Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca Babilonese e l’Epoca Persiana. In appendice ci sono tre excursus:
■ I nomi ebraici di Dio
■ Il patto, i patti e i testamenti
■ La Bibbia fra criticismo e modernismo.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca babilonese («Libri storici e profetici III»):
■ L’epoca babilonese in generale
■ Sofonia
■ Habacuc
■ Geremia
■ Lamentazioni
■ Daniele
■ Ezechiele
■ Il tempo dell’esilio. 

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca persiana («Libri storici e profetici IV»):
■ L’epoca persiana in generale
■ Esdra-Nehemia
■ Ester
■ Aggeo
■ Zaccaria
■ Malachia
■ L’epoca intertestamentaria.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CHI È L’INVIATO DEL SIGNORE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Chi è l’Inviato del Signore?». Questo è un buon tema per esercitarsi nell’ermeneutica biblica e nell’esegesi contestuale.

     Il cosiddetto «angelo dell’Eterno» era una teofania o un essere a sé stante? Alcuni affermano che «l’Inviato di Jahwè» fosse veramente una manifestazione di Gesù Cristo al tempo dell’AT. Tale conclusione è affrettata e non si basa su un riscontro esegetico oggettivo. «L’inviato di Jahwè» era la manifestazione visibile di Dio stesso (c’erano anche quella invisibile e quella nei fenomeni della natura). Riteniamo che si trattava di una teofania, ossia di una manifestazione dell’intera Deità, punto e basta, senza specificare quale delle persone si trattasse.

     Proiettare «l’Inviato di Jahwè» su Gesù, e viceversa, è esegeticamente sbagliato, visto che mai nel NT c’è una conferma al riguardo. Il «Logos» rivelatore è da sempre «Dio presso Dio» (Gv 1,1ss), tuttavia Egli si è rivelato personalmente solo nel NT dall’incarnazione in poi (v. 14ss). Nell’AT dove si manifesta Jahwè, si manifesta l’intera Deità, senza distinzione di persone. Anticipare la rivelazione del nuovo patto già nell’antico, snatura l’AT e impedisce di capirlo all’interno della teologia propria dell’AT e dello sviluppo progressiva della rivelazione.

     Le convinzioni dottrinali dei cristiani devono basarsi su prove esegetiche chiare e oggettive non su supposizioni, che poi vengono solo alimentate dal consenso dogmatico e dalla tradizione.

 

Illustrazione: Un giornalista della CNN parla in tempo reale con WILL.I.AM per mezzo della tecnologia dell’ologramma (qui da 0:40 in poi). Egli vede e interagisce con tale ologramma, sebbene l’intervistato si trovi realmente altrove (cfr. qui altri casi da 1:38 in poi; e qui). Un ologramma non è la persona stessa, ma una manifestazione energetica «ridotta» di tale persona. Gli scienziati giapponesi hanno sviluppato una tecnica, che permette addirittura di «toccare» (e, quindi, di far interagire) oggetti rappresentati da un ologramma. Questa vuol essere, comunque, solo un’illustrazione del fenomeno. Altre precisazioni seguono in una mia risposta a un contributo di un lettore. [► 9.]

 

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Alessio Rando

2. Stefano Ferrero

3. Alessio Rando

4. Antonio Capasso

5. Stefano Ferrero

6. Calogero Alaimo

7. Antonio Capasso

8. Alessio Rando

9. Salvatore Paone

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Alessio Rando}

 

Contributo: Nicola, non sono d’accordo! Io penso che l’Angelo di Yahweh sia Cristo stesso, dato che Dio Padre mai si fa vedere! E poi l’Angelo di Yahweh ha tutte le caratteristiche di Gesù! {18-12-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Se uno ce le proietta dentro tali presunte caratteristiche, poi crede di ritrovarle.

     Quando Dio compare nell’AT, è sempre nella sua unità, senza distinzione di persone. Poi, Jahwè si fece vedere ad Abramo, parlò a tu per tu con Mosè, ecc. Attribuire ciò, che Dio fa nell’AT, a una delle Persone della Deità, non è un buon servizio per la verità. La rivelazione dell’«unità composita», ossia delle tre Persone della Deità, è una dottrina esclusivamente del NT.

 

 

2. {Stefano Ferrero}

 

Contributo: In base a brani come Galati 3,19 e Atti 7,53 direi che è plausibile che l’angelo del Signore, che appariva, era semplicemente un angelo e non necessariamente il Signore stesso. {18-12-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Che la Legge fosse stata «promulgata per mezzo di inviati, per mano d’un mediatore» (Gal 3,19) e che gli Ebrei avessero «ricevuto la legge promulgata dagli inviati» (At 7,53), non significa nulla per il nostro tema, visto che si tratta di espressioni generali e che non fanno riferimento allo specifico «Inviato del Signore». Qui si rispecchia la teologia del giudaismo del tempo (dualismo portato da Babilonia), che relegando Dio nella pura trascendenza, affermava che Dio si servisse nell’immanenza solo dei suoi inviati celesti. Ciò è mostrato addirittura dalla Settanta, che traduce in certi casi Elohim non con «Dio», ma con «inviati», come poi il NT citò (Eb 2,7); l’autore della lettera agli Ebrei si adattò a tale pensiero della cultura religiosa giudaica (cfr. Eb 2,2.9). Ciò accadeva specialmente dove i Giudei parlavano ai loro correligionari. Le teofanie ricorrenti nell’AT dimostrano che le cose non stavano così, poiché il Dio trascendente si manifestava anche personalmente nell’immanenza.

 

 

3. {Alessio Rando}

 

Contributo: Nicola, io non «divido» Dio. La Trinità è sempre esistita, mica Dio si è «diviso» dal NT in poi, Dio è sempre stato uno e trino! Quindi, perché escludere che il Signore Gesù sia apparso nel Primo Testamento sotto le sembianze dell’Angelo di Yahweh? Oltretutto la Bibbia dice che nessuno ha visto Dio, e secondo me il Dio che non si vede, è il Padre, mentre il Dio che si vede è il Figlio! Poi ad Abrahamo Dio è apparso sotto le sembianze dei tre Angeli alle querce di Mamre! {22-12-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): L’esistenza di una realtà oggettiva (Dio in tre Persone) è differente dalla sua storica rivelazione. I credenti, i profeti e gli scrittori dell’AT non sapevano nulla di un monoteismo quale «unità composita». Questa è una verità e una novità rivelata solo nel NT. Retro-proiettarla nei testi dell’AT non è un buon servizio per la verità né per la comprensione della sacra Scrittura.

     Le teofanie corporee erano proprio una manifestazione visibile di Dio già nell’AT. A Mamre non c’erano tre «inviati», così da proiettarci dentro la Trinità, ma l’Eterno e due esseri celesti; se non si tiene presente questo, si prendono dei granchi dottrinali.

     Gesù Cristo divenne visibile solo dall’incarnazione in poi e divenne storicamente rilevante sul piano teologico solo dal suo battesimo in poi, quando cominciò il suo ministero. Nell'AT nessuno ebbe mai avuto una «cristofania» a sé stante nel suo presente, né descrisse mai nella sua attualità una manifestazione di Cristo distinta da quella di Jahwè, dichiarandola come tale. Le predizioni dei profeti riguardo al «Servo dell'Eterno» erano un'altra cosa, riguardavano il futuro e non contemplavano una spiegazione trinitaria della Deità.

 

Replica 1 (Alessio Rando): Il fatto che la verità sulla Tri-unità di Dio non sia rivelata nell’AT, non toglie che l’Angelo di Yahweh non possa essere Gesù il Cristo! {23-12-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Un’ipotesi non è una prova. Bisogna fare chiara esegesi contestuale e portare quindi incontrovertibili prove esegetiche. Altrimenti si fanno solo proiezioni speculative nel testo, di cui ci si convince e si convince gli altri, creando un arbitrario consenso al riguardo e credendo poi come cosa ovvia che la Scrittura insegni veramente una cosa del genere. Molte delle dottrine speculative sono nate proprio così. Dov’è, ad esempio, un chiaro riferimento nel NT, secondo cui Gesù Cristo (ossia il Logos) agiva già al tempo dell’AT nella particolare figura dell’«Inviato di Jahwè»? Se tale riferimento chiaro non c’è, non bisogna crearlo artificiosamente, solo per sentirsi appagato ed edificato. Nell’AT, dovunque appariva l’Eterno, era presente tutta la Deità, e cioè senza suddivisione o specificazione di sorta.

 

Replica 2 (Alessio Rando): Quindi, secondo te, chi è l’Angelo di Yahweh? {23-12-2011}

 

Risposta 3 (Nicola Martella): «L’Inviato di Jahwè» era semplicemente una manifestazione visibile dell’Eterno, senza altra specificazione (ossia tutta la Deità). Una teofania era una manifestazione «ridotta» di Dio, al fine di lasciare incolume il destinatario, poiché si credeva che chi vedeva l’Eterno, era destinato a morire (cfr. la manifestazione ai genitori di Sansone). Di tutto ciò parlo abbondantemente nel mio Manuale Teologico dell’Antico Testamento; si vedano qui gli articoli: «Inviato di Jahwè [male’ak Jahwè]», pp. 194s; «Manifestazioni di Dio», pp. 224ss (4. Inviato di Jahwè); «Teofania», pp. 351s.

 

 

4. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Leggendo il VT Alla luce del NT, c’è da dire (senza voler essere dogmatici) che l’apparizione dell’angelo del Signore fin dall’inizio è stata interamente al servizio della redenzione (nel NT Cristo è il redentore). Infatti, egli appare sulla scena subito dopo la stipula del patto (Gen 16,7). L’adempimento divino del patto è interamente affidato all’angelo del Signore (Gen 48,15-16 Mal 3,1). Il fatto poi che spesse volte si trattava di apparizioni con aspetto umano potrebbe essere visto come una anticipazione dell’incarnazione di Cristo. {25-12-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Cercando similitudini e tipologie, prima o poi uno le troverà senz’altro; ma ciò non significa che le due cose abbiano veramente a che fare l’una con l’altra. In tali cose ci vogliono prove esegetiche chiare, non lontani riflessi, con cui si formulano ipotesi gratificanti.

     ■ Malachia 3,1 non c’entra nulla. Il termine «male’ak» si trova due volte nel verso e significa «inviato, messaggero, ambasciatore, mediatore». Il primo è l’inviato del Messia, e il secondo è Lui stesso come «Inviato (mediatore) del patto» per conto di Jahwè.

     ■ Ogni manifestazione dell’«Inviato di Jahwè» è sempre e solo in forma umana (viene scambiato per un «uomo di Dio», ossia un profeta; cfr. Gdc 13). Non anticipa proprio per nulla l’incarnazione, poiché da nessuna parte viene dichiarata qualcosa del genere; si tratta semplicemente di uno dei vari tipi di teofania. Che Dio si manifestasse nel fuoco o nella tempesta, non significava che un giorno sarebbe diventato fuoco o tempesta. Che poi Dio nutrisse una «nostalgia» verso l’incarnazione, è possibile, ma non lo dichiara mai esplicitamente.

     ■ In ogni modo, stiamo attenti al falso sillogismo e alle facili conclusioni. Vegliamo perché la «Parola della Verità» sia tagliata rettamente quale antidoto alla confusione e all’arbitrio.

 

 

5. {Stefano Ferrero}

 

Contributo: Lo stesso Gesù Cristo può essere considerato una «teofania vivente», manifestazione visibile della Deità invisibile. Dal momento, in cui Gesù si è incarnato in Maria, Dio ha iniziato a esistere anche come essere umano limitato, oltre che come Spirito eterno onnisciente, onnipresente e onnipotente. {25-12-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Ammetto che ««teofania vivente» sia un’illustrazione molto suggestiva. Tuttavia, una «teofania» è sempre una manifestazione «ridotta» e momentanea di Dio, perché il peccatore non muoia alla sua presenza. In Cristo, però, «abita corporalmente tutta la pienezza della Deità» (Col 2,9). Inoltre, l’incarnazione è un procedimento storico irreversibile; in esso il Dio immutabile è mutato in Gesù. Tu stesso hai evidenziato le qualità antitetiche di Cristo, subentrate allorché annichilì se stesso (Fil 2), rinunciando all’esercizio delle sue qualità divine (onniscienza, onnipresenza e onnipotenza) e assoggettandosi al Padre come Servo durante la sua vita terrena.

 

Replica 1 (Stefano Ferrero): Condivido al 100%; ma dimmi dal mio post hai capito che l’incarnazione è un processo transitorio? Se sì, hai capito malissimo. {25-12-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): No, non ho capito questo. Ho risposto soltanto alla questione riguardo a Gesù quale teofania di Dio. Al riguardo ho solo spiegato che una teofania è una manifestazione transitoria, mentre l’incarnazione è un atto storico irreversibile.

 

Replica 2 (Stefano Ferrero): Tu scrivi: «Una teofania è una manifestazione transitoria, mentre l’incarnazione è un atto storico irreversibile». Anche su questo dici il vero, ma tu hai pensato che l’incarnazione sia reversibile? Ho messo il termine «teofania vivente» appositamente tra virgolette per dire che il termine era utilizzato in senso di «continua manifestazione di Dio, che vive sulla terra come un uomo», ben conscio che incarnazione e teofania hanno diversa durata, una eterna e l’altra temporanea. Penso che fosse intuitivo per chi ci legge. {26-12-2011}

 

Risposta 3 (Nicola Martella): Sono contento della concordanza al riguardo. Il mio chiarimento è a priori, quindi indipendentemente da quanto tu abbia espresso; i miei chiarimenti sono sempre didascalici e generali. Idee gnostiche, dualistiche, platoniche e buddo-induiste cercano di accreditarsi e di cristianizzarsi continuamente; quindi, meglio non dare nulla per scontato, e ciò rende sempre necessario spiegare meglio le cose.

     Alcuni affermano, ad esempio, che il corpo storico di Gesù sia finito con la risurrezione e che ora Egli sia solo spirito; ciò significherebbe proprio rendere l’incarnazione reversibile. Questa è una falsa dottrina.

     Gesù invitò i suoi apostoli alla prova del palpamento del suo corpo risorto e chiese loro anche da mangiare. L’apostolo Giovanni, per contrastare simili idee spiritualiste, non per nulla usò per il Messia glorificato il titolo «l’Agnello... che pareva essere stato immolato» (Ap 5,6.12; 13,8) e descrisse la veste del Re, che veniva in terra a regnare, come macchiata di sangue (Ap 19,13).

 

 

6. {Calogero Alaimo}

 

Contributo: Gesù Cristo è l’angelo dell’Eterno. {25-12-2011}

 

Osservazioni (Stefano Ferrero): Calogero, sei un testimone di Geova? {25-12-2011}

 

Replica 1 (Calogero Alaimo): Stefano, io non sono testimone di Geova, ma ti dico che l’angelo dell’eterno è Gesù Cristo. {26-12-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Alaimo Calogero, di là dalle tue supposizioni, dove è scritto nel NT con chiarezza che le cose starebbero così, come affermi tu. Ci vogliono prove incontrovertibili, non i «ma io ti dico».

 

Replica 2 (Calogero Alaimo): [Seguiva un contributo, che mi pareva non pervenire da lui, visto che tale testo era possibilista ma non categorico, mentre le affermazioni di Calogero Alaimo sono categoriche. Essendo proprietà intellettuale altrui, non posso inserirla come contributo. Ho cercato e trovato tale testo qui: «Chi è l’angelo del Signore?».] {26-12-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Chi non cita il lavoro altrui, si cince delle sue penne e, così facendo, si appropria indebitamente della proprietà intellettuale altrui. Faccio notare che tale autore ammette: «La precisa identità di chi sia «l’angelo del Signore» non è data nella Bibbia

 

Osservazioni (Nicola Martella): Faccio notare che tale autore ammette: «La precisa identità di chi sia “l’angelo del Signore” non è data nella Bibbia». L’unico argomento per la sua identificazione con Gesù è il seguente: «Le apparizioni dell’angelo del Signore terminano dopo l’incarnazione di Cristo. Gli angeli sono menzionati numerose volte nel Nuovo Testamento, ma “l’angelo del Signore” non è mai menzionato nel Nuovo Testamento». Come si vede, non è una prova chiara e incontrovertibile, ma una supposizione, che si basa sul silenzio; tale argomento è sempre fragile, poiché è usato da chi non ha vere prove e si può facilmente ribaltare nel suo contrario. Lo stesso autore parla solo della possibilità che tale «angelo del Signore» fosse una «cristofania», ma poteva essere anche una semplice teofania. Ciò sta in netto contrasto con la posizione assolutistica di Calogero Alaimo.

     Queste non sono, quindi, prove incontrovertibili per una tesi, ventilata come assoluta («l’angelo dell’eterno è Gesù Cristo»), ma solo deboli indizi, perlopiù basati su supposizioni derivate e sul falso sillogismo (perché non viene più menzionato «l’Inviato del Signore», dev’essere Cristo). Tali cose non hanno nessun vigore probatorio all’interno dell’esegesi contestuale, ma sono solo romantiche speculazioni auto-consolatorie.

     Una teofania è una manifestazione «ridotta» e momentanea del Dio trascendente nell’immanenza, al fine di comunicare direttamente con alcune persone particolari. Gesù Cristo è il «Logos» (Dio presso Dio) incarnato nella storia in modo definitivo e irreversibile (Gv 1,1ss.14), rivelatosi a tutti i suoi contemporanei e rimasto in forma corporea anche dopo la risurrezione. Gesù Cristo non è semplicemente una manifestazione di Dio (come affermano i modalisti), ma il Dio fatto carne, che rimane tale per sempre accanto a Dio Padre (Gv 1,1-18).

     Infine, si noti che Gesù Cristo nel NT è chiamato apostolos (ambasciatore che rappresenta e fa le veci di chi lo manda; Eb 3,1), ma mai anghelos (messaggero, inviato).

 

 

7. {Antonio Capasso}

 

Contributo: È mia convinzione, riguardo all’angelo del Signore, che si può solo dare come ipotesi che sia Gesù, perché non ci sono prove certe, ma solo indizi. Evitami di farmi scrivere tutto quello che dice Geerhardus Vos in «Teologia biblica» e leggi dalla pagina 129 a134.

     P.S.: In un video di un culto della chiesa dei Fratelli, il predicatore ha affermato che dire che l’angelo del Signore non è Gesù, è un eresia. Mi fa piacere che tu non la pensi così. {26-12-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Probabilmente avrai notato che a fare asserzioni del genere non sono mai esegeti, ma dogmatici; i primi partono dal testo nel loro contesto, mentre i secondi partono spesso da alcune convinzioni dottrinali, che supportano con versetti e spesso con una arbitraria versettologia. Non troverai mai un esegeta puro, che faccia un’asserzione del genere: «l’Inviato dell’Eterno è Cristo prima della sua nascita». Inoltre, spesso tali teologi sistematici hanno il vizio di citarsi l’un l’altro, invece di presentare una dimostrazione chiara e incontrovertibile delle loro asserzioni dogmatiche.

     Quanto a tale predicatore della «chiesa dei Fratelli», che fa una tale asserzione, non conosco chi sia né quale sia il video (mettici il link). In ogni modo, se ha detto una cosa del genere, mostra quale sia il suo approccio alla Scrittura, il suo limite riguardo alla sua comprensione di ciò che si può esegeticamente dimostrare o meno e la sua temerarietà nell’affermare una cosa del genere (eresia). Inoltre, la mia fedeltà vale al Dio della Bibbia e alla sacra Scrittura e non a una chiesa particolare, né a qualche suo singolare membro.

 

Replica (Antonio Capasso): Questo è il video: «Affinché tu sappia come ci si comporta nella casa di Dio» di Davide Martella (EkklesiaTV). {26-12-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Ho visto che tali affermazioni si trovano subito all’inizio del filmato. Amo nel Signore il caro Davide, ma non posso condividere questo modo di fare; inoltre, pensa di chiudere una falla (una sua inesattezza precedente), aprendone un’altra. L’inviato dell’Eterno sarebbe una «Cristofania»? Chi non lo crede, esprimerebbe una «eresia»? Peccato che Davide faccia affermazioni così categoriche e massimaliste, si fermi solo alle dichiarazioni e non faccia nulla per dimostrare quanto afferma. Dal pulpito e dinanzi a una telecamera direi cose più caute, precise e dimostrabili.

 

 

8. {Alessio Rando}

 

Contributo: L’Angelo di Yahweh è una chiara manifestazione dell’invisibile Dio. Ora ci sono vari indizi nella Sacra Bibbia circa l’identità dell’Angelo di Yahweh, e cioè che l’Angelo di Yahweh sia Gesù Cristo prima dell’incarnazione, per i seguenti motivi:

     ■ Gesù Cristo è Dio.

     ■ La Bibbia afferma che: «Nessuno ha mai visto Dio» (Gv 1,18a), eppure nell’AT ci sono molte apparizioni di Dio, e la Bibbia non si può contraddire, perciò visto che Gesù è definito: «L’immagine dell’invisibile Dio» (Cl 1,15), sembra logico dire che Gesù è l’Angelo di Yahweh.

     ■ Oltretutto alle querce di Mamre, Dio appare nella sua Trinità a Abrahamo, nella forma di tre Angeli, e Abrahamo chiama tutti e tre gli angeli «mio Signore» (Gen 18,3; cfr 18,1-33). Però è anche vero che gli altri due uomini possono essere semplici angeli, che fecero da scorta a Yahweh stesso.

     In ogni caso l’Angelo di Yahweh è Yahweh stesso! Un’altra ipotesi e che l’Angelo di Yahweh sia una persona della Deità non meglio specificata! {26-12-2011}

 

Risposta 1  (Nicola Martella): Le ipotesi sono una cosa, le dimostrazioni esegetiche sono un’altra. Fra gli argomenti addotti, la prima asserzione («Gesù Cristo è Dio») è giusta e dimostrabile nella Scrittura, mentre il resto è solo una catena di mere supposizioni. Ciò che tu scrivi sono asserzioni basate sul falso sillogismo, ossia da ipotesi speculative e supposizioni si traggono asserzioni, con cui si crede di aver dimostrato alcunché. Una dimostrazione è tutt’altra cosa.

     ■ Inoltre si possono anche dire cose giuste, che però non hanno nulla a che vedere con l’asserzione di base, che si fa (qui «l’Inviato dell’Eterno è Cristo prima della sua nascita), né dimostrano nulla di tale tesi. In Giovanni 1,18 si parla di un vedere assoluto, mentre le teofanie sono una visone relativa e ridotta di Dio.

     ■ I tre personaggi venuti da Abramo a Mamre non erano tre angeli, né erano le tre persone della Deità. Essi furono chiamati come «tre uomini» (Gen 18,2.16). Abramo non chiamò tutti e tre «mio Signore» (è già uno sproposito grammaticale, essendo essi tre), ma a colui nel quale riconobbe la maggiore dignità. Infatti, solo uno dei tre personaggi era l’Eterno. Ciò divenne chiaro, quando due di quegli uomini si recarono a Sodoma, mentre il terzo rimase con Abramo. «E quegli uomini, partitisi di là, s’avviarono verso Sodoma; ma Abrahamo rimase ancora davanti all’Eterno» (v. 22). L’Eterno aveva mandato gli altri due a Sodoma come suoi messaggeri: «Ora, i due inviati giunsero a Sodoma verso sera» (Gen 19,1; vv. 5.8.10 uomini).

     ■ L’antidoto al falso sillogismo e alle mezze verità è sempre una corretta esegesi contestuale!

 

Replica (Alessio Rando): Ho capito, Nicola; ma quando tu dici che la teofania è una manifestazione «ridotta» di Dio, per «ridotto» intendi che si manifesta una sola persona della Deità? {26-12-2011}

 

Risposta 2  (Nicola Martella): Una teofania è una manifestazione «ridotta» di Dio nel senso, che il Signore si manifesta in un modo innocuo per l’uomo, con una portata ridotta della sua potenza. Abramo, Gedeone, i genitori di Sansone e altri vissero una tale teofania nella fattispecie di un uomo, che poteva essere inteso dapprima come un profeta di Dio (anche lui è un «inviato dell’Eterno»). Quindi, la teofania è una manifestazione con riduzione della sostanza e della potenza divine. Non è mai una riduzione di «persone»; tale questione non è mai in discussione, poiché nell’AT Jahwè compare sempre e solo come Dio unico, e gli scrittori dell’AT hanno di Lui solo una concezione unitaria e unica. È solo il Figlio a fare l’esegesi di Dio (Gv 1,18). Atteniamoci alla verità (anche a quella storica e teologica), poiché solo essa rende liberi, liberi anche dalle speculazioni e dalla indebite proiezioni.

 

 

9. {Salvatore Paone}

 

Contributo: In tutta onestà, anche io ho sempre sentito da molti predicatori tale affermazione cioè che «l’Angelo del Signore» sia associato a Cristo nell’AT, ma nessuno ha mai portato dei versetti concreti sull’argomento, ma solo semplici supposizioni dogmatiche, che lasciano il tempo che trovano. Però nel contempo quando troviamo spesso la parola plurale Elohim in ebraico, ciò mi fa pensare che in qualche modo la presenza di Cristo o dello Spirito Santo siano sempre presenti. Ma non è tanto questo il punto; bisogna semplicemente identificare chi fosse realmente «l’Angelo del Signore», a chi va realmente attribuito il nome, quando sentiamo tale espressione.

     Potrei pensare anche allo Spirito Santo. Sinceramente non sono capace di fare un’affermazione precisa. E spero che qualcuno possa farlo, perché ne sono veramente interessato. {28-12-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Al riguardo si tenga presente quanto segue.

     ■ Il termine ebraico ëlohîm è un plurale dell’eccellenza, non della quantità; si noti che in ebraico aggettivi, pronomi, apposizioni e verbi, che accompagnano ëlohîm, sono al singolare. Coloro che non conoscono o ignorano la grammatica ebraica oppure sono mossi da desideri più che dall’esegesi contestuale, proiettano in tali termini ciò, che vogliono. Avendo affrontato altrove tale questione, rimando al riguardo ai seguenti articoli: ► Questioni intorno Elohim e Jahwè (Riferimenti bibliografici e link); ► Elohim e Trinità.

     ■ Invece di tornare a fare ipotesi, mettendo in campo anche un’altra delle Persone della Deità rivelata dal NT, lo Spirito Santo, è meglio ragionare all’interno dell’AT e chiedersi non chi sia «l’Inviato del Signore», ma quale sia la natura di tale manifestazione del Dio unico e vero, che nell’AT non rivela mai d’essere una «unità composita».

 

Replica (Salvatore Paone): Quindi, tu chi pensi che sia? {28-12-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Questa è una domanda mal formulata nella sostanza, visto che bisogna chiedersi non «chi sia» (persona), ma «che cosa sia» (natura della manifestazione). «L’Inviato del Signore» è solo una momentanea e «ridotta» manifestazione dell’intera Deità (Jahwè) nella storia e a specifiche persone, per comunicare a tu per tu con loro. Niente di più e niente di meno, e nessuno in particolare, se non l’indistinta e intera Deità.

     Per rendere in qualche modo comprensibile il fenomeno delle teofanie, propongo un parallelo illustrativo con la tecnica. Oggigiorno la tecnica è capace di proiettare l’ologramma in movimento di qualcuno, che si trova altrove e viene lì ripreso, e farlo apparire in uno studio televisivo, come se fosse lì; addirittura si può interagire con tale ologramma. Come un ologramma di qualcuno è visibile come la stessa persona, ma non è veramente essa stessa, poiché esiste fintantoché viene proiettato, ma poi scompare, così «l’Inviato del Signore» è solo una manifestazione temporanea e ridotta di Dio nella storia. Quando, dopo la manifestazione, Dio si ritira dal mondo, non esiste più un personaggio, che possa essere oggettivamente identificato nella trascendenza come «l’Inviato del Signore». Quindi, è inutile cercarlo o identificarlo con qualcuno, poiché è solo una manifestazione.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Inviato_del_Sign_R56.htm

28-12-2011; Aggiornamento: 30-12-2011

 

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