Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

Deità

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
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 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CHI È L’INVIATO DELL’ETERNO?

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ASPETTI VETEROTESTAMENTARI

 

I termini

     In Internet si trova di tutto su questo controverso tema. C’è chi gli dà un alone di mistero, chiamandolo «Angelo di Yahweh (di Jahwè, o simili)» o chi cerca una improbabile italianizzazione con «l’Angelo di Geova». Se si vuole essere precisi, bisogna parlare tutt’al più dell’«Inviato di Jahwè» o dell’«Inviato dell’Eterno / del Signore». L’ebraico e il greco non hanno un termine specifico per «angelo»; il termine ebraico male’ak significa semplicemente «inviato, messaggero, ambasciatore» ed è usato sia per profeti, sia per emissari di qualcuno, sia per esseri celesti inviati da Dio. Quindi, parleremo correttamente dell’«Inviato» di Jahwè, dell’Eterno o del Signore.

     Inoltre, Jahwè non è «Geova», essendo quest’ultimo un termine medioevale nato da un fraintendimento di qualche teologo cristiano, che non conoscendo a sufficienza la cultura ebraica e il suo sviluppo nel millennio precedente, ha letto il cosiddetto tetragramma (JHWH) come «Jehovah» (da cui «Geova»), trascurando il fatto che a esso erano state aggiunte dai Masoreti (i cultori del sacro testo) le vocali di adônāj «Signore», proprio per ricordare agli Ebrei che il tetragramma era da leggere così. [► Geova, Geovizzanti e affini]

 

Capire le teofanie dell’AT

     Molti di coloro, che parlano dell’«Inviato del Signore», sono spesso a digiuno del fenomeno della manifestazioni di Dio nella storia (teofanie) e della loro valenza teologica, e lo stesso vale specialmente per questa manifestazione particolare. Essendo a digiuno della teologia dell’AT, essi si servono o della dogmatica moderna o della indebita versettologia per formulare le loro tesi, che spesso consistono nella proiezione del NT sull’AT. Le maggiori teofanie dell’AT vedono, a seconda dei casi, la manifestazione visibile di Dio nel suo «Inviato» (ha la parvenza di un uomo), in quella invisibile mediante il suo «spirito» (ossia la sua presenza spirituale) e in quella «coreografica» degli eventi naturali accompagnatori. Per l’approfondimento si vedano nel libro di Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Inviato di Jahwè [male’ak Jahwè]», pp. 194s; «Jahwè [jahewëh; JHWH]», pp. 200ss; «Manifestazioni di Dio», pp. 224ss (4. Inviato di Jahwè); «Teofania», pp. 351s.

 

Alcune questioni testuali

     Seguendo il procedimento storico-teologico, che dall’esilio babilonese (6° sec. a.C.) in poi ha portato gli Ebrei a leggere l’antico tetragramma (JHWH = Jahwè) come adônāj «Signore» (nel 3° secolo la Settanta l’ha tradotto in greco come Kyrios «Signore»), parleremo qui di seguito semplicemente dell’«Inviato del Signore»; in tal modo intendiamo togliere al tetragramma ogni alone di misticismo e mistero, che spesso gli viene attribuito. Lo stesso valga per il termine «inviato».

     Alcuni cominciano bene, affermando che tale «Inviato del Signore» (o come essi altrimenti lo chiamano) non sia semplicemente un angelo. Viene mostrata giustamente l’interazione diretta fra tale «Inviato del Signore» e il Signore stesso, ossia come egli parli o agisca non solo in nome dell’Eterno, ma come l’Eterno stesso (Gen 22,15s; Es 3,2ss). Viene anche mostrato come Giacobbe avesse lottato con un «uomo» e non con un angelo (Gen 32,24-30), e come egli si rese conto che era stata una teofania, avendo visto «Dio faccia a faccia» (vv. 28ss).

     Anche i genitori di Sansone, sebbene abbiano visto solo un uomo, che credevano un uomo di Dio (Gdc 13,6.8), ossia un profeta, dopo la particolare manifestazione, si resero conto di aver visto Dio (v. 22).

     In tutte queste teofanie visibili di Dio, «l’Inviato del Signore» è, per così dire, solo la punta dell’iceberg visibile del Dio invisibile, il suo ologramma visibile. Per questo egli agisce in nome del Signore e come Egli stesso, portando anche tutti i suoi attributi. In cielo non esiste, quindi, un essere celeste a se stante, distinguibile oggettivamente come persona autonoma, ma «l’Inviato del Signore» è solo la sua momentanea manifestazione storica, «ridotta» e visibile nel mondo, per comunicarsi ad alcune persone particolari, senza mettere la loro vita a rischio.

     Ora, tale «Inviato del Signore» non è un’apparizione evanescente, ma è una presenza reale dell’Eterno nella storia. Egli viene sperimentato come concreto (cfr. Agar Gen 16,7ss; Abramo Gen 22,11ss), materiale e fisico (Giacobbe ci lottò insieme).

 

 

2.  RISVOLTI NEOTESTAMENTARI

 

Nessuno vide mai Dio?

     In contrasto con le teofanie, alcuni immaginano anche presunte contraddizioni con Giovanni 1,18, dove viene dichiarato che «nessuno vide mai Dio». Qui si dimentica il resto del verso e il contesto, che afferma che nessuno ha mai visto Dio a tu per tu, di per sé e nella sua intimità, per poterlo spiegare, ma solo il Figlio ha queste prerogative, essendo intimo col Padre. Mosè parlò a tu per tu con Dio, di cui ebbe anche una manifestazione (Nu 12,8), ad esempio nel pruno ardente (Es 3) e in altre rappresentazioni. Anche altri hanno goduto di una manifestazione temporanea e «ridotta» di Dio, ma solo il Figlio ha visto il Padre, essendo a tu per tu con Lui.

 

Facili e arbitrarie conclusioni

     Qualcuno, facendo qualche confusione, confonde il particolare «Inviato del Signore» con altri inviati del Signore. È vero che in Esodo 23,21s Dio affermò: «Sii guardingo in sua presenza e ubbidisci alla sua voce; non ti ribellare a lui, perché egli non perdonerà le vostre trasgressioni; poiché il mio nome è in lui. Ma se ubbidisci fedelmente alla sua voce e fai tutto quello che ti dirò…»; tuttavia, si trascura un importante dettaglio, ossia che Dio parlò qui solo di uno dei suoi inviati: «Ecco, io mando un inviato davanti a te per proteggerti per via, e per introdurti nel luogo che ho preparato» (v. 21); egli lo chiamò pure «il mio inviato» (v. 23).

     Basandosi su tale brano e ragionando con un falso sillogismo, si afferma che tale inviato del Signore poteva perdonare i peccati (sebbene viene minacciato il contrario: «egli non vi perdonerà i vostri misfatti»), per poi concludere che, poiché Gesù può perdonare i peccati (cfr. Mt 9,6; Mc 2,5; Lc 5,20), tale anonimo inviato doveva essere Cristo prima della sua nascita. Queste sono conclusioni squilibrate, basate su false premesse. E le cose non migliorano quanto a realismo e verità, quando si proietta Cristo nell’«Inviato del Signore», evidenziando che anche in Gesù agiva Dio (Gv 10,38; 14,10s; 17,21) e che Gesù è l’immagine di Dio (Col 1,15); queste cose sono vere, ma non c’entrano con Esodo 23,21ss, dove si parla di un inviato anonimo del Signore.

 

Retroproiezioni e sviluppo della rivelazione

     Senza vere e concrete prove testuali e teologiche, si ragiona con un falso sillogismo, traendo facili conclusioni, quando si afferma che «l’Inviato del Signore» (o come lo chiamano altri) sarebbe una presunta «cristofania» (= manifestazione di Cristo), avendo egli tutte le caratteristiche di Gesù Cristo, e deducendo che egli fosse in realtà Gesù stesso all’interno della rivelazione veterotestamentaria. Quando si chiede a coloro, che affermano tali cose, dove siano le concrete prove testuali nel NT per tale tesi, citano in genere brani, che non c’entrano nulla, e non portano nessuna prova concreta al riguardo. Si tratta, quindi, solo di una romantica costruzione dogmatica e di una interpretazione deduttiva senza alcuna vera base esegetica e teologica. Si confonde ciò, che si vorrebbe vedere volentieri nella Scrittura, con ciò, che veramente c’è; e si pensa che un consenso al riguardo possa rendere più vera quella, che è solo un’ipotesi speculativa. Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo: «Cristofania», pp. 126s; si veda qui anche «Interpretazione deduttiva», p. 193.

     La rivelazione della Deità in tre persone è una verità del NT. Nell’AT dovunque si parla di Dio, di Jahwè, del Signore, dell’Onnipotente, dell’Altissimo e così via, è sempre l’intera Deità ad agire, senza distinzioni di persone. «L’Inviato del Signore» non è una delle persone della Deità, ma la manifestazione visibile dell’intera Deità. Una proiezione del NT sull’AT snatura la teologia dell’AT, non fa capire le novità all’interno della rivelazione del nuovo patto e falsifica la comprensione reale dei testi dell’AT. Il «Logos», il «Dio presso Dio», che stava a tu per tu col Padre, divenne carne nella storia (Gv 1,1-18) e fu Lui a spiegarci come il Dio unico e vero è formato in realtà di tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo; prima di ciò questa verità non era stata rivelata, né concepita da qualcuno, né era comprensibile.

     In nessun brano del NT Gesù è stato mai chiamato anghelos (messaggero, inviato), ma solo apostolos (ambasciatore che rappresenta e fa autorevolmente le veci di chi lo manda; Eb 3,1); e i verbi, che indicano il suo mandato, sono derivati da quest’ultima radice (Gv 5,23; 10,36; 1 Gv 4,9.14).

 

Chi è l’Inviato del Signore? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Inviato_del_Sign_OiG.htm

27-12-2011; Aggiornamento: 30-12-2011

 

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