Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GRAZIA DI DIO, ALIBI PER STILE DI VITA PECCAMINOSO?

I frutti mostrano l’albero

 

 di Gianni Geraci - Nicola Martella

 

Avevo ricevuto una lettera circolare di Gianni Geraci, esponente significativo del «Gruppo del Guado», che riunisce molti «cristiani omosessuali» di fede cattolica. Essa era titolata «Lettera aperta a monsignor Silvano Maria Tommasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite in seguito alle sue dichiarazioni sull’omofobia». Non entro in merito a essa, poiché le tesi della curia romana e dei gruppi omosessuali, che si rifanno al cristianesimo, sono note. [► Etica: Omosessualità] E anche perché ho discusso della questione già in passato con Gianni Geraci. [ Omosessualità quale fornicazione?]

     Non essendo rivolta a me, risposi a tale lettera circolare semplicemente ricambiando col link del nuovo tema di discussione: «Salvezza nell’Antico Testamento». Egli ha reagito a questo articolo con un contributo specifico al tema, asserendo di essere d’accordo con i suoi contenuti. Rispondendogli, ho cercato di mostrare l’altra parte della medaglia, quando una persona accetta efficacemente la grazia di Dio. L’apostolo Paolo espresse tali due aspetti concomitanti della grazia efficace e della fede verace come segue: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tim 2,19).

 

 

1.  LE TESI (Gianni Geraci): Ciao Nicola, ho appena finito di leggere il tuo testo sulla salvezza nell’Antico Testamento e ti ringrazio per avermelo mandato. Ci sono, in particolare, alcune cose, con cui mi sono sentito molto in sintonia. La cosa mi ha fatto piacere, anche perché essendo cattolico so benissimo che abbiamo alle spalle tradizioni molto diverse. Te le ripropongo così come sono risuonate in me.

 

Dio ha un solo metodo di salvezza nella storia. Egli salva per grazia mediante la fede.

     In realtà, credo che anche tu sia d’accordo, non è la fede a generare la grazia, ma è la grazia di Dio, che ci suscita la fede. Nel nostro catechismo la fede è una virtù teologale, viene quindi da Dio ed è appunto suscitata dalla sua grazia. Tutte le volte che sento, nel «Dies Irae», quel «Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis» [→ sotto: ***], sento forte il senso della gratuità dell’azione di Dio. Non siamo noi a meritarla, né con la fede, né con le opere. È lui che si muove verso di noi e la sua azione suscita in noi la fede nella sua salvezza e le opere, che di questa fede sono la conseguenza naturale (pensa a 1 Giovanni quando ci chiede come facciamo a dire di amare Dio, che non vediamo, se non amiamo il fratello, che vediamo?).

 

Bellissima poi l’immagine del romanzo storico che si legge conoscendone la fine.

     Mi pare che renda davvero il rapporto che, per noi cristiani, ci deve essere tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. Leggere il Primo Testamento dimenticandosi che il secondo ne continua la narrazione, significa negare il senso dell’incarnazione di Gesù. Ma anche leggere solo il Nuovo Testamento (come facciamo spesso noi cattolici), dimenticandoci di quel mondo, così ricco e così diverso dal nostro, che nel Primo Testamento è stato il luogo dell’azione di grazia, con cui Dio ci ha portato verso la salvezza, significa dimenticare il fatto che Dio ha voluto la salvezza dell’umanità fin da quando l’umanità è comparsa.

     Un saluto cordiale. {Gruppo del Guado, Cristiani Omosessuali; 25-03-2011}

 

*** Nota editoriale: Visto che non tutti sanno il latino, riporto la traduzione italiana del brano tratto dal discutibile «Giorno d’ira», un canto gregoriano, che mischia aspetti biblici e profani (p.es. già nella prima strofa: «Il giorno dell’ira… come annunciato da Davide e dalla Sibilla», una famosa divinatrice romana!):

 

Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.

Re di tremendo potere,
tu che salvi per grazia chi è da salvare,
salva me, fonte di pietà. (fonte)

 

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Chiaramente mi sentirei di sottoscrivere quanto detto da Gianni Geraci. Tuttavia, sono costretto a indicare l’altra parte della medaglia: la fede nella grazia di Dio, che può diventare un alibi per il proprio stile di vita; è il frutto che mostra l’albero. Se bisogna contrastare coloro, che vogliono acquistarsi meriti dinanzi a Dio con le proprie opere, problema dei farisei di tutti i tempi, non bisogna scivolare, per contrappasso, in una grazia a buon mercato, che afferma: «Credi e poi fai ciò che vuoi!».

     Senza la grazia di Dio non è possibile entrare nel suo patto, ma si può entrare in esso alle sole condizioni di Dio, ossia accettando la sua Signoria sopra di sé, il suo giogo (Mt 11,28ss), i comandamenti della sua volontà, che esprimono una vita santa. Non è l’uomo a poter decidere o patteggiare con Dio riguardo a ciò, che è moralmente valido al suo cospetto, ma chi entra nel patto di grazia, lo fa con l’esplicito impegno a ubbidire ai chiari comandamenti di Dio. Chi afferma di amare Dio, osserva i suoi comandamenti; chi non lo fa, è bugiardo anche nel suo presunto amore (1 Gv 2,3ss).

     Un albero selvatico innestato con un innesto domestico, immancabilmente produrrà buoni frutti, proprio in virtù di tale innesto. Chi afferma di aver accettato Cristo come personale Signore e Salvatore ed è stato immerso nel corpo di Cristo mediante una sincera conversione e la rigenerazione dello Spirito Santo, ha ricevuto la «mente di Cristo» (1 Cor 2,16), penserà come il Signore su questioni dottrinali e morali e farà immancabilmente la volontà di Dio in ogni cosa. Come ha detto Gesù, sono quindi i frutti che mostrano l’albero. Se i frutti sono malvagi, l’albero non può essere buono (ossia non è stato ancora innestato), e viceversa (Mt 7,17ss). Chi è stato reso dalla grazia di Dio un «uomo dabbene», non può trarre dal suo buon tesoro cose malvagie, e viceversa (Mt 12,33-37). Questa è la prova del nove, se si è nella grazia o se si aderisce solo all’arbitrio di un umanesimo cristianizzato. «Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi» (2 Cor 13,5).

     Quindi, chi entra nel patto di grazia, accetta di fare soltanto la volontà di Dio. Quand’ero ragazzo e m’ero convertito a Cristo, un predicatore a me caro usava questa illustrazione: Sulla porta all’entrata del regno di Dio c’è un cartello che recita: «Entra, la salvezza è per grazia». Chi entra, chiudendo poi la porta, legge un altro cartello affisso sul retro della stessa: «Benvenuto nel regno di Dio! Ora, fa’ la volontà del Signore!».

     Chi accetta la grazia di Dio, ma non muta il suo stile di vita, mostra che tale credere è solo un’adesione mentale o culturale senza una vera rigenerazione spirituale e morale. Infatti, chi è rigenerato, chi è nato da Dio, non vive nel peccato (1 Gv 3,9; 5,18). Per contrappasso, chi vive con uno stile di vita peccaminoso, non conosce Dio e la sua grazia e non è rigenerato. «Chi commette [continuamente] il peccato è dal diavolo, perché il diavolo pecca [continuamente] dal principio. […] Da questo sono manifesti i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non opera la giustizia, non è da Dio» (1 Gv 3,8.10).

     Con Gianni Geraci ne abbiamo già discusso in passato. Abbiamo affrontato il fatto che egli voglia essere cristiano e praticare l’omosessualità, anzi è a capo di un gruppo che insegna la legittimità di tale pratica e che preme affinché le autorità cattoliche riconoscano tale pratiche, accettino le coppie omosessuali e le sposino pure. Dovrei qui ripetere quanto già evidenziato in passato, ma sintetizzo. Un qualunque stile di vita sessuale all’infuori del matrimonio fra un maschio e una femmina esclude dal regno di Dio (1 Cor 6,9s; Gal 5,19ss). A coloro, che erano fornicatori, adulteri, effeminati o sodomiti prima della loro conversione a Cristo, l’apostolo Paolo, indicando il completo e radicale cambiamento, poté dire: «E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito del nostro Dio» (1 Cor 6,11; cfr. Col 3,5ss).

     Abbiamo visto sopra che i frutti mostrano l’albero e che ciò, che uno tira fuori dal suo tesoro (buono o malvagio che sia), mostra la natura di tale persona. Chi accetta la grazia di Dio, deve permettere a Dio di cambiare la sua vita spirituale e morale, per renderla adeguata al modello: Gesù Cristo. Chi afferma di aver accettata la grazia di Dio, ma vive a proprio arbitrio, così facendo mostra di essere ancora nelle tenebre e che il suo umanesimo culturale cristianizzato non lo salverà dinanzi al giusto giudizio di Dio. Chi accetta la grazia, si sottomette a tutti gli espliciti insegnamenti e comandamenti di Dio, espressi nella sua santa Parola, senza decidere lui arbitrariamente che cosa ubbidire e cosa no, senza sterilizzare i precetti divini e senza metterli fuori uso con la dialettica umanista. Il comando «Fuggite la fornicazione» (1 Cor 6,18), qualunque essa sia (eterosessuale, omosessuale), non è sindacabile al pari di altri comandamenti, ad esempio: «Fuggite l’idolatria» (1 Cor 10,14; 1 Gv 5,21).

Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 2: Una devozione cristiana senza un’etica sessuale biblica? {Gianni Geraci - Nicola Martella} (T/A)

Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Grazia_alibi_pecca_EdF.htm

28-03-2011; Aggiornamento: 14-04-2011

 

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