■ Chiaramente dobbiamo essere decorosi in ogni luogo, in corrispondenza del
diverso contesto.
■ Qualcuno potrebbe scuotere la testa dinanzi all’asserzione: «Certo in spiaggia
non ci si può andare in pullover né tanto meno in bichini». Se non si descrive
bene il proprio pensiero, si rischia d’essere fraintesi e si farà pensare: «Se
non vanno in bichini, allora andranno col burka!?».
{Nicola Martella}
5.
{Pietro Zanca}
▲
■
Contributo: Non volendo essere troppo insistente vorrei solo far notare
quanto segue.
■ Pietro quando sentì che Gesù era in riva provò
vergogna delle sue nudità, ciò dimostra che oggi a maggior ragione per lo
Spirito Santo che dimora dentro noi dovremmo avere vergogna nel stare in
costume.
■ Il sacerdote quando faceva l’abluzione e
cambiava il vestiario non era in presenza del popolo, ma dei conservi che lo
aiutavano.
■ Il fatto che combattiamo il messaggio farisaico è
giusto ma il pubblicano non giustificava il peccato ma lo condannò e per
questo si batteva e fu giustificato.
■ Gesù invitando a nettare il dentro della coppa
non escluse l’esteriore ma unì le due cose.
■ «Fa loro ancora delle mutande di lino, per coprire
la carne delle vergogne; giungano quelle mutande dai lombi fino al disotto delle
cosce» (Esodo 28,42). Tra l’altro in questo verso vi è d’aggiungere
che sopra veniva messa la tunica, Dio è l’Antico dei giorni e non si modernizza
o legalizza le nudità. Gli abiti mutano ma le coperture vestiarie debbono
rimanere invariate.
■ «Non scoprire le vergogne di tuo padre, né le
vergogne di tua madre: ella è tua madre; non scoprire le sue vergogne» (Levitico
18,7).
Con vergogne non limitiamo le parti riproduttive ma
quelle che per natura dobbiamo tenere coperte.
■ Se il Signore pone enfasi sul velo è
inverosimile pensare che accetti vestiari sconci o scoperti o addirittura
costumi!
■ I Serafini sono un’espressione della santa
conservazione del Corpo tenuto nascosto dalle 6 ali.
■ Detto ciò rispetto le opinioni, ma voglio farvi
notare che i nostri padri predicatori insegnavano il divieto della
balneazione, noi ci stiamo modernizzando!
La morale di 30 anni fa aveva concesso un costume
intero sotto le ginocchia e lidi separati uomo-donna. Se Dio non torna credo che
noi evangelici ci ritroveremo peggio d’Adamo e Eva che magari cercavano foglie
ma noi legalizzeremo la nudità!
Credetemi non voglio suonare da fariseo, ma da ragazzo
34enne è dall’età di 20 non mi scopro più... Ero un nuotatore semi
professionale ma preferisco servire Dio a tempo pieno e riservare il mio
corpo come piccolo tempio di Dio.
Pace a tutti e scusate se il mio intervento sembra
troppo lungo e retorico ma è uno scambio d’opinioni non una costrizione. {Radio
- Palermo Evangelica; 04-05-2010}
▬
Osservazioni 1
(Patrizia Miceli): Le cose che si fanno per propria scelta e per proprio culto
personale non sono dottrina da insegnare né da obbligare. Altrimenti dovremmo
andare vestiti in tunica e sandali, come i frati francescani, ed eliminare anche
i climatizzatori da casa.
Immaginate se Gesù tornasse e, invece che morti di caldo in nome della
sofferenza del corpo, ci trova sotto il climatizzatore che, ai tempi che è stato
scritto il Levitico, neanche esisteva. Orrore, tutti all’inferno. Ma per favore!
Non vogliatemene. Non
si guadagna il posto nella fila davanti in Paradiso, se al mare non si va. Poi
ognuno faccia quello che ritiene più opportuno per la propria persona,
non per gli altri. {04-05-2010}
▬
Replica 1
(Chiesa Cristiana Pastore Zanca): Se sorella Patrizia legge
attentamente, ho parlato di copertura non di stile d’abbigliamento! Difatti ho
precisato che gli abiti possono subire l’evoluzione parziale, ma non la
copertura! Quanto a me, ho portato un esempio... Paolo portava esempi, non per
questo lo penalizziamo. {04-05-2010}
▬
Osservazioni 2
(Patrizia Miceli):
Sono una
sostenitrice del decoro in ogni situazione. Anche nell’indossare un costume da
bagno. Invito anche te a leggere i miei precedenti interventi. Comunque per «le
coperture vestiarie [che] debbono rimanere invariate», come citi tu, io intendo
che bisogna indossare il saio. Allora spero vivamente che tu sia un frate
travestito da evangelico piuttosto che pensare che tu sia un evangelico
bacchettone. Alla seconda preferisco la prima, è più coerente con quello che hai
scritto. Benedizione.
{04-05-2010}
▬
Replica 2
(Chiesa Cristiana Pastore Zanca): Sorella Patrizia, Dio ti benedica. Non pongo
mente alle critiche, so che anche Gesù ne ebbe, ma ti consiglio di ricordare che
Facebook è un mezzo che utilizziamo per la diffusione della Parola e non per le
nostre personali simpatie. E poi, se non mi conosci, penso che non dovresti
neanche giudicarmi... Dico ciò perché neanche hai riconosciuto la mia foto nel
logo Radio Evangelica... Pace e senza rancori... Dio ti benedica! {04-05-2010}
▬
Osservazioni 3
(Patrizia Miceli): Non intendo fare polemiche né andare a indagare sui miei
interlocutori. Mi limito a rispondere alle cose scritte e non a giudicare le
persone, perché la cosa non è di mia competenza. Ricambio i saluti e le
benedizioni. {04-05-2010}
▬
Osservazioni 4
(Antonio Capasso): Pace, Nicola. A Zanca vorrei ricordare che i nostri padri
predicatori insegnavano diversi divieti (parlo di pentecostali italiani),
spesse volte dettato da ignoranza
biblica, ma anche da un profondo timore di offendere Dio. Tutto quello
che aveva apparenza di male e sembrava andare contro la Scrittura, veniva
vietato.
Chi è un pentecostale ed è convertito da molti anni, ricorderà sicuramente che i
nostri padri predicatori proibivano anche di fare foto e di avere foto di
parenti esposti in casa. Questo in ottemperanza al 2° comandamento, che proibiva
di farsi immagini. Forse questo farà ridere qualcuno ma penso che, anche se
sbagliavano, tutto era dettato dal
desiderio di non offendere Dio in nessun modo.
Oggi credo che si va
all’altro estremo, rendendo tutto lecito, senza domandarsi se quello che
si fa sia gradito a Dio. Ricordo che la Scrittura parla di comandamenti e di
cose gradite a Dio (1 Gv 3,22). Detto, questo, penso che dobbiamo avere come
riferimento etico
non i nostri padri predicatori, ma la sola Scrittura. Pace. {09-05-2010}
6.
{Guerino De Masi}
▲
Tutto il mio rispetto per le opinioni di «Radio Palermo Evangelica», ma posso
dissociarmi? Sono abbastanza vicino al pensiero di Patrizia Miceli. E mi chiedo
se il saio sarebbe sufficiente. Forse dovremmo tutti «diventare» mennoniti (se
non erro), e vivere come nell’800. Niente corrente elettrica, niente auto e
niente spiaggia!
Ma no, dai! Scusa fratello, ma perché mai hai smesso di
fare il nuotatore? Perché stavi in costume da bagno? Qua non si tratta di
bigottismo, ma d’erronea esegesi biblica. Ci sono luoghi e costumi per ogni
luogo, e il tutto può essere fatto con decoro e «buon costume».
Di questo passo, dovresti applicare il Levitico in ogni
campo della tua vita ! Ma basterebbe a essere più santo, più spirituale e/o in
armonia con «il comandamento», con la Legge mosaica? Mi pare di ricordare che
volere mettersi sotto la legge, equivale a maledizione o no? (Galati 3,10).
Trovo invece in Cristo una libertà che prima non
conoscevo: «Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e
non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù» (Galati 5,1).
Non per questo o con questo, dobbiamo usare la libertà in malo modo: «...come
uomini liberi, che non si servono della libertà come d’un velo per coprire la
malizia, ma come servi di Dio» (1 Pietro 2,16). Inoltre, mi suona come un
campanello ciò che Paolo scriveva in Colossesi 2,20-23: «Se siete morti con
Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate
imporre dei precetti, quali: Non toccare, non assaggiare, non maneggiare (cose
tutte destinate a perire con l’uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli
uomini? Quelle cose hanno, è vero, riputazione di sapienza per quel tanto che è
in esse di culto volontario, d’umiltà, e d’austerità nel trattare il corpo; ma
non hanno alcun valore e servono solo a soddisfare la carne».
E come dice Nicola, buona meditazione! {04-05-2010}
7.
{Nicola Martella}
▲
E fuor di dubbio che io apprezzi l’atteggiamento franco e onesto di Pietro
Zanca, che appare nella discussione con differenti «etichette» (preferirei che
firmasse con nome e cognome i suoi contributi alla fine!), e il fatto che si
possa dialogare civilmente e con rispetto. Ricalco la sua carrellata, facendo
qualche osservazione.
■ Pietro stava in barca con altri discepoli a
pescare, senza sopravveste e probabilmente solo con una specie di perizoma. Di
ciò ho già parlato precedentemente. La reazione dell’apostolo non riguardava gli
altri, ma Gesù che era sopravvenuto; lui si cinse la veste intorno ai fianchi.
Quindi non ha nulla a che vedere con la vergogna di stare disabbigliato
durante l'attività lavorativa o ludica (se pescavano anche per passione), ma con
la soggezione dinanzi a un'autorità, qui quella del Risorto.
■ Il sacerdote non stava in spiaggia, ma presso
il tempio. Egli non si vergognava dei conservi ma essendo completamente nudo,
non stava chiaramente alla vista del popolo.
■ La storia del fariseo e del pubblicano non ha
nulla a che fare con l’argomento. I peccati di tale esattore delle tasse
riguardavano l’imbroglio negli affari non il farsi il bagno al mare.
■ Quando Gesù invitò a nettare il dentro della coppa
e non solo l’esteriore, spiegò anche che cosa intendeva: un fariseo lo giudicò
che Gesù non si fosse «lavato prima di desinare» (Lc 11,38) e lui
rinfacciò loro di essere ben lavati fuori, ma dentro pieni «di rapina e di
malvagità» (v. 39). Quindi tale questione è fuori tema.
■ Ho già affrontato sopra Esodo 28,42 e ho
spiegato che lo scopo era di non mostrare le «vergogne» durante i riti e i
sacrifici, specialmente in posizione elevata rispetto al popolo. Qui si parla
del tempio non della vita normale né del vestiario da spiaggia. Tale esplicito
comando mostra che gli uomini normalmente sotto le vesti non portavano tali
mutandoni, ma tutt’al più una specie di perizoma. L’etica dell’abbigliamento
anche nell’AT era contestuale: nei diversi ambiti della vita e del santuario
i sacerdoti (e specialmente il sommo sacerdote) portava vestimenti differenti.
■ Levitico 18,7 è del tutto fuori contesto. Qui
si trattava della vita domestica e non della spiaggia. In tale capitolo (così in
Lv 20) l’espressione «scoprire la nudità» era un eufemismo per «avere rapporti
sessuali». Si veda al brano in Nicola Martella,
Il Levitico: Traduzione letterale
(Punto°A°Croce, Roma 1998).
■ Ammetto di non capire che cosa abbia a che fare il
velatura del capo della donna, quando lei prega personalmente dinanzi alla
chiesa, con un costume da bagno
costumato in spiaggia.
■ I Serafini sono esseri celesti all’interno del
santuario celeste (Is 6; Ap 4) e non fuoriescono da tale perimetro sacro
celeste. Ciò non ha nulla a che fare con una spiaggia terrestre.
■ Partire dalle opinioni dei «padri predicatori»
nella loro cultura e nel loro tempo, non significa che stiamo appurando la
verità biblica. Chi parte da una convenzione e non dall’esegesi contestuale,
cercherà i versetti che più gli aggradano e li adatterà alla propria tradizione;
ciò non significa però cogliere la verità biblica di per sé, quella che rende
veramente liberi. Bisogna appurare continuamente a nuovo che cosa la Scrittura
dica veramente. Gli antichi «padri predicatori» di ogni movimento, accanto a
verità comprovabili, hanno predicato non poche cose bizzarre e singolari; non
possono quindi essere assurti a norma di dottrina e di etica.
Penso che Pietro Zanca prenda come norma
assoluta il «divieto della balneazione», predicato dai suoi padri predicatori, e
quindi «la morale di 30 anni fa». Questo non è saggio. Nessuno vuole legalizzare
la nudità in spiaggia, tanto meno per i credenti. Nella mia esperienza, i
divieti assoluti di cose buone (andare al mare per farsi un bagno in famiglia o
fra credenti) fanno sempre scattare la molla nel loro contrario, a causa
dell’intransigenza morale. La cosa più saggia è indicare una via casta e
costumata di vestirsi e atteggiarsi in spiaggia come credenti, senza apparire
extraterrestri.
Le scelte personali (qui quella di non scoprirsi
in pubblico in costume) è da rispettare, ma non può valere come norma etica
universale dei credenti. Anche il cristiano che va in spiaggia con la famiglia o
con altri credenti sente il suo corpo «come piccolo tempio di Dio».
Vedo che invece di parlare dell’etica del cristiano in spiaggia, si fa sfoggio
di una versettologia indebita, unita a un falso sillogismo e a accostamenti
speculativi di vario genere. Penso che sia più saggio parlare della cosa in sé,
che arrampicarsi sugli specchi di paragoni impropri. È meglio approfondire
l’argomento riguardo a quale sia l’abbigliamento migliore e il portamento
ottimale da usare in spiaggia, invece di avere a priori una posizione
intransigente, che si cerca di rivestire di versetti, a cui bisogna far fare
grandi salti mortali per essere utilizzati a proprio uso e consumo.
8.
{Vari e minimi}
▲
■
Angela Morana: Quante assurdità vengono fuori da certe bocche! Oh, se
stessimo più tempo in ginocchio! Il Signore parla ai cuori dei suoi figli. Se
fossimo sempre guidati dallo Spirito di Cristo, nostro Signore, sapremmo
sempre come comportarci in ogni circostanza! La Parola di Dio è completa di
tutto e niente manca nei suoi insegnamenti. Se Gesù ci guida, è impossibile fare
qualsiasi cosa che sia sconveniente; possiamo cadere, ma Gesù ci fa notare
subito i nostri errori! Almeno per me è così, perciò credo sia così per ogni
figlio di Dio. «I passi dell’uomo sono guidati dall’Eterno, quando egli
gradisce le sue vie» (Salmo 37,23). {05-05-2010}
■ Antonio Di Santi: A volte, non bisogna
essere necessariamente biblici per poter capire che ci vuole buon senso per
avere un abbigliamento adeguato per ogni circostanza. {06-05-2010}
■ Giovanni M. Caltana: All’accusa
d’antinomismo preferirò sempre quella di legalismo. È molto facile per la nostra
natura corrotta tramutare la libertà in licenza. Chi crede di stare in piedi,
guardi di non cadere. È meglio eccedere di zelo nell’essere bigotti in buona
fede che nell’essere potenziali vittime o promotori di tentazioni. {06-05-2010}
■ Eleonora Parisi: Ho trovato molto
soddisfacente l’argomento trattato da Martella. Credo che Angela dica il vero
riguardo il fatto che Dio parla ai suoi figli; e che sopratutto dovremmo stare
più in ginocchio. Che siano assurdità... non credo, anche se, molte volte cose
sciocche in proposito se né sono dette. Per questo ribadisco di avere trovato
molto esauriente l’argomento trattato da Martella, e devo dire anche in maniera
ampia (non restrittiva, come purtroppo esiste nel mondo evangelico).
Personalmente credo che Dio ha creato ogni cosa buona; ed è giusto che i suoi
figli ne usufruiscano, purché sia fatto con giusto decoro, non esibendo il
proprio corpo (cosa che peraltro si può fare in molti contesti) e, non so se
posso dirlo in questo contesto, ma tutto è puro per i puri! Quindi, godiamoci
questo mare... con le rispettive famiglie, compagnie, ecc., ecc. {07-05-2010}
9.
{Michele Mascitti}
▲
■ Contributo 1:
Non è una questione di equilibrio, ma di disciplina. Si tratta di
educare se stessi, imparare a lottare contro il peccato, contro gli
istinti peccaminosi. «Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e
gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio
solo, che aver due occhi ed esse-re gettato nella geenna del fuoco»
(Matteo 18,9). {07-05-2010}
▬
Risposta 1 (Guerino De Masi): Riguardo a Matteo 18,9 c’è da
dire quanto segue. E se ce la fai a cavarti un occhio, rimane l’altro!
Facciamo la stessa procedura? Va bene. Ma poi ci sono le mani, i piedi e
soprattutto, la testa!
Che vuol dire? Morte! Vuol dire che per entrare nella vita, occorre morire! Ma
allora che vita è?
Qua ci vuole
qualcuno che muore al posto mio! Non sei d’accordo, Michele? {07-05-2010}
■ Contributo
2
(Michele Mascitti): Caro Guerino, il fatto che «Quel Qualcuno» sia già
morto per te una volta, dovrebbe averti fatto capire la gravità del
peccato per non replicarlo. Io non sono tanto contro chi indossa il
costume da bagno, quanto contro il mio istinto di desiderare ciò, che
non mi appartiene. Così, lascio la libertà a chi vuol indossare il
costume da bagno e mi esamino sinceramente agli occhi del Signore per
quel che sono. {07-05-2010}
▬
Risposta 2 (Guerino De Masi): Va bene, mettiamola così: se
metterti in costume da bagno per te è peccato, allora è meglio che non
lo metti mai! Credo che sia una buona regola biblica da applicarsi
personalmente.
Per quanto mi riguarda, ci sono costumi e costumi; e certi abbigliamenti, che
coprono molto di più di un costume da bagno, sono sovente più seducenti di
quest’ultimo! Tutto, però, dipende dal mio occhio, dice la Scrittura.
Il cammino della santificazione è certamente un impegno che dovrebbe vedere
tutti noi attenti e scrupolosi, questo sì. Il nostro istinto non cambierà mai; e
Paolo dice che i desideri della carne sono contrari al Signore, in quanto la
carne, la mia, non si convertirà mai! (Rom 8,7). La soluzione è di saperlo,
accettarlo e buttarlo ai piedi della croce del Calvario. La mia preghiera è la
seguente: «Signore, pensaci Tu. Io desidero vivere guidato e illuminato dallo
Spirito Santo. Cammino in novità di vita... in mezzo ad un mondo, una società,
una cultura e una moda, che fa sempre di tutto per distogliermi dalle tue vie.
Io mi arrendo a te, cambiami gli occhi e i desideri e fa sì che siano rivolti a
te, quando sono al lavoro, per strada, in spiaggia, al culto o a giocare a
pallone con i giovani».
Questa lotta tra carne
e spirito non finirà fintantoché staremo nel nostro corpo (Rom 7). La via
d’uscita è una sola: «Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a
causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione» (Romani
8,10). {07-05-2010}
■ Contributo
3
(Michele Mascitti): Sì, Guerino, forse diciamo le stesse cose, ma
in modo diverso. Infatti, tu dici: «Il cammino della santificazione è
certamente un impegno che dovrebbe vedere tutti noi attenti e
scrupolosi, questo sì»; hai colto nel segno. Perciò, andiamo al mare
senza pregiudizi ma facciamo attenzione a noi stessi, a non lasciarci
andare nei suggerimenti del maligno! {Michele Mascitti; 07-05-2010}
10.
{Nicola Martella}
▲
Contribuisco qui di seguito al dialogo fra Michele Mascitti e Guerino De Masi.
A Matteo 18,9 si potrebbe rispondere con Luca 11,23ss: «La lampada del corpo
è il tuo occhio; se l’occhio tuo è
semplice, anche tutto il tuo corpo
è luminoso; ma se è
malvagio, anche il tuo corpo è tenebroso. Guarda dunque che la
luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il
tuo corpo è tutto luminoso, non
avendo alcuna parte tenebrosa, sarà tutto luminoso come quando la lampada
t’illumina col suo raggio».
Nell’uomo concupiscente la libidine è attiva di là da come l’altro è
vestito. Chiaramente bisogna mantenere il decoro nei diversi contesti
della vita e vestirsi in modo costumato, secondo come è accettabile nel dato
contesto specifico (non ci si può vestire in ufficio come alla spiaggia!). Il
corpo del concupiscente, però, diventa tenebre perché il
suo occhio è malvagio, quindi indipendentemente da ciò che potrebbero mai
fare gli altri. È il suo occhio che lo fa «cadere in peccato». Infatti, «ognuno
è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca» (Gcm 1,14).
Certo, chi ha una forte libido e diventa rapidamente concupiscente, fa bene
non frequentare
contesti, dove prende velocemente fiamma.
Chi ha l’occhio malvagio e ha necessità di cavarselo, è un fratello debole.
Egli sarà in imbarazzo in certi contesti, a causa della debolezza della sua
carne. In cose simili, si può applicare tale principio: «Io so e sono
persuaso nel Signor Gesù che
nessuna cosa è impura in se stessa; però se uno stima che una
cosa è impura, per lui è impura… Tu, la convinzione che hai, tienila per
te stesso dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che
approva… e tutto quello che non viene da convinzione è peccato» (Rm
14,14.22s).
Proprio perché la concupiscenza esiste, è bene che ci si vesta in modo
consono al diverso contesto, per non indurre i deboli in tentazione.
Infatti, come per altri problemi simili, «nessuno di noi vive per se stesso,
e nessuno muore per se stesso… ciascun di noi
renderà conto di se stesso
a Dio» (Rm 14,7.12). In spiaggia ci si aspetta che la gente prenda il sole e
si faccia il bagno. Come cristiano bisogna vestirsi in modo adeguato
proprio per non essere «detonatore» inconsapevole per l’altrui dinamitarda
concupiscenza. Per questa come per altre cose, è scritto: «Badate che questo
vostro diritto non diventi un
intoppo per i deboli» (1 Cor 8,9). Perciò, in cose in cui ci sono
opinioni differenti, valga questo: «Non ci giudichiamo dunque più gli uni gli
altri, ma giudicate piuttosto che non dovete porre
pietra d’inciampo sulla via del fratello, né essergli
occasione di caduta» (Rm
14,13).
11.
{Saverio Esposito}
▲
■
Contributo: Purtroppo devo esprimere la mia delusione
sull’omissione delle risposte date alle affermazioni su Pietro e i sacerdoti!
Non posso essere d’accordo nel pensare che Dio accetti la chiesa e il pastore in
mutandine a mare. Assolutamente no! In molti siti ciò oggi è discusso, e molti
sono d’accordo che questa è una legalizzazione della nudità. Mi dispiace,
fratello Nicola, ma per una volta non sono d’accordo
e preferirei che il mio commento non fosse omesso su «Fede controcorrente», ma
che tu faccia come hai fatto con gli altri. Pace e scusate lo sfogo; ma
Pietro provò vergogna e si gettò in mare per coprirsi! Il medesimo Spirito
fa ciò con me; buon discernimento, se a voi v’invita a scoprirvi! {08-05-2010}
▬
Osservazioni
(Eleonora Parisi):
Scusami, caro fratello, ma come detto da Martella e ribadito da altri,
c’è modo e modo
d’andare in spiaggia. Riguardo poi al pastore in mutandine, ti
informo che oggi esistono i pantaloncini-boxer, e la stragrande
maggioranza d’essi usa questi. Riguardo alle donne, esistono i
costumi interi, e non vedo perché ciò dovrebbe offendere Dio... non mi
sono mai personalmente sentita rimproverata dallo Spirito Santo,
per andare in spiaggia. Ti assicuro che esistono scelleratezze
all’interno di contesti cristiani, che vanno ben oltre. Riguardo al
fatto che Martella omette i commenti, ti debbo dare ragione... Un
saluto affettuoso a tutti. {08-05-2010}
▬ Risposta (Nicola Martella): Saverio Esposito, con tutta la buona volontà, ho
controllato tutte e tre le note che sulla mia bacheca di Facebook
si occupano del soggetto «Abbigliamento da spiaggia» (un articolo e
due temi) e non ho trovato il tuo nome; non ho neppure ricevuto una e-mail con
tale nome. Se hai postato con altro nome e non hai firmato adeguatamente, non
posso farci nulla; in ogni modo, controlla tutti i contributi in tale caso. Devo
contraddire anche Eleonora Parisi, poiché io in genere non ometto nessun contributo, a meno
che non corrisponda al buon senso e alla buona creanza, come è scritto
nell’articolo sulle «Norme
di fair-play», non sia firmato con nome e cognome o contenga solo
ovvietà come «amen» in tutte le variazioni (p.es. ameeen!). Alcuni brevi
contributi sono messi sotto l'etichetta «Vari e minimi», così anche
quello di Eleonora Parisi.
Anche per questo tema, tutti i
contributi qualificati li ho riportati sul mio sito e a loro, dove era
necessario, ho dato risposta. Ho risposto già diverse volte anche alla questione
su Pietro e sui
sacerdoti; verificare per credere. Quindi di che parliamo?
Inoltre un tema rimane aperto
sul sito fino quando non viene sostituito da un altro; l’articolo «Abbigliamento
da spiaggia» è stato pubblicato l’01-05-2010 e, per venire
incontro alle necessità dei lettori, l’ho fatto sopravvivere a tutt’oggi, cosa
che è rara per una discussione. L’ultimo soggetto del mio sito s’intitola: «Lingue
bibliche e l’errore dell’etimologia» (06-05-2010). Domani ce ne sarà
uno nuovo. Aspetto un chiarimento.
12.
{}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Abbiglia_spiaggia2_Sh.htm
05-05-2010; Aggiornamento: 10-05-2010