Negli articoli «
Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 1: I frutti mostrano l’albero» e
«
Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 2: Una devozione cristiana senza un’etica sessuale biblica?»
abbiamo visto che l’apostolo Paolo espresse i due aspetti concomitanti della grazia
efficace e della fede verace come segue: «Ma pure il solido fondamento di Dio
rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono
suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”»
(2 Tim 2, 19).
Una «grazia a poco prezzo» diventa un alibi per condurre uno stile di
vita peccaminoso. Certo, senza la grazia di Dio nessuno potrebbe entrare nel suo
nuovo patto e, quindi, nella sua salvezza. La grazia è però costata un alto
prezzo a suo Figlio Gesù Cristo. Ora, sebbene la salvezza sia per grazia
mediante la fede, chi entra in essa deve sapere benissimo che essa non viene
svenduta, né è a buon mercato per chi l’accetta. L’accettazione della grazia
salvifica di Dio ha come beneficio la vita eterna, ma implica per il credente
nientemeno che la
rinuncia a se stesso e l’accettazione della croce di Cristo. «Allora Gesù
disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso e
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la
perderà; ma chi avrà perduto la sua vita a causa mia, la troverà”» (Mt 16,
24s; cfr. 10, 37ss; Lc 9, 62).
Chi si unisce al Signore diventa una stessa cosa con Lui (Rm 6, 5; 1 Cor
6, 17), al pari di come il ferro, che viene messo nel fuoco. Tale realtà fu
espressa da Paolo come segue: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non
son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella
carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se
stesso per me» (Gal 2, 20). Chi è stato immerso nel «corpo di Cristo»
mediante lo Spirito Santo (1 Cor 12, 13), ha questa profonda identificazione,
ossia «d’essere trovato in lui, avendo non una giustizia mia, derivante dalla
legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la giustizia che viene da
Dio, basata sulla fede; in modo che io possa conoscere lui, Cristo, e la
potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze, essendo
reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla
risurrezione dei morti» (Fil 3, 9ss).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli
firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito
può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema
▲
(I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1. {Antonio
Capasso}
▲
■ Contributo:
Al di là del tema in discussione, mi domando come Geraci concili il suo
essere cattolico, con le sue convinzioni riguardo la salvezza per grazia
mediante la fede. {11-04-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Nel variegato cattolicesimo si trova tutto e il
contrario di tutto, quindi sia la salvezza per grazia, sia quella per opere. I
gruppi omosessuali d’ispirazione cattolica hanno molti contatti con i gruppi
d’ispirazione protestante.
È evidente che in tali gruppi un «Dio di grazia» (sebbene una grazia a buon
mercato) o un «Dio solo e tutto amore» (quindi, creato a propria immagine) fa
più comodo di un Dio, che salva per opere e che giudicherà secondo la
giustizia d’ognuno.
Dio si può capire solo mediante le sue cosiddette «qualità antitetiche»:
amore e verità, misericordia e giustizia, ecc. Il patto di grazia implica che si
possa dire «Va’ e non peccare più» e «E tali eravate
alcuni,
ma siete stati lavati». I gruppi omosessuali cosiddetti cristiani
vogliono avere un «Dio di grazia», continuando a esercitare la propria volontà e
il proprio arbitrio morale. Il Dio vivente non ci sta.
2. {Giuseppe
Santagati}
▲
Dio sia lodato.
Vorrei esprimere un pensiero riguardo a Giovanni 3,3: «Gesù gli
rispose: In verità, in verità, ti dico che se uno non è nato di nuovo,
non può vedere il regno Dio». Queste parole, dette da Gesù, mi hanno fatto
riflettere e mi hanno portato indietro, proprio quando i nostri progenitori
Adamo ed Eva sono caduti nel peccato, interrompendo quella straordinaria
comunione personale con Dio e cadendo nella morte spirituale. Ed è lì che l’uomo
è venuto alla conoscenza del bene e del male, rendendosi conto che la loro
disubbidienza aveva causato la rottura di comunione con il Dio di santità,
nascondendosi dalla sua presenza dietro a un albero. Infatti, erano subentrate
la vergogna e la paura, che il peccato produce, perche il salario
del peccato è la morte. Tuttavia, con la venuta di Gesù, nostro
Salvatore, Egli si è sacrificato al nostro posto, ha dato dimostrazione al mondo
e alle forze della malvagità, cioè a Satana, di quel prezioso atto di
obbedienza, gradito a Dio; in tal modo, ha potuto riscattarci dalla morte e
donarci di nuovo quella comunione preziosa con Dio Padre. Quindi, il Signore
dà a tutto il mondo la possibilità di uscire da dietro a quell’albero e di
aprire gli occhi per contemplare la misericordia di Dio; ma ciò vale soltanto
per chi riconosce il proprio stato di perdizione, cioè per chi riconosce
veramente che senza la presenza di Dio nel proprio cuore rimane nelle tenebre.
Allora, accettando Gesù nel proprio cuore e riconoscendosi davanti a Lui
un peccatore perduto, avviene il più grande dei miracoli, cioè la nuova
nascita, la resurrezione dello spirito, quel continuo di vita, che si era
interrotto la nel giardino dell’Eden. «Gesù le disse: Io sono la resurrezione
e la vita chi crede in me, anche se muore, vivrà e chiunque vive e crede in me
non morra mai» (Gv 11,25).
Ora, soltanto chi ha ricevuto il seme divino, può rinunciare alle
concupiscenze, ai piaceri, alle passioni ingannatrici, che Satana ancora
oggi somministra in coloro, che sono disubbidienti, vivono secondo le proprie
voglie e non vogliono venire fuori allo scoperto da dietro a quell’albero di
vergogna e di paura. E questo perché hanno preferito le tenebre anziché la luce.
«Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in lui deve
camminare com’egli camminò» (1 Gv 2,6). «Non amate il mondo né le
cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in
lui» (v. 15).
Fratello Nicola, ti voglio ringraziare per i messaggi che ricevo da parte tua.
Che il Signore benedica il tuo ministero. Pregherò per te. Ti voglio bene.
{11-04-2011}
3. {Davide
Forte}
▲
Fratello, dobbiamo
essere fermi con l’insegnamento della Parola, non possiamo lasciare a Faraone
neppure un unghia! [(Esodo 10,26) = non possiamo lasciare all’avversario nessun
appiglio, N.d.R.] Sull’omosessualità si vedano i seguenti brani della
Scrittura:
■ «Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una
donna: è cosa abominevole. […] Poiché tutti quelli che commetteranno qualcuna di
queste cose abominevoli saranno tolti via dal mezzo del loro popolo»
(Levitico 18, 22.29).
■ «Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna,
tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a
morte; il loro sangue ricadrà su di loro» (Levitico 20,13).
■ «Perciò, Iddio li ha abbandonati ad affetti infami; poiché anche le
loro
femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro a natura. E
similmente i maschi, lasciato l’uso naturale della femmina, si sono
accesi nella loro libidine gli uni inverso gli altri, commettendo maschi con
maschi la disonestà, ricevendo in loro stessi il pagamento del loro errore
qual si conveniva. E, siccome non hanno fatta stima di riconoscere Iddio, così
li ha Iddio abbandonati a una mente reproba, da far le cose che non si
convengono» (Romani 1,26ss).
{11-04-2011}
4. {Ilenia
Cardella}
▲
■ Contributo:
Il fatto, che siamo nella grazia, non deve essere una scusa per
continuare a vivere nel peccato. Anche se tutto ci è lecito, non tutto è
utile... {Ilenia Ama Gesù;
11-04-2011}
▬
Osservazioni
(Nicola Martella): La fornicazione di qualunque tipo (eterosessuale,
omosessuale) non rientra per nulla nelle cose lecite del nuovo patto!
▬
Replica 1 (Ilenia Cardella): Tutti i tipi
di peccato non sono leciti. Volevo dire che essere nella grazia non significa
avere una scusa per continuare a peccare. Anche se pecchiamo, Dio non ci
fulmina e ci perdona, ma questo non vuol dire che dobbiamo continuare a peccare.
Ci dobbiamo
ravvedere, capendo che libertà è fare la volontà di Dio e sottomettersi a
Lui. {11-04-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): Chi è
rigenerato dallo Spirito di Cristo, non vive nel peccato; chi assume uno
stile di vita peccaminoso, mostra di non essere rigenerato, quantunque possa
fare belle preghiere e parlare devotamente. È una questione di natura. Un
maiale vive volentieri nel fango, una pecora
no; se accidentalmente scivola e cade nello stagno, risale subito. Anche per i
rigenerati vale il fatto che ciò, che si semina, quello si miete (1 Cor
3). La disciplina paterna di Dio verso i figli disubbidienti non si farà
attendere, ed essa può essere ben pesante (Eb 12, 3-11).
▬
Replica 2 (Ilenia Cardella): Io non conosco
cristiani, che non peccano. Infatti, Paolo nella Bibbia ammoniva alcuni
cristiani definendoli
carnali. Tutti noi, a volte, siamo carnali. Noi non viviamo nel peccato,
ma non possiamo dire che non pecchiamo mai. Come dici tu, scivoliamo nel
peccato; io volevo dire esattamente questo. Ma ci sono alcuni che dicono che,
visto che siamo nella grazia, possiamo fare tutto ciò, che vogliamo;
questo non è vero. Dio ci perdona, se scivoliamo nel peccato, ma ci corregge,
a volte anche duramente, perché ci ravvediamo.
{11-04-2011}
5. {Luisa
Lauretta}
▲
1. «Che diremo dunque? Rimarremo noi nel peccato affinché la
grazia abbondi? Così non sia. Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo
ancora in esso? [...] Non regni dunque il peccato nel vostro corpo
mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze; e
non prestate le vostra membra come strumenti d’iniquità al peccato.
[...]
Peccheremo noi perché non siamo sotto la
legge ma sotto la grazia? Così non sia. Non sapete voi che se vi date a uno come
servi per ubbidirgli, siete servi di colui a cui ubbidite: o del peccato
che porta alla morte, o dell’ubbidienza che porta alla giustizia? [...]
Ma ora, essendo stati affrancati dal peccato e
fatti servi a Dio, voi avete per frutto la vostra santificazione e per
fine la vita eterna, poiché il salario del peccato e la morte, ma il dono di
Dio è la vita eterna» (Romani
6,1s.12s.15s.22s).
Nicola, posso dirti solo
che Dio ti benedica, ho lasciato spazio a questo brano tratto dalla lettera ai
Romani; sono alcuni versi, che secondo me, rendono bene l’idea del tuo articolo.
Se siamo rinati come nuove creature, non possiamo perseverare nel
peccato. L’amore di Dio è abbondante, è vero, ma Dio richiede ubbidienza e
timore. Se veramente amiamo Dio, non sarà poi così doloroso allontanarci da
qualcosa, che ci separa da Lui, cioè il peccato. Non facciamo della libertà
cristiana un’occasione della carne, come dice Paolo; ma camminiamo per lo
Spirito, perché chi semina per la carne mieterà corruzione, ma chi semina
per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna.
{12-04-2011}
2.
«Ma quanto a voi , non è così che avete imparato a conoscere Cristo. Se pur
l’avete udito e in Lui siete state ammaestrati secondo la verità che è in Gesù,
avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a
spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo passioni
ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente
e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia
e nella santità che precedono dalla verità» (Efesini 4,21-24).
Caro Nicola, leggendo la Bibbia e lasciandoci ammaestrare da essa, non possiamo
continuare a
perseverare nel peccato, perché lo Spirito Santo ci convince in quanto al
peccato, al giudizio e alla giustizia. Il Signore ci ha chiamati non a impurità,
ma a santificazione.
Ancora sta scritto: «Or noi sappiamo che la legge è buona, se uno la usa
legittimamente, riconoscendo che la legge è fatta non per il giusto, ma per gli
iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per gli scellerati, e gli
irreligiosi, per i persecutori di padre e di madre, per gli omicidi, per i
fornicatori, per i sodomiti, per i ladri d’uomini, per i bugiardi,
per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo
l’Evangelo della gloria del beato Iddio» (1 Timoteo 1,8-11). «Diletti,
purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la
nostra santificazione nel timor di Dio» [2 Cor 1,7]. Chi è da Dio, ascolterà
le sue parole. {14-04-2011}
6. {Vincenzo
Russillo}
▲
Molti vivono in una
pia illusione o sono mossi da un buonismo proveniente da un umanesimo, che
predica l’amore senza giustizia. Il loro motto è: «Credo in Dio e ho una
licenza a peccare». A molti non interessa nemmeno cosa dica Dio, come dimostra
il caso specifico di Gianni Geraci.
Bisogna riconoscere che è vero che Dio salva per grazia mediante la fede
soltanto in Gesù Cristo (Giovanni 3,16; Efesini 2,8-9; Giovanni 14,6). Ma un
discepolo di Cristo è una nuova creatura (2 Corinzi 5,17) e manifesta i
frutti dello Spirito (Galati 5,22-23), non le opere della carne (Galati
5,19-21). Anche Paolo fu fermo nel dire: «Che diremo dunque? Rimarremo forse
nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che siamo morti al
peccato, come vivremmo ancora in esso?» (Romani 6,1-2). L’idea che una
persona si affidi a Cristo per essere salvato e poi continui a vivere la vita
di prima, non è per niente biblico. La Bibbia dice: «Così anche voi fate
conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù. Non
regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue
concupiscenze; e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti
d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e
le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato
non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la
grazia Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma
sotto la grazia? No di certo!» (Romani 6,11-15).
Per tutti coloro, che sono realmente convertiti e vogliono seguire Cristo,
continuare a vivere nel peccato non è un optional. Il nostro
desiderio deve essere di non vivere più secondo la carne. Sicuramente
continueremo a peccare, ma
odieremo il peccato e desidereremo esserne liberati. L’atteggiamento di chi
ama Dio con tutto il suo cuore lo troviamo scritto in Isaia 66,2: «Ecco su
chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto
e trema alla mia parola». Dio guarda il nostro cuore e davanti al peccato
saremo afflitti e prenderemo in seria considerazione la sua Parola. Un cristiano
deve provare la sua fede; infatti, se continua a desiderare la vecchia
vita peccaminosa, si dovrebbe dubitare della propria salvezza (2 Corinzi 13,5).
{12-04-2011}
7. {Guerino De
Masi}
▲
Questo «fondamento»
di 2 Timoteo 2,19, si estende a ogni ambito della vita cristiana. Non basta
affermare d’essere («chiunque nomina il nome del Signore») ma
occorre dimostrare («si ritragga dall’iniquità») con una vita coerente.
Ahimè, non sempre lo siamo! È indispensabile tutta la «grazia» del
Signore. Ecco perché «il Signore conosce quelli che sono suoi». Un
fondamento dunque con due aspetti indissociabili. Da un lato, solo il
Signore conosce appieno i cuori. Dall’altro, deve essere visibile l’appartenenza
al Signore con una vita, che si distingue dall’iniquità. Non teologia
dell’esperienza ma l’esperienza, che conosce attraverso l’osservazione
ciò, che l’altro dice di essere e della sua teologia. {13-04-2011}
8. {Pietro
Calenzo}
▲
Non è mia
intenzione puntare il dito contro alcuno. Personalmente posso testimoniare che
non essendo coniugato (per varie ragioni), osservo l’astinenza, dal
giorno della conversione, agosto 1979 fino a oggi. Chi ama il Signore, osserva
la sua eterna Parola. Certamente non è semplice
né facile. Tuttavia la Parola di Dio riguardo all’omosessualità è chiara, e non
si possono torcere le Scritture. Personalmente posso ribadire che ciò ha
un suo costo, ma la gioia di essere fedele a Dio è assai maggiore.
Un abbraccio agli amici del Guado.
{13-04-2011}
9. {Salvatore
Paone}
▲
Quando Elia si
trovava nella caverna, fuori c’era un vento impetuoso, fulmini e tuoni e la
terra era scossa; Elia pensava che in tali manifestazioni ci fosse Dio,
ma Dio non c’era. Così anche in quanto ho letto sopra si dice del male che
sia bene, e del bene che sia male. Peccato che Gianni
Geraci accrediti cose così controverse e peccaminose, volendo dare loro
un senso positivo e sopratutto rendendole teologicamente accettabili, magari
dando loro una parvenza morale.
Paolo è molto chiaro al riguardo nella lettera ai
Romani capitolo 1.
{13-04-2011}
10. {Gianni
Siena}
▲
Il «movimento gay»,
anche in Italia, ridefinisce l’omosessualità come una «diversità»
naturale nel contesto dell’identità dei due sessi. Bolla la repulsione, che
si ha verso questa, come un’ingiustificata «fobia» verso persone
innocenti e rimarca spesso il cosiddetto «omocausto» nazista: lo
sterminio di 5-6 cento mila gay. L’omofobia (= ripulsa verso
l’omosessualità) è, invece, la reazione disgustata di un uomo normale.
Scoprii di essere «omofobico» a 13 anni, quando un omosessuale (meglio:
«pederasta / pedofilo») mi offerse del denaro per andare con lui: provai
un’irreversibile repulsione. So che esiste una lieve differenza tra gay e
pedofilo, ma si tratta del fatto che il secondo concentra la sua discutibile
attenzione verso minori o giovani, comunque del suo sesso. Nessuno m’aveva mai
raccontato cosa volesse fare con me; subito, lo capii e immaginai tutto. In casa
mia, eravamo evangelici e non si parlava di cose «disoneste»... non erano
neppure menzionate.
Il ragionamento, a favore dell’omosessualità quale «diversità»
naturale, filerebbe se ci dimostrassero che è genetica e, dunque,
ereditaria; con una finalità sociale o realmente affettiva; ma le cose non
stanno così. Alcuni diventano gay, altri nascono così e il turbamento della loro
identità intervenne già durante la gestazione, come ben sanno gli studiosi più
informati. L’omosessualità non è una «malattia» psichica da trattare con
la psicoterapia. Su questo punto ben ha fatto l’OMS a depennarla dalle malattie
mentali. L’omosessualità è, infatti, una distorsione molto profonda
nell’identità personale, che percepisce con «disagio» la sessualità genetica (=
fisiologica).
Il rimedio
consiste nel proporre alle persone interessate un serio riesame della
personalità, spiegando che la «consapevolezza» omosessuale è una deviazione
raddrizzabile. Mi consta che esistano dei percorsi di recupero, anche
«laici», che fanno riemergere dall’inconscio la vera identità del soggetto. La
predicazione del Vangelo ottiene (= essendo Parola di Dio) lo stesso risultato:
il ravvedimento è in effetti una «metànoia» o rifacimento dell’uomo
psichico, con l’eliminazione delle storture interiori, che si manifestano
nell’esprimersi in modo comportale.
Gli
omosessuali «cristiani» sono la manifestazione del fenomeno in ambienti
religiosi nominalmente cristiani. In chiese, dove il Vangelo non è vissuto
integralmente, è facile che si manifestino fenomeni di grave turbamento rispetto
alla «santità»: era successo a Corinto con colui che si univa alla moglie
di suo padre; accadde in Asia minore, dove una pseudo profetessa
promuoveva sedute di «terapia» sessuale (= fornicazione; Ap 2,20-23). Falsi
profeti, incoraggianti pratiche corruttive sono sempre esistiti: ripropongono la
«dottrina di Balaam». Curiosamente, le persone più facilmente
sottomettibili dai profeti «baalamiti» sono credenti, che hanno nel loro passato
dei disagi relazionali con la famiglia; ne so qualcosa e ringrazio Iddio che
m’ha liberato da questa tendenza alla sottomissione «incondizionata».
Sono stato fortunato, perché chi m’ha curato spiritualmente, è stato sino alla
sua morte un servitore del Signore, rispettoso delle pecorelle affidategli.
Ho sempre avuto una grande compassione per chi è in difficoltà e ho
imparato a rispettare le persone, anche gli omosessuali. Ma avrei da obiettare
nel vedere la comunità frequentata da uomini vestiti da donna e, con
atteggiamenti equivoci, «salutare» con la «pace del Signore»... no grazie!
Non ho niente contro lo scambio affettivo che vedo praticare,
pubblicamente dalle coppiette etero con sempre maggiore frequenza: mi giro
dall’altra parte. Le pratiche sessuali d’ogni genere sono un incentivo alla
curiosità
dell’essere umano: il sesso dovrebbe essere considerato in modo più sereno ma
più serio; anche gli omosessuali dovrebbero cercare di non sbattere in faccia
agli altri le loro tendenze. Cosa che non succede più.
Nel N.T. i «compromessi» non esistevano e, ancora, non s’addicono a
uomini e donne che fanno professione di essere cristiani. Se i «gay» sentono di
poter essere tali, professando una forma di religione (anche...) cristiana,
facciano pure! Ma si accollino la
responsabilità di simili scelte, la Bibbia afferma che queste cose sono in
odio al Signore; e il mio Dio era, nei giorni della sua ipostasi terrena, un
uomo normale a tutti gli effetti.
{14-04-2011}
11. {}
▲
12. {Vari
e brevi}
▲
■
Dario Lacqua:
«Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne
hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente
anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono
infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con
uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del
proprio traviamento» (Rom 1,26s). A me pare che Paolo sia abbastanza
chiaro.
{Dario L. Ddsound; 12-04-2011}
■
Eliseo Paterniti:
Mi sono connesso al sito e nel «Gruppo del Guado Cristiani Omosessuali»;
sinceramente rimango senza parole da come il promotore del gruppo cerca
di giustificare la perversione con brani biblici. Sono senza parole!
{14-04-2011}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Grazia_alibi_pecca_S&A.htm
11-04-2011; Aggiornamento: 14-04-2011 |