Eravamo partiti
dall’articolo «Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?». Esso, però, per
molti aspetti, ha preso tutta un’altra piega, diventando specialmente un
confronto sulla cura pastorale, ossia una discussione sul rapporto fra
«carisma» e «preparazione» adeguata nel delicato ambito della cura pastorale nei casi specifici del
variegato e sensibile ambito dell’omosessualità.
Tutto ciò ha
mostrato due atteggiamenti di fondo: ▪ 1. Atteggiamento carismatico: il
carisma è tutto, la preparazione è solo contorno, se non addirittura inutile. ▪
2. Atteggiamento funzionale alla consulenza: la preparazione è tutto,
sebbene un carisma specifico non sia inopportuno.
Ho notato che nella discussione di «temi caldi» un gran ruolo hanno in
proposito i seguenti elementi: la terminologia usata in modo differente, il
livello culturale di riferimento che facilita o meno la comprensione delle
questioni poste, la comprensione della problematica in tutti i suoi aspetti,
l’assolutizzazione della propria opinione ed esperienza a unica verità, la
capacità o meno di ascoltare e capire il punto di vista dell’altro. Temi del
genere mostrano che non si sta rispondendo all’altro nel merito, dopo aver
capito veramente il suo punto di vista, ma si sta parlando a prescindere,
come se davanti si avesse «l’incarnazione» di un presunto male assoluto, che si
cerca di combattere da tempo. Chiaramente ciò non aiuta nella
comprensione globale del problema in discussione né a trovare soluzioni comuni.
Non mi resta che mettere questo tema all’attenzione dei lettori,
augurandomi che possa essere discusso senza ideologia e parzialità, ma con
pacatezza e cognizione di causa.
Per l’approfondimento sulla consulenza in campo sessuale, rimando al
riguardo in «Disturbi e abusi (Sesso & affini 3)» ai seguenti articoli: «Sessualità e consulenza»,
pp. 5-12; «Le terapie della sessualità», pp. 13-21; «Atmosfera e contesto», pp.
22-26; «Omosessualità, Bibbia e consulenza», pp. 172-184; cfr. qui sul tema
specifico anche: «L’omosessualità», pp. 157-171; «L’amicizia fra uomini» (pp.
185-193).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema ▲
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I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Davide
Marazzita}
▲
■
Nota redazionale:
Questo lettore ha reagito ai primi contributi di Enzo D’Avanzo e Edoardo
Piacentini, che sono stati messi in un tema di discussione di prossima
pubblicazione: «Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?
Parliamone».
■
Contributo:
Pur condividendo il pensiero che la pratica omosessuale non è in linea con la
dottrina biblica, considero però i commenti aggiunti alquanto omofobi. Si
deve aver cura di affrontare il tema dell’omosessualità, utilizzando giusti
pesi e misure. Se parlando dell’omosessualità, si cita spesso la legge
levitica, allora la si deve citare, e magari applicare, anche per tutto il
resto, trasgressione del sabato compreso; se si cita la legge
neotestamentaria (1 Corinzi 6,9-10), allora bisogna perseguire allo steso
modo anche gli avari, gli
oltraggiatori, che mai hanno ricevuto condanne o persecuzione, e di cui
le chiese cristiane sono piene. {27-12-2012}
▬
Nicola Martella:
Si legga l’intero articolo sul sito, che è quello la base di discussione.
Inoltre, nella «legge di Cristo» (NT) l’omosessualità è posto giustamente
in cataloghi, che comprendono altre cose; bisogna essere rigorosi
verso tutto ciò, che essi contengono, omosessualità, pederastia e pedofilia
comprese.
■
Salvatore Paone:
Davide Marazzita, è molto facile fare un parallelo tra Nuovo e Antico
Testamento, facendo capire che se prendiamo precetti dall’antico e li riportiamo
nel nuovo, dovremmo farlo per tutto. Vorrei solo dire che: il peccato era un
male nell’AT ed è altrettanto un male anche nel NT, con l’unica e grande
differenza, ossia che Cristo ha pagato per il peccato e dona la possibilità a
tutti gli uomini compreso gli omosessuali di ravvedersi e abbandonare il
peccato, senza compiere la legge. {27-12-2012}
■
Donato Sortino: Esatto,
Salvatore, e comunque ciò, che si deve «seguire» dell’Antico Testamento, è un
problema già affrontato nella Bibbia, dove a parte il fatto che l’omosessualità
è menzionata più volte dall’apostolo Paolo, viene anche detto: «Poiché allo
Spirito Santo e a noi è parso bene di non aggiungervi nessun altro peso,
eccetto queste cose necessarie: che vi asteniate dalle cose sacrificate agli
idoli e dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione»
(Atti 15,28). Qui gli apostoli avevano affrontato la questione della
circoncisione, facendo comunque capire che, come hai detto tu, «tutti gli altri
pesi» sono stati
assolti dal Cristo con il suo sacrificio. {26-12-2012}
▬
Nicola Martella: Anche nel
concilio di Gerusalemme (At 15), la «fornicazione» di qualsiasi tipo
(omosessuale, eterosessuale) rimaneva cosa estranea alla vita dei credenti
biblici. La stessa cosa viene spesso ribadita anche in altri brani e contesti.
■
Edoardo Piacentini: I
commenti sembrano
omofobi, perché l’argomento trattato è l’omosessualità, che la Bibbia
condanna sia nell’AT sia nel NT, ma se avessimo trattato l’avarizia o la
maldicenza avremmo citato gli stessi versetti del NT e saremmo giunti
alle stesse conclusioni. Pace {27-12-2012}
2. {Guerino De
Masi}
▲
■
Contributo:
Capisco le reazioni, ma credo di «intuire» l’allarme di Davide (mio
nipote!). Non oso pensare a un’altra motivazione, se non quella d’essere attenti
e moderati nei giudizi
che, se frettolosi, possono portare a cadere dall’altra parte della cavalcatura!
L’omosessualità come l’eterosessualità intese come fornicazione vanno sì
considerate peccaminose e con, a mio modesto parere, un’aggravante specifica
perché il corpo è «tempio dello Spirito Santo», diceva Paolo ai Corinzi. È
certamente intenzione diabolica voler equiparare la coppia omosessuale a
quella eterosessuale. Detto ciò, non è omofobia chiamare peccato
l’omosessualità. Non è altresì errato chiedere moderazione, almeno per coerenza
quando le nostre posizioni diventano «morbide» di fronte alle cose di cui parla
Davide Marazzita {27-12-2012}
■
Davide Marazzita: Era
proprio quello, che volevo dire; e mi sembra di aver proprio scritto all’inizio
che la pratica omosessuale non è in linea con i principi biblici, in altre
parole, è peccato. Ma l’omofobia è anch’essa peccato; e porre l’accento
sempre e solo sul peccato sessuale ne è una dimostrazione chiara,
sopratutto quando non si evidenziano le chiare lacune peccaminose
di tanti altri comportamenti che, stranamente, mai vengono utilizzati nelle
svariate discussioni.
Per tornare al testo iniziale, come il buon Nicola ci ricorda, è altresì vero
che la Bibbia intera non cita mai espressamente che l’aborto sia un
abominio, anche se era una pratica in uso sia tra gli antichi egizi che in tutto
il Medio Oriente. Si può allora affermare che l’aborto sia una pratica lecita
solo perché non è mai citata nella Bibbia come trasgressione alla legge? Anche
l’uso di
stupefacenti non è citato, quindi si può tranquillamente fare uso di droghe?
Sansone a Gaza andò con una prostituta, senza che gli fosse imputato come
peccato, semmai l’aver svelato il segreto della sua forza; pertanto è lecito
andare con le prostitute? Ricordiamoci che la Bibbia ci fornisce i principi
per affrontare tutte le tematiche del secolo corrente e non una risposta a
ogni quesito, anzi, la sua male interpretazione è stata ed è oggetto
di sofferenza e in alcuni casi anche di violenza inaudita. {28-12-2012}
▬
Nicola Martella:
Di là dalle ragioni di Davide Marazzita, mi preme far notare quanto segue sui
contenuti asseriti. L’aborto in Israele non viene considerato nella
legislazione, probabilmente per il semplice fatto che non era ricorrente; il
problema, che affannava tante donne, era, al contrario, la sterilità e la
minaccia di aborto spontaneo (anche per gli animali; Gn 31,28; Gb 21,10), da cui
derivava la sopravvivenza. «Nel tuo paese non ci sarà donna, che abortisca,
né donna sterile» (Es 23,26; cfr. Os 9,14). ● Quanto a stupefacenti e
droghe, non conosciuti dall’antico Israele, si applica il principio dal minore
al maggiore: se l’uso di alcolici è disapprovato nella Bibbia (Pr 20,1; Is
5,11.22), quanto più lo sono le altre droghe più devastanti? ● Quanto a
Sansone, il libro dei Giudici narrò delle storie, non facendo la morale ai
suoi personaggi; al riguardo bastava la legge, che sulla prostituzione
diceva cose ben precise (Lv 19,29; 21,9; Dt 22,21; 23,17).
3. {Franco
Sellan}
▲
■
Contributo:
Sono d’accordo sul fatto che [l’omosessualità] sia un peccato, ma come spesso
accade per altri argomenti, un errore che si fa, è quello di non pensare,
cercare, trovare anche un modo per affrontare tali argomenti con l’obiettivo
di aiutare chi si trova in tali situazioni; ma purtroppo noto che come
credenti nel 99% dei casi siamo
impreparati o non vogliamo prepararci. L’argomento parte da un credente che
testimonia a dei gay, perciò sarebbe positivo portare l’argomento, ma
sopratutto dimostrare il desiderio di essere d’aiuto e non solo dare
risposte dottrinali. Quanto siamo pronti e preparati oggi in vista di una
presenza sempre maggiore di queste situazioni, che ci potranno essere nelle
nostre chiese? {28-12-2012}
▬
Nicola Martella: Franco Sellan, grazie del
contributo. L’articolo completo è articolato (e sul sito ce ne sono anche
altri). In ogni modo, esso è stato messo qui per il confronto e la discussione,
proprio perché ognuno contribuisca con le sue capacità e competenze. Fra
il non avere nulla da dire su tale argomento (o dire spropositi) e mostrare
risposte dottrinali, preferisco queste ultime; e questo sebbene il prodotto
si possa sempre migliorare con aspetti pastorali. All’inizio di questo tema ho
indicato dove ho affrontato gli aspetti pastorali sulla sessualità in
genere e sull’omosessualità in particolare.
Ora, tu, oltre a dirci
che «nel 99% dei casi siamo impreparati o non vogliamo prepararci», come puoi
contribuire tu qui per «sopratutto dimostrare il desiderio di essere
d’aiuto»? Se hai un contributo specifico in merito, sarà certamente apprezzato
da me e dagli altri.
■
Franco Sellan: Il primo
contributo sarebbe quello di prepararci, affrontando l’argomento nelle
chiese con l’obiettivo dell’aiuto e non solo quello del sapere (che è giusto) se
è un peccato oppure no, magari invitando persone preparate seriamente su
questo argomento. È necessaria una preparazione personale e di chiesa; sarebbe
sopratutto prepararci come consulenti cristiani per affrontare persone
che hanno questo o altri problemi molto particolari, che necessitano di una
preparazione particolare, al fine di guidarli verso il Signore, l’unico in
grado d’intervenire in queste situazioni molto delicate. {28-12-2012}
▬ Nicola Martella:
Sinceramente, oltre al verbo «preparar(si)» e alla necessità di ascoltare
qualche esperto al riguardo, di cui si ha giustamente necessità, per affrontare
tali casi particolari, di indicazioni concrete non ne ho viste neppure da Franco
Sellan. Che dobbiamo estendere il ventilato 99% a qualche decimale
ancora?
4. {Enzo
D’Avanzo}
▲
■
Contributo:
Vedi come è facile scadere, caro Franco Sellan, qua c’e poco da discutere il
peccato è peccato, la redenzione è vita nuova, tagliare con il vecchio e fare
posto al nuovo: stop, fine delle argomentazioni. Si scade dalla verità,
quando si vuole argomentare, cercare di capire, fare i consulenti; ma dove è
scritto che noi dobbiamo fare i consulenti, essere preparati?
Noi dobbiamo avere pietà del peccatore, ma non aiutare il peccatore a continuare
a peccare. I gay se vogliono la salvezza, devono smettere di essere gay. Nella
mia comunità dove Dio mi ha dato grazia di essere il conduttore, ho un ex-gay
convertito, che si e sposato; ed egli dichiara che era solo vizio carnale,
essere gay gli piaceva, e non esiste altra motivazione. Quindi non ho fatto
nessuna consulenza, ho detto solo: «Taglia con il passato». {28-12-2012}
■
Franco Sellan: Ora, capisco
meglio perché il 99% non è preparato, ma sopratutto
non vuole prepararsi. {28-12-2012}
■
Enzo D’Avanzo: Franco
Sellan, ma che intendi per
prepararsi? Se mi dai una delucidazione in merito, mi potrà aiutare a far
capire meglio. {28-12-2012}
■
Franco Sellan: Prima cosa ho
detto che è giusto affermare e ribadire che l’omosessualità è un peccato.
Il prepararsi intendo nel campo della consulenza cristiana, per essere
pronti a sapere come aiutare chi ha questi e altri problemi particolari simili,
per poterne uscire guidati da Dio. {28-12-2012}
▬
Nicola Martella: Si fa sempre male di
attribuire agli altri, come ha fatto Enzo D’Avanzo, ciò che essi non hanno
affermato. Che gli omosessuali (come tutti gli altri) necessitino di
redenzione e di cambiare mentalità e stile di vita, tagliando col passato, è
vero (cfr. 1 Cor 6,9ss). Tuttavia, affermare ciò, non sta in contraddizione con
la capacità di capire quali siano i problemi di base di chi cerca aiuto,
né con la necessità di prepararsi per affrontare al meglio una
consulenza specifica. Inoltre, definire la consulenza una serie di «sedute
para-pischiche» (che saranno mai?), è inaudito e così si mostra di non
essere sufficientemente informato sulla «consulenza cristiana», di cui Franco
Sellan parlava. La «consulenza cristiana» trae i suoi principi dalla
Bibbia e cerca di applicare quelli nell’accertamento del problema reale e nel
modo di dare un aiuto concreto a tale questione specifica, qualunque essa sia;
poi, fede e preghiera sono elementi basilari di tale pastorale biblica. È
evidente che parlare a un alcolista, a un pedofilo, a un giocatore d’azzardo e a
un demonizzato richiede una preparazione specifica al problema.
Dov’è scritto che bisogna prepararsi per fare i consulenti? Enzo D’Avanzo ha
mostrato troppa fretta e concitazione, e avrebbe fatto meglio a investigare la
Parola, prima di parlare così. Nel NT esiste una funzione ministeriale
specifica, quella dei «pasturanti e docenti» (poiménes «mandriani,
pastori» e didáskaloi «insegnanti»; Ef 4,11), i quali contribuiscono
insieme ad altri ministeri al «perfezionamento dei
santi, per l’opera del servizio, per la edificazione del corpo di Cristo»
(v. 12). Il consulente è tale: pasturante e insegnante allo stesso
tempo; egli vuole curare secondo il bisogno e istruire secondo il problema
specifico. A ogni funzione ministeriale corrisponde un carisma (azione di
grazia). Non basta averlo ricevuto, ma bisogna studiarsi di non trascurarlo (1
Tm 4,14), ma bisogna curarlo e badare, perseverando, per essere di salvaguardia
per se stesso e gli altri (vv. 15s). Il dono di Dio è
da rinfocolare (2 Tm 1,6); ciò avviene praticandolo e preparandosi. Così
si acquisisce il discernimento, «i sensi esercitati a
discernere il bene e il male» (Eb 5,14). Viene
ricordata la necessità di usare ogni premura personale nell’aggiungere
alla fede il saper fare (aretē «talento, virtù»)
e a questo la conoscenza e altro (2 Pt 1,5s).
Quindi, sapere che cosa dire
a chi è traviato da uno stile di vita peccaminoso e la preparazione adeguata nel
farlo al meglio non sono in contrapposizione, ma al contrario sono ambedue
auspicabili.
D’altra parte, ciò che noto
in Franco Sellan è il fatto che affermi giustamente che bisogna
prepararsi per tale consulenza specifica al problema dell’omosessualità.
Tuttavia, visto che è stato lui a gettare la pietra nello stagno, noto che egli
rimane sul vago, non esplicando che cosa farebbe lui di concreto,
qualora dovesse parlare in senso pastorale con un omosessuale, che cerca aiuto.
Se ciò è già avvenuto, qual è stato il suo procedimento? E quali sono
stati le difficoltà di percorso e i risultati?
5. {Davide
Marazzita}
▲
■
Contributo:
Caro Franco Sellan, c’è troppa religione e troppa ignoranza, che oscura
la mente. Caro Enzo D’Avanzo, l’omosessualità è un tema molto vasto che non si
può affrontare solo a suon di versetti biblici interpretati e
manipolati. Abbiamo tutti affermato che la pratica omosessuale è un peccato,
ma come lo sono anche
altri molteplici comportamenti, che distruggono il corpo e l’anima (alcool,
tabagismo, dipendenza sessuale). Ed essere preparati significa conoscere
anche sul piano culturale, scientifico, storico e sociale, oltre che biblico,
cosa sia l’omosessualità. Nicola Martella ne da un assaggio nelle sue
pubblicazioni, e a noi resta il dovere di ampliare la conoscenza. Ma guai a
usare pesi e misure diversi, a secondo del nostro retaggio e della nostra
interpretazione. A me sembra di capire che la salvezza biblica non sia
determinata da cosa si fa o non si fa, ma solo dalla fede, e le opere
devono servire solo a dimostrare ciò, che si è, e mai a determinare chi siamo.
{28-12-2012}
▬
Nicola Martella:
Di là dal fatto che ci sia effettivamente ignoranza in certi settori
dell’azione dei cristiani, Davide Marazzita, non mi sembra giusto adombrare qui
il sospetto di manipolazione di versetti riguardo al tema
dell’omosessualità, senza citare il caso concreto. È vero che ci sono molti
altri comportamenti distruttivi, ma ciò non sminuisce il problema
dell’omosessualità né la fa pareggiare. Altrove abbiamo parlato anche di altri
temi etici. [►
Etica] Tuttavia, non si può sminuire la realtà di un problema
(p.es. l’alcolismo), solo perché ce ne sono degli altri (p.es. dipendenza da
cibo o da gioco, sessualità compulsiva…).
È vero che una conoscenza a 360 gradi di una problematica, quindi una
certa competenza, aiuta ad affrontarla meglio nel concreto.
Infine, è inaccettabile, biblicamente parlando, la differenza fra l’essere e
il fare; tale dicotomia umanistica non esiste nella Bibbia. Qui uno è ciò,
che fa. Ecco l’insegnamento di Giovanni Battista: «Ogni albero, dunque, che
non fa buon frutto, sta per esser tagliato e gettato nel fuoco»
(Mt 3,10; cfr. Gesù in Mt 7,17-21).
Ecco l’insegnamento di Gesù «Dal frutto si
conosce l’albero» (Mt 12,33). «Voi li
riconoscerete dai loro frutti» (Mt 7,16.20).
Il carisma della fede e la competenza
specifica (sapienza, ebr. chokmah «ordine, perizia») non solo non sono in
contraddizione, ma assolutamente auspicabili entrambi.
■ Il carisma della fede senza competenza specifica (qui competenza
pastorale alla questione specifica, p.es. etica sessuale, occultismo,
depressione...) ricalca questo detto a me caro: «Chi ha un martello in mano,
vede tutto come chiodi». Allora si vorrà cacciare il «demone» del fumo,
dell’anoressia, ecc.
■ La competenza specifica senza la fede nelle possibilità di Dio illude
che si possa capire tutto e risolvere tutto mediante la propria professionalità
e la propria esperienza.
La cura pastorale è
un «evento pneumatico», in cui la competenza specifica e la guida dello
Spirito agiscono insieme in modo misterioso e meraviglioso. Egli porta il
curatore d’anime a «intuire» spesso, che il problema vero sta dietro alla «maschera»
di ciò, che l’altro dice, e a chiedere in tale direzione.
■
Edoardo Piacentini: La
verità va detta con chiarezza e fermezza, mentre la consulenza pastorale
subentra dopo che il neofita omosessuale, avendo conosciuto la verità e
avendola accettata nel suo cuore, incontra delle difficoltà nel cambiare stile
di vita. Ecco un esempio: di solito l’effeminato, che per una vita intera
ha creduto di essere una donna, che viveva in un corpo di un uomo, quando
comprende che Dio lo ha creato uomo e decide di cambiare vita, deve innanzi
tutto cominciare a lavorare sulla sua mente, abituata a pensare al femminile.
Questo cambiamento non è facile, soprattutto se l’omosessuale non è
giovanissimo; e un padre spirituale
amorevole — che lo aiuta non solo in preghiera, ma anche ascoltando le sue
difficoltà e incoraggiandolo a essere determinato nel suo desiderio di piacere a
Dio — può essere un aiuto prezioso per lui. Dio ci benedica {28-12-2012}
▬
Nicola Martella:
Ciò che afferma Edoardo Piacentini, è degno di nota. L’unico elemento
contestabile da parte di chi fa consulenza biblica da decenni e ha scritto
in merito, è l’affermazione che la consulenza pastorale subentrerebbe dopo
che la persona con problemi abbia accettato la verità. Esiste una cura d’anime
preventiva e una accompagnatrice. La cura d’anime precorritrice comprende
il problema specifico (qualunque esso sia), dà risposte bibliche (e razionali) a
quest’ultimo, aiuta a rimuove i pregiudizi alla fede e gli ostacoli per la
metanoia (mutamento di mentalità) e conduce alla conversione. La
consulenza curatrice accompagna il neofita nel processo di santificazione e,
quindi, di mutamento dello stile di vita.
6. {Enzo
D’Avanzo}
▲
■
Contributo:
Martella, mi trovo d’accordo almeno sul piano della fede: chi ha il
carisma dallo Spirito Santo, non pone altro, è guidato da Dio, e non servono
preparazioni ministeriali; ha il dono, basta quello. Per gli altri non parlo
nemmeno, condivido quanto detto dal caro amico e compagno d’opera, Piacentini.
{28-12-2012}
■
Franco Sellan: «Non
servono preparazioni»? Ribadisco che capisco ancora di più sul famoso 99%.
{28-12-2012}
■
Edoardo Piacentini: Non
serve la preparazione scolastica, perché il servo di Dio, che è stato
chiamato dal Signore a svolgere un ministero, è guidato e potenziato dallo
Spirito Santo. Egli deve essere preparato nelle Scritture, e sarà
discepolo fino alla fine dei suoi giorni, «perché conosciamo in parte e
profetizziamo in parte» (1 Corinzi 13,9); ma avrà da Dio tutte quelle
capacità e idoneità necessarie per svolgere il ministero, che ha ricevuto
dall’Alto, a favore di coloro, che gli sono stati affidati dal Signore stesso.
Mi rendo conto che chi non conosce Dio, riterrà assurdo quello, che sto
scrivendo, ma «è Lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti,
altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei
santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo,
fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del
Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di
Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da
ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti
seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni
cosa verso Colui che è il capo, cioè Cristo. Da Lui tutto il corpo ben collegato
e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio
sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso
nell’amore» (Efesini 4,11-16). {28-12-2012}
■
Franco Sellan: Ho affermato
forse che preparazione scolastica significa solo una preparazione al di fuori
delle Scritture? Mi sembra di no, prepararsi tramite la Scritture, è
comunque una preparazione che avviene anche nell’ambito della consulenza
cristiana. Mi sembra che da come viene esposta la cosa, basta un dono
automatico senza alcuna preparazione; è questo che mi preoccupa.
{28-12-2012}
■
Enzo D’Avanzo: Franco
Sellan, non ed esatto quello che dici. Chi ha un dono, è dotato; Dio non
è sprovveduto. Gli stessi apostoli non era uomini di lettere a eccezioni di
Paolo.
Per quando mi riguarda, e lo dico
personalmente per me, senza dubbio Dio m’illumina di continuo e m’ispira a
fare cose che, senza il suo dono, non potrei fare e né argomentare. Riconosco su
di me il dono di Dio, di cui ha parlato Martella. {28-12-2012}
■
Franco Sellan: Non ho
affermato che non si può avere un dono, ma ho ripreso quanto scritto da
Edoardo, ossia che si «deve essere preparato nelle Scritture», ribadendo
che ciò avviene anche nella preparazione alla consulenza cristiana. Perciò, il
dono ci può essere, ma potrebbe non bastare, se non viene coltivato con
la preparazione. Ribadisco, non ho detto che basta solo la preparazione o che
escludo i doni. {28-12-2012}
▬
Nicola Martella: A Enzo D’Avanzo faccio
notare nuovamente che è sbagliato attribuire agli altri ciò, che non
hanno espressamente affermato. Inoltre, non è sensato far valere il proprio
punto di vista, negando quello altrui. E questo tanto più che Franco Sellan ha
affermato che carisma e preparazione biblica non sono in contraddizione.
Inoltre, è assolutamente sbagliato affermare che «gli stessi apostoli non era
uomini di lettere a eccezioni di Paolo». Questo è un luogo comune, per di
più sbagliato. Il Sinedrio disse solo di Pietro e Giovanni
che erano «popolani senza istruzione»
(At 4,13). Non si può dire ciò, ad esempio, di Matteo, che era un
esattore di tasse, né di Natanaele, che ben conosceva le Scritture (Gv
1,45ss). Inoltre non è un caso che Paolo, che godette di una buona
preparazione scolastica nelle Scritture, abbia scritto la maggior parte del NT.
Paolo tenne una vera e propria scuola biblica
ante litteram in Efeso, per due anni, nella scuola di un filosofo locale,
per istruire i credenti e non-credenti dell’intera area geografica nella parola
del Signore (At 19,9s).
Lo stesso dicasi di Mosè,
che scrisse la Torà e diede leggi a Israele (Mt 19,7; Mc 10,3; Lc 5,14; Gv 8,5).
Chiaramente il Signore dovette purgare la conoscenza di Paolo e di Mosè nel
deserto e chiamarli al servizio, ma la loro capacità di studio e il loro carisma
si corroborarono a vicenda. Quindi, nessun alibi per la «santa ignoranza»!
Lo stesso Mosè, pur avendo istruzione e carisma, stava procedendo in modo
errato nella conduzione e nel management del popolo di Dio e dovette
imparare
un’importante lezione dal suocero (quindi un non Ebreo; Es 18,13ss.17ss).
7. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
La prima caratteristica che possiede un servo di Dio, chiamato al ministero
cristiano, è la passione per lo studio e la meditazione della Parola di
Dio, attraverso la quale riceve quella preparazione idonea, che gli necessita
per svolgere il compito, che ha ricevuto dal Signore. Teniamo presente che la
parola di Dio «è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due
tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e
delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore»
(Ebrei 4,12), per cui non si limita a fornire nozioni e conoscenza, ma è
potente a cambiare
e trasformare i cuori di coloro, che la amano e si nutrono di essa. Credo,
comunque, che stiamo dicendo tutti la stessa cosa. {28-12-2012}
■
Davide Marazzita: No, mi
spiace, non
diciamo la stessa cosa! Si è tanto lontani dal tema iniziale, proprio
perché manca la capacità intellettuale di restare sul tema senza
divagazioni; e questo è un chiaro sintomo d’ignoranza. Il tema è: «Perché non
ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?». Se siamo capaci di discutere,
restando nel tema, allora daremo dimostrazione di capacità intellettuale. La
materia grigia, racchiusa nella scatola cranica, è dono di Dio, e l’uomo
di Dio ha il dovere di utilizzarlo al meglio, soprattutto l’uomo e la donna di
Dio. {28-12-2012}
■
Donato Sortino: Scusa se ti
contraddico, ma la prima caratteristica è l’amore, perché sbaglio o è
scritto che la sapienza gonfia, ma l’amore edifica? (1 Cor 8,1). Un vero servo
di Dio si riconosce prima di tutto, non dal far miracoli o dal conoscere la
Bibbia a memoria, ma dall’amore che ha verso gli altri (Gv 13,35). {28-12-2012}
■
Edoardo Piacentini: Sono
d’accordo con te, caro Donato, e poi non è educato e nemmeno cristiano parlare
di materia grigia
e d’ignoranza, rivolgendosi a un interlocutore, che nemmeno si conosce
personalmente. Se la discussione si amplia ed evolve e si toccano degli
argomenti, che non sono strettamente quelli proposti dal tema introduttivo, non
è una sintomo d’ignoranza o una divagazione dal tema, ma piuttosto di capacità
di discutere anche su altri aspetti, tenendo sempre presente l’argomento, che si
sta trattando; e ciò anche considerando che l’intervento introduttivo di Nicola
Martella è più che esaustivo e nessuno, e ribadisco nessuno, ha saputo
aggiungere altro, anche chi si sente intellettualmente superiore agli
altri. {28-12-2012}
▬
Nicola Martella: A Donato Sortino faccio
presente che l’amore per il prossimo e l’amore per la verità (2 Ts 2,10)
non si devono scindere. A ciò si aggiunga che la
purificazione delle proprie anime (= persone) con «l’ubbidienza alla
verità» permette di arrivare a un «amore
fraterno non finto», accorato e intenso (1 Pt 1,22; 2
Gv 1,1; 3 Gv 1,1). Edoardo Piacentini non ha parlato della prima virtù
cristiana, ma della «prima caratteristica, che possiede un servo di Dio»,
per svolgere quindi il suo ministero. Tra i prerequisiti del conduttore l’amore
non viene menzionato, perché premesso come virtù cristiana, ma viene menzionato
il fatto che egli sia capace di insegnare (non solo predicare; 1 Tm 3,2;
2,24). Quindi, l’amore per la verità si mostra nella passione per lo studio
della Parola di Dio (2 Tm 2,15). Solo così si sarà capace di affidare
le cose udite o studiate a «uomini fedeli,
i quali siano capaci d’insegnarle anche ad altri»
v. 2; cfr. Ef 4,21).
■
Davide Marazzita:
L’intervento del sig. Edoardo Piacentini mostra chiaramente come la conoscenza
del fenomeno omosessuale sia limitata. Non voglio offendere nessuno, ma
ribadisco che regna l’ignoranza più totale, e si vuole giustificare la
propria ignoranza con brani biblici e stereotipi evangelici. Cogliamo invece
l’incoraggiamento e l’occasione a istruirci di più e offenderci meno.
{04-01-2013}
▬
Nicola Martella: Davide Marazzita, tu
affermi che la conoscenza del fenomeno omosessuale di Edoardo Piacentini sarebbe
limitata e che addirittura regnerebbe «l’ignoranza più totale». Ciò
stride con l’appello finale a «offenderci meno». Perché non c’illumini tu
in merito al fenomeno dell’omosessualità, visto che dovresti esserne esperto,
per dire cose del genere?! Finora, però, un vero contributo illuminante
in merito da parte tua non l’ho visto ancora. Arriverà mai?
■
Edoardo Piacentini: Io non
parlerei d’ignoranza o di conoscenza limitata, perché in circa 40 anni di
ministero un po’ di esperienza sul campo lo abbiamo anche acquisita... In questi
anni, molti omosessuali maschi e femmine si sono avvicinati all’Evangelo e oggi
sono padri e madri felici, essendosi riappropriati della sessualità, che
Dio aveva loro donato alla nascita. Certamente, il nostro atteggiamento come
comunità e in particolare il mio, come pastore, è stato alquanto amorevole
e paziente, lasciando a essi il tempo necessario per maturare la decisione di
cambiare vita, e hanno trovato negli altri credenti tutta la comprensione
e l’incoraggiamento necessario, per giungere a una non facile decisione, ma
indispensabile, se si desidera davvero piacere a Dio. Oggi, sono in molti a
lodare e ringraziare il Signore per la liberazione
ricevuta e per la cara fratellanza, che essi hanno trovato nel loro cammino
verso il cielo. Se non si fosse insegnata la verità su questo argomento,
molti di essi sarebbero ancora nel problema, e poco importa se la società è
solidale con loro, quando sono in gioco valori di vita eterna e quando la
qualità della vita è scadente. La lesbica è una donna come le altre
donne, e troverà la sua realizzazione di donna solo quando sarà accanto a un
uomo amorevole, che si prede cura di lei e, soprattutto, quando stringerà tra le
sue braccia un figlio, che è stato concepito in lei e che ha portato nel suo
grembo. L’effeminato è un uomo come gli altri uomini, e si realizzerà
come uomo solo formando una famiglia con la compagna fedele e devota che Dio gli
darà, e provando la gioia immensa della paternità, potendo guardare i figli nel
volto e scoprire in essi i suoi tratti somatici, che testimoniano che essi sono
nati dai suoi lombi. E poi, ogni creatura di Dio prova gioia e si realizza nell’educare
i figli a giustizia, quando li accoglie tra le sue braccia, gioisce per loro
e soffre con loro, supplica Dio quando si trovano in qualche problema, lo
ringrazia quando la vita sorride a essi, quando diventerà nonno un giorno e vede
continuare la propria stirpe, che una falsa cultura e l’inganno di satana gli
aveva impedito di realizzare. {05-01-2013}
■
Gianpirro
Venturini: Condivido questa nota pastorale positiva e biblica.
Grazie, Edoardo. {05-01-2013}
8. {Pietro
Calenzo}
▲
Carissimo Nicola, a mio parere, il carisma
è propedeutico, la conoscenza di altri contributi o strumenti è
complementare. Senza dubbio in molti casi, questi ultimi, sono necessari. Nella
cura pastorale riguardo all’etica cristiana nell’ambito della sfera della
sessualità e oltre riterrei utile che anche le mogli degli anziani o dei
pastori abbiano a studiare e meditare tali argomenti, per garantire alle
sorelle, che lo chiedessero, un più confidenziale approccio a vari aspetti, che
a volte sono estremamente delicati. In tal modo, la cura pastorale del ministro
di Dio, diverrebbe, forse, più focalizzata. {05-01-2013}
9. {Nicola
Martella}
▲
■
Contributo:
A conclusione di questo tema di discussione, torno a ripete quanto segue. Un
carisma (azione della grazia) o un dono (regalo divino) si riceve dal
Signore, ma poi bisogna «rinfocolarlo» (2 Tm 1,6). Non a caso Paolo
ingiunse a Timoteo: «Studiati di» o «esercitati di». Al riguardo gli
intendeva anche lo studio della Parola di Dio (2 Tm 2,15 «parola della
verità», che non rende operai confusi). «Ogni Scrittura ispirata da Dio è
utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia,
perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2
Tm 3,16s).
Quindi,
non si fa bene a contrapporre un carisma allo studio della Parola. Un
carisma senza lo studio della Parola può rendere esaltati e, non di rado,
faziosi e
intransigenti. Lo studio della Parola fine a se stesso senza l’esercizio
dei carismi e il servizio può rendere sterili e apatici e, non di rado,
inservibili e intellettualmente presuntuosi.
Perciò, chi vuole aiutare efficacemente gli altri, ha bisogno sia del carisma
necessario per essere «pastore e insegnante» (Ef 4,11), sia della
preparazione confacente, che viene data sia dall’insegnamento altrui (1 Tm
2,2), sia dallo studio personale (v. 15).
■
Aniello de Luca:
Ma qual è l’argomento da trattare? L’omosessualità non nominata negli
evangeli o i doni
dello Spirito e lo studio della Parola? Non si capisce? {29-12-2012}
▬ Nicola Martella: Il tema si evince
dalla lettura dell’articolo di base, il cui titolo è rimasto invariato: «
Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?». La
divagazione sulla necessità della cura pastorale e sul rapporto fra carisma
e preparazione inerente al problema dell’omosessualità (e di altre questioni
specifiche), è stato importante, al fine di togliere alcune nebbie cerebrali,
spirituali e morali. Tuttavia, ora si può tornare ad affrontare il tema
maestro sia come argomento in sé, sia come questione pastorale.
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Rapporto fra carisma e preparazione nella consulenza in campo sessuale {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Caris_prepara_consul_EnB.htm
03-01-2013; Aggiornamento: 26-02-2013
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