nello Spirito Santo) e parlò riguardo ai Gentili dello «stesso dono» (v. 17), che non era la glossolalia, ma lo Spirito Santo stesso, ricevuto nel momento della rigenerazione («abbiamo creduto nel Signor Gesù Cristo»; cfr. At 2,38). È preoccupante tale modo avventuroso di mischiare i fatti e le asserzioni a proprio piacimento, così come l’ideologia pentecostal-carismatica suggerisce.

     Ripeto per l’ennesima volta che in 1 Corinzi 12 il carisma della «varietà di lingue» non ha nulla a che fare con un presunto «battesimo nello Spirito», che non esiste mai come espressione in tutto il NT greco; inoltre la «varietà di lingue» compare qui all’ultimo posto e non è praticato da tutti, come vale anche per gli altri carismi.

     Qui tuttavia, come già detto, il tema è un altro: a Pentecoste furono investiti dall’Alto solo i dodici apostoli del Signore!

 

 

6. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo (Enzo D’Avanzo): Caro Martella, se ci sono tutti i presupposti di onestà spirituale, di purezza, senza andare a scoprire varie supposizione, per essere brevi, se ci sono tutti i requisiti essenziali, è possibile oggi che avvengano i battesimi nello Spirito Santo con il dono della glossolalia, i miracoli, le guarigioni e tutti i carismi o i doni di 1 Corinzi 12? {22-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Tutto ciò ci fa andare fuori tema, quindi non vorrei aggiungere altro, visto che qui m’interessa soprattutto la verità storica. Fatto sta che l’espressione «immergere nello Spirito» («immersione nello Spirito» non esiste mai nel NT) è circoscritta unicamente all’investitura dall’Alto dei soli dodici apostoli e basta. Fuori degli Evangeli e di Atti 1,5; 11,16 (si riferisce sempre e solo all’esperienza dei dodici apostoli a Pentecoste), essa non fu mai più usata in tal senso. Come ho già spiegato tante volte, Paolo usò tale espressione solo una volta, ma in connessione con la rigenerazione di Giudei e Gentili, eccetera: «Infatti, noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito» (1 Cor 12,13).

     In 1 Corinzi 12 (e solo qui in tutto l’AT) si parla non di quanto discusso finora, ma di carismi e funzioni ministeriali, che Paolo chiamò «manifestazione dello Spirito per l’utile comune» (v. 7), distinguendo «diversità di doni… diversità di ministeri… varietà di operazioni», e aggiungendo che lo Spirito distribuisce «i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole». L’apostolo elencò tra di loro «diversità di lingue» e «traduzione delle lingue», che vanno insieme (vv. 10.28). Tale carisma, come tutti gli altri, non ha nulla a che fare con il «dono dello Spirito Santo», ossia con lo Spirito Santo ricevuto al momento della conversione, né con «l’immergere nello Spirito» vissuto a Pentecoste dai soli apostoli, né con l’essere immerso nel corpo di Cristo mediante lo Spirito al momento della rigenerazione (1 Cor 12,13). La «diversità di lingue» come tutti i carismi elencati hanno a che fare con il ministero; qui evitiamo di discutere sull’estensione temporale di tale dono. Paolo fece capire che non tutti parlano in altre lingue e che non tutti interpretano (v. 30), come del resto ciò vale per gli altri carismi e per le altre funzioni ministeriali. La regolamentazione di lingue e traduzioni si trova in 1 Corinzi 14. Altro qui non ho da aggiungere, poiché tutto ciò va di là dal tema attuale. Evito anche di parlare qui dell’estensione temporale di tale carisma in 1 Corinzi 13,8. Per chi vuole approfondire tali temi, legga in Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli specifici: «Il battesimo dello Spirito», pp. 35-41; «L’effusione dello Spirito Santo», pp. 42-45; «Glossolalia allo specchio», pp. 69-83.

 

 

7. {Carmelo D’Amico}

 

Contributo: Caro fratello Nicola, pace del Signore. Da qualche tempo, seguo i tuoi interventi su Facebook perché li trovo molto stimolanti all’attenta lettura della Parola di Dio. Frequento una chiesa evangelica pentecostale da semplice credente e, come tale, studio la Bibbia, aiutandomi anche con cari fratelli come te, che pubblicano il loro punto di vista.

     Vengo al dunque: mi ha molto incuriosito il tuo articolo, perché non avevo mai considerato il battesimo nello Spirito Santo secondo quanto esponi in esso. Ovviamente da pentecostale qual sono, la prima reazione ha prodotto in me la voglia di ricercare nelle Scritture quanto servisse per contrastare l’articolo, ma poi considerando molto valido quanto hai esposto, ho preferito abbandonare questo pensiero per avere invece un dialogo costruttivo con te. Quindi, mentre studiavo i versi citati nell’articolo, me ne sono tornati in mente altri, che vorrei chiederti di aiutarmi a posizionare all’interno della tua riflessione. Questo perché mi pare di capire che hai una conoscenza del greco neotestamentario sicuramente più ampia e valida della mia, costruita in modo autodidatta.

     Finisco il preambolo, assicurandoti di non scriverti perché voglio confutare la tesi esposta (non ne sarei in grado), ma perché sono convintissimo che ascoltare altri pareri — meglio ancora se discordi su quanto io possa pensare o sostenere — permette una più ampia e corretta conoscenza delle verità bibliche, per ampliare così la visione del piano di Dio.

     Ecco i passi per i quali vorrei un tuo aiuto, tratti dalla versione Nuova Riveduta.

     ■ 1. «Allora Pietro disse: “C’è forse qualcuno che possa negare l’acqua e impedire che siano battezzati questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi?”» (Atti 10,47). In questo caso Pietro dicendo «come noi» si riferisce sempre agli apostoli oppure a tutti i credenti circoncisi del verso precedente?

     ■ 2. «Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio» (Romani 1,1). «Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto, con tutti i santi che sono in tutta l’Acaia» (2 Corinzi 1,1). «Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo» (Colossesi 1,1). Da questi versetti (e da altri, che non riporto) Paolo deve essere considerato il tredicesimo apostolo con beneficio del battesimo dello Spirito Santo anche se non era presente il giorno di Pentecoste?

     ■ 3. «Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione» (1 Corinzi 14,5). «Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi?» (1 Corinzi 14,23). Nell’articolo tu affermi: «Furono gli apostoli soltanto a “parlare in altre lingue” e furono solo loro, che ciascuno dei Giudei indigeni o della diaspora “udiva parlare nel suo proprio linguaggio” (v. 6), ossia quello del luogo di provenienza (v. 8). Si noti, poi, che “Pietro, alzatosi in piè con gli undici, alzò la voce e parlò loro in questa maniera” (v. 14); nessun altro credente fu menzionato con loro, ma solo due gruppi: gli apostoli e i Giudei non-convertiti. Perché quel giorno si convertissero 3.000 Giudei d’ogni nazione menzionata (vv. 9-11), era necessario che il messaggio di Pietro arrivasse fino a loro. Per questo è scritto che Pietro si alzò in piedi «insieme con gli undici», poiché essi tradussero a mano a mano il discorso di Pietro nelle lingue di provenienza dei Giudei della diaspora». Perché Paolo si dilunga così tanto sulle lingue in seno alla chiesa di Corinto, se esse erano state riservate soltanto ai Dodici?

 

Grazie ancora per la tua disponibilità. Prima di chiudere vorrei ancora una volta rassicurarti che non voglio essere polemico nei riguardi dell’articolo, ma solo desideroso di ampliare la mia conoscenza della Parola di Dio e di avere la possibilità di una tranquilla discussione biblica, lasciando da parte ogni possibile acredine religiosa che porta soltanto a «guerre sante»,  di cui sono francamente stufo. Maranathà. {23-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Sarebbe bello e benefico, se tutti avessero lo stesso atteggiamento di Carmelo, cercando prima di capire come stavano veramente le cose al tempo di Gesù e degli apostoli; allora dialogare sarebbe un vero piacere! Purtroppo, con profonda sofferenza ammetto, che su temi del genere il dialogo pacato è più l’eccezione che la regola. Numero le varie parti per poterci fare un diretto riferimento.

     ■ 1. In Atti 10,47 Pietro si riferisce al ricevimento dello Spirito Santo nel momento della conversione e rigenerazione, e non a una presunta «seconda esperienza». In Atti 11,46 non si parla di «immersione nello Spirito», ma di «dono dello Spirito Santo» nel momento della conversione (cfr. At 2,38). Quindi il «noi» si riferiva allo Spirito Santo, che venne donato ai credenti giudei nel momento della loro rigenerazione. Cornelio e quelli si casa sua non erano ancora rigenerati, nel momento in cui ricevettero «il lavaggio della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo» (Tt 3,5). Poi seguì il battesimo in acqua. Per tale immersione nel corpo di Cristo mediante lo Spirito Santo si veda 1 Corinzi 12,13.

     In tutto il libro degli Atti gli unici che fecero, per così dire, una «seconda esperienza» dopo la conversione, furono solo i dodici apostoli! Essi erano a cavallo fra l’antico e il nuovo patto, perciò molte cose, che vissero, non erano proprio quelle «normali», se paragonate a un cristiano odierno. Gesù li chiamò ed essi lo seguirono; prima però che realizzassero che Gesù era veramente il Messia promesso, il cammino fu lungo. Solo in Matteo 16,16 Pietro ebbe il coraggio di confessare: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; ma ciò avvenne per rivelazione, non per sua deduzione (v. 17), visto che subito dopo venne rimproverato pesantemente dal Signore (vv. 22s). Quand’è che gli apostoli sperimentarono una rigenerazione in senso neotestamentario? Non lo sappiamo con precisione, probabilmente ciò accadde solo dopo la risurrezione di Gesù. È scritto che Gesù disse: «“Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Ora disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli, che crederebbero in lui; poiché lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato» (Gv 7,38s). Successivamente, appena prima della sua morte, Gesù disse dello Spirito, riferendosi agli apostoli: «Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi» (Gv 14,17). Essi non avevano sperimentato, quindi, ancora un riempimento di Spirito Santo in senso neotestamentario. Sta di fatto che essi ricevettero lo Spirito Santo solo dopo la risurrezione e già prima dell’ascensione di Gesù. «Allora Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi”. E detto questo, soffiò su loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,21s). Poi, a Pentecoste, i dodici apostoli ricevettero il potenziamento ministeriale mediane lo Spirito Santo (At 2,1ss). Essi furono quindi gli unici, che in tutto il libro degli Atti fecero una «seconda esperienza».

 

     ■ 2. Non esiste un «tredicesimo apostolo», ma solo due categorie.

            ● Sono esistiti i dodici apostoli del Signore, a cui Cristo diede la potenza necessaria a Pentecoste per gettare le basi alla chiesa universale e alla missione; questa categoria speciale, i cui nomi sono scritti sul fondamenti della nuova Gerusalemme, è terminata con la morte dei dodici apostoli.

            ● Sono esistiti gli apostoli delle chiese, i quali appunto sono stati «mandati» in qualità di «missionari» (= termine tratto dal lat. mittere «mandare, inviare» e designa i «mandati»). I primi «apostoli delle chiese» o missionari furono Paolo e Barnaba e furono mandati dalla chiesa di Antiochia. A tale funzione ministeriale si riferisce Efesini 4. Tale categoria esiste ancora oggi. Purtroppo, specialmente in campo carismaticista, alcuni si fregiano di tale titolo, credendo che sia superiore ai conduttori (come i cardinali sopra i vescovi), dandoselo da soli e sebbene non abbiano mai fondato una sola chiesa nella loro vita. Ultimamente anche donne hanno tale vezzo. È una moda che viene perlopiù dal Sudamerica e spesso mira all’arricchimento personale; bisogna assolutamente rifiutarla e combatterla.

 

     ■ 3. In questo tema non c’entra nulla 1 Corinzi 14,5.23, trattandosi qui di quella che Paolo chiamò «diversità di lingue» (1 Cor 12,10.28) quale carisma dato solo ad alcuni (v. 20), come per gli altri carismi (vv. 29s). Noi parliamo qui solo dell’evento di Pentecoste, dove solo i dodici apostoli furono coinvolti. In tale brano citato dal mio articolo non parlavo, quindi, del fatto che nessun credente possedesse allora il carisma della «diversità di lingue», ma del fatto che a Pentecoste furono soltanto gli apostoli a «parlare in altre lingue».

     In tutto il libro degli Atti, non si parla di nessun Giudeo convertito a Gesù Messia, tranne che i dodici apostoli appunto, che avesse sperimentato un evento simile a loro come «seconda esperienza», parlando in altre lingue (neppure i 12 discepoli di Efeso erano Giudei, contrariamente ad Apollo; cfr. At 18,24 con 19,1ss; Paolo non li incontrò nella sinagoga; cfr. invece 18,26). Essi tutti ricevettero il «dono dello Spirito», ossia lo Spirito Santo stesso nel momento della loro conversione e rigenerazione, senza particolari manifestazioni.

     Tutti i carismi, compreso quello della «diversità di lingue», non sono legati alla conversione, ma al servizio: «A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune» (1 Cor 12,7; v. 4ss.11 «diversità di doni… diversità di ministeri… varietà di operazioni… distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole»).

 

 

8. {Antonio Capasso}

 

Contributo: E i Corinzi che avevano fatta la stessa esperienza degli apostoli? Essi infatti parlavano tutti in altre lingue come gli apostoli. Questi che unzione avevano avuto? E perché parlavano in lingue? Sono solo gli apostoli, che fanno una seconda esperienza? Dov’è scritto che fosse solo per gli apostoli? Dov’è detto che la potevano fare solo gli apostoli? Questa seconda esperienza la fecero i Corinzi, la fece Paolo, la fecero i Samaritani, la fece Cornelio e i dodici discepoli di Efeso. {27-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Nessuno delle persone elencate ha fatto mai una «seconda esperienza». Non la fecero i 3.000 a Pentecoste, né i Samaritani, né Paolo, né Cornelio, né dodici discepoli di Efeso, tranne i dodici apostoli a Pentecoste. Tutti gli altri hanno fatto, tanto per usare il linguaggio pentecostale, una «prima esperienza» soltanto, cioè di conversione e rigenerazione, conformemente a 1 Corinzi 12,13.

     Nel caso dei i 3.000 a Pentecoste, dei Samaritani e di Paolo non si parla di un’esperienza mistica con annesso esercizio di lingue estranee. Nel caso dei discepoli di Efeso, essi non sapevano neppure chi fosse lo Spirito Santo, ma erano stati battezzati solo con il battesimo di Giovanni. Negli Evangeli e in Atti (all’infuori non viene mai più usato tale termine), essere «discepolo» non significava per nulla essere automaticamente rigenerato, ma solo essere un «seguace» e poteva designare dal semplice simpatizzante al seguace stretto. «Da allora molti dei suoi discepoli si ritrassero indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). Gli stessi due discepoli di Emmaus confessarono a colui, che ritenevano uno straniero: «Ora noi speravamo che fosse lui che avrebbe riscattato Israele, invece...» (Lc 24,21). In effetti i primi, che ricevettero lo Spirito Santo in senso neotestamentario furono gli apostoli (Gv 20,22).

     La «diversità di lingue» (1 Cor 12,10.28 fanalino di coda!), come tutti gli altri carismi, furono elencati qui in relazione alle «funzioni ministeriali» e non a una presunta «seconda esperienza», visto che non tutti esercitano la stessa «funzione ministeriale» (vv. 29s). Si tratta di «diversità di doni... diversità di ministeri... varietà di operazioni... ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole» (vv. 4-11). In 1 Corinzi 12 non si parla, quindi, mai di una presunta «seconda esperienza», ma solo di una «prima esperienza» (1 Cor 12,13) e dei possibili ministeri dei rigenerati.

 

 

9. {Vincenzo Russillo}

 

Nel libro degli Atti degli Apostoli i segni e i prodigi vengono presentati da Luca non come un evento comune a tutti i cristiani, ma come il ministero speciale del gruppo apostolico. Un parallelo si può evidenziare con il ministero Gesù; infatti Luca ci ricorda che i miracoli furono importanti nel ministero del Messia: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni, che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete» (Atti 2,22). Poi Luca ci mostra l’importanza dei segni e dei prodigi nel ministero apostolico.

     ■ Atti 2,43: «Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli». Si noti che segni e prodigi erano fatti solo dagli apostoli e non da tutti i cristiani.

     ■ Atti 5,12: «Molti segni e prodigi erano fatti tra il popolo per le mani degli apostoli; e tutti di comune accordo si ritrovavano sotto il portico di Salomone». È chiaro che Luca si riferisca al ruolo speciale degli apostoli; i segni e i prodigi avevano il ruolo di dimostrare l’autorità degli apostoli una volta per tutte.

 

Un altro elemento probante, a mio parere, che dimostra la superiorità apostolica, lo abbiamo riguardo alla situazione che si venne a creare in Samaria. In Atti 8,6 troviamo scritto: «E le folle unanimi prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva». Filippo era uno dei sette collaboratori degli apostoli. Nonostante il suo interessante ministero presso i Samaritani, vediamo che dopo fu necessario che gli apostoli scendessero e imponessero loro le mani, dopo aver creduto (Atti 8,14-17). Ciò significa che Filippo non agì al posto di un apostolo, quando fece segni e prodigi, ma egli aveva semplicemente accesso alla forza dello Spirito nel suo ministero evangelistico. Gli apostoli avevano una funzione unica nella costituzione delle prime chiese. Efesini 2,20 afferma: «Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare».

     Bisogna distinguere questa «seconda esperienza» di «more power», che fu donata agli apostoli, per affermare la loro posizione, da qualsiasi criterio di continuità. Infatti, a dare un freno ai «super apostoli» di Corinto ci pensò Paolo (2 Cor 11,1-15). I segni e i prodigi non erano stati donati a tutti i credenti, ma solo agli apostoli: «I segni dell’apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti» (2 Cor 12,12). {25-08-2011}

 

 

10. {Antonio Capasso}

 

Contributo: In Giovanni 20,22 non ci sono solo gli apostoli (Luca 24,36-43), quindi gli apostoli con gli altri discepoli erano già convertiti, poi ricevono il dono dello Spirito (Atti 2,4). Paolo prima di essere riempito di Spirito Santo (Atti 9,17-18), era già un convertito (Atti 9,6). I Samaritani erano già convertiti (Atti 8,4-13), prima di ricevere lo Spirito Santo (8,15-17). I dodici di Efeso, pur ammettendo che non fossero già convertiti, prima si convertono (Atti 19,5), poi ricevono il dono dello Spirito Santo (19,6).

{27-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Antonio Capasso confonde la conversione (aspetto umano) con la rigenerazione (aspetto divino). I Samaritani, i dodici uomini di Efeso e lo stesso Paolo sperimentano la rigenerazione nel momento, in cui ricevettero lo Spirito Santo — al pari dei 3.000 a Pentecoste e di Cornelio e quelli presenti a casa sua.

 

     ■ In Giovanni 20,19-20 Giovanni parlò solo dei discepoli, ossia degli apostoli. Per Luca 24,36-43 rimando a Marco 16,12s.14ss.19, dove si evince che il Signore era da solo con gli unici apostoli. Già in Giovanni 20,18 Maria Maddalena andò ad annunziare le cose ai discepoli, ossia agli apostoli. In Giovanni 20,19 c’è una nuova scena: Gesù si presentò in mezzo a loro discepoli, ossia agli apostoli (v. 20 discepoli = apostoli). Poi si parla di Toma, uno dei dodici (v. 24) e degli altri discepoli (= apostoli; v. 25); poi, quando Gesù venne nuovamente, c’erano i suoi discepoli e Toma (v. 26), quindi gli undici apostoli (v. 30 discepoli = apostoli). Quindi, i versi 21s si riferiscono solo ai discepoli, ossia agli apostoli. In Giovanni 21,1 Gesù si fece vedere di nuovo dai discepoli, ossia dagli apostoli, chiamandone alcuni per nome: «Simon Pietro, Toma detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli» (v. 2).

 

     ■ Prima della sua morte, Gesù disse a Pietro: «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31s). Pietro era, quindi, già convertito nel senso del nuovo patto? E che dire degli altri apostoli, se doveva essere lui a confermare i suoi fratelli? Queste sono domande interessanti, che bisogna approfondire alla luce di Giovanni 20,22: «Soffiò su loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo”». Infatti, qui qualcosa di nuovo era accaduto!

 

     ■ In Atti 8 i Samaritani avevano sì creduto, ma non erano stati ancora rigenerati (probabilmente erano ancora aggiogati da legami occulti a causa di Simone il Mago; vv. 9ss). Anche Simone credette e fu battezzato (v. 13), ma rimase «in fiele amaro e in legami d’iniquità» (v. 23). Questo fenomeno di persone che desiderano credere, ma non vengono ancora rigenerate, perché legate, l’ho incontrato spesse volte nella cura pastorale. Solo quando Pietro e Giovanni «pregarono per loro», essi ricevettero lo Spirito Santo (v. 15), che li rigenerò. Luca aggiunse che lo Spirito Santo «non era ancora disceso sopra alcuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signor Gesù» (v. 16). Quindi, si erano convertiti, ma non erano stati ancora rigenerati, a causa di ciò, che lo impediva. Qui non si parla di esperienze mistiche né di glossolalia.

 

     ■ In Atti 9,6 riguardo a Saulo non si parla esplicitamente che si era convertito, nel momento che Gesù gli parlò sulla via di Damasco. In Atti 22,10s egli chiese istruzioni sul daffare, e Luca aggiunse il fatto che era cieco. Dopo aver recuperato la vista (At 22,13), Anania gli disse: «Lèvati, e fatti battezzare; e fatti lavare dei tuoi peccati, invocando il suo nome» (v. 16). Quindi, fino a quel momento, Saulo non era ancora rigenerato. Solo quando lo Spirito Santo lo riempì, divenne una nuova creatura, e poi fu battezzato (At 9,17s). Non si parla di «seconda esperienza» né di glossolalia.

 

     ■ In Atti 19 si evince che tali dodici discepoli erano stati battezzati soltanto col battesimo di Giovanni (v. 3), che era solo di ravvedimento in vista dell’avvento di Gesù (v. 4). Essi non avevano neppure sentito parlare che esistesse lo Spirito Santo (v. 2); ciò era alquanto singolare, se fossero stati veramente in contatto con i cristiani. È importante ora tradurre correttamente i versi 5-6, che letteralmente recitano: «Ora, udendo [ciò], si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù; e, imponendo loro le mani di Paolo, lo Spirito Santo scese su di loro, ed essi parlavano lingue e profetizzavano». Si noti che l’imposizione delle mani non avvenne dopo il battesimo in acqua, ma come un’azione unica, essendoci una congiunzione coordinata, il cui senso era questo: essi si disposero a farsi battezzare (conversione) e Paolo impose loro le mani. Anche qui si trattava dello Spirito rigenerante, come a casa di Cornelio, quindi, se si vuole usare il linguaggio pentecostale, si trattava di una «prima esperienza».

 

 

11. {}

 

 

12. {Autori vari}

 

Diego Di Maria: Cornelio, prima che ha ricevuto lo Spirito Santo, non era credente. Ha creduto all’evangelo e ha ricevuto lo Spirito Santo (non una seconda esperienza). Questo va in perfetta armonia con Efesini 1,13. Nel momento della fede si riceve lo Spirito Santo. {21-08-2011}

 

Diego Di Maria: La storia della chiesa non riporta questa pratica [= glossolalia]. Ireneo, Ippolito ecc. parlano di questa cosa, e dicono che era scomparsa. {21-08-2011}

 

Francesco Ragazzi: È un argomento delicato e richiede degli approfondimenti, la critica costruttiva è un bene, perché tende a farci acquisire una consapevolezza maggiore. Che ci sia molta confusione in merito in molti ambienti evangelici, è una realtà e dovremmo ricercare maggiori chiarimenti al fratello Martella, se quanto riportato nel suo studio non dovesse bastare. Consideriamo che spesso ci si confondono le idee, perché non si conoscono i significati dei termini originali, le traduzioni creano spesso queste divergenze di opinioni! {21-08-2011}

 

A Pentecoste, gli altri Ebrei come riconobbero i Galilei? {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Pentecost_Spirit_12-3_UnV.htm

25-08-2011; Aggiornamento: 19-09-2011

 

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