Testimoniando ad
alcuni gay, ho trovato chi mi hanno posto questo quesito: Perché nei Vangeli,
libri unici dove Gesù vive e parla in prima persona, nelle situazioni narrate
non s’incontra il peccato dell’omosessualità? Non posso nascondere d’essermi
trovato in «difficoltà». Sarei grato se vorrete darmi una qualche delucidazione,
così che possa confrontare la validità del mio pensiero in merito.
Distintamente, Grazie. {Attilio Nina; 3 settembre 2009}
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L’argomento del silenzio (gli Evangeli non parlano mai di omosessuali) può
incantare solo chi non conosce profondamente la cultura giudaica d’allora. Esso
è un argomento a doppio taglio per chi lo usa e come un boomerang ritorna
indietro, colpendo il mandante.
1. Una questione già affrontata
A tale questione ho già risposto sul sito «Fede controcorrente». Nell’articolo
«Omosessualità
quale fornicazione?»,
in cui mi confronto con Gianni Geraci, militante gay cristianizzato, la sua tesi
è proprio questa: «Per quel che concerne l’omosessualità ho sempre
osservato che Gesù, nel vangelo, non ne parla mai».
A lui risposi quanto segue: — Quanto a Gesù, che non avrebbe mai parlato
dell’omosessualità, egli come rabbino non doveva far altro che portare la giusta
interpretazione della Torà. E questa era molto esplicita in merito. A quel tempo
l’omosessualità non costituiva argomento di dibattito, poiché tale costume
rappresentava un tale abominio nel giudaismo che i responsabili di ciò venivano
lapidati. Al tempo dei Maccabei già l’esposizione della nudità in pubblico,
durante i giochi ginnici imposti da Antioco Epifane,
fece traboccare il vaso e innescò la rivolta. Quindi nessun alibi. La pratica
omosessuale era considerata fornicazione. Gesù disse in merito: «Dal cuore
vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri,
fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni.
Queste sono le cose che contaminano l’uomo» (Mt 15,19s); Mc 7,20ss è anche
più esplicito. Gesù considerava qualsiasi tipo di fornicazione, quindi
anche la pratica omosessuale, una contaminazione della persona. — Fin qui quanto
detto da me in tale articolo.
Ribadisco una questione molto semplice. La cultura ebraica era paragonabile
nell’etica d’allora a quella vigente oggigiorno, ad esempio, nell’Arabia Saudita
o in Iran. Non erano solo gli adulteri a essere messi a morte per lapidazione
(cfr. Gv 8,3ss), ma ogni tipo di fornicazione, specialmente quella omosessuale.
Per questo gli omosessuali non ricorrono negli Evangeli né essi ebbero a che
fare con Gesù. Chiunque si esponeva pubblicamente, firmava la sua condanna a
morte.
2. Sodoma e Gomorra
Inoltre Gesù ricordò il giudizio di Dio sul paese di Sodoma e di Gomorra (Mt
10,15), in cui veniva praticata l’omosessualità di massa (cfr. Genesi 19).
Chiaramente Gesù fece riferimento al fatto che «il paese di Sodoma e di
Gomorra, nel giorno del giudizio, sarà trattato con meno rigore di quella città»
israelitica che avrebbe rifiutato l’Evangelo proclamato dagli apostoli allora
(vv. 14s). Intanto però il giudizio storico c’era stato sull’intero paese di
Sodoma e di Gomorra, e Gesù ricordò che «nel giorno che Lot uscì di Sodoma,
piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire» (Lc 17,29). Giuda,
tornando su di ciò, scrisse: «Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città
circonvicine, essendosi abbandonate alla
fornicazione
nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a
vizi contro natura, sono poste come
un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno» (Gd 1,7; cfr. 2 Pt 2,6s).
Il minor rigore su tale paese nel giudizio finale rispetto a quello che colpirà
le città giudaiche, che hanno rifiutato l’Evangelo, è pur sempre un giudizio!
(cfr. Mt 11,23s).
3. Perché quindi negli Evangeli non si parla mai di omosessuali?
Oltre a quanto detto si consideri, in parte riassumendo, quanto segue. ▪ 1)
L’omosessualità era compresa nel termine «fornicazione» (gr. porneia). ▪
2) L’omosessualità era considerata uno dei peccati più odiosi, essendo contro
natura. ▪ 3) Il forte controllo familiare e sociale della cultura ebraica faceva
sì che chi avesse tendenze omofile, in genere le rimuovesse, le sublimasse o le
esorcizzasse
con un matrimonio; infatti ogni esposizione (spesso ogni sospetto di pratica
omosessuale) esponeva i soggetti al giudizio del Sinedrio e, in caso
affermativo, ciò significava per loro la fine mediante lapidazione pubblica. ▪
4) Per le famiglie giudaiche era un obbrobrio scoprire di avere un figlio
omosessuale ed era un’onta sociale, quando ciò veniva scoperto e denunciato
dagli altri. Perciò le famiglie esercitavano un forte controllo sui loro membri,
impedendo ogni pratica immorale. Nel caso che un loro membro praticasse tale
fornicazione, era spesso la stessa famiglia a denunciare il loro familiare al
Sinedrio, per evitare l’onta pubblica. ▪ 5) Inoltre c’era nei genitori una gran
paura di essere espulsi dalla sinagoga a causa di ciò che praticava o diceva un
figlio (Gv 9,20.23; cfr. 12,42). Ciò significava per loro di essere trattati
dagli altri giudei come pagani, ossia come degli impuri, con cui nessuno voleva
avere nulla a che fare. Ciò accadeva ad esempio ai pubblicani, ossia agli
esattori delle tasse per conto dei Romani; dire pubblicani e peccatori era la
stessa cosa (Mt 9,10s; 11,19; Lc 15,1).
4. Quando l’Evangelo arrivò tra i pagani
Per cui il problema della pratica omosessuale non si poneva in Giuda e fra gli
ebrei praticanti della diaspora. I missionari cristiani incontrarono tale
pratica fra i pagani, specialmente fra i greci (cfr. Rm 1). Fu per questo
che le epistole del NT si occuparono in particolar modo di tale questione. Qui
Paolo, parlando ai pagani convertiti a Cristo, fece valere il principio del
«tali eravate», menzionando pure fornicatori, adulteri, effeminati e sodomiti e
aggiungendo quindi: «E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete
stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo,
e mediante lo Spirito del Dio nostro» (1 Cor 6,9ss).
L’omosessualità in tutte le sue varianti rimane un peccato di fornicazione
e verrà giudicato come tale. Esso esclude dal regno di Dio (1 Cor 6,9; Ef 5,5) e
destina al giudizio di un fuoco eterno (Ap 21,8).
Per
l’approfondimento si veda in Nicola Martella,
Disturbi e abusi,
Sesso & Affini 3 (Punto°A°Croce, Roma 1998), gli articoli: «L’omosessualità»,
pp. 157-171; «Omosessualità, Bibbia e consulenza», pp. 172-184; «L’amicizia fra
uomini», pp. 185-193. |
►
Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Rapporto fra carisma e preparazione nella consulenza in campo sessuale
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Omosessuali_Evangeli_Avv.htm
03-09-2009; Aggiornamento: 26-02-2013
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