Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Escatologia 1

 

Cristianesimo giudaico

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIUDEI GIÀ SALVATI? O PER SEMPRE RIPUDIATI?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo due articoli connessi fra loro. Nel primo Nicola Martella risponde alla tesi dei giudaizzanti, secondo cui i Giudei sarebbero già salvati in quanto stirpe d’Abramo: «Giudei già salvati in quanto tali?». Nel secondo articolo Tonino Mele cerca di fare chiarezza riguardo alla confusione che sta intorno a Israele: «Israele? Che confusione!: Alla ricerca d’un equilibrio». I filo-israeliani vorrebbero gli Israeliti (confusi spesso con gli Israeliani attuali quali cittadini dello Stato d'Israele) come salvati in toto, essendo discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe. Gli anti-israeliani sfoderano la «teologia della sostituzione», credendo di mettere i Giudei per sempre fuori gioco rispetto alla storia. Alcuni parlano, perciò, di un «ripudio globale e definivo» d’Israele (aspetto massimalista), altri parlano di un «ripudio parziale» d’Israele (aspetto quantitativo) e altri ancora parlano di un «ripudio totale, ma temporaneo» d’Israele (aspetto temporale). Come si vede, c'è la necessità di differenziare per addivenire alla verità biblica, tenendo un grande equilibro razionale il massimo rigore esegetico.

    I primi due contributi si riferiscono al primo articolo; il resto, al secondo.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Lidia Focarete

2. Michele Altieri

3. Vari lettori

4. Antonello Are

5. Pietro Calenzo

6. Pietro Cruccas

7. Vincenzo Russillo

8. Tonino Mele

9. Pietro Calenzo

10. Michele Altieri

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Lidia Focarete}

 

Non tutto Israele è il popolo di Dio! Le promesse di Dio valgono per coloro che credono e accettano Cristo come personale Salvatore! Benedizioni e maledizioni, le prime per i «giusti» e le seconde per gli empi, sia giudei che gentili! Correggimi se sbaglio!

     I «se» di Dio pongono una chiara enfasi sulla libertà di scelta dell’uomo, dal momento che non credo nella predestinazione, ma bensì nella preconoscenza dell’Eterno, non posso nemmeno immaginare che essa sia valida solo per alcuni (Israele).

     In Romani è scritto ai gentili di non inorgoglirsi per essere stati innestati, penso che valga lo stesso per i Giudei in quanto rami naturali! Loro sono stati eletti e sono amati a causa dei padri, ma questo stato non è una conferma di salvezza. Agli occhi di Dio i peccatori sono tutti uguali, non fa differenze, tutti hanno bisogno dell’opera rigeneratrice del suo Spirito.

     Ma questo non toglie il fatto che noi gentili dobbiamo ricordare che per la loro caduta la salvezza è giunta a noi; è una meravigliosa grazia. Per cui dobbiamo rendere lode e gloria al Dio d’Israele, e supplicarlo affinché il loro indurimento parziale possa giungere alla fine, e possano proclamare «baruch haba beshem Adonai»! [N.d.R.: «benedetto Colui che viene nel nome del Signore»] {25-01-2010}

 

 

2. {Michele Altieri}

 

     1) La Bibbia c’insegna l’universalità della salvezza, già dal primo testamento (ad esempio, la storia di Ruth).

     2) La Bibbia c’insegna che non tutto Israele era Israele, e il concetto del residuo lo dimostra.

     3) Dio non fa riguardo alla qualità delle persone. Dio ha scelto Israele per farsi conoscere, non perché «a priori» i giudei sono salvati; anzi, quando le cose non andavano bene...

     4) In nessun altro vi è salvezza (Atti 4,11-12).

 

Ho dato un’occhiata al sito di Nicola, vi sono interventi davvero interessanti afferenti questi argomenti. {26-01-2010}

 

 

3. {Vari lettori}

 

Luciano Leoni: Effettivamente un po’ di caos c’è. I motivi? Ne ho in mente un paio. Uno riguarda il rifiuto di tutto quello che ricorda il giudaismo; l’altro, il voler giudaizzare il cristianesimo. In entrambe le posizioni si perde di vista il «centro»: Il Messia, e si cade dal sano equilibrio. {26-01-2010}

 

Angela Morana: Il Signore si è fatto conoscere tramite questo popolo. Gesù è venuto per tutti coloro che credono in Lui. «Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3,28). Tutti abbiamo bisogno della grazia di Dio! Il resto sono chicchere e credenze inutili! Abbiamo bisogno del Signore Gesù o l’ira di Dio resta su di noi, Israeliti e non! Buona giornata a tutti voi con la pace e la guida del Signore Gesù! {28 gennaio 2010}

 

 

4. {Antonello Are}

 

Contributo: L’ho letto tutto e lo trovo molto interessante, sì è una gran bella confusione... Forse potrei definirmi fra le categorie definite da Tonino «un amico di Israele» che non ha la pretesa di riformare la Chiesa in senso giudaico; ma di certo credo che il popolo di Dio avrà beneficio, dando un particolare valore alla lettura ebraica degli scritti Sacri e alle feste ebraiche, più che rivisitate direi «riscoperte» secondo la luce in chiave neotestamentaria. {26-01-2010}

 

Risposta: Quando si parla di «lettura ebraica degli scritti Sacri» in ambiente giudeo-messianico si intende perlopiù una lettura del NT filtrata dal Talmud medioevale. Tale espressione è uno specchio per le allodole per giudaizzare il NT. Se si va al Talmud, ci si accorge però che esso è effettivamente pieno «di favole e di genealogie senza fine, le quali producono questioni, anziché promuovere la dispensazione di Dio, che è in fede» (1 Tm 1,4). Si pensa che, avendo una presunta «lettura ebraica degli scritti Sacri», si sia più vicini al testo biblico e, invece, si rischia che i «sani nella fede», diano così «retta a favole giudaiche e a comandamenti d’uomini, i quali voltano le spalle alla verità» (Tt 1,13s).

     Quanto al valore delle «feste ebraiche», che dovremmo riscoprire, ricordo il veemente rimprovero fatto ai cristiani gentili della Galazia e di Colosse, che credevano proprio di fare così. «…come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, ai quali volete di bel nuovo ricominciare a servire? Voi osservate giorni e mesi e stagioni e anni. Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi» (Gal 4,9ss). «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, che sono l’ombra di cose future; ma il corpo è di Cristo» (Col 2,16s). Osserviamo che in tutto il NT l’unica solennità che viene ingiunta è quella che chiamerei la «festa del nuovo patto»: «Purificatevi del vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa» (1 Cor 5,7s).

     Come vediamo, dobbiamo stare attenti a non farci incantare e ingannare da coloro che — come D.H. Stern e altri come lui — mettono a riscaldare cose, da cui il NT ci mette in guardia. Il messaggio biblico è chiaro anche senza il cosiddetto «sottotesto» ebraico. Il Concilio di Gerusalemme (At 15) non ha preteso una presunta lettura giudaizzante del testo biblico, né che i cristiani gentili osservassero giorni particolari della tradizione giudaica. Un pericoloso lievito giudaista sta penetrando nelle chiese, specialmente di stampo entusiastico, e le sta trasformando lentamente in tante nuove Corinto, in cui i «sommi apostoli» erano appunto Giudei di stampo gnostico. {Nicola Martella}

 

 

5. {Pietro Calenzo}

 

Caro Nicola, concordo pienamente con i vostri assunti, storici e biblici. Personalmente, ho conosciuto soltanto una coppia d’Ebrei messianici; e mi è parso che l’osservanza ancora delle feste giudaiche sia in antitesi con le decisioni del Concilio di Gerusalemme, così come riportato nella Parola di Dio, nel libro degli Atti.

     Nondimeno la reiezione del popolo ebraico non è stata mai totale. L’apostolo Paolo e il Signore stesso ne parlano... alla fine tutto Israele sarà salvato, anche se dopo terribili prove, che comporteranno molto spargimento di sangue.

     La tesi della sostituzione elettiva può essere condivisa in quanto alla grazia, ma non certamente in riferimento agli usi cultuali, proprio della chiesa romana, ortodossa, copta e, per l’osservanza del sabato, degli avventisti del settimo giorno, «chiesa universale» di H.W. Armstrong e d’altri raggruppamenti minori.

     Che ci sia trasporto d’amore verso il popolo che ha generato il Messia in carne, è scritturale, Paolo stesso dice di non inorgoglirci verso coloro che sono stati tagliati, per far posto al popolo del nuovo patto, rimanendo noi stessi rami innestati (ma pienamente alimentati in Cristo Gesù). Paolo stesso si dichiara d’essere disposto a essere lui anatema (Rom 9,3) pur di salvare la sua tribù e il suo popolo; questo è un chiaro indice d’una posizione privilegiata del popolo giudaico, anche nel cuore dell’apostolo. E che dire del pianto di Gesù sulla Gerusalemme che lo respingeva!?

     Che il popolo ebraico, d’altro canto, faccia parte d’un eterno piano di Dio, è anch’esso fuori discussione, poiché a mio parere i patti e le promesse di Dio, sono sì e amen, e alla fine tutto Israele sarà salvato. Il fatto storico stesso che tutte le civiltà siano scomparse, con le loro peculiarità o idiomi, mentre il popolo ebraico rimane ancora l’unica genia naturale della terra, dopo millenni, è un’altra prova profetica e biblica che tale popolo occupa un posto particolare nel cuore di Dio, e che la sua santa mano stia controllando il processo storico del suo antico popolo.

     Ovviamente, non basta essere ebrei, per godere del favore di Dio, nessuno può andare al Padre se non per mezzo di Gesù di Nazareth, il Cristo vivente e risorto; ma è pur vero che chi tocca loro, tocca la pupilla di Dio.

     Bisogna osservare ancora che il realizzarsi delle tantissime profezie, che riguardano la sua restaurazione come entità politica, economica, sociale e produttiva (il deserto fiorirà), non possono che rallegrarci come credenti, poiché il tempo della parusia è vicino. Il Signore ritornerà proprio in Israele e da lì sconfiggerà tutti gli eserciti condotti o sobillati dalla trinità satanica.

     Naturalmente, mi si dirà che ci sono anche credenti nati di nuovo nel popolo arabo. Certamente, glorifichiamo Dio, per questa sua meravigliosa opera della grazia, ma occorre sottolineare che come tutti noi, siamo dei gentili, salvati per grazia, anche i fratelli d’etnia araba sono gentili salvati per grazia e non appartengono al popolo dell’antico patto, al popolo della promessa, come non lo erano in parte anche i Samaritani. Benedizioni nel Messia, Unto Re. {27 gennaio 2010}

 

 

6. {Pietro Cruccas}

 

Contributo: Ho letto l’articolo sopra indicato [► Israele? Che confusione!], che considero molto chiaro e istruttivo. Le mie ricorrenti posizioni sono note su Israele, per cui non penso di essere caduto nella «confusione». Il piano di Dio su Israele lo conosce Egli solo. Per cui, senza scendere in polemica «anti-israeliana» o «filo-israeliana», io giudico lo Stato di Israele per la sua condotta, per la sua politica, che considero criminale. Sulla critica dei comportamenti delle nazioni non ci metto la Bibbia. {27 gennaio 2010}

 

Risposta: Giustamente bisogna distinguere l’Israele nel piano di Dio (l’Israele storico nel suo complesso) dallo Stato d’Israele attuale (che è sono una parte dell’ebraismo mondiale) e dai governi israeliani e dalla loro politica attuale.

     In ogni modo, quando si giudica «lo Stato di Israele per la sua condotta, per la sua politica» e lo si considera «criminale», con tale giudizio così perentorio si potrebbe mostrare di essere almeno «orbo» da un occhio. Non sta a me difendere lo Stato d’Israele, ma esso è l’unica democrazia in Medio Oriente; inoltre è al centro di continui piani criminosi degli Stati circonvicini, che prevedono la sua cancellazione. L’Iran foraggia Hamas e i rappresentanti di ambedue non mancano occasione per augurarsi e minacciare la totale cancellazione d’Israele. Chi non tiene presente queste cose, mostra di essere almeno «orbo» da un occhio. Se Israele, di là dai suoi limiti, è «criminale», pur potendo in tale Stato professare le proprie opinioni, che dire appunto dell’Iran e di Hamas, per fare solo alcuni nomi? In Iran e laddove governa Hamas, dissenzienti e oppositori vengono semplicemente distrutti. Ammetto, quindi, che se dovessi vivere nel Medio Oriente, tutto sommato preferirei abitare in Israele, e questo non per motivi religiosi o romantici, ma solo per questioni di libertà e sicurezza. Ciò non significa che poi apprezzo tutto ciò che i governi israeliani facciano.

     Una nota conclusiva. La frase «Sulla critica dei comportamenti delle nazioni non ci metto la Bibbia», mi ha lasciato alquanto perplesso, se non addirittura allibito. La sacra Scrittura ha molto da dire sui comportamenti delle nazioni; chi non usa la Bibbia al riguardo è o biblicamente sprovveduto o ha poco discernimento scritturale. Tutte le proclamazioni dei profeti erano piene di critica a Israele e alle nazioni (cfr. Is 13-27; Ez 25-32.35.38s). Qui c’è ancora molto da approfondire al riguardo per recuperare la piena vista delle cose. Si confronti ad esempio questo principio di vino: «Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro, e vi saranno schiavi, e saranno oppressi per quattrocento anni… E alla quarta generazione essi torneranno qua; perché l’iniquità degli Amorei non e giunta finora al colmo» (Gn 15,13ss). «Tutte queste cose abominevoli le ha commesse la gente che v’era prima di voi, e il paese n’è stato contaminato. Badate che, se lo contaminate, il paese non vi vomiti come vomiterà la gente che vi stava prima di voi» (Lv 18,27s; cfr. il contrappasso contro Edom in 35,5ss).

     La Bibbia contiene quindi criteri per giudicare i comportamenti delle nazioni; uno d’essi è la vendetta crudele che disprezza la vita, la propria e l’altrui (Ez 25,12ss.15ss). {Nicola Martella}

 

 

7. {Vincenzo Russillo}

 

Cristo è colui che lava i peccati una volta per sempre: anche per gli ebrei!

     Nella Torah viene prescritto che, per avere l’espiazione d’ogni peccato, era necessario un sacrificio (Lv 17,11). Subito nel NT possiamo leggere: «Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna. Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurar la purezza della carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!» (Ebrei 9,11-14). Questo versetto mette al centro il sacrificio di Cristo per ogni peccato.

     Gli ebrei sono storicamente il popolo eletto da Dio, ma non c’è uomo giusto su questa terra: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3,23). Nella Bibbia viene predetto che negli ultimi tempi Israele riconoscerà il Messia (Zaccaria 12,10); ogni ebreo deve riconoscere il proprio Salvatore e Difensore davanti a Dio. Infatti il salario è stato pagato da Gesù e solo attraverso di Lui vi è salvezza: «In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati» (Atti 4,12). La salvezza per grazia è universale, come ci ricorda Paolo (Romani 10,12), bisogna riconoscere Gesù quale nostro Messia, come colui che ha compiuto il sacrificio una volta per tutte: «Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 6,23). {27 gennaio 2010}

 

 

8. {Tonino Mele}

 

Anch’io preferisco definirmi «amico d’Israele» piuttosto che «nemico», consapevole di ciò che questo popolo ha rappresentato e rappresenta ancora nel piano della salvezza: «La salvezza vien dai Giudei», diceva Gesù. Tuttavia, come «amico» preferisco anche dire la verità con sincerità, perché un amico è tale anche per questo.

     Anch’io credo che la reiezione d’Israele non è mai stata «totale», ma anche qui non bisogna far confusione. Se per «totale» intendiamo un concetto «temporale», allora va bene: Israele è stato reietto solo per un tempo. Se però intendiamo dire che solo una «parte» d’Israele è stato reietto, che per di più non era il «vero Israele», quindi nulla è immutato nei piani di Dio verso Israele come nazione, allora stiamo andando oltre l’insegnamento biblico, il quale afferma chiaramente il ripudio temporaneo d’Israele come nazione. Israele ha bisogno di ravvedersi.

     Infine, non credo che Israele sia più «criminale» d’altri Stati, anzi, nelle condizioni in cui questo piccolo Stato è costretto a vivere, con nemici da ogni parte, anche ben più numerosi d’esso, credo che stia dimostrando una capacità non comune di resistenza, nervi saldi e democrazia. La domanda è la seguente: quale altro Stato, sottoposto alle stesse pressioni d’Israele, sarebbe capace di fare meglio d’esso, o essere meno «criminale»? {28-01-2010}

 

 

9. {Pietro Calenzo}

 

Caro Nicola, ho letto sul sito pro e contro tale importante, innovativa problematica. Penso che tre punti siano propedeutici: ▪ 1) Non andare oltre ciò che è scritto in Atti 15. ▪ 2 ) Ringraziare Dio, malgrado tutto, che degli Ebrei riconoscano Gesù di Nazareth come Messia. ▪ 3) Dio ha scelto Israele. Un caro abbraccio. {28-01-2010}

 

 

10. {Michele Altieri}

 

Contributo: In alcuni testi di studiosi rabbini contemporanei possiamo notare che, anche se per loro Gesù il Nazareno è sicuramente solo un grande uomo, un maestro esemplare, se la conversione dell’umanità al Dio d’Israele, la cristianizzazione di miliardi di persone avvenuta nel nome di Gesù costituiscono un passo importante su questo cammino di salvezza, comunque non possono riconoscere in Gesù né il Messia d’Israele né il Redentore, ma che Dio si sia servito di lui per far compiere un passo in avanti.

     Tuttavia bisogna aggiungere, d’altra parte, che non si può escludere, dal punto di vista ebraico, del tutto l’ipotesi che Gesù potrebbe essere il Messia. «I cristiani riconoscono in Gesù il Salvatore del mondo. Per noi Egli non lo è, non ancora, il Messia d’Israele» [P. Lapide - K.Rahner, Heil von den Juden?, p. 92). Lapide ha precisato questo concetto: «La Chiesa prega quotidianamente per la parusia del Cristo, la Sinagoga per l’avvento del Messia. Dato che, sia nella soteriologia cristiana come nella dottrina ebraica sul Messia, può esserci uno solo, universale portatore di salvezza, Colui che è così ardentemente atteso deve essere il nostro comune Salvatore. Che Gesù di Nazareth sia per voi una certezza, per me è una possibilità da non escludere. Niente di più, ma neppure niente di meno. In ciò non sussiste alcun no ebraico di fronte a un sì cristiano, ma un sì cristiano rispetto a un umile punto di domanda ebraico». [Ibidem, p. 88] Con queste affermazioni Lapide ha compiuto un passo avanti e decisivo per riscoprire le radici comuni d’ebraismo e cristianesimo.

     In conclusione, noi aspettiamo la seconda venuta, loro la prima. Quindi, con questo voglio solo dire che non dobbiamo «sparare sentenze di condanna» a priori (Dio non ha bisogno di noi, che spesso ci mettiamo a fare la corte dei giudici in supporto al Presidente del Tribunale), senza neanche approfondire teologicamente le questioni, ma credo che dobbiamo essere cauti prima di dire che anche un buon ebreo, che aspetta il Messia, non è salvato. Il giudizio finale spetta sempre e comunque al Signore. {02-02-2010}

 

Risposta: Purtroppo, Michele, tu non ti rendi conto di che cosa stai parlando veramente. Pinchas Lapide (1922-1997) è morto da decenni e non intendeva che Gesù di Nazareth fosse il Messia dei Giudei. In quegli anni si passò dalla condanna del Talmud contro i cristiani (chiamati con disprezzo Edomiti, Epicurei, ecc.) e contro Gesù (ritenuto un imbroglione) a un’altra strategia: Gesù era giudeo, voi siete Gentili; noi siamo giudei e quindi gli unici che possono veramente comprenderlo e dirvi chi lui era veramente (Gesù storico). Questa è solo una strategia dialettica.

     Per l’approfondimento di questa questione si veda in merito la seguente opera:

     ■ Nicola Martella, Chi dice la gente che io sia? Offensiva intorno a Gesù 1 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

     ■ Nicola Martella, E voi, chi dite ch’io sia? Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

 

Si afferma che «dobbiamo essere cauti prima di dire che anche un buon ebreo, che aspetta il Messia, non è salvato»; stranamente anche i giudaisti cristianizzati affermano cose del genere e alcuni affermano addirittura che i Giudei siano salvati già in quanto tali. Tutto ciò significa smentire un sommo ebreo, Paolo da Tarso, il quale non lasciò alternativa: «I Giudei chiedono miracoli, e i Greci cercano sapienza; ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili, pazzia; ma per quelli i quali son chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,22ss). Chi afferma cose del genere si mette volontariamente un velo in faccia, come la stragrande degli Israeliti odierni (2 Cor 3,14ss).

     Motto: «Un quasi Gesù biblico, è un falso Gesù». Un «Gesù storico», che è stato spogliato di tutto ciò che affermano gli Evangeli e il NT, non salverà nessuno, né Gentili né Giudei. I quasi salvati, sono del tutto perduti. Chi non ha il Gesù predicato dagli apostoli, ha un «altro cristo» e predica un «evangelo diverso», perché mosso da uno «spirito diverso»; Paolo non ebbe difficoltà a lanciare allora il suo «anatema» (Gal 1,6-9).

     «Non siamo più dei bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore» (Ef 4,14). {Nicola Martella}

 

Replica: Shalom Nicola, ma io non ho scritto che Lapide accettava Gesù come Messia dei Giudei, anzi, tutti i rabbini affermano che Gesù non è il Messia; ma ho scritto che alcuni di loro non escludono che un giorno possono capire che il Messia sia Gesù. Per il resto non sto predicando una vangelo diverso, nel commento che ho già scritto nella stessa discussione e che tu hai pure pubblicato, ho scritto il verso di Atti 4,11 «In nessun altro nome vi è la salvezza». {Michele Altieri}

 

Osservazioni: Non ho scritto che TU predichi un «evangelo diverso», ma chi predica un «Gesù solo storico», giudaicamente addomesticato (come fanno Lapide e altri giudei), predica un «altro Cristo». Tutto ciò era rivolto alla nuova tattica dei Giudei: dopo secoli che lo hanno ingiuriato, hanno improvvisamente voluto adottare Gesù di Nazareth come loro «figlio», però non per quello che afferma il NT, ma come un semplice giudeo senza pretese. In Italia ci sono gentili giudaizzanti che predicano proprio ciò.

     La frase sul «buon ebreo», che pur non accettando Gesù come Messia, sarebbe salvato aspettando il Messia, mi ha lasciato comunque molto perplesso. «Io non mi vergogno dell’Evangelo, perché esso è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente, del Giudeo prima e poi del Greco» (Rm 1,16; 3,9 «sotto il peccato»; 10,12 «non v’è distinzione»; 1 Cor 12,13 «un unico corpo»; Gal 3,27ss «rivestiti di Cristo»; Col 3,11 «Cristo è in ogni cosa e in tutti»). {Nicola Martella}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Giudei_salvati_ripudiati_Esc.htm

26-01-2010; Aggiornamento: 03-02-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce