Caro Nicola, vorrei
sapere quel è il tuo pensiero riguardo la salvezza nell’AT. E in
particolare se, secondo te, i santi dell’AT hanno realizzato la rigenerazione.
Il mio pensiero è che essi, anche con le dovute distinzioni, realizzavano la
salvezza con la rigenerazione. Mi riesce difficile pensare che uomini, come
Giuseppe, Abramo o Mosè, siano stati santi senza essere rigenerati. In
attesa di una tua risposta, ti saluto con affetto. Dio ti benedica. {Antonio
Capasso; 18-03-2011}
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1. ENTRIAMO IN TEMA:
Alcuni ripetono continuamente la seguente loro convinzione: Nell’antico patto
Dio salvava per opere e salva nel nuovo patto per grazia. Questa è una tesi
storicamente falsa e teologicamente deleteria. Visto che il Signore avrebbe
cambiato metodo, tale tesi mostrerebbe un Dio incoerente e una salvezza
improbabile nell’AT, perché suggerirebbe che sarebbe stato l’uomo a
garantirla. Non c’è nulla di più falso. Infatti, senza la grazia di Dio,
nessun uomo sarebbe mai potuto entrare nel suo patto di grazia, sia al tempo
dell’AT sia al tempo del NT.
Tuttavia, la salvezza ha vari aspetti (p.es. giustificazione, espiazione,
purificazione, riscatto); nel nuovo patto si aggiunge la rigenerazione o
«nascita da Dio (o dallo Spirito)», di cui nell’AT mancano sia le locuzioni, sia
un’esplicita dottrina.
Rispondo subito alla questione se si possa essere «santi» senza essere
rigenerati. La risposta è sì, visto che la santità era intesa nell’antico
patto come un aspetto rituale. Tutto ciò, che toccava l’altare (persona,
animale o oggetto) era dichiarato «santo» (Es 29,37). Inoltre, la santità
morale o spirituale era basata sulla giustificazione; la santificazione
avveniva mediante l’esercizio della giustizia (Is 5,16 Dio; Mc 6,20 uomo giusto
e santo; Lc 1,75; At 3,14 Gesù).
2.
IL DIO CHE GIUSTIFICA CHI CREDE IN LUI:
Dio ha un solo metodo di salvezza nella storia: Egli salva per grazia
mediante la fede. Non è un caso che il passo primordiale di fede di Abramo,
che poi gli dischiuse le porte al patto di grazia di Dio, è il seguente: «Ed
egli credette all’Eterno, che gli contò questo come giustizia» (Gn 15,6).
Tale brano fu poi citato o premesso da Paolo nel NT come dimostrazione
scritturale (Rm 4,1-5.9ss.16-25). La tesi di Paolo era che se Abramo avesse
ottenuto la giustizia secondo la carne, egli avrebbe di che gloriarsi dinanzi a
Dio, ma ciò non è possibile proprio perché Dio non giustifica nessuno per le
opere e perché Dio, non potendo essere debitore di alcuno, mette le opere in
conto di debito e la fede nelle sue promesse in conto di giustizia (vv. 1-5). Se
non fosse così, la promessa e l’eredità sarebbero su una base malferma, poiché a
garantirle non sarebbe Dio con la sua grazia, ma l’uomo con le sue opere (v.
16). Ciò vale esemplarmente per chiunque crede in Dio ed è giustificato per i
meriti di Cristo, circonciso o incirconciso che sia (vv. 23ss; Gal 3,5ss).
3. ASPETTI SALVIFICI DELL’ANTICO PATTO:
Nell’AT si parla del «residuo» (o «resto» fedele), costituito da coloro
che avevano aderito personalmente al patto di grazia e che vivevano in modo
controcorrente rispetto alla massa (Is 10,20ss; 37,31s; 41,14; 46,3; Ger 31,7ss;
42,2s; Mi 7,18ss; Sof 3,13; Rm 11,5ss).
Ciò che cambia nel nuovo patto è, oltre al tipo di patto e di
ordinamento, la descrizione teologica delle cose: nascita dall’alto,
rigenerazione mediante lo Spirito Santo, immersione nel corpo di Cristo, ecc.
sono termini tecnici del NT. Sebbene la sostanza possa andare, a volte,
ben di là dalla terminologia maturata per descrivere le cose, bisogna però,
ammettere che riguardo alla rigenerazione non manca solo un linguaggio
specifico, ma anche la concezione teologica, comunque la si voglia
esprimere. Bisogna, quindi, concludere che la salvezza come giustificazione è
una cosa (aspetto giuridico), la rigenerazione personale (con annesso
suggellamento dello Spirito) è un’altra (aspetto esistenziale).
Troviamo persone non solo convertite (ossia che entrarono personalmente
nel patto di grazia), ma anche ravvedute in caso di caduta nel peccato.
Davide poté supplicare: «O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova nel mio
interiore uno spirito fermo» (Sal 51,10). Davide era credente già da
tempo ed era caduto nel peccato; qui desiderava la purificazione e il
rinnovamento del senno sulla via della santificazione.
Michea, contrapponendosi ai falsi profeti del suo tempo, poté dire: «Ma,
quanto a me, io sono pieno di forza, dello spirito dell’Eterno, di retto
giudizio e di coraggio, per far conoscere a Giacobbe la sua trasgressione, e a
Israele il suo peccato» (Mi 3,7s). Sebbene lo «spirito dell’Eterno» fosse
ancora considerato solo come la presenza spirituale del Signore e non ancora
come una delle tre persone della Deità, la sostanza non cambia: la presenza del
Signore nella sua vita! (cfr. similmente Lc 1,15ss per Giovanni Battista; v. 67
per Zaccaria). Michea era chiaramente salvato, tuttavia la presenza del
Signore nella sua vita non si può descriverla in modo stringente come
rigenerazione o nascita da Dio nei termini del NT. E questo tanto più che
lo «spirito dell’Eterno» (= la sua presenza spirituale) poteva anche
ritirarsi dal credente, qualora questi si ribellasse a Dio (cfr. 1 Sm 10,10
con 16,14), cosa impensabile nel nuovo patto, dove lo Spirito Santo suggella
il credente per sempre (Ef 1,13s; 4,30).
Tale conversione, tale entrata personale nel patto e tale rinnovamento
interiore
furono descritti con altre immagini rispetto al NT, ma la sostanza è la stessa
riguardo alla salvezza; ad esempio, furono usate le seguenti illustrazioni: «E
quelli vi verranno, e ne toglieranno via tutte le cose esecrande e tutte le
abominazioni. E io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un
nuovo spirito, toglierò via dalla loro carne il cuore di pietra, e darò loro
un cuore di carne, perché camminino secondo le mie prescrizioni, e
osservino le mie leggi e le mettano in pratica; ed essi saranno il mio popolo,
e io sarò il loro Dio» (Ez 11,18ss). L’azione redentiva di Dio nella
storia e nella vita dei singoli Ebrei e la sua presenza personale in loro
avrebbe portato il cambiamento: «Io vi trarrò di fra le nazioni, vi radunerò
da tutti i paese, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua
pura, e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di
tutti i vostri idoli. E vi darò un cuore nuovo, e metterò dentro di voi
uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra, e vi
darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio spirito, e
farò sì che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in
pratica le mie prescrizioni» (Ez 36,24-27). Si noti, comunque, che qui sono
contemplati aspetti collettivi
ed escatologici, che riguardano ciò, che poi si sarebbe adempiuto nel NT;
questi brani parlano di salvezza, ma non bisogna proiettarci dentro la dottrina
della rigenerazione del NT.
Anche Geremia usò un linguaggio illustrativo conforme ai suoi giorni: «Ecco,
i giorni vengono, dice l’Eterno, che io farò un nuovo patto con la casa
d’Israele e con la casa di Giuda… io metterò la mia legge nell’intimo loro, la
scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio
popolo» (Ger 31,31.33). Anche qui troviamo aspetti collettivi ed
escatologici. Il nuovo patto fu istituito da Gesù Messia. L’intento di Dio
di fare un'opera interiore nel suo popolo si concretizzò con l’infusione dello
Spirito Santo nella chiesa; visto che solo una minima parte d’Israele
si è convertita a Gesù Messia, tale opera di rinnovamento interiore dell’intero
popolo è ancora futura (Ap 1,7).
4. ASPETTI CONCLUSIVI:
All’inizio abbiamo detto che Dio ha come unico metodo di redenzione nella
storia: la salvezza per grazia mediante la fede. Dopo che uno ha letto un
romanzo storico e conosce la fine, una rilettura dell’opera getterà una nuova
luce sugli eventi. Non bisogna proiettare il nuovo patto su quello antico, ma
bisogna leggere l’AT alla luce del NT, visto che la rivelazione scritturale è
progressiva. Allora si scoprirà che i giudizi di Dio nell’AT si basavano sul
patto mosaico (Dt 28), mentre la grazia, le promesse e la salvezza si
basavano sul patto abramitico. A ciò si deve l’insistenza su Abrahamo
durante l’esodo e in prospettiva della terra promessa (Es 2,24; 3,6.15s;
4,5; 6,3.8; 32,13; 33,1; Lv 26,42; Nu 32,11; Dt 1,8; 6,10; 9,5.27; 29,13; 30,20;
34,4) e dopo la conquista (Gs 24,2s). La supplica a Dio per un
intervento salvifico nella storia avvenne proprio in ricordo ad Abrahamo, al
patto, che Dio gli elargì, e alle promesse divine, che Egli destinò ai
patriarchi e alla sua progenie (1 Re 18,36; 2 Re 13,23; 1 Cr 29,18s; 2 Cr 20,7,
Ne 9,7ss; Sal 105,5ss.42ss). Su tale patto di grazia si basarono anche gli
appelli al popolo, perché si ricordassero delle promesse solenni di Dio,
tornassero al Dio dei patriarchi e accettassero le promesse divine per un’azione
salvifica imminente o futura (1 Cr 16,15ss; 2 Cr 30,6ss; Is 29,22ss; 41,8ss;
51,2ss; Ger 33,25s; Mi 7,20). In tutto ciò la salvezza venne espressa nei
termini, ad esempio, di giustificazione, purificazione, espiazione e, in
prospettiva, di rinnovamento interiore; tuttavia della rigenerazione
quale nascita da Dio non si parla nell’AT, non esistendo né il linguaggio né la
dottrina.
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Ben sintetizza Paolo le cose così:
«Egli ci ha salvati non per opere giuste, che noi avessimo fatte, ma secondo la
sua misericordia, mediante il lavaggio
della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che Egli ha
copiosamente sparso su noi per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché,
giustificati per la sua grazia, noi fossimo fatti eredi secondo la
speranza della vita eterna» (Tt 3,5ss). Certo, di là dalle novità portate
dal NT, a causa della rivelazione progressiva e dell’eccellenza del nuovo patto,
si vede chiaramente che tutte queste immagini sono prese dall’antico patto: Dio
che salva (Sal 7,10; 86,2; Sof 3,17), lavaggio (Zc 3,3ss, cfr. Is 1,25; Mal
3,2), rinnovamento (Sal 51,10), giustificazione per grazia mediante la fede (Hb
2,4; cfr. Is 50,8). Tuttavia, ciò non deve spingerci oltre. |
Il
fariseo Nicodemo, ad esempio, che era un dottore della legge, non
conosceva ancora una dottrina della rigenerazione, nascita dall’Alto o dallo
Spirito (Gv 3)
Con un linguaggio che anticipa quello del NT, già Isaia poté affermare tra altre
cose: «Annienterà per sempre la morte;
il Signore, l’Eterno, asciugherà le
lacrime da ogni viso, toglierà via di su tutta la terra l’onta del suo
popolo, perché l’Eterno ha parlato. In quel giorno, si dirà: “Ecco, questo è il
nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati. Questo è
l’Eterno, in cui abbiamo sperato; esultiamo, rallegriamoci per la sua
salvezza!”» (Is 25,8s; cfr. 2 Tm 1,8s «Dio, il quale ci ha salvati»;
Tt 3,5). Tuttavia, come abbiamo visto, una cosa è la salvezza nei termini
dell’AT, altra cosa è la rigenerazione, privilegio dei credenti del nuovo
patto.
La lettera agli Ebrei, prima di passare alle sue conclusioni, afferma: «Anche
noi, dunque, poiché siamo circondati da così gran nuvolo di testimoni,
deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con
perseveranza l’arringo, che ci sta dinanzi, riguardando a Gesù…» (Eb 12,1).
Non si può dimenticare che tale folta schiera di testimoni, che ha «avuto
buona testimonianza per la loro fede» (11,39), è costituita proprio da
persone dell’AT! Esse erano persone salvate per grazia mediante la fede come
noi, tuttavia non conoscevano ancora la nascita personale da Dio o rigenerazione
e il suggellamento mediante lo Spirito Santo in vista del giorno del riscatto,
la risurrezione.
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C’erano rigenerati nell’AT? {Nicola Martella} (A)
Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli:
«Patto con ~)», pp. 76s; «Elargizione regale», p. 150; «Giustizia
di Dio», pp. 178s; «Patto di grazia (o promissorio)», p. 265;
«Riscattatore», pp. 301s; «Salvezza», pp. 317s.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Salvezza_AT_MT_AT.htm
20-03-2011; Aggiornamento: 15-12-2015 |