Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Antico Testamento

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FIANCO O PRESUNTO «OSSO DEL PENE» D’ADAMO?

Analisi di alcune tesi di Paolo Castellina

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Due lettori mi hanno fatto la seguente richiesta.

     ■ Pace, Nicola, mi dici se condividi questa spiegazione? «La donna è stata tratta dalla “costola” dell’uomo? Una traduzione errata?» {Antonio Capasso; 14-11-2010}.

     ■ Ciao, Nicola, Paolo Castellina ha messo in rete questo argomento: «La donna è stata tratta dalla “costola” dell’uomo? È una traduzione errata?». Cosa ne pensi? {Gaetano Nunnari; 14-11-2010}.

     Mi sono andato a leggere l’articolo di Paolo Castellina e l’ho sottoposto a un’attenta analisi critica. Ecco qui di seguito i risultati.

 

     ■ Le tesi: In tale articolo Paolo Castellina riprende le tesi di Scott F. Gilbert e Ziony Zevit, pubblicate su «The American Journal of Medical Genetics» (qui; qui). Essi sostengono che in Genesi 2,21-25 il termine ebraico, da Paolo Castellina traslitterato come «tsela», intenda un fantomatico «osso del pene», che l’uomo avrebbe avuto in origine e che poi Dio avrebbe tolto ad Adamo per costruire Eva. Paolo Castellina riprende tale tesi e la riproduce senza fare la ben che minima obiezione.

     Tralascio qui tutto il discorso del «racconto eziologico», a cui egli si riferisce diverse volte e che è tipico della «critica alla Bibbia», che rende i racconti della Genesi delle favole o dei miti.

 

     ■ Le competenze d’ebraico: Paolo Castellina riporta almeno sei volte l’espressione «[termine ebraico] צְלָעֹת (tsela)»; così facendo, mostra di non conoscere abbastanza l’ebraico. Il problema è che riporta un termine ebraico femminile plurale, che è da traslitterare correttamente come elā`ot, ma affianca ad esso la traslitterazione semplificata «tsela», che è femminile singolare e che bisognerebbe traslitterare correttamente ṣelā`.

     Egli afferma: «In questo senso, la tsela di Adamo sembrerebbe riferirsi ad un “arto” o una “appendice”, qualcosa che si protende dal corpo». Peccato che egli non mostri un solo brano chiaro dell’AT, in cui ciò sia verificabile da me e da altri studiosi.

 

     ■ Che significa veramente ṣelā` in ebraico?: Consultando dei dizionari di ebraico biblico e andando a verificare ogni ricorrenza, si arriva alle seguenti conclusioni. Tale termine significava in genere «fianco, costato, lato» e tutto ciò che si trovava «a fianco, a lato» di qualcosa, quindi la «parte laterale». Specificamente il termine intendeva il fianco umano (Gn 2,21s) o di un monte (2 Sm 16,13); il lato (principale) di un oggetto (santuario Es 26,20.26s.35; 36,25.31s; altare Es 27,7; 30,4; 37,27; 38,7; arca Es 25,12.14; 37,3.5).

     Nell’edilizia il termine ṣelā` intendeva, inoltre, in senso tecnico, ciò, che era messo a fianco di qualcosa: le tavole per il rivestimento di una parete (1 Re 6,15s), i battenti (= lati apribili) di una porta (1 Re 6,34), le «[camere] laterali» (1 Re 6,5; 7,3 brano oscuro, in cui la Elberfelder riporta «travi o camere; letteralmente costole»; Ez 41,5-9.11.26 «laterali» come termine tecnico per le camere adiacenti), costruzione laterale o parte laterale (1 Re 6,8; cfr. «[camere] laterali» in Ez 41,5s). Anche questo uso tecnico nelle costruzioni intende generalmente ciò che sta a fianco, a lato di qualcosa. Altri brani, in cui ricorre ṣelā`, e altri usi non esistono nell’AT.

 

 

2.  ANALISI DEL RAGGIONAMENTO

     ■ Il falso sillogismo: Secondo Paolo Castellina, siccome il racconto sarebbe «pieno di allusioni alla sessualità umana», anche la ṣelā`, per non essere un’anomalia, deve riferirsi a ciò. Come si vede, invece di scoprire ciò che il testo afferma veramente, si suggerisce ad esso ciò che la fantasia produce.

     Il falso sillogismo si mostra anche nell’affermare che, siccome il pene dell’uomo, a differenza di quello degli animali, è l’unico privo di un osso, esso dev’esserci stato in origine, ossia Dio deve aver tolto l’osso penico ad Adamo proprio per costruire Eva. Secondo tale logica si potrebbe affermare ad esempio che, siccome molte femmine di animali mammiferi hanno il marsupio, anche la donna deve averne avuto uno in origine. Similmente Adamo deve aver avuto corna molto vistose, visto che molti maschi di animali mammiferi li hanno. Questo significa ragionare per falso sillogismo!

 

     ■ La logica e la medicina: Oltre agli aspetti linguistici non comprovabili da tale singolare tesi, ci sono aspetti di logica, anche medica, che non tornano e che anzi mostrano una qualche ingenuità. Paolo Castellina afferma: «Gli uomini non hanno una costola di meno delle donne». Perché dovrebbero? Tale tesi è bizzarra già per il fatto che presume che il figlio di un uomo orbato d’un occhio faccia figli ciechi!? E il figlio di un paraplegico nascerà handicappato!? Una donna, se le vengono amputati i seni, genererà figlie senza seni e incapaci, perciò, di allattare la loro prole!?

     Perché la prole di Adamo potesse avere una costola in meno, si sarebbe dovuto intervenire non sulla carne, ma sul DNA.

     Le bizzarrie chirurgiche di Paolo Castellina vanno avanti nel suggerire che, siccome Dio aveva richiuso la carne al posto della ṣelā` estratta dall’uomo, ci dev’essere sul corpo dei maschi una sutura, una cicatrice o un segno; e, siccome ciò non esiste oggigiorno all’altezza delle costole, egli conclude che il tutto si riferisce all’«osso penico», che «gli era stato tolto per formare la donna!». Questo è un altro falso sillogismo.

     Egli afferma: «L’atto di Dio di rimuovere l’osso penico da Adamo meglio si presta, poi, a spiegare come Dio “richiuda” la carne dopo l’operazione. Questo dettaglio spiega la “cicatrice chirurgica” o sutura, la falda che unisce le due parti di un organo». Egli si riferisce alla conformazione del pene. Questo è il colmo delle bizzarrie. Ogni genetista può spiegare la formazione del pene e le sue diverse fasi di sviluppo dell’embrione nel grembo materno. La conformazione attuale del pene ha a che fare con tale sviluppo prenatale e non con un sedicente prelievo di un fantomatico «osso penico» da parte di Dio da Adamo.

     Infatti, come abbiamo detto sopra, il prelievo di una parte del corpo nel genitore (tanto più se accessoria) non ha nessuna influenza sulla riproduzione nella prole di tale parte. Se al genitore sono stati tolti le tonsille, un testicolo o l’appendice, i figli li avranno lo stesso. Se non fosse così, la maggior parte di noi sarebbero oggigiorno, per la cumulazione degli handicap generazionali, dei mostri mutilati e incapaci di vivere. Inoltre, se la prole dovesse ereditare le cicatrici dei suoi avi, la stragrande maggioranza di noi non avrebbe un solo punto del corpo senza cicatrici e suture.

 

     ■ Ancora l’ebraico: Per avvalorare la tesi, che Paolo Castellina ha recepito senza senso critico, secondo cui si tratterebbe di un appendice e quindi dell’osso penico, egli ritorna all’ebraico e suggerisce che ṣelā` possa significare «trave di un tetto», per poi fare riferimento a un’altra «trave», ossia al sedicente «osso del pene». Se ciò non bastasse, Paolo Castellina arriva ad affermare: «Nell’ebraico biblico non esistono termini corrispondenti a “pene”. Vengono usati vari eufemismi, צְלָעֹת (tsela) è uno di questi, “osso” un altro, “carne” un’altro ancora».

     Peccato che egli non indichi neppure un solo passo in cui «trave» e «osso» si riferiscono eufemisticamente al pene. Nell’ebraico dell’AT, gli unici eufemismi usati dall’AT indistintamente per la zona uro-genitale (pene e vagina) sono soltanto bāśār «carne» (uomo Lv 15,2s.7; Ez 16,26; 23,20; donna Lv 15,19; circoncisione Gn 17,11ss; Ez 44,7) e `ërewāh «nudità, vergogne» (uomo Gn 9,22s; Es 28,42; donna Ez 16,8.36; 23,18; Os 2,11). In Esodo 28,42 ebr. l’espressione è pleonastica «la carne della loro nudità».

     Ho cercato in ebraico i riferimenti a un uso eufemistico di «osso» nel senso di pene nei termini ghërëm (solo Gb 40,18; Pr 17,22; 25,15) e ëm (p.es. Es 12,46; Nu 9,12; Gb 19,20; di un morto Nu 19,16.18; Ez 37,7), ed ecco il risultato: zero.

     Mi sono anche chiesto se esista in tutto l’AT ebraico un solo brano, in cui ṣelā` significhi «osso», il risultato è il seguente: zero.

 

 

3.  ANALISI DELLE TESI FINALI: Paolo Castellina non fa esegesi (spiegazione), ma eisegesi (proiezione). Ossia non cerca di scoprire ciò, che sta veramente nel testo biblico ebraico, ma parte da una tesi singolare (ṣelā` = osso penico), la proietta in Genesi 2 e, mediante acribie dialettiche, cerca di farla apparire logica, credibile e più «biblica» di altre. Questo è un uso ideologico della Parola di Dio.

     Poi arriva alle seguenti conclusioni, a cui contrapponiamo le nostre obiezioni. Egli afferma: «I vantaggi di tradurre צְלָעֹת (tsela) come osso penico invece che “costola”, sono:…».

 

Tesi di Paolo Castellina

Nostre obiezioni

■ Si conforma al significato di base della parola (“fianco”).

■ Non è vero. Il membro maschile sta davanti, non di fianco all’uomo.

■ Si basa sulla differenza ovvia fra uomo e donna.

■ Non c’è bisogno di tale interpretazione per evidenziare le differenze ovvie dei due generi. L’autore aveva già evidenziato che Dio in origine li aveva creati maschio e femmina (Gn 1,17; 5,1).

■ [Analogia] Fra maschi umani e quelli di altre specie.

■ Alla base c’è evidentemente una sudditanza a tesi evoluzionistiche. L’autore della Genesi evidenziò che Dio creò l’uomo come un essere speciale (Gn 1,27; 5,1s; 9,6) e quindi senza analogia e corrispondenza fra gli animali (Gn 2,18.20).

■ Corrisponde meglio al contenuto sessuale e alla natura eziologica del racconto.

■ Questa è una proiezione della teologia liberale. In Genesi 2 al centro ci sono i rapporti umani e sociali, non tanto la sessualità in se stessa (cfr. Gn 4,1).

■ Dà un senso più pieno e più pratico al riferimento alla donna come “ossa delle mie ossa e carne della mia carne”.

■ Tale espressione, dovunque ricorre, intende non una connessione sessuale, ma l’accettazione come consimile e specialmente come parente; tranne Gn 2,23 intende sempre un maschio verso un altro, con cui si identifica (Gn 29,14; 2 Sm 19,12s fratelli; cfr. Gn 37,27 fratello).

 

Poi Paolo Castellina conclude: «Questa interpretazione risolve un vecchio problema del testo e le sue interpretazioni, come pure il suo carattere eziologico». Gli rispondiamo che le cose non stanno così, trattandosi soltanto di una tesi e di una proiezione arbitraria nel testo; tutto ciò suscita più problemi che risposte. Alla fine resta soltanto una grande delusione.

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: L’articolo di Paolo Castellina è solo una dotta costruzione o proiezione senza un vero fondamento linguistico e una seria esegesi contestuale. È pieno di varie imprecisioni, su cui però egli costruisce l’affascinante tesi, che fa solo scuotere la testa a veri esegeti. Ciò si aggiunge ad altre speculazioni simili, che ho già trattato altrove. Esse sono inventate da persone in cerca di sensazionalismi e novità, esercitando il pressapochismo e sfruttando mezze verità e l’ignoranza della gente in merito.

     Certamente Paolo Castellina fa qui solo da amplificatore. Mi sarei aspettato da lui più discernimento e più senso critico. Ma non ho letto neppure una parola di obiezione da parte sua alle tesi da lui importate.

     Egli non ha mostrato un solo caso, in cui ṣelā` intenda l’organo sessuale maschile o in cui gli autori abbiano usato il termine «palo» o «osso» eufemisticamente per pene. Egli si basa soltanto su premesse indimostrate e su di esse costruisce la sua tesi dell’«osso penico». Non spiega neppure perché tale osso debba essere scomparso, visto che se a un uomo gli viene amputato un qualsiasi osso, egli procrea figli con tutte le ossa.

     Viste le sue imprecisioni con i termini ebraici, se lui non ha dimestichezza con la lingua ebraica e con una rigorosa esegesi contestuale, gli consiglio di non cimentarsi con cose del genere. Chiunque metta in rete cose poco chiare e quelle false ma dottamente costruite ad arte, si rende colpevole, confonde i credenti (che poi riprenderanno e ripeteranno le dotte assurdità) e, in fin fine, si getta discredito sulla Parola di Dio.

     Ognuno rimanganell’ambito del campo, che Dio gli ha assegnato nella sua grazia (cfr. Rm 12,3). Ogni ciabattino rimanga alle sue suola, ogni agricoltore usi la sua zappa, e così via, perché così potrà conservare la sua competenza, la sua professionalità e la sua dignità, oltre a fare un buon servizio per il prossimo.

     Per non dilungarmi oltre e ripetere cose già trattate, rimando al seguente articolo: «Costato di Adamo o metà del DNA? Analisi di alcune tesi di Danilo Valla».

     Per la questione tematica di ṣelā` si veda pure più dettagliatamente in questa mia opera: Nicola Martella, «Il fianco o il DNA? (Gn 2,21-22)», Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 262-264.

     Per la discussione esegetica di Genesi 2 e del termine ebraico ṣelā`, si veda pure Nicola Martella, Esegesi delle origini, Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006, pp. 164-169.

 

Fianco o presunto «osso del pene» d’Adamo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Fianco_Adamo_pene_Ori.htm

15-11-2010; Aggiornamento: 17-11-2010

 

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