Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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ABBIGLIAMENTO DA SPIAGGIA

 

 di Nicola Martella

 

Qui di seguito rispondiamo a questioni specifiche nate dall’articolo «Abbigliamento fra casa e chiesa» e dal tema di discussione «Abbigliamento fra casa e chiesa? Parliamone». Data la specificità delle questioni e i problemi di interpretazione biblica e d’argomentazione, con cui esse sono state poste, è stato necessario affrontarle a parte. In tal modo, la risposta risulta essere anche un esempio concreto di come intendere l’ermeneutica (interpretazione) e praticare l’esegesi (spiegazione) biblica, per non scadere in una «versettologia indebita» e in conclusioni di parte basate su un «falso sillogismo».

 

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni.

 

Fratello Nicola, pace. Riguardo a questo argomento, mi sono state sollevate alcune questioni relative, vorrei da te un parere. Tu giustamente hai detto nel tuo articolo che il credente è sempre alla presenza del Signore.

     Alla luce di questo, è giusto che un credente vada al mare? Non è questo un luogo, dove il corpo (tempio di Dio), è esposto nella sua nudità? Se è sbagliato mostrare le gambe, quando si è al culto, non lo è anche quando si va al mare?

     Come si giustifica la presenza d’un credente in questi luoghi alla luce di quanto dice Paolo: «Come già prestaste le vostre membra a servizio della impurità e della iniquità per commettere l’iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione» (Rm 6,19)? «Similmente che le donne s’adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia» (1 Tm 2,9).

     Non è questo un luogo, dove oggi si è esposti alla tentazione? «Fuggite la fornicazione» (1 Cor 6,18), dice Paolo; e ancora ai giovani «fuggi gli appetiti giovanili» (2 Tim 2,22). Dio ti benedica. {Antonio Capasso; 07-11-2009}

 

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito.

 

 

Bisogna guardarsi qui da due estremismi: ▪ 1. Tutto è concesso (liberalismo); ▪ 2. Tutto è peccato (iper-spiritualismo). Quella biblica è «l’etica della libertà e della responsabilità».

     Sebbene siamo sempre dinanzi a Dio, l’abbigliamento che portiamo è contestuale, ad esempio: sul posto di lavoro, durante lo sport, a un matrimonio, durante il tempo libero, in montagna, secondo le stagioni, in famiglia. È naturale che un uomo, che si fa operare da un medico, non vada in camera operatoria vestito da sub. Una donna, che va dal ginecologo, non indossa il suo vestito di matrimonio né si rifiuta di denudarsi.

     La questione principale non riguarda quindi i contesti particolari, ma la vita comune. Nessuno va al museo, in tribunale o in una sala di culto in pigiama. Un militare non indossa la sua tuta da combattimento con annessi e connessi, quando porta sua moglie al ristorante. La guida alpina, lo sciatore, il sub, il paracadutista, il surfista, il ciclista, il nuotatore olimpionico, lo judoka e così via di solito usano il loro abbigliamento particolare nel contesto adatto a ciò; nella vita comune si vestono normalmente in modo diverso.

     Di là se a uno piaccia o meno andare al mare (a me poco per diversi motivi), la spiaggia è un contesto particolare. Qui ci si aspetta che la gente sia in costume, si faccia il bagno e prenda il sole. Altra cosa è quando si tiene un tale abbigliamento fuori di tale contesto. Le questioni qui da osservare sono almeno due: ▪ 1. Il modo di vestirsi in spiaggia; ▪ 2. L’uso del corpo e l’atteggiamento usato.

 

     ■ Il modo di vestirsi in spiaggia: Esistono costumi da bagno costumati e quelli indecenti. In tale contesto i cristiani biblici non dovrebbero scoprire il loro corpo oltre il necessario, per non diventare oggetto del desiderio e della concupiscenza altrui. È chiaro che, come detto, tale abbigliamento è da usare solo ed esclusivamente in tale ristretto contesto.

 

     ■ L’uso del corpo e l’atteggiamento usato: Oltre al tipo di costume da bagno, bisogna tener presente l’uso che si fa del corpo in spiaggia. Alcune donne preferiscono andare in acqua col costume, poi asciugarsi e mettersi sopra un pantaloncino; oppure mettono un asciugamano o un gonnellino intorno ai fianchi, quando vanno a passeggiare in spiaggia o giocano. L’altro aspetto riguarda l’atteggiamento usato i spiaggia; alcuni si comportano come se fossero a casa propria e non esistessero gli altri, esponendo impudentemente parti intime del corpo agli sguardi altrui (sedersi gambe larghe, avere reggiseno slacciato per prendere il sole sulla schiena, ecc.).

 

Ora, sebbene Romani 6,19 e 1 Timoteo 2,9 siano un monito importante, non credo che bisogna usare tali brani senza osservare il contesto in cui sono stati enunciati. In caso contrario si rischia di praticare una versettologia indebita. 1 Timoteo 2,9 parla, a parer mio, della devozione cristiana in genere (1 Tm 2,8 uomini che pregano; v. 10 «opere buone, come s’addice a donne che fanno professione di pietà»). Romani 6,19 nel suo contesto (vv. 17-23) parla della vita dissoluta nel peccato dei pagani, prima della conversione e in contrasto con la vita di credenti rigenerati (così v. 13). La «debolezza della vostra carne» all’inizio del verso riguarda tutta la sfera della vita e non solo gli aspetti sessuali (cfr. 1 Cor 6,9ss).

     I credenti che vanno in spiaggia sono esposti alla tentazione, se il loro occhio è viziato (Lc 11,34ss) e si concentrano su ciò che alimenta la concupiscenza (Gcm 1,14s). In genere però devono preoccuparsi di non essere loro stessi la fonte di tutto ciò per gli altri. Quando si va in spiaggia come famiglia, gruppo giovani o comunità, si è tra persone che hanno un uguale intento e un comune sentire; altra cosa è quando si è isolati.

     Quando si isolano versi (e loro parti) dal contesto, si rischia di creare indebiti massimalismi. Si noti che l’ingiunzione: «Fuggite la fornicazione!» (1 Cor 6,18), riguardava l’andare dalle prostitute (vv. 15s). A Corinto il misticismo fuorviante predicato dai «superapostoli», giudei di stampo gnostico (unti carismaticisti d’allora), aveva sedotto diversi credenti a credere che, siccome lo spirito era salvo, si poteva usare il corpo come meglio si credeva, visto che era destinato alla distruzione; Paolo si oppose con veemenza a tale nefasta ideologia (vv. 15-20). Non credo comunque che un credente vada in spiaggia per cercare prostitute.

     L’ingiunzione a Timoteo: «Fuggi gli appetiti giovanili» (2 Tim 2,22), non intendeva certo essere limitata a un contesto specifico né tanto meno agli appetiti sessuali. L’apostolo intendeva le «brame tipiche della gioventù» e ingiungeva a Timoteo di fuggirle, sebbene egli fosse oramai un uomo maturo. Tradurre «appetiti» è fuorviante, poiché instilla nel lettore solo certe cose, mentre le «passioni» umane riguardano vari vizi, prestigio, soldi e dominio. Si faccia una ricerca del termine greco epithymía per rendersene conto (cfr. Mc 4,19 cupidigie; Gv 8,44 desideri; Rm 1,24; 6,12; 7,7 concupiscenze); Gesù e Paolo lo usarono addirittura positivamente (Lc 22,15; Fil 1,23). Nella maggior parte dei casi del NT tale termine è tradotto con «concupiscenza / e» (Gal 5,24; cfr. v. 16 con «desideri della carne» con Ef 2,3 «concupiscenze carnali»; Ef 4,22 passioni), termine non limitato agli aspetti sessuali (Gal 5,19ss). Paolo lo mise la tra altre cose simili: «fornicazione, impurità, lussuria, mala concupiscenza e cupidigia, la quale è idolatria» (Col 3,5). Si vedano ancora i seguenti brani: 1 Ts 2,17; 4,5; 1 Tm 6,9; 2 Tm 3,6; 4,3; Tt 2,12; 3,3; Gcm 1,4s; 1 Pt 1,14; 2,11; 4,2; 2 Pt 1,4; 2,10.18; 3,3; 1 Gv 2,16s; Gd 1,16; Ap 18,14.

     Si noti che nel nostro brano Paolo ingiunse a ritirarsi «dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore» (v. 19) e suggerì di essere «un vaso nobile, santificato, atto al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona» (v. 21). La seconda parte del verso 22 — «e procaccia giustizia, fede, amore, pace con quelli che di cuor puro invocano il Signore» —, se messa nel contesto di ciò che segue (questioni stolte e stupide, contese; vv. 23-26), mostra che tali «brame giovanili» non si limitavano agli aspetti sessuali, ma riguardavano altri «desideri»: prevalere, imporsi, prestigio, rivalsa, contenzione, autoritarismo e così via. A tali brame tipiche della gioventù (contrapposte a mitezza, disposizione a insegnare con pazienza, a correggere con dolcezza) non possono certo essere limitati alla spiaggia.

 

Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Sessualità e contesti, Sesso & Affini 1 (Punto°A°Croce, Roma 1998), gli articoli: «Il pudore», pp. 224-233; «Decoro e decenza», pp. 234-242; «Il problema della nudità», pp. 243-246; «La religione dell’apparenza», pp. 247-253; «L’abbigliamento», pp. 254-265; «Provocazione e seduzione», pp. 266-272.

 

Abbigliamento da spiaggia? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)

Abbigliamento da spiaggia? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

L’etica del corpo e dell’abbigliamento {Irene Bitassi - Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Abbiglia_spiaggia_Mds.htm

19-11-2009; Aggiornamento: 05-05-2010

 

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