Entriamo in tema
Ero stato invitato da Silvano Creaco alla discussione su perdonare e
dimenticare. Risposi in modo lapidario: «Perdonare e dimenticare non si
corrispondono nella Bibbia. Dio perdona, ma non dimentica».
Si vede che ciò diede da pensare, specialmente al gestore della discussione, che
mi scrisse quanto segue: «Nicola, puoi sviluppare in maniera più profonda e meno
telegrafica il rapporto che intercorre secondo te fra perdonare e dimenticare.
Confesso che non ho afferrato il senso della frase: “Dio perdona, ma non
dimentica”». Per favore, puoi approfondire. {Silvano Creaco; 04 giugno 2010}
Le questioni
Premetto che il mio contributo è stato il primo della serie e questo deve aver
fatto pensare alcuni dei lettori, che seguivano. Ho analizzato i contributi
altrui in tale tema di discussione riguardo alla questione del dimenticare di
Dio. Ecco qui di seguito alcuni risultati; riporto soltanto le parti salienti.
■ «È molto difficile perdonare e anche dimenticare» (Manuela Porcu). Qui ella
parlava di sé. Successivamente ha scritto: «Dimenticare è impossibile e neppure
giusto, ora che ci penso. Ricordare permette anche di non ricadere negli errori
passati».
■ «Sì, dobbiamo perdonare ma non capisco da dove è venuta fuori la falsa
dottrina del dimenticare! Nella Bibbia non esiste, infatti il perdono ha valore
proprio perché, pur ricordando tutto, scelgo di non trattare l’altra persona per
quello che ha fatto. Questo è il miracolo dell’amore di Dio in noi» (Rosa
Battista).
■ «Sono d’accordo con Nicola sul fatto che perdono non significa dimenticare…
D’altra parte, se si dimentica, che cosa c’è da perdonare?» (Gian Luca Derudas).
In seguito ha aggiunto: «Dio non dimentica perché è onnisciente, quindi per
definizione non può dimenticare. Ma sceglie di non riportarci davanti i peccati
che Lui ha perdonato».
■ «…umanamente [parlando] non è possibile dimenticare, noi viviamo di ricordi,
belli o brutti che siano, fanno parte della nostra storia di vita, speso le
ferite servono a ricordare ciò, che potremmo evitare» (Michela De Rose)
■ «Sul fatto di dimenticare dico una cosa: se secondo noi abbiamo subito un
torto non ce ne dimentichiamo; se invece il torto lo abbiamo fatto noi agli
altri, allora sì che ce ne dimentichiamo. (…) Io personalmente cerco di
perdonare il più possibile; certo dimenticare non è semplicissimo, ma se almeno
si sta zitti e non si ricordano sempre certi torti, sicuramente ciò aiuta col
tempo a dimenticare quasi definitivamente» (Davide Ceriani).
Nella trattazione,
che segue, mi limiterò soltanto agli aspetti che riguardano l'atteggiamento e
l'azione di Dio verso i peccatori.
Un Dio che
dimentica?
Se Dio avesse dimenticato, dopo aver perdonato, non avrebbe dovuto far scrivere
i libri storici, che raccontano i fallimenti del popolo d’Israele. Nei libri
profetici non avrebbe dovuto più ricordare al presente i fallimenti, le
trasgressioni e le ingiustizie dei padri. Neppure nei Salmi storici, ciò avrebbe
dovuto succedere. La realtà è che perdonare non significa dimenticare.
Altra cosa è lo sforzo di non riportarsi alla mente al presente i fatti successi
e perdonati, alfine di mostrare grazia e clemenza al presente e per realizzare
la salvezza.
Se uno cerca in tutta la Bibbia un solo verso, in cui Dio affermi d’aver
dimenticato peccati, iniquità, trasgressioni, atti malvagi e quant’altro,
rimarrà deluso dalla sua ricerca. Un’unica volta c’è la seguente richiesta: «Non
tenga conto, il mio signore, della mia iniquità, e dimentichi la perversa
condotta tenuta dal suo servo…, e non ne serbi… risentimento!» (2 Sm 19,19).
Qui non era un uomo, che si rivolgeva a Dio, ma l’iniquo Scimei, che parlava a
Davide. Tutt’al più è Dio che rimprovera i Giudei d’aver dimenticato: «Avete
voi dimenticato le malvagità dei vostri padri, le malvagità dei re di Giuda, le
malvagità delle loro mogli, le malvagità vostre e le malvagità commesse dalle
vostre mogli nel paese di Giuda e per le vie di Gerusalemme?» (Gr 44,9).
Al contrario, si trovano una serie di versi nella Bibbia, in cui Dio afferma di
non volersi ricordare di ciò che gli Israeliti avevano commesso in
passato. Non che Dio avesse dimenticato, ma non voleva riportarsi alla mente,
per farne conto. Ricordare significa riportarsi nuovamente al cuore o alla
mente, rammentare, rammemorare. I fatti sono noti, ma si è deciso di non tenerne
conto.
Dio non vorrebbe
ricordare, ma…
Laddove c’è un sincero ravvedimento, Dio non vuole tener più conto delle
trasgressioni passate. Ecco il reperto biblico.
Ciò
può essere oggetto d’una
decisione di Dio per il presente o il futuro. Non ricordarsi significa
qui non tenere conto del peccato, alfine di perdonarlo.
■ «Io, io sono colui che a causa di me stesso cancello le tue trasgressioni,
e
non mi ricorderò più dei tuoi peccati» (Is 43,25).
■ «Io perdonerò la loro iniquità, e non
mi ricorderò più del loro peccato» (Gr 31,34; Eb 8,12; 10,17).
Ciò
può essere oggetto d’una
richiesta del popolo a Dio.
■ «Non t’adirare fino all’estremo, o Eterno! e
non ti ricordare dell’iniquità in
perpetuo; ecco, guarda, te ne preghiamo; noi siamo tutti tuo popolo» (Sal
64,9).
■ «Non ricordare contro noi le colpe dei nostri antenati; facci
venire rapidamente incontro le tue viscere [aperte]. Poiché siamo diventati
molto pochi [o deboli]» (Sal 79,8).
Il modo di fare di
Dio in merito, al presente o nel futuro, è condizionato però dal
comportamento attuale del popolo verso Dio.
■ «Così parla l’Eterno a questo popolo: Essi amano andar vagando; non
trattengono i loro piedi; perciò l’Eterno non li gradisce,
si ricorda ora della loro iniquità,
e punisce i loro peccati» (Ger 14,10).
■ «Ma ora egli si ricorderà
della loro iniquità, perché siano presi» (Ez 21,28).
■ «Ora l’Eterno si ricorderà
della loro iniquità, e punirà i loro peccati; essi torneranno in Egitto» (Os
8,13).
■ «L’iniquità dei suoi padri sia
ricordata
dall’Eterno, e il peccato di sua madre non sia cancellato. Siano quei
peccati del continuo davanti all’Eterno, e faccia egli
sparire dalla terra la di lui memoria» (Sal 109,14s).
Conclusione
Dimenticare e non ricordare sono due attività abbastanza diverse. Dio non è
soggetto all’oblio né diventa dimentico. Egli decide di non rivangare il
passato, laddove ha perdonato. Alla fine dei tempi, verranno aperti i libri per
ricevere meriti e demeriti (credenti) o la condanna (increduli). Esistono anche
immagini che illustrano tale volontà divina di non fare conto della condotta
passata di chi si è ravveduto: «Quale Dio è come te, che
perdoni l’iniquità e
passi sopra la trasgressione del
residuo della tua eredità? Egli non serba l’ira sua in perpetuo, perché si
compiace d’usar misericordia. Egli tornerà ad aver pietà di noi, si metterà
sotto i piedi le nostre iniquità, e
getterà nel fondo del mare
tutti i nostri peccati» (Mi 7,19s).
Ciò che è stato commesso, rimane come atto storico. Tuttavia, laddove il debito
è stato cancellato, la cambiale esiste, ma il creditore non la vuole tirare
fuori e metterla nuovamente sotto il naso del debitore.
Al riguardo è interessante un brano del NT, in cui c’è un’altra immagine
suggestiva: «E voi, che eravate morti nelle trasgressioni e nella
incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Egli ha vivificati con lui,
avendoci perdonato tutte le
trasgressioni, avendo cancellato l’atto
accusatore scritto in precetti, il quale ci era contrario; e quell’atto ha tolto
di mezzo, inchiodandolo sulla croce» (Col 2,13s). È interessante notare che
Dio, cancellando tale atto debitorio, non l’ha nascosto, ma lo ha addirittura
affisso perché sia visibile a chiunque guarda alla croce.
►
Dio perdona, ma non dimentica! Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Perdono e sanzione {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Dio-perdon_non-diment_EdF.htm
07-06-2010; Aggiornamento: 05-12-2011 |