Qui di seguito discutiamo l’articolo «False
promesse di gloria».
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Il cosiddetto «Ministero
Saron» di Palermo ha invitato a una conferenza con le seguenti parole: «“È
Iniziato il Tempo della Gloria”. Conferenza Internazionale della Chiesa
Ministero Saron. Sii parte del movimento che Dio sta attuando in questo Tempo
per Palermo! Pastori di diverse nazioni del mondo si riuniranno per dichiarare
insieme a noi un Tempo di cambiamento per le nostre vite! Non perdere
l’opportunità di essere
trasformato attraverso la Sua Gloria!
Passa al prossimo Livello della tua VITA - MINISTERO – LAVORO» (p.es.
qui; grassetto nostro). |
Come si vede, c’è chi chiede un anticipo sul
TFR e chi pretende di averlo sulla gloria. Abbiamo visto che il linguaggio è
simile a quello del marketing e delle televendite.
Conosciamo le offerte
speciali dei supermercati: «Prendi tre e paghi due»; «Fuori tutto a prezzi
stracciati»; «Avrai un bonus del 50% sui prossimi acquisti». Similmente, nel
campo delle ideologie spiritualiste si invita con slogan del genere: «Vieni
a prendere il tuo miracolo!»;
«C’è un’unzione speciale per te!»; «È iniziato il tempo della gloria: non
mancare la tua opportunità!»; «Vieni a ricevere una benedizione particolare!»; e
così via.
Inoltre, si parla qui di
«gloria» come se fosse un fluido magnetico, che si possa ricevere. Ciò unito
alla locuzione «prossimo livello» fa apparire tale linguaggio del tutto
simile a quello gnostico, esoterico, massonico e occultistico, secondo cui gli
iniziati assolvono un livello spiritualista dopo l’altro, fino a raggiungere
«l’illuminazione».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Eliseo
Paterniti}
▲
■
Contributo:
Mica devono farli solo i centri commerciali gli
slogan pubblicitari! Davanti a certi messaggi preferisco non
commentare. {16-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Perché preferisci non commentare? Prenditi le tue
responsabilità di credente, membro attivo, siciliano e conoscitore di
tali realtà! {16-10-2014}
■
Eliseo Paterniti:
Nicola è una sfida o una provocazione? Credimi sono talmente nauseato,
che non voglio più leggere né partecipare a nessun evento con sponsor pompato
e assurdo. Io insieme alla mia comunità (compreso il pastore) c’è ne stiamo
alla larga da certi slogan. Per questa ragione preferisco non commentare.
Forse ho detto abbastanza. Posso solo dire che Dio illumini la mente di certi
credenti semplici o avvolte semplicioni.
Nicola, in breve ti dico una cosa. Il pastore della mia comunità, dopo l’invito
ricevuto per la venuta a Catania di Guglielmo Maldonado, ha detto a tutti
i membri chi vuole andare ci vada, però occhi aperti a certe
manifestazioni. Ti posso dire che il pastore e il resto degli altri membri della
mia comunità c’è ne siamo
andati via a metà «spettacolo». Ho scritto
a uno degli organizzatori, manifestando il mio dissenso e nello stesso
tempo di vigilare per amore delle anime semplici. La sua risposta? «Sono
senza parole alla tua critica». Nicola, capisci perché preferisco non
commentare più? Voglio evitare inacerbirmi l’anima. Ogni credente deve
essere responsabile di se stesso quali dottrine seguire. Mi rifaccio a quello,
che disse l’Apostolo Paolo in Efesini 4,14: «Affinché non siamo più come
bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la
frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore». E
in 2 Timoteo 4,3 afferma: «Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più
la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in
gran numero secondo le proprie voglie». {16-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Comprendo ciò, che affermi. Tuttavia,
chi sa è più responsabile. Se Dio ti ha posto a sentinella di cose, che
sai giudicare, Egli te ne chiederà anche conto! Ezechiele insegna (Ez 3,17ss;
33,2ss). {16-10-2014}
2. {Roberta
Sbodio}
▲
■
Contributo:
Non potrebbe essere semplicemente basato su quel verso: «Se tu credi, vedrai
la gloria di Dio»? Ovvero se tu credi, vedrai Dio manifestarsi nella
tua vita in modo incredibile, al di là di quello che osi immaginare o sperare.
Dio opera in modo fantastico per i suoi figli; e dire gloria è ancora dire
poco, già in questa vita, pur nelle difficoltà. Questo è il Padre, che
conosco personalmente e che vorrei tutti conoscessero. {16-10-2014}
■
Eliseo Paterniti: Roberta
Sbodio, tu hai ben citato la frase: «Se tu credi, vedrai la gloria di
Dio». Quindi la gloria di Dio è stata, lo è, e lo sarà in eterno. Il
titolo in questione che c’entra? L’altra sera in un luogo di culto, dopo aver
ascoltato una o più preghiera, che dicevano così: «Signore, vogliamo vederti
all’opera...», ho dovuto precisare che Dio è all’opera, solamente è
la nostra poca vista spirituale che non ci fa vedere Dio all’opera. Quindi, io
credo che ogni messaggio che viene espresso, sia in preghiera o come in questo
caso per una conferenza, c’è bisogno che riflettiamo prima che diciamo o
scriviamo alcunché. {16-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Rimaniamo al testo nel suo contesto. Il rischio è che si possa
«sfarfallare» fuori in applicazioni soggettive.
●
Eliseo Paterniti, è vero che «la gloria di Dio
è stata, lo è, e lo sarà in eterno», ma essa è attualmente nel cielo,
dove fu vista ad esempio da Giovanni (Ap 15,8) e che avrà solo un giorno la
«nuova Gerusalemme» (Ap 21,10; cfr. v. 23).
●
Roberta Sbodio, nel contesto di Giovanni 11,40
la «gloria di Dio» era posta nell’orizzonte della
risurrezione finale, sebbene Gesù ne volle dare un assaggio al presente
d’allora. Marta stessa parlò della «risurrezione, nell’ultimo giorno» (v.
23). La risurrezione di Lazzaro era, per così dire una «caparra» momentanea
della risurrezione finale. Certamente si può affermare che Gesù mostrò in quel
momento la «gloria di Dio», resuscitando Lazzaro, che secondo Marta già puzzava
(v. 39). Ora, Gesù non è più in terra e nessuno può manifestarci la
gloria di Dio, se non quando il Messia ritornerà.
Tale puntuale e momentanea «gloria di Dio» non è da confondere con il «tempo
di gloria», che nel NT è chiaramente il periodo inaugurato dal secondo
avvento del Messia e dall’inizio del regno millenario. La storia della
chiesa non è tale «tempo di gloria», ma lo precede come tempo di afflizione,
perfezionamento e santificazione.
■
Roberta Sbodio:
●
Eliseo, sì, capisco la «finesse». Però, finché Dio non si manifesta
nelle vite, ovviamente le persone non lo percepiscono. E se Dio non conferma
la Parola, portiamo un sacco di meravigliosi, dottrinalmente ineccepibili
messaggi che toccano l’intelletto ma non il cuore e ci ritroviamo con un ammasso
di religiosi. Auguro a me stessa e a tutti di vivere la fede semplice, vera
genuina, che porta frutto. {16-10-2014}
● Certo, Nicola, ovvio,
quasi banale. Penso nessun credente vero possa confondere la gloriosa
manifestazione del presente con la gloria del cielo. Il problema è che tanti
vivono la tristezza e lo sconforto totali. Per cui forse la nostra
dissertazione tra la differenza tra gloria presente o futura è quasi
superflua? {16-10-2014}
▬
Nicola Martella:
In tutto il NT non esiste una «gloria presente». Il presente è da sempre
tempo di prove, sofferenze, infermità per la maggior parte dei credenti nel
mondo. In tutto il NT la «gloria» designa soltanto il tempo futuro
all’avvento del Messia, quando i corpi saranno risuscitati. Tale distinzione
non è superflua, ma essenziale, per non illudersi e non essere ingannati.
Ciò risulta da uno studio attento del NT.
Ecco la normalità della stragrande maggioranza dei credenti nel mondo da duemila
anni a oggi: «Carissimi, non vi stupite per l’incendio, che divampa in
mezzo a voi, per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi,
rallegratevi in quanto
partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della
rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt
4,12s). Non illudiamoci che, il tempo presente in occidente sia la
normalità nel mondo.
■
Roberta Sbodio:
Sì, Nicola, allora
cambierò il termine, definendo le cose meravigliose, che Dio fa, con
«stupefacente, soprannaturale, immeritato regalo della grazia». Per me sono
anticipi su quello, che sarà quando Lui sarà manifestato appieno e sarà tutto in
tutti.
■
Eliseo Paterniti: Nicola,
non mi sembra che io abbia scritto che la gloria di Dio è sulla terra. Ho
semplicemente replicato quello che ha scritto giustamente Roberta, cioè chi
crede, vedrà la gloria di Dio. Se facciamo la volontà di Dio e ci consacriamo
ogni giorno a Dio, i nostri occhi spirituali saranno aperti per vedere la
gloria di Dio. Con gli occhi materiali nessuno lo può mai vedere su
questa terra. Quello che ho cercato di replicare a Roberta, è che tale invito
non è consone alle Scritture, perché la gloria di Dio è stata sempre manifesta
ed eterna; quindi dire «È iniziato il tempo», mi lascia molto perplesso.
Con una domanda chiederei: «Quando è iniziata, ieri o un mese fa?». Spero questo
sia stato chiarificatore.
Qualche altro slogan, che ho letto non molto tempo fa, diceva: «Vieni a
prenderti la tua guarigione». [Si veda
«Vieni
a prendere il tuo miracolo!»;
N.d.R.] Io credo nella guarigione e nei miracoli, ma tale slogan è solo un
messaggio pubblicitario, per chiamare a sé le folle, per un tornaconto
personale. Non voglio scendere in certi dettagli. {16-10-2014}
■
Antonio Nappo: Confondere la
realtà della gloria futura con
eventi miracolistici o quant’altro, significa essere lontani dai beni
conservati in cielo per noi. Coloro che inseriscono in canti frasi tipo
«fammi vedere la tua gloria», «aprimi gli occhi affinché io veda la tua gloria»,
non fanno altro che allontanare le menti e i cuori dalla fede. «La fede è
certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono».
Eppure la Parola di Dio è chiara, quando di fronte a certe dimostrazioni, che
molti vorrebbero paragonare alla gloria di Dio: «Anche satana si traveste
da angelo di luce». Giovanni Battista, che predicava un battesimo di
ravvedimento, non fece alcun miracolo.
La
gloria di Dio non ha bisogno di stampelle umane, ma di fede. La fede,
che poggia su di un miracolo, dura il tempo del miracolo. {16-10-2014}
3. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo:
«Cristo in voi, la speranza della gloria» (Colossesi 1,27). «E
noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria
del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria,
secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito» (2 Corinzi 3,18).
{16-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Visto che non hai aggiunto altro, non so come hai valutato tali versi; si fa
sempre bene ad aggiungere un breve commento, per evitare equivoci a chi legge.
Mi vedo, quindi, in obbligo di dare una breve spiegazione ti tali due testi nel
loro contesto. Faccio presente che «speranza di gloria» (Col 1,27)
significa attesa della gloria; quindi essa è futura.
Quanto a 2 Corinzi 3,18 faccio presente che nel
contesto si parla del velo, che copre il volto degli Ebrei impenitenti e
che impedisce loro di vedere Gesù quale Messia nell’AT (vv. 14ss). Lo Spirito
Santo ci permette di comprendere e accattare Gesù quale Messia (v. 17). A
differenza degli Ebrei impenitenti, quando noi leggiamo le Scritture,
essendo a viso scoperto, impariamo a conoscere il Signore, e lo Spirito Santo ci
aiuta ad assomigliare sempre di più a Gesù (v. 18). Qui non si tratta di vedere
la «gloria di Dio» a faccia a faccia, ma di vedere la «gloria del Signore»
(= Gesù), «come in uno specchio», ossia in modo indiretto, mediante le
Scritture. A quel tempo uno specchio era un pezzo di rame o bronzo, che
bisognava continuamente levigare, perché non si ossidasse e che rifletteva
l’immagine di una persona in modo approssimativo e imperfetto. Più conosciamo la
Scrittura, più lo Spirito Santo ci rivela il Signore Gesù, che
spiritualmente aumenta di valore e rilevanza nella nostra vita, essendo anche
che tutto ciò ci aiuta progressivamente a scoprirne il valore e a essere
trasformati alla sua immagine, cosicché la sua presenza si manifesti nella
nostra vita con maggiore intensità. Tutto ciò è formulato in analogia e in
contrasto con le esperienze di Mosè e degli Israeliti.
■
Antonio Capasso:
I versi, da me citati, volevano avvalorare la tua tesi. Il tuo articolo mi
piace. {17-10-2014}
4.
{Michele Granato}
▲
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Contributo:
Ma è chiarissimo, caro Nicola! La «gloria» propagandata da tale manifesto
non è certamente
quella finale e definitiva, ma quella che dura solo «dal 30
ottobre al 3 novembre 2014» {17-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Eh sì, in questa società frenetica, abituata ai «fast-food», anche per la
«gloria» vale il seguente stile di vita: «Mordi e fuggi!». Può anche
darsi che, vedendo il futuro escatologico insicuro, anche riguardo alla «gloria»
per gli organizzatori immanentisti prevalga la logica: «Meglio un uovo oggi
che una gallina domani»! Come mostravo sopra, alcuni vorrebbero, fin da ora,
un anticipo del TFR
anche per quanto concerne la gloria futura. Perché aspettare che Gesù ci accolga
un giorno nella «casa dalle molte
dimore»
(Gv 14,1-4), quando già ora è iniziata la gloria e si può avere una dimora di
lusso già qui, come succede a tali predicatori della «ideologia della
prosperità»?
■
Roberta Sbodio:
Gesù
faceva i miracoli nell’oggi e non riempiva la testa alla gente di
speranze facendoli vivere in base a sole aspettative future. Predicare
così è comodo, non devi provare nulla a nessuno, solo parlare di dottrine
«perfette». Auguro a tutti noi di realizzare nella pratica tutto l’oggi...
il domani è affare Suo. {17-10-2014}
■
Michele Granato: Roberta
Sbodio, non mi piace contendere con nessuno, prima cosa qui nessuno sta negando
la possibilità e la necessità di realizzare promesse anche nell’oggi,
questo però non significa che chi cerca di richiamare la fratellanza a una
maggiore attenzione o discernimento su «facili attrattive», sia uno che
fuorvia la sana dottrina. Infatti contrariamente a quanto dicevi prima, è
proprio Gesù che loda chi , pur non realizzando per forza oggi, posticipa
per fede al domani.
Per adesso, l’unica necessaria esperienza da fare «oggi» è quella della
conversione richiesta ad anime nuove. Un esempio? Gesù disse a Tommaso: «Poiché
tu hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno
creduto!» (Giovanni 20,29). {17-10-2014}
■
Roberta Sbodio:
Penso che solo Dio sa come gestire la nostra vita, ci sono cose che Lui fa
subito, altre per le quali ci dà di avere fede; è un equilibrio che non ci
appartiene. Però, non vedo il problema di dare messaggi più diretti, che possono
scuotere un po’; se ascolti certe radio bibliche, sembrano l’eco di conventi più
che di persone salvate e felici... detto con tanto affetto. Poi personalmente
non sceglierei quel titolo, per creare una serata; solo mi pare che
abbiamo a volte tendenza a
esasperare le cose, demonizzando ogni virgola, che non suoni in modo
consono a quello, che crediamo. Non tutto deve essere un trattato di teologia.
Ovviamente poi il messaggio, che verrà dato in tale serata, farà capire
quel è l’obiettivo, e se tale obiettivo è quello di Dio: salvare, guarire,
benedire, fare del bene. {17-10-2014}
■
Michele Granato: Roberta la
problematica, sottolineata giustamente in questa nota da Nicola, è
serissima e
gravissima; e sai anche le nefaste conseguenze spirituali, a cui porta.
Questa denuncia non è assolutamente un precludere alla gioia della salvezza
insieme alla fratellanza. Quindi, dovremmo sempre più stare in guardia
come buoni pastori del gregge, affinché nessun lupo travestito da pecora possa
sbranare il gregge. Oggi più che mai, si preferisce attirare e intrattenere
più che spiegare la Bibbia ai credenti. Per cui, se hai considerazioni in
merito a tale reale e odierno problema, saremo lieti di leggerli; altrimenti
fare i Robin Hood dei falsi poveri per dimenticarsi dei veri poveri, non è utile
a nessuno. {17-10-2014}
5. {Nicola
Martella}
▲
■
Contributo:
Le cosiddette «beatitudini» di Gesù (Mt 5,3-12) partono da un’azione
positiva o a una scelta nel presente, mosse dal timor di Dio e dall’amore
per Cristo; poi, sebbene tutto ciò porti con sé conseguenze negative al
presente, segue una promessa escatologica, ad esempio, per stare al tema:
«Essi vedranno Dio»; «Il vostro premio è grande nei
cieli». Anche altrove Gesù richiese la fede, procrastinando una sua azione
decisiva alla fine dei tempi; ad esempio: «Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io
lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,40).
Perciò, anche Paolo definisce il tempo attuale quello del cammino per
fede («mentre abitiamo nel corpo, siamo assenti dal Signore»), mentre la
visione o contemplazione delle cose promesse è riservata alla fine dei tempi
(«abitare col Signore»; 2 Cor 5,6s). Oggi abbiamo lo Spirito quale
la «caparra» (v. 5), quando compariremo davanti al tribunale di Cristo,
ognuno riceverà il saldo finale (v. 10). Ciò vale anche per la gloria di Dio e
per tutte le altre cose: «Ora vediamo come in uno specchio, in
modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia: ora conosco in parte; ma
allora conoscerò appieno» (1 Cor 13,12); oggi vediamo la gloria di Gesù come
in uno specchio, mentre un giorno la vedremo personalmente e pienamente (2 Cor
3,18). Ciò che si vede in uno specchio, specialmente se di rame, si
dimentica presto (Gcm 1,23); altra cosa è la visione personale di Dio, che
abiterà tra i suoi figli e asciugherà le lacrime dei suoi figli, che
in terra sono stati precedentemente tribolati (Ap 7,17; 21,3s; cfr. Is 25,8).
Quindi, proclamare: «È iniziato il tempo della
gloria», è un atto sconsiderato e arbitrario. Infatti, il «tempo di gloria»
inizierà con l’avvento di Cristo e la risurrezione. Chi afferma: «Non
perdere l’opportunità di essere trasformato attraverso la Sua Gloria!»,
presenta una falsa offerta. Infatti, ciò che oggi trasforma è solo la grazia
di Dio, mediante lo Spirito Santo, e nient’alto. Proclamare la gloria quale
mezzo di trasformazione, significa predicare un falso evangelo.
■
Giuseppe Verduci: La Parola
di Dio afferma che oggi siamo ancora nel tempo della salvezza, della
santificazione e della sofferenza. Paolo scrive: «Le sofferenze del
tempo presente non sono paragonabili alla gloria, che deve essere
manifestata a nostro riguardo» (Romani 8,18). Gli Eventi previsti nella
Parola di Dio avverranno nei tempi giusti. Il cristiano deve solo aspettare,
studiando, meditando la Parola e discernendo la sana dottrina dalla falsa, in un
rapporto sempre intimo con l’Eterno, crescendo nella fede in Cristo Gesù,
approvvigionandosi dalla sua inesauribile fonte spirituale. {16-10-2014}
■
Nicola Carlisi: Il Signor
Gesù prima di lasciare i suoi discepoli disse loro: «Il vostro cuore non sia
turbato; voi credete in Dio, credete ancora in me. Nella casa del Padre mio vi
sono molte stanze; se no, io ve l’avrei detto; io vado a prepararvi il luogo.
E quando io sarò andato, e vi avrò preparato il luogo, verrò di nuovo, e
vi accoglierò
appresso di me, affinché dove io sono, siate ancora voi» (Gv 14,1-4). Tutti
i credenti siamo ancora qui, nessuno è stato rapito, nessuno è risuscitato,
nessuno ha sentito la tromba di Dio (1 Ts 4,16-18).
«Mi
meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di
Cristo passiate a un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro;
solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di
Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un
vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!
L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso
da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli
uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco
di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più
servitore di Cristo!» (Galati 1,6-10). {16-10-2014}
6.
{Eliseo Paterniti}
▲
■
Contributo:
Voglio dare un mio parere sul tema inerente alla gloria. Come ho commentato
all’inizio, non voglio entrare nei dettagli di questo slogan. Desidero prendere
spunto dal verso citato da Roberta Sbodio in riferimento a Giovanni 11,40: «Le
disse Gesù: “Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”».
[►
2.] Prima di commentare questo verso, non voglio dare l’impressione
d’imporre la mia idea dietro parole articolate. Voglio solamente esprimere il
mio pensiero senza spirito contenzioso, rispettando anche coloro che
probabilmente non saranno d’accordo con il mio punto di vista.
Comprendo bene e mi trovate d’accordo sul fatto che la gloria di Dio è nel
cielo e non sulla terra, in accordo con i versetti che alcuni di voi hanno
citato. Cosa significa dunque la risposta di Gesù alla sorella di Lazzaro? Qui
abbiamo una espressione fatta in un contesto di lutto. Nicola ha
affermato così: «Ora, Gesù non è più in terra e nessuno può manifestarci
la gloria di Dio, se non quando il Messia ritornerà». [►
2.] Purtroppo in quest’affermazione, non posso trovarmi d’accordo perché,
Gesù prima di ascendere in cielo, rivolgendosi ai discepoli disse: «Ed ecco,
io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente»
(Matteo 28,20); ciò non vale fisicamente ma spiritualmente. La chiesa deve
continuare a esercitare il mandato, conferito a trecento sessanta gradi, come è
riportato in Matteo 28,19-20; Marco 16,17-18. A mio avviso la gloria di Dio si
può vedere tramite la fede negli interventi sopranaturali di Dio, che
compie in favore dei suoi figli, che credono veramente nelle sue
promesse, o attraverso i suoi discepoli (se veramente consacrati). Io
direi che questo tipo di gloria è un riflesso o un acconto della
gloria, che ogni credente andrà a gustare nell’eternità. A mio avviso la gloria
di Dio si pregusta al momento della salvezza, mediante il ravvedimento di
ciascuna creatura. L’Apostolo Pietro afferma così: «Ma voi siete una stirpe
eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è
acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle
tenebre alla sua luce meravigliosa» (1 Pietro 2,9). Tutti quanti siamo
d’accordo che ognuno di noi, prima di ravvedersi e ricevere Gesù nella propria
vita, eravamo nelle tenebre. Anche il nostro volto, il nostro carattere, la
nostra stessa anima era nelle tenebre, ma dal momento che abbiamo fatto Gesù
Signore della nostra vita, la nostra anima, la nostra mente e persino il nostro
volto è stato illuminato dalla luce di Dio e lo trasmettiamo ai perduti
(Matteo 5,16). La luce è pure sinonimo della gloria di Dio nel cielo
perché, Dio stesso è la luce del cielo (Apocalisse 22,5). Vedere la gloria di
Dio (in alcuni casi viene menzionata come la gloria di Dio manifestata) è anche
quando riceviamo un miracolo o guarigione, quando sappiamo che la scienza
ci allarga le braccia. Tutto quello che i nostri occhi spirituali,
avvolte anche quelli fisici vedono qualcosa di sopranaturale, è considerata la
gloria di Dio! (Giovanni 11,40). Anche nell’Antico Testamento troviamo un
episodio, dove il servo di Eliseo, preoccupato alla vista di un grande esercito
dei Siri avevano accerchiato la città. Il servo vedeva con i suoi occhi
materiali, mentre Eliseo guardava con i suoi occhi spirituali (frutto
di consacrazione). Infatti tranquillamente Eliseo rivolgendosi al servo gli
disse: «“Non temere, perché quelli che sono con noi sono più numerosi di
quelli che sono con loro”. E poi pregò e disse: “Signore, ti prego, aprigli
gli occhi, perché veda!”. E il Signore aprì gli occhi del servo, che vide a
un tratto il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo» (2
Re 6,15-17). A mio avviso questo è stato un altro riflesso della gloria di
Dio in favore del suo servo Eliseo.
Quindi fratelli, in conclusione voglio dire che lo slogan della locandina
è improprio e molto pomposo, ma dobbiamo stare attenti a non cadere nell’altro
estremo di essere razionali riguardo alla gloria. Spero tanto di essermi
spiegato in modo comprensibile.{17-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Se Eliseo legge bene, ho affermato a proposito della
risurrezione di Lazzaro che
tale puntuale e momentanea «gloria di Dio» non è da
confondere con il «tempo di gloria», che è solo escatologico. Quindi, una
cosa sono i riflessi e gli acconti, altra cosa è la realtà del mondo futuro.
Vedo una certa confusione
fra tale «tempo di gloria» e la potenza di Dio nei suoi interventi
sopranaturali. Il fatto che la gloria di Dio si possa vedere tramite la
fede, laddove Egli agisca oggi, specialmente in modo sovrannaturale, ciò è
legato alla percezione soggettiva del credente; il
«tempo di gloria» sarà un evento oggettivo, una nuova epoca nella storia;
se non si comprende questo, si falsificheranno le cose, a danno della conoscenza
e della fede, e farà diventare preda di cattivi maestri e di operai fraudolenti.
Che cosa si gusta nel
momento della
conversione (e rigenerazione)? Non certo il «tempo di gloria», ma «l’era
della grazia». Chi si converte guarda con speranza (= attesa) alla gloria,
che verrà; tale entusiasmo nell’attesa porta a immaginare e a desiderare
la gloria, che verrà. «Noi siamo stati salvati in speranza. Ora
la speranza di quel che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede,
perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo quello, che non vediamo, noi
l’aspettiamo con pazienza» (Rm 8,24).
Che il Signore ci abbia «chiamati
dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1 Pt 2,9), descrive il
passaggio da una condizione spirituale e morale a un’altra, ma non ha nulla a
che fare con la manifestazione della gloria in questo tempo. È vero che il
credente è stato illuminato dalla luce di Dio e che egli la trasmette ai perduti
(Mt 5,16), ma si tratta della luce dell’Evangelo, non della gloria di Dio. Si
parla della «luce dell’Evangelo della gloria di Cristo»
(2 Cor 4,4), per il fatto che l’Evangelo dà gloria a Cristo quale immagine di
Dio e Signore da predicare (vv. 4s). Ciò che possiamo fare, annunciando
l’Evangelo, è far «brillare la luce della conoscenza della gloria di
Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo» (v. 6). Noi non possiamo
manifestare tale «gloria di Dio», ma solo annunciarla!
Bisogna stare attenti a non
confondere la luce della conoscenza attuale con la gloria materiale
di Dio nella nuova creazione e nella nuova città escatologica; la prima è
spirituale e morale, la seconda sarà concreta e visibile a tutti.
Miracoli, prodigi,
guarigioni, laddove sono reali, sono una manifestazione della grazia e
della misericordia di Dio, non della sua gloria; infatti, nessuno vede la stanza
illuminarsi dalla
nuvola infuocata, come era presso il Sinai (Es 13,21s; 14,24; 40,38). E
nessuno di noi è salito al monte della trasfigurazione, di cui si afferma: «Mentre
egli [Gesù] parlava ancora, ecco una nuvola luminosa li coperse della sua
ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio diletto
Figlio, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo”»
(Mt 17,5). Facciamo attenzione a non confondere il nostro linguaggio
illustrativo (p.es. «vedere con gli occhi spirituali»)
con la realtà oggettiva delle cose; ciò sarebbe un inganno per noi e per gli
altri.
Bisogna anche stare attenti
alle facili
proiezioni speculative, che relativizzano tutto. Faccio notare che nel
contesto dell’episodio di Eliseo col suo servo (2 Re 6,15-17) non
si parla mai di gloria in tutto il capitolo, ma di visione della trascendenza
(Eliseo) e di cecità (dei Siri). Bisogna dismettere il mal vezzo di proiettare
nel testo ciò, che si vuole. Come può essere tale episodio «un altro riflesso
della gloria di Dio in favore del suo servo Eliseo», se il termine gloria
non esiste nel contesto? A comparire qui non era la gloria di Dio visibile a
tutti, ma l’esercito celeste, che solo in due videro; essi videro delle creature
(celesti), non il Creatore. In tutta 2 Re non si parla mai della gloria
di Dio, ma solo una volta della gloria dell’uomo (2 Re 14,10). Nessuno può
vedere oggigiorno nel mondo la gloria di Dio con i suoi
occhi materiali, né può accedere al cielo, per contemplarla con i suoi
occhi spirituali, poiché nessuno è Giovanni apostolo e sente la voce, che
gli ingiunge: «Sali qua!»
(Ap 4,1ss). Le nostre illustrazioni non devono diventare uno snaturamento della
realtà delle cose.
L’unica possibilità per districarci nella selva delle false proposte ideologiche
con i loro slogan (come «È iniziato il tempo di gloria!») e anche quella delle
proiezioni indebite e delle speculazioni spiritualistiche, è l’esegesi
contestuale, che accerta in ogni singolo testo (all’interno del suo
contesto) la vera realtà delle cose. Solo ciò significherà tagliare
rettamente la «Parola della verità», rendendosi graditi a Dio ed evitando
che siamo operai confusi e confondenti (2 Tm 2,15).
7. {Mattia
Viggiano}
▲
■
Contributo:
Già leggere che uno dei relatori è definito «profeta», fa capire tutto.
{16-10-2014}
■
Eliseo
Scarpiniti: Scusa la domanda e curiosità, perché nel corpo della
chiesa non ci sono i profeti, ministeri riconosciuti, o mi sfugge qualcosa?
{17-10-2014} [►
Profeti e visionari]
■
Mattia
Viggiano: Evito dispute attorno a tali argomenti, già sapendo che
portano a inutili e sterili polemiche. Si senta ciascuno libero di seguire i
pastori, che preferisce. Queste persone predicano la cosiddetta «teologia
della prosperità», la cui veridicità è smontata pezzo per pezzo dalle
Scritture stesse, lette anche da chi non ha molta dimestichezza con esse. Il
voler sostenere il contrario, significa forzare i testi e far dire loro quello,
che non dicono a sostegno delle proprie cause. Mi fermo qui. Gli strumenti di
valutazione sono alla portata di tutti; ragion per cui ribadisco che non entrerò
in dispute infinite dietro a un social network, sapendo già come vanno a finire.
{17-10-2014} [►
Teologia della prosperità]
■
Eliseo
Scarpiniti: Non credo di fare dispute alcuna, facendo una semplice
domanda. Poi magari se non vuole o non può rispondere, va bene lo stesso, ma non
metta in bocca parole, che non sono state dette! Non mi pare di aver nominato
pastori o prosperità; ma ho fatto solo un’osservazione su un suo commento, dove
non riconosceva la
figura profetica! {17-10-2014}
■
Mattia
Viggiano: Riconosco
profeti scritturali, storici, documentati e che hanno retto per duemila
anni alla prova del tempo, non quelli
moderni autoproclamati o facenti parte di gruppi, che promuovono la
teologia della prosperità come il team illustrato in questa locandina. Non la
sto accusando di fare dispute evidentemente, non mi sono spiegato bene, ho detto
che
io mi tengo fuori da dispute dottrinali, soprattutto sui social network.
{17-10-2014}
8.
{Alessio Rando}
▲
■
Contributo:
Io rimango sempre di più allibito di fronte a questi moderni «slogan»
evangelistici, che, però, del Vangelo non hanno nulla. Sono solo un’accozzaglia
di parole accattivanti, per attirare l’attenzione dei credenti. Il vero
slogan del Vangelo è «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è
vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo» (Mc 1,15b)! {18-10-2014}
■
Andrea Angeloni: Come può
esserci gloria in terra (per alcuni), se il mondo giace sotto il potere del
maligno? (1 Gv 5,19). Vorrei tanto capire che tipo di cambiamento si
auspicano personaggi, che promuovono determinati slogan. Forse l’investitura di
una «nuova pentecoste», la quale li renda come dei super-uomini? Sono dei
profeti? (falsi evidentemente). Da come si presentano, assomigliano a dei
medium, con la capacità di far canalizzare energie o flussi, per poi
trasmettere questi a coloro che interverranno a tale conferenza (solo a
quelli naturalmente). Come descritto nell’articolo e nel tema su questo
movimento, sembra appunto che in esso (o tramite esso) si arrivi al
raggiungimento di un
livello spirituale superiore. Appunto, questo meccanismo è previsto
all’interno dei circoli massonici, esoterici. Che altro aggiungere.
Sembra così scontato denunciare certi abusi dottrinali, eppure facendo un giro
in rete, ho potuto constatare come certi movimenti siano così frequentati e
apprezzati da persone ingenue. Si veda «La
discoteca della Chiesa Ministero Saron». {18-10-2014}
▬ Nicola
Martella: Si tratta dei metodi tipici
dell’esoterismo cristianizzato (cfr. New Age, spiritualismo gnostico,
ecc.), in cui si trovano anche elementi di musica molto ritmata e di danze
rituali. Manca soltanto il «vitello d’oro» (Es 32,19).
Tale
«chiesa-discoteca» è proprio un esempio di «decoro e ordine»! (1 Cor
14,40). È chiaro che si va volentieri in tale palestra a fare moine,
tanto più se c’è anche il
karaoke. Che poi, invece di pasturare le pecore, si intrattengano e
divertono i capri, è una cosa secondaria. [►
Danzare per il Dio che danza?
{di Alessandra Bedin - Nicola Martella} (T/A);
►
La danza è l’obiettivo santo di Dio?
{Nicola Martella} (A)]
■
Alessio Rando:
La potenza dello Spirito Santo va invocata, va cercata; non
«canalizzata». Il cosiddetto «channeling» (canalizzazione) è una pratica
occultista ed esoterica, che con lo Spirito del vero Dio non ha nulla a che
fare! {18-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Tu affermi: «La
potenza dello Spirito Santo va invocata». Potresti indicarmi un
solo esempio nel NT, dove ciò è successo chiaramente e concretamente?
■
Alessio Rando:
In Atti 4 la chiesa di Gerusalemme chiede al Signore di poter evangelizzare con
franchezza e che Egli operi miracoli. {18-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Quindi, non hanno
invocato «la potenza dello Spirito Santo», ma Dio. «...alzarono di pari
consentimento la voce a Dio, e dissero: Signore... E adesso, Signore, considera
le loro minacce, e concedi ai tuoi servitori di annunziare la tua parola
con ogni franchezza, stendendo la tua mano per guarire, e perché si
facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo Servitore Gesù» (At
4,24.29s). Di una invocazione della «potenza dello Spirito Santo»
non c’è traccia. E il risultato non fu maggiore «potenza» personale, ma fu che «furono
tutti ripieni dello Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio
con franchezza» (v. 31). Quindi, i credenti non invocano «la potenza»
(dello Spirito, di Dio), ma Dio; il risultato è, oltre al maggiore riempimento
di Spirito, non una maggiore dimostrazione di potenza, ma (il coraggio) di poter
annunciare la Parola di Dio con libertà d’animo. Il resto è affare di
Dio.
■
Alessio Rando:
Forse prima mi sono male espresso. Intendevo che hanno chiesto al Signore la
potenza del suo Spirito. In questo senso hanno invocato, non intendevo che
hanno detto cose del tipo: «Invochiamo
la potenza dello Spirito,...». Hanno invocato il Signore che li riempisse della
sua potenza. {18-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Va bene Alessio, non voglio contendere.
Ti faccio solo presente che in Atti 4 tali credenti non hanno neppure «chiesto
al Signore la potenza del suo Spirito», ma solo di poter «annunziare la
tua parola con ogni franchezza» (v. 29). il risultato fu che «gli
apostoli con gran potenza rendevano testimonianza della risurrezione del
Signor Gesù» (v. 33). Non si trattava né di richiesta di potenza né
di poter esercitare potenza sovrannaturale. Si trattava di poter avere
franchezza (= libertà, convinzione) nella predicazione e una potente
testimonianza riguardo alla risurrezione del Signor Gesù. Come si vede, basta
spostare di poco gli accenti, e diventa tutta un’altra cosa. Poi, ci
abituiamo a un certo linguaggio e non ci facciamo più caso.
Così è anche per la «gloria»,
il cui tempo si vuole come iniziato; il
consenso sbagliato inganna e neppure ce ne si accorge. Torniamo, quindi,
al tema principale.
9. {Donatella
Nancy Festa}
▲
■
Contribut i:
1.
Mi risulta che viviamo ancora nel tempo della salvezza, nel tempo in cui
è ancora possibile ravvedersi per essere salvati. Non mi risulta, però, che
siamo nel giorno della gloria. Infatti sta scritto che «la
creazione tutta aspetta
con brama intensa la manifestazione dei figli di Dio», e in quest’attesa
geme ed è in travaglio, proprio perché la gloria non è stata manifestata (Romani
8,18ss). Che dire? Oggi come allora, c’è forse chi pensa di esser giunto a
regnare, ma senza il ritorno di Cristo e senza tutti gli altri. Aspettiamo
piuttosto la vera gloria, quella secondo le Scritture! {20-10-2014}
2.
Ho letto l’articolo, ma mi
sono bloccata sull’argomento: «Dio non vuole che si facciano dispute,
dunque chiudo qua». Io penso che questa sia la risposta comoda e
falsamente cristiana, che molti danno per evitare di ammettere di coltivare una
menzogna. La Scrittura va investigata, accuratamente, con buona
coscienza, senza forzature, storpiature e corruzioni del testo;dunque non c’è
nulla di male a confrontarsi con serenità su ogni dottrina. Noto che
molte volte si è chiesto: Dimmi, dove sta scritto? Ma la risposta non è
arrivata. Questo è un chiaro indizio di mancanza di una fonte biblica vera, a
favore, invece, della propria discrezionalità e propensione. Nel Salmo 149,2-3
sta scritto quanto segue: «Si rallegri Israele in colui che lo ha fatto,
esultino i figlioli di Sion nel loro re. Lodino il suo nome con danze,
gli salmeggino col timpano e la cetra». Dunque a Dio non dispiace se
cantiamo e balliamo alla «sua lode». Ma quando la danza diventa sconveniente,
ammiccante, provocante, acrobatica, mondana e isterica, io mi domando: «È
davvero per Dio che si sta facendo?». Non credo che sia necessario
saltellare e urlare, per esempio: «Grazia, pace, libertà, vita eterna e
quant’altro», per poterla ottenere. {20-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Ho già indicato nel contributo precedente i link di miei articoli sul tema della
cosiddetta «danza cristiana»
[►
Danzare per il Dio che danza?;
►
La danza è l’obiettivo santo di Dio?; altri scritti
sono indicati in calce a tali articoli.
Di là da ciò, che faceva Israele nel culto del tempio e all'interno della
sua cultura veterotestamentaria, oggigiorno noi cristiani non abbiamo un
santuario centralizzato né siamo Giudei. Il fatto che Gesù si fosse
scagliato contro gli usi e costumi giudaici e le tradizioni del suo tempo,
significa che la cultura giudaica non è «biblica» di per sé. Inoltre, non esiste
nessun brano del NT, in cui gli apostoli e i credenti nelle chiesa
abbiano danzato cultualmente e in cui sia stato dato un esplicito insegnamento a
praticare una danza rituale nelle chiese. Visto che a quel tempo si trattava di
«chiese in casa» e le case erano in genere molto piccole (1-2 piccole
camere, dove si viveva, cucinava e dormiva), è difficile pensare che in così
poco spazio i credenti avessero eseguito danze cultuali.
10.
{}
▲
11. {}
▲
12. {Autori
vari}
▲
■
Adolfo Monnanni:
Quanti pastori coinvolti! Veramente drammatica la situazione del corpo di Cristo
sulla terra. È per questo che vogliono parlare di gloria? Per questo affrettano
gli eventi? Dovrebbero farsi un esame personale con la Parola e poi ritornare
con i piedi per terra e sintonizzarsi nuovamente sulla verità, quella che dicono
di voler insegnare, ma che hanno trascurato. Veramente i pericoli maggiori
vengono dal di dentro alla chiesa. {16-10-2014}
■
Damaris Lerici:
Quanta confusione! Che il Signore doni a ognuno di noi saggezza e discernimento
spirituale. {16-10-2014}
■
Antonio Nappo: A quale
denominazione appartengono questi gloriosi? {16-10-2014}
■
Gaetano Nunnari: È come il
film di Stephen King: «A volte ritornano». {16-10-2014}
■
Luca Siino: Mosè disse: «Ti
prego,
fammi vedere la tua gloria!» (Esodo 33,18). {16-10-2014}
▬
Nicola Martella:
Dio accontentò Mosè, facendosi vedere nella sua gloria? No, perché vedere la
«gloria di Dio», ossia Dio a tu per tu nella sua natura e potenza, significa
morire per un uomo. Solo alla risurrezione, quando i credenti avranno il
corpo di gloria, potranno vedere la gloria di Dio.
■
Sebastiano Impalà: La cosa
più
bella è la pubblicità tipo circo o spettacolo, che dice: «E con tanti
ospiti internazionali». {16-10-2014}
■
Antonio Capasso: La vostra è
tutta invidia... ha, ha, ha. {16-10-2014}
■
Paolo Pisano:
La gloria di Dio si vedrà,
quando Gesù tornerà; e quando Gesù tornerà, lo vedranno tutti. Adesso
sono solo chiacchiere. {18-10-2014}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Falsa_gloria_MeG.htm
18-10-2014; Aggiornamento: 22-10-2014 |