Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
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PERDONO E SANZIONE

 

 di Nicola Martella

 

Questo tema scaturisce da una domanda, sorta dall’articolo «Giudizio di Dio su Maria, ma non su Aaronne? (Numeri 12)». In esso mostravo che, sebbene al momento Dio avesse risparmiato Aaronne (a causa del suo ufficio di sommo sacerdote), non dimenticò le sue trasgressioni e non mancò di sanzionarle a modo suo e a tempo debito.

 

Caro fratello Nicola Martella, ho letto l’interessantissima risposta. Mi fa riflettere molto l’affermazione che fai: «In ogni modo, tutti i nodi vengono al pettine, prima o poi. Anche laddove Dio perdona, ma non dimentica di sanzionare il peccato».

     Quindi quando confessiamo anche oggi al Signore un peccato, pur certi del Suo perdono a fronte di un sincero ravvedimento, dobbiamo anche pensare comunque che riceveremo una «sanzione» per questo peccato? Ma in Gesù non siamo perdonati e giustificati? E seppur ci sia questa «sanzione», essa, per così dire, riduce (passami il termine) il premio finale? {Stefano Frascaro; 01-12-2011}

 

1. Perdonare significa dimenticare?

     Qui non affrontiamo direttamente la questione se Dio, quando perdona, dimentica, avendo già affrontato questo argomento [ Dio perdona, ma non dimentica] e avendolo già discusso insieme (qui).

     Faccio presente solo alcune cose. Un Dio onnisciente, per rimanere tale, non può dimenticare. Inoltre, come fa il supremo «Giudice di tutta la terra» (Gn 18,25) ad avere amnesie storiche? Faccio presente che gli uomini saranno giudicati secondo le cose, che saranno scritte nei libri (Ap 20,12). Anche i redenti riceveranno premi e biasimo secondo quanto avranno operato in vita (2 Cor 5,10); ciò premette che il ricordo dei loro atti non sia cancellato. Fintantoché viviamo, Dio non dimentica quanto ha perdonato, ma non se lo riporta a memoria; questo è qualcosa di diverso. Mentre dimenticare è qualcosa di passivo, non riportarselo alla mente, non guardarlo o non farne conto è un’azione attiva; non volerlo ricordare è qualcosa di diverso da dimenticarlo (cfr. Dt 9,27; Sal 25,7; Gr 31,34). Al contrario, si veda il dato di fatto, secondo cui Dio si ricorda delle iniquità passate per sanzionarle (Gr 14,10; Os 9,9), i nuovi atti iniqui fanno riaffiorare alla mente quelli passati (Ez 21,29; Os 8,13s) e addirittura la richiesta che Dio ricordi al riguardo (Sal 56,7; 109,14s).

 

2. Perdonare significa rinunciare alla sanzione amministrativa?

     Come già detto, qui di seguito non vogliamo parlare tanto del fatto se perdonare significherebbe dimenticare. Vogliamo, invece, sfatare l’opinione secondo cui, quando Dio perdona la trasgressione di un credente, elimini automaticamente la corrispondente sanzione. Questo è un terribile abbaglio.

     Bisogna distinguere l’accesso al patto salvifico e la pratica di giustizia in esso. Dio salva per grazia mediante la fede; poi, però, richiede dal credente la pratica della giustizia. La santificazione ha a che fare con l’esercizio della giustizia. In tale processo il perdono delle colpe (aspetto spirituale) non elimina automaticamente le sanzioni amministrative. Ad esempio, si può ben perdonare un conduttore, che si è macchiato di fornicazione, di adulterio o di ladrocinio, ma ciò non significa che egli possa tornare (e subito) a predicare, come se nulla fosse successo.

     In ogni azione negativa che facciamo, dobbiamo distinguere sempre diversi aspetti. Per esemplificare la cosa, prendiamo l’esempio di qualcuno, che infrange la legge, andando contromano e scontrandosi con un altro veicolo. C’è il problema della colpa e del danno arrecato a sé, agli altri e alla pubblica proprietà. La contravvenzione per l’infrazione e la punizione eventuale (ritiro della patente, sequestro del mezzo o altro) non estingue la problematica del danno materiale e morale arrecato, che bisogna indennizzare. La colpa si perdona, il danno si ripara. L’una non significa automaticamente l’altro.

     Anche sul piano spirituale, all’interno del processo della santificazione, il perdono della colpa significa la rinnovata accettazione nella comunione, dopo essere stati trasgressori in qualcosa; ciò non inficia però la sanzione (restituzione, riparazione, punizione). Purtroppo, «l’evangelo a poco prezzo», che viene predicato, fa asserire che il perdono della colpa estingua automaticamente anche la sanzione. Tuttavia, ciò è deleterio, poiché non crea dei solidi credenti, che poi operano la giustizia, ma dei religiosi, che o sono furbi (doppia morale) o credono che una dichiarazione verbale (pratica devozionale) estingua tutto. Le cose non stanno biblicamente così, poiché la riparazione è un atto importante della giustizia, che i redenti devono esercitare.

     Il vero ravvedimento del credente verso una certa trasgressione non porta con sé solo la richiesta del perdono divino, ma è parimenti la prontezza a rimediare e ad accettare la sanzione divina e umana.

     Israele conosceva la differenza fra perdono e sanzione e riconosceva liricamente: «Fosti per loro un Dio perdonatore [o clemente], benché tu punissi le loro male azioni» (Sal 97,8). Tale verso recita letteralmente: «Fosti per loro un Dio perdonatore e un vendicatore delle loro azioni». La congiunzione mostra che tali due azioni erano congiunte e che l’una non escludeva l’altra. Anche nella Legge leggiamo che «Egli perdona l’iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole» (Nu 14,18; cfr. già Es 34,7).

     La sanzione divina in questa vita è parte della sua pedagogia e della disciplina verso i suoi figli (Eb 12,5ss). Che poi ci siano aspetti legati al premio finale dei redenti, è evidente. Paolo parlò sia della possibilità di perdere il premio (non la salvezza; Col 2,18), sia dell’eventualità di essere salvati come attraverso il fuoco (1 Cor 3,15), ossia appena in tempo, ad esempio come il ladrone in croce.

 

3. Conclusioni e applicazioni

     Si noti che, in un certo punto della migrazione, Dio ben perdonò nuovamente Israele, su richiesta di Mosè, non distruggendolo (Nu 14,19s), ma subito diede la sua sanzione: tutti gli uomini disubbidienti, usciti dall’Egitto, non sarebbero entrati nella terra promessa (vv. 21ss). Questa dinamica morale e spirituale vale per certi aspetti anche nel nuovo patto, laddove Dio priva di privilegi e benedizioni quei credenti, che continuano a vivere nella disubbidienza, nella carne e nell’instabilità morale e spirituale (Gcm 1,7s; cfr. v. 26; 1 Cor 5,5; 11,29; cfr. At 5,1ss).

     È vero che, guardando indietro alla nostra vita passata, constatiamo che Dio è misericordioso e clemente e non sempre ci tratta nella storia secondo le nostre iniquità (Sal 103,3.8-12); ciò avviene a causa della sua misericordia e della nostra fragilità e caducità, che il Signore ben conosce (vv. 13-16). Tuttavia, non può essere un alibi per i credenti, poiché Dio rimane giusto e santo e già in questa vita premia coloro, che operano rettamente, e sanziona coloro, che operano iniquamente; e lo fa non solo verso gli empi (cfr. Ap 18,10), ma anche fra coloro, che sono credenti.

     Per questo la Bibbia mette una grande enfasi sulla santificazione, sull’esercizio della giustizia, sulla riparazione (restituire e aggiungere un quinto; Lv 6,4s; Nu 5,7) e sulla giusta sanzione corrispondente al danno arrecato (2 Sam 21,1-9).

     Ciò significa, per fare un esempio concreto, anche che, se un conduttore ha peccato sessualmente, per avidità o per abuso di potere, il perdono da parte della chiesa non è sufficiente, ma deve seguire la pubblica confessione, la restituzione o l’indennizzo e la sanzione amministrativa: egli sarà deposto dal suo incarico e dai suoi ministeri e messo sotto disciplina ecclesiale. Ciò significa pure che ciò che un conduttore ha commesso sul piano amministrativo (p.es. abuso d’ufficio) non possa essere semplicemente affrontato solo sul piano personale e devozionale (aspetto privato) verso le persone lese, ma deve essere risolto sul piano amministrativo, nell’assemblea di chiesa (aspetto pubblico; 1 Tm 5,19s).

     Come vediamo la fede biblica è una cosa seria e dev’essere sempre accompagnata dal timor di Dio. La grazia ricevuta implica la santificazione da parte dei credenti e la pratica della giustizia; dove non avviene così, non ci sarà pace nella chiesa locale né tra i credenti. La devozione (perdono) senza giustizia (giusta sanzione) non solo non risolve veramente i rapporti interpersonale fra credenti (lascia tutto sotto la cenere), ma crea un cristianesimo debole e precario. La pace vera è sempre l’efflusso della giustizia; il resto è solo armistizio. Cerotti devozionali (p.es. perdono formale senza riparazione né sanzione) lasciano il pus nel bubbone e lo coprono bene, ma prima o poi tornerà a suppurare.

 

Perdono e sanzione? Parliamone {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Perdono_sanzione_EdF.htm

05-12-2011; Aggiornamento: 09-12-2011

 

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