Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Sesso & affini

Sessualità e contestiSesso & affini 1: Qui è trattata la sessualità nella società e nella Bibbia. Ecco le parti principali:
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■ Società e sesso
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Tenerezza e fedeltàSesso & affini 2: Qui sono presentati alcuni consigli per vivere una sessualità matrimoniale felice. Ecco le parti principali:
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■ Prima del matrimonio
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■ Matrimonio e sesso
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Disturbi e abusiSesso & affini 3: Qui sono trattati i problemi del sesso e le sue deviazioni. Ecco le parti principali:
■ Aspetti della consulenza
■ I disturbi della sessualità
■ Le deviazioni sessuali
■ L’abuso sessuale
■ Sesso e consumismo
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GRAZIA DI DIO, ALIBI PER STILE DI VITA PECCAMINOSO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Negli articoli « Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 1: I frutti mostrano l’albero» e « Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 2: Una devozione cristiana senza un’etica sessuale biblica?» abbiamo visto che l’apostolo Paolo espresse i due aspetti concomitanti della grazia efficace e della fede verace come segue: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tim 2, 19).

     Una «grazia a poco prezzo» diventa un alibi per condurre uno stile di vita peccaminoso. Certo, senza la grazia di Dio nessuno potrebbe entrare nel suo nuovo patto e, quindi, nella sua salvezza. La grazia è però costata un alto prezzo a suo Figlio Gesù Cristo. Ora, sebbene la salvezza sia per grazia mediante la fede, chi entra in essa deve sapere benissimo che essa non viene svenduta, né è a buon mercato per chi l’accetta. L’accettazione della grazia salvifica di Dio ha come beneficio la vita eterna, ma implica per il credente nientemeno che la rinuncia a se stesso e l’accettazione della croce di Cristo. «Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso e prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita a causa mia, la troverà”» (Mt 16, 24s; cfr. 10, 37ss; Lc 9, 62).

     Chi si unisce al Signore diventa una stessa cosa con Lui (Rm 6, 5; 1 Cor 6, 17), al pari di come il ferro, che viene messo nel fuoco. Tale realtà fu espressa da Paolo come segue: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Chi è stato immerso nel «corpo di Cristo» mediante lo Spirito Santo (1 Cor 12, 13), ha questa profonda identificazione, ossia «d’essere trovato in lui, avendo non una giustizia mia, derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede; in modo che io possa conoscere lui, Cristo, e la potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti» (Fil 3, 9ss).

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Antonio Capasso

2. Giuseppe Santagati

3. Davide Forte

4. Ilenia Cardella

5. Luisa Lauretta

6. Vincenzo Russillo

7. Guerino De Masi

8. Pietro Calenzo

9. Salvatore Paone

10. Gianni Siena

11.

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Al di là del tema in discussione, mi domando come Geraci concili il suo essere cattolico, con le sue convinzioni riguardo la salvezza per grazia mediante la fede. {11-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Nel variegato cattolicesimo si trova tutto e il contrario di tutto, quindi sia la salvezza per grazia, sia quella per opere. I gruppi omosessuali d’ispirazione cattolica hanno molti contatti con i gruppi d’ispirazione protestante.

     È evidente che in tali gruppi un «Dio di grazia» (sebbene una grazia a buon mercato) o un «Dio solo e tutto amore» (quindi, creato a propria immagine) fa più comodo di un Dio, che salva per opere e che giudicherà secondo la giustizia d’ognuno.

     Dio si può capire solo mediante le sue cosiddette «qualità antitetiche»: amore e verità, misericordia e giustizia, ecc. Il patto di grazia implica che si possa dire «Va’ e non peccare più» e «E tali eravate alcuni, ma siete stati lavati». I gruppi omosessuali cosiddetti cristiani vogliono avere un «Dio di grazia», continuando a esercitare la propria volontà e il proprio arbitrio morale. Il Dio vivente non ci sta.

 

 

2. {Giuseppe Santagati}

 

Dio sia lodato. Vorrei esprimere un pensiero riguardo a Giovanni 3,3: «Gesù gli rispose: In verità, in verità, ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno Dio». Queste parole, dette da Gesù, mi hanno fatto riflettere e mi hanno portato indietro, proprio quando i nostri progenitori Adamo ed Eva sono caduti nel peccato, interrompendo quella straordinaria comunione personale con Dio e cadendo nella morte spirituale. Ed è lì che l’uomo è venuto alla conoscenza del bene e del male, rendendosi conto che la loro disubbidienza aveva causato la rottura di comunione con il Dio di santità, nascondendosi dalla sua presenza dietro a un albero. Infatti, erano subentrate la vergogna e la paura, che il peccato produce, perche il salario del peccato è la morte. Tuttavia, con la venuta di Gesù, nostro Salvatore, Egli si è sacrificato al nostro posto, ha dato dimostrazione al mondo e alle forze della malvagità, cioè a Satana, di quel prezioso atto di obbedienza, gradito a Dio; in tal modo, ha potuto riscattarci dalla morte e donarci di nuovo quella comunione preziosa con Dio Padre. Quindi, il Signore dà a tutto il mondo la possibilità di uscire da dietro a quell’albero e di aprire gli occhi per contemplare la misericordia di Dio; ma ciò vale soltanto per chi riconosce il proprio stato di perdizione, cioè per chi riconosce veramente che senza la presenza di Dio nel proprio cuore rimane nelle tenebre. Allora, accettando Gesù nel proprio cuore e riconoscendosi davanti a Lui un peccatore perduto, avviene il più grande dei miracoli, cioè la nuova nascita, la resurrezione dello spirito, quel continuo di vita, che si era interrotto la nel giardino dell’Eden. «Gesù le disse: Io sono la resurrezione e la vita chi crede in me, anche se muore, vivrà e chiunque vive e crede in me non morra mai» (Gv 11,25).

     Ora, soltanto chi ha ricevuto il seme divino, può rinunciare alle concupiscenze, ai piaceri, alle passioni ingannatrici, che Satana ancora oggi somministra in coloro, che sono disubbidienti, vivono secondo le proprie voglie e non vogliono venire fuori allo scoperto da dietro a quell’albero di vergogna e di paura. E questo perché hanno preferito le tenebre anziché la luce. «Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in lui deve camminare com’egli camminò» (1 Gv 2,6). «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui» (v. 15).

     Fratello Nicola, ti voglio ringraziare per i messaggi che ricevo da parte tua. Che il Signore benedica il tuo ministero. Pregherò per te. Ti voglio bene. {11-04-2011}

 

 

3. {Davide Forte}

 

Fratello, dobbiamo essere fermi con l’insegnamento della Parola, non possiamo lasciare a Faraone neppure un unghia! [(Esodo 10,26) = non possiamo lasciare all’avversario nessun appiglio, N.d.R.] Sull’omosessualità si vedano i seguenti brani della Scrittura:

     ■ «Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole. […] Poiché tutti quelli che commetteranno qualcuna di queste cose abominevoli saranno tolti via dal mezzo del loro popolo» (Levitico 18, 22.29).

     ■ «Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro» (Levitico 20,13).

     ■ «Perciò, Iddio li ha abbandonati ad affetti infami; poiché anche le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro a natura. E similmente i maschi, lasciato l’uso naturale della femmina, si sono accesi nella loro libidine gli uni inverso gli altri, commettendo maschi con maschi la disonestà, ricevendo in loro stessi il pagamento del loro errore qual si conveniva. E, siccome non hanno fatta stima di riconoscere Iddio, così li ha Iddio abbandonati a una mente reproba, da far le cose che non si convengono» (Romani 1,26ss). {11-04-2011}

 

 

4. {Ilenia Cardella}

 

Contributo: Il fatto, che siamo nella grazia, non deve essere una scusa per continuare a vivere nel peccato. Anche se tutto ci è lecito, non tutto è utile... {Ilenia Ama Gesù; 11-04-2011}

 

Osservazioni (Nicola Martella): La fornicazione di qualunque tipo (eterosessuale, omosessuale) non rientra per nulla nelle cose lecite del nuovo patto!

 

Replica 1 (Ilenia Cardella): Tutti i tipi di peccato non sono leciti. Volevo dire che essere nella grazia non significa avere una scusa per continuare a peccare. Anche se pecchiamo, Dio non ci fulmina e ci perdona, ma questo non vuol dire che dobbiamo continuare a peccare. Ci dobbiamo ravvedere, capendo che libertà è fare la volontà di Dio e sottomettersi a Lui. {11-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Chi è rigenerato dallo Spirito di Cristo, non vive nel peccato; chi assume uno stile di vita peccaminoso, mostra di non essere rigenerato, quantunque possa fare belle preghiere e parlare devotamente. È una questione di natura. Un maiale vive volentieri nel fango, una pecora no; se accidentalmente scivola e cade nello stagno, risale subito. Anche per i rigenerati vale il fatto che ciò, che si semina, quello si miete (1 Cor 3). La disciplina paterna di Dio verso i figli disubbidienti non si farà attendere, ed essa può essere ben pesante (Eb 12, 3-11).

 

Replica 2 (Ilenia Cardella): Io non conosco cristiani, che non peccano. Infatti, Paolo nella Bibbia ammoniva alcuni cristiani definendoli carnali. Tutti noi, a volte, siamo carnali. Noi non viviamo nel peccato, ma non possiamo dire che non pecchiamo mai. Come dici tu, scivoliamo nel peccato; io volevo dire esattamente questo. Ma ci sono alcuni che dicono che, visto che siamo nella grazia, possiamo fare tutto ciò, che vogliamo; questo non è vero. Dio ci perdona, se scivoliamo nel peccato, ma ci corregge, a volte anche duramente, perché ci ravvediamo. {11-04-2011}

 

 

5. {Luisa Lauretta}

 

‎     1. «Che diremo dunque? Rimarremo noi nel peccato affinché la grazia abbondi? Così non sia. Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? [...] Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze; e non prestate le vostra membra come strumenti d’iniquità al peccato. [...] Peccheremo noi perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? Così non sia. Non sapete voi che se vi date a uno come servi per ubbidirgli, siete servi di colui a cui ubbidite: o del peccato che porta alla morte, o dell’ubbidienza che porta alla giustizia? [...] Ma ora, essendo stati affrancati dal peccato e fatti servi a Dio, voi avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna, poiché il salario del peccato e la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna» (Romani 6,1s.12s.15s.22s).

     Nicola, posso dirti solo che Dio ti benedica, ho lasciato spazio a questo brano tratto dalla lettera ai Romani; sono alcuni versi, che secondo me, rendono bene l’idea del tuo articolo. Se siamo rinati come nuove creature, non possiamo perseverare nel peccato. L’amore di Dio è abbondante, è vero, ma Dio richiede ubbidienza e timore. Se veramente amiamo Dio, non sarà poi così doloroso allontanarci da qualcosa, che ci separa da Lui, cioè il peccato. Non facciamo della libertà cristiana un’occasione della carne, come dice Paolo; ma camminiamo per lo Spirito, perché chi semina per la carne mieterà corruzione, ma chi semina per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna. {12-04-2011}

 

     2. ‎«Ma quanto a voi , non è così che avete imparato a conoscere Cristo. Se pur l’avete udito e in Lui siete state ammaestrati secondo la verità che è in Gesù, avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che precedono dalla verità» (Efesini 4,21-24).

     Caro Nicola, leggendo la Bibbia e lasciandoci ammaestrare da essa, non possiamo continuare a perseverare nel peccato, perché lo Spirito Santo ci convince in quanto al peccato, al giudizio e alla giustizia. Il Signore ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione.

     Ancora sta scritto: «Or noi sappiamo che la legge è buona, se uno la usa legittimamente, riconoscendo che la legge è fatta non per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per gli scellerati, e gli irreligiosi, per i persecutori di padre e di madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i ladri d’uomini, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo l’Evangelo della gloria del beato Iddio» (1 Timoteo 1,8-11). «Diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timor di Dio» [2 Cor 1,7]. Chi è da Dio, ascolterà le sue parole. {14-04-2011}

 

 

6. {Vincenzo Russillo}

 

Molti vivono in una pia illusione o sono mossi da un buonismo proveniente da un umanesimo, che predica l’amore senza giustizia. Il loro motto è: «Credo in Dio e ho una licenza a peccare». A molti non interessa nemmeno cosa dica Dio, come dimostra il caso specifico di Gianni Geraci.

     Bisogna riconoscere che è vero che Dio salva per grazia mediante la fede soltanto in Gesù Cristo (Giovanni 3,16; Efesini 2,8-9; Giovanni 14,6). Ma un discepolo di Cristo è una nuova creatura (2 Corinzi 5,17) e manifesta i frutti dello Spirito (Galati 5,22-23), non le opere della carne (Galati 5,19-21). Anche Paolo fu fermo nel dire: «Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?» (Romani 6,1-2). L’idea che una persona si affidi a Cristo per essere salvato e poi continui a vivere la vita di prima, non è per niente biblico. La Bibbia dice: «Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù. Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? No di certo!» (Romani 6,11-15).

     Per tutti coloro, che sono realmente convertiti e vogliono seguire Cristo, continuare a vivere nel peccato non è un optional. Il nostro desiderio deve essere di non vivere più secondo la carne. Sicuramente continueremo a peccare, ma odieremo il peccato e desidereremo esserne liberati. L’atteggiamento di chi ama Dio con tutto il suo cuore lo troviamo scritto in Isaia 66,2: «Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola». Dio guarda il nostro cuore e davanti al peccato saremo afflitti e prenderemo in seria considerazione la sua Parola. Un cristiano deve provare la sua fede; infatti, se continua a desiderare la vecchia vita peccaminosa, si dovrebbe dubitare della propria salvezza (2 Corinzi 13,5). {12-04-2011}

 

 

7. {Guerino De Masi}

 

Questo «fondamento» di 2 Timoteo 2,19, si estende a ogni ambito della vita cristiana. Non basta affermare d’esserechiunque nomina il nome del Signore») ma occorre dimostrare («si ritragga dall’iniquità») con una vita coerente. Ahimè, non sempre lo siamo! È indispensabile tutta la «grazia» del Signore. Ecco perché «il Signore conosce quelli che sono suoi». Un fondamento dunque con due aspetti indissociabili. Da un lato, solo il Signore conosce appieno i cuori. Dall’altro, deve essere visibile l’appartenenza al Signore con una vita, che si distingue dall’iniquità. Non teologia dell’esperienza ma l’esperienza, che conosce attraverso l’osservazione ciò, che l’altro dice di essere e della sua teologia. {13-04-2011}

 

 

8. {Pietro Calenzo}

 

Non è mia intenzione puntare il dito contro alcuno. Personalmente posso testimoniare che non essendo coniugato (per varie ragioni), osservo l’astinenza, dal giorno della conversione, agosto 1979 fino a oggi. Chi ama il Signore, osserva la sua eterna Parola. Certamente non è semplice né facile. Tuttavia la Parola di Dio riguardo all’omosessualità è chiara, e non si possono torcere le Scritture. Personalmente posso ribadire che ciò ha un suo costo, ma la gioia di essere fedele a Dio è assai maggiore. Un abbraccio agli amici del Guado. {13-04-2011}

 

 

9. {Salvatore Paone}

 

‎Quando Elia si trovava nella caverna, fuori c’era un vento impetuoso, fulmini e tuoni e la terra era scossa; Elia pensava che in tali manifestazioni ci fosse Dio, ma Dio non c’era. Così anche in quanto ho letto sopra si dice del male che sia bene, e del bene che sia male. Peccato che Gianni Geraci accrediti cose così controverse e peccaminose, volendo dare loro un senso positivo e sopratutto rendendole teologicamente accettabili, magari dando loro una parvenza morale. Paolo è molto chiaro al riguardo nella lettera ai Romani capitolo 1. {13-04-2011}

 

 

10. {Gianni Siena}

 

Il «movimento gay», anche in Italia, ridefinisce l’omosessualità come una «diversità» naturale nel contesto dell’identità dei due sessi. Bolla la repulsione, che si ha verso questa, come un’ingiustificata «fobia» verso persone innocenti e rimarca spesso il cosiddetto «omocausto» nazista: lo sterminio di 5-6 cento mila gay. L’omofobia (= ripulsa verso l’omosessualità) è, invece, la reazione disgustata di un uomo normale.

     Scoprii di essere «omofobico» a 13 anni, quando un omosessuale (meglio: «pederasta / pedofilo») mi offerse del denaro per andare con lui: provai un’irreversibile repulsione. So che esiste una lieve differenza tra gay e pedofilo, ma si tratta del fatto che il secondo concentra la sua discutibile attenzione verso minori o giovani, comunque del suo sesso. Nessuno m’aveva mai raccontato cosa volesse fare con me; subito, lo capii e immaginai tutto. In casa mia, eravamo evangelici e non si parlava di cose «disoneste»... non erano neppure menzionate.

     Il ragionamento, a favore dell’omosessualità quale «diversità» naturale, filerebbe se ci dimostrassero che è genetica e, dunque, ereditaria; con una finalità sociale o realmente affettiva; ma le cose non stanno così. Alcuni diventano gay, altri nascono così e il turbamento della loro identità intervenne già durante la gestazione, come ben sanno gli studiosi più informati. L’omosessualità non è una «malattia» psichica da trattare con la psicoterapia. Su questo punto ben ha fatto l’OMS a depennarla dalle malattie mentali. L’omosessualità è, infatti, una distorsione molto profonda nell’identità personale, che percepisce con «disagio» la sessualità genetica (= fisiologica).

     Il rimedio consiste nel proporre alle persone interessate un serio riesame della personalità, spiegando che la «consapevolezza» omosessuale è una deviazione raddrizzabile. Mi consta che esistano dei percorsi di recupero, anche «laici», che fanno riemergere dall’inconscio la vera identità del soggetto. La predicazione del Vangelo ottiene (= essendo Parola di Dio) lo stesso risultato: il ravvedimento è in effetti una «metànoia» o rifacimento dell’uomo psichico, con l’eliminazione delle storture interiori, che si manifestano nell’esprimersi in modo comportale.

     Gli omosessuali «cristiani» sono la manifestazione del fenomeno in ambienti religiosi nominalmente cristiani. In chiese, dove il Vangelo non è vissuto integralmente, è facile che si manifestino fenomeni di grave turbamento rispetto alla «santità»: era successo a Corinto con colui che si univa alla moglie di suo padre; accadde in Asia minore, dove una pseudo profetessa promuoveva sedute di «terapia» sessuale (= fornicazione; Ap 2,20-23). Falsi profeti, incoraggianti pratiche corruttive sono sempre esistiti: ripropongono la «dottrina di Balaam». Curiosamente, le persone più facilmente sottomettibili dai profeti «baalamiti» sono credenti, che hanno nel loro passato dei disagi relazionali con la famiglia; ne so qualcosa e ringrazio Iddio che m’ha liberato da questa tendenza alla sottomissione «incondizionata». Sono stato fortunato, perché chi m’ha curato spiritualmente, è stato sino alla sua morte un servitore del Signore, rispettoso delle pecorelle affidategli.

     Ho sempre avuto una grande compassione per chi è in difficoltà e ho imparato a rispettare le persone, anche gli omosessuali. Ma avrei da obiettare nel vedere la comunità frequentata da uomini vestiti da donna e, con atteggiamenti equivoci, «salutare» con la «pace del Signore»... no grazie!

     Non ho niente contro lo scambio affettivo che vedo praticare, pubblicamente dalle coppiette etero con sempre maggiore frequenza: mi giro dall’altra parte. Le pratiche sessuali d’ogni genere sono un incentivo alla curiosità dell’essere umano: il sesso dovrebbe essere considerato in modo più sereno ma più serio; anche gli omosessuali dovrebbero cercare di non sbattere in faccia agli altri le loro tendenze. Cosa che non succede più.

     Nel N.T. i «compromessi» non esistevano e, ancora, non s’addicono a uomini e donne che fanno professione di essere cristiani. Se i «gay» sentono di poter essere tali, professando una forma di religione (anche...) cristiana, facciano pure! Ma si accollino la responsabilità di simili scelte, la Bibbia afferma che queste cose sono in odio al Signore; e il mio Dio era, nei giorni della sua ipostasi terrena, un uomo normale a tutti gli effetti. {14-04-2011}

 

 

11. {}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Dario Lacqua: «Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento» (Rom 1,26s). A me pare che Paolo sia abbastanza chiaro. {Dario L. Ddsound; 12-04-2011}

 

Eliseo Paterniti: Mi sono connesso al sito e nel «Gruppo del Guado Cristiani Omosessuali»; sinceramente rimango senza parole da come il promotore del gruppo cerca di giustificare la perversione con brani biblici. Sono senza parole! {14-04-2011}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Grazia_alibi_pecca_S&A.htm

11-04-2011; Aggiornamento: 14-04-2011

 

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