1. ENTRIAMO IN TEMA: Due
lettori mi hanno fatto la seguente richiesta.
■ Pace, Nicola, mi dici se condividi questa spiegazione? «La
donna è stata tratta dalla “costola” dell’uomo? Una traduzione errata?»
{Antonio Capasso; 14-11-2010}.
■ Ciao, Nicola, Paolo Castellina ha messo in rete questo argomento: «La donna è
stata tratta dalla “costola” dell’uomo? È una traduzione errata?». Cosa ne
pensi? {Gaetano Nunnari; 14-11-2010}.
Mi sono andato a leggere l’articolo di Paolo Castellina e l’ho sottoposto a
un’attenta analisi critica. Ecco qui di seguito i risultati.
■ Le tesi: In tale articolo Paolo Castellina riprende le tesi di Scott F.
Gilbert e Ziony Zevit, pubblicate su «The American Journal of Medical Genetics»
(qui;
qui). Essi sostengono che in Genesi 2,21-25 il termine ebraico, da Paolo
Castellina traslitterato come «tsela», intenda un fantomatico «osso del pene»,
che l’uomo avrebbe avuto in origine e che poi Dio avrebbe tolto ad Adamo per
costruire Eva. Paolo Castellina riprende tale tesi e la riproduce senza fare la
ben che minima obiezione.
Tralascio qui tutto il discorso del «racconto eziologico», a cui egli si
riferisce diverse volte e che è tipico della «critica alla Bibbia», che rende i
racconti della Genesi delle favole o dei miti.
■ Le competenze d’ebraico: Paolo Castellina riporta almeno sei volte
l’espressione «[termine ebraico] צְלָעֹת (tsela)»; così facendo, mostra
di non conoscere abbastanza l’ebraico. Il problema è che riporta un termine
ebraico femminile plurale, che è da traslitterare correttamente come
ṣelā`ot,
ma affianca ad esso la traslitterazione semplificata «tsela», che è femminile
singolare e che bisognerebbe traslitterare correttamente
ṣelā`.
Egli afferma: «In questo senso, la tsela di Adamo sembrerebbe riferirsi ad un
“arto” o una “appendice”, qualcosa che si protende dal corpo». Peccato che egli
non mostri un solo brano chiaro dell’AT, in cui ciò sia verificabile da me e da
altri studiosi.
■ Che significa veramente
ṣelā`
in ebraico?: Consultando dei dizionari di ebraico biblico e andando a
verificare ogni ricorrenza, si arriva alle seguenti conclusioni. Tale termine
significava in genere «fianco, costato, lato» e tutto ciò che si trovava «a
fianco, a lato» di qualcosa, quindi la «parte laterale». Specificamente il
termine intendeva il fianco umano (Gn 2,21s) o di un monte (2 Sm 16,13);
il lato (principale) di un oggetto (santuario Es 26,20.26s.35; 36,25.31s;
altare Es 27,7; 30,4; 37,27; 38,7; arca Es 25,12.14; 37,3.5).
Nell’edilizia il termine
ṣelā` intendeva, inoltre, in senso tecnico, ciò, che era messo a
fianco di qualcosa: le tavole per il rivestimento di una parete (1 Re
6,15s), i battenti (= lati apribili) di una porta (1 Re 6,34), le «[camere]
laterali» (1 Re 6,5; 7,3 brano oscuro, in cui la Elberfelder riporta «travi o
camere; letteralmente costole»; Ez 41,5-9.11.26 «laterali» come termine tecnico
per le camere adiacenti), costruzione laterale o parte laterale (1 Re 6,8; cfr.
«[camere] laterali» in Ez 41,5s). Anche questo uso tecnico nelle costruzioni
intende generalmente ciò che sta a fianco, a lato di qualcosa. Altri brani, in
cui ricorre ṣelā`,
e altri usi non esistono nell’AT.
2. ANALISI DEL RAGGIONAMENTO
■ Il falso sillogismo: Secondo Paolo Castellina, siccome il racconto
sarebbe «pieno di allusioni alla sessualità umana», anche la
ṣelā`, per non essere un’anomalia, deve
riferirsi a ciò. Come si vede, invece di scoprire ciò che il testo afferma
veramente, si suggerisce ad esso ciò che la fantasia produce.
Il falso sillogismo si mostra anche nell’affermare che, siccome il pene
dell’uomo, a differenza di quello degli animali, è l’unico privo di un osso,
esso
dev’esserci stato in origine, ossia Dio deve aver tolto l’osso penico ad
Adamo proprio per costruire Eva. Secondo tale logica si potrebbe affermare ad
esempio che, siccome molte femmine di animali mammiferi hanno il marsupio, anche
la donna deve averne avuto uno in origine. Similmente Adamo deve aver avuto
corna molto vistose, visto che molti maschi di animali mammiferi li hanno.
Questo significa ragionare per falso sillogismo!
■ La logica e la medicina: Oltre agli aspetti linguistici non
comprovabili da tale singolare tesi, ci sono aspetti di logica, anche medica,
che non tornano e che anzi mostrano una qualche ingenuità. Paolo Castellina
afferma: «Gli uomini non hanno una costola di meno delle donne». Perché
dovrebbero? Tale tesi è bizzarra già per il fatto che presume che il figlio di
un uomo orbato d’un occhio faccia figli ciechi!? E il figlio di un
paraplegico nascerà handicappato!? Una donna, se le vengono amputati i
seni, genererà figlie senza seni e incapaci, perciò, di allattare la loro
prole!?
Perché la prole di Adamo potesse avere una costola in meno, si sarebbe dovuto
intervenire non sulla carne, ma sul DNA.
Le
bizzarrie chirurgiche di Paolo Castellina vanno avanti nel suggerire che,
siccome Dio aveva richiuso la carne al posto della
ṣelā` estratta dall’uomo, ci dev’essere sul corpo dei maschi
una sutura, una cicatrice o un segno; e, siccome ciò non esiste
oggigiorno all’altezza delle costole, egli conclude che il tutto si riferisce
all’«osso penico», che «gli era stato tolto per formare la donna!». Questo è un
altro falso sillogismo.
Egli afferma: «L’atto di Dio di rimuovere l’osso penico da Adamo meglio si
presta, poi, a spiegare come Dio “richiuda” la carne dopo l’operazione. Questo
dettaglio spiega la “cicatrice chirurgica” o sutura, la falda che unisce le due
parti di un organo». Egli si riferisce alla conformazione del pene. Questo è il
colmo delle bizzarrie. Ogni genetista può spiegare la formazione del pene
e le sue diverse fasi di sviluppo dell’embrione nel grembo materno. La
conformazione attuale del pene ha a che fare con tale sviluppo prenatale e non
con un sedicente prelievo di un fantomatico «osso penico» da parte di Dio da
Adamo.
Infatti, come abbiamo detto sopra, il prelievo di una parte del corpo nel
genitore (tanto più se accessoria) non ha nessuna influenza sulla
riproduzione nella prole di tale parte. Se al genitore sono stati tolti le
tonsille, un testicolo o l’appendice, i figli li avranno lo stesso. Se non fosse
così, la maggior parte di noi sarebbero oggigiorno, per la cumulazione degli
handicap generazionali, dei mostri mutilati e incapaci di vivere. Inoltre, se la
prole dovesse
ereditare le cicatrici dei suoi avi, la stragrande maggioranza di noi non
avrebbe un solo punto del corpo senza cicatrici e suture.
■ Ancora l’ebraico: Per avvalorare la tesi, che Paolo Castellina ha
recepito senza senso critico, secondo cui si tratterebbe di un appendice e
quindi dell’osso penico, egli ritorna all’ebraico e suggerisce che
ṣelā` possa significare «trave di un tetto»,
per poi fare riferimento a un’altra «trave», ossia al sedicente «osso del
pene». Se ciò non bastasse, Paolo Castellina arriva ad affermare: «Nell’ebraico
biblico non esistono termini corrispondenti a “pene”. Vengono usati vari
eufemismi, צְלָעֹת (tsela) è uno di questi, “osso”
un altro, “carne” un’altro ancora».
Peccato che egli non indichi neppure un solo passo in cui «trave» e «osso» si
riferiscono eufemisticamente al pene. Nell’ebraico dell’AT, gli unici
eufemismi usati dall’AT indistintamente per la zona uro-genitale
(pene e vagina) sono soltanto bāśār «carne» (uomo Lv 15,2s.7; Ez
16,26; 23,20; donna Lv 15,19; circoncisione Gn 17,11ss; Ez 44,7) e `ërewāh
«nudità, vergogne» (uomo Gn 9,22s; Es 28,42; donna Ez 16,8.36; 23,18; Os 2,11).
In Esodo 28,42 ebr. l’espressione è pleonastica «la carne della loro nudità».
Ho cercato in ebraico i riferimenti a un uso eufemistico di «osso» nel
senso di pene nei termini ghërëm (solo Gb 40,18; Pr 17,22; 25,15)
e `ëṣëm
(p.es. Es 12,46; Nu 9,12; Gb 19,20; di un morto Nu 19,16.18; Ez 37,7), ed ecco
il risultato: zero.
Mi sono anche chiesto se esista in tutto l’AT ebraico un solo brano, in cui
ṣelā` significhi
«osso», il risultato è il seguente: zero.
3. ANALISI DELLE TESI FINALI:
Paolo Castellina non fa esegesi (spiegazione), ma eisegesi (proiezione).
Ossia non cerca di scoprire ciò, che sta veramente nel testo biblico ebraico, ma
parte da una tesi singolare (ṣelā`
= osso penico), la proietta in Genesi 2 e, mediante acribie dialettiche, cerca
di farla apparire logica, credibile e più «biblica» di altre. Questo è un uso
ideologico della Parola di Dio.
Poi arriva alle seguenti conclusioni, a cui contrapponiamo le nostre
obiezioni. Egli afferma: «I vantaggi di tradurre
צְלָעֹת (tsela)
come osso penico invece che “costola”, sono:…».
Tesi di Paolo Castellina |
Nostre obiezioni |
■ Si conforma al significato di base della parola (“fianco”). |
■ Non è vero. Il membro maschile sta davanti, non di fianco
all’uomo. |
■ Si basa sulla differenza ovvia fra uomo e donna. |
■ Non c’è bisogno di tale interpretazione per evidenziare le
differenze ovvie dei due generi. L’autore aveva già evidenziato che Dio in
origine li aveva creati maschio e femmina (Gn 1,17; 5,1). |
■ [Analogia] Fra maschi umani e quelli di altre specie. |
■ Alla base c’è evidentemente una sudditanza a tesi
evoluzionistiche. L’autore della Genesi evidenziò che Dio creò l’uomo come un
essere speciale (Gn 1,27; 5,1s; 9,6) e quindi senza analogia e corrispondenza
fra gli animali (Gn 2,18.20). |
■ Corrisponde meglio al contenuto sessuale e alla natura
eziologica del racconto. |
■ Questa è una proiezione della teologia liberale. In Genesi 2 al
centro ci sono i rapporti umani e sociali, non tanto la sessualità in se stessa
(cfr. Gn 4,1). |
■ Dà un senso più pieno e più pratico al riferimento alla donna
come “ossa delle mie ossa e carne della mia carne”. |
■ Tale espressione, dovunque ricorre, intende non una connessione
sessuale, ma l’accettazione come consimile e specialmente come parente; tranne
Gn 2,23 intende sempre un maschio verso un altro, con cui si identifica (Gn
29,14; 2 Sm 19,12s fratelli; cfr. Gn 37,27 fratello). |
Poi Paolo Castellina conclude: «Questa interpretazione risolve un vecchio
problema del testo e le sue interpretazioni, come pure il suo carattere
eziologico». Gli rispondiamo che le cose non stanno così, trattandosi soltanto
di una tesi e di una proiezione arbitraria nel testo; tutto ciò suscita più
problemi che risposte. Alla fine resta soltanto una grande delusione.
4. ASPETTI CONCLUSIVI:
L’articolo di Paolo Castellina è solo una dotta costruzione o proiezione
senza un vero fondamento linguistico e una seria esegesi contestuale. È pieno di
varie imprecisioni, su cui però egli costruisce l’affascinante tesi, che
fa solo scuotere la testa a veri esegeti. Ciò si aggiunge ad altre speculazioni
simili, che ho già trattato altrove. Esse sono inventate da persone in cerca di
sensazionalismi e novità, esercitando il pressapochismo e sfruttando
mezze verità e l’ignoranza della gente in merito.
Certamente Paolo Castellina fa qui solo da amplificatore. Mi sarei
aspettato da lui più discernimento e più senso critico. Ma non ho letto
neppure una parola di obiezione da parte sua alle tesi da lui importate.
Egli non ha mostrato un solo caso, in cui
ṣelā` intenda l’organo sessuale maschile o in
cui gli autori abbiano usato il termine «palo» o «osso» eufemisticamente per
pene. Egli si basa soltanto su premesse indimostrate e su di esse costruisce la
sua tesi dell’«osso penico». Non spiega neppure perché tale osso debba essere
scomparso, visto che se a un uomo gli viene amputato un qualsiasi osso, egli
procrea figli con tutte le ossa.
Viste le sue
imprecisioni con i termini ebraici, se lui non ha dimestichezza con la
lingua ebraica e con una rigorosa esegesi contestuale, gli consiglio di non
cimentarsi con cose del genere. Chiunque metta in rete cose poco chiare e quelle
false ma dottamente costruite ad arte, si rende colpevole, confonde i
credenti (che poi riprenderanno e ripeteranno le dotte assurdità) e, in fin
fine, si getta discredito sulla Parola di Dio.
Ognuno rimanganell’ambito del campo, che Dio gli ha assegnato nella sua grazia (cfr. Rm
12,3). Ogni ciabattino rimanga alle sue suola, ogni agricoltore usi la sua
zappa, e così via, perché così potrà conservare la sua competenza, la sua
professionalità e la sua dignità, oltre a fare un buon servizio per il prossimo.
Per non dilungarmi oltre e ripetere cose già trattate, rimando al
seguente articolo: «Costato
di Adamo o metà del DNA? Analisi di alcune tesi di Danilo Valla».
Per la questione tematica di ṣelā` si veda pure
più dettagliatamente in questa mia opera: Nicola Martella, «Il
fianco o il DNA? (Gn 2,21-22)», Temi delle origini.
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 262-264.
Per la discussione esegetica di Genesi 2 e del termine ebraico
ṣelā`, si veda pure Nicola Martella, Esegesi delle origini,
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006, pp. 164-169.
►
Fianco o presunto «osso del pene» d’Adamo? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Fianco_Adamo_pene_Ori.htm
15-11-2010; Aggiornamento: 17-11-2010 |