Qui di seguito
discutiamo due articoli connessi fra loro. Nel primo Nicola Martella risponde
alla tesi dei giudaizzanti, secondo cui i Giudei sarebbero già salvati in quanto
stirpe d’Abramo: «Giudei
già salvati in quanto tali?». Nel secondo articolo
Tonino Mele cerca di fare chiarezza riguardo alla confusione che sta intorno a
Israele: «Israele?
Che confusione!:
Alla ricerca d’un equilibrio». I filo-israeliani vorrebbero
gli Israeliti (confusi spesso con gli Israeliani attuali quali cittadini dello
Stato d'Israele) come salvati in toto, essendo discendenti di Abramo, Isacco e
Giacobbe. Gli anti-israeliani sfoderano la «teologia della sostituzione»,
credendo di mettere i Giudei per sempre fuori gioco rispetto alla storia. Alcuni
parlano, perciò, di un «ripudio globale e definivo» d’Israele (aspetto
massimalista), altri parlano di un «ripudio parziale» d’Israele (aspetto
quantitativo) e altri ancora parlano di un «ripudio totale, ma temporaneo»
d’Israele (aspetto temporale). Come si vede, c'è la necessità di differenziare
per addivenire alla verità biblica, tenendo un grande equilibro razionale il
massimo rigore esegetico.
I primi due contributi si riferiscono al primo articolo; il resto, al secondo.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
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1. {Lidia
Focarete}
▲
Non tutto Israele è
il popolo di Dio! Le promesse di Dio valgono per coloro che credono e accettano
Cristo come personale Salvatore! Benedizioni e maledizioni, le prime per i
«giusti» e le seconde per gli empi, sia giudei che gentili! Correggimi se
sbaglio!
I «se» di Dio pongono una chiara enfasi sulla libertà di scelta dell’uomo, dal
momento che non credo nella predestinazione, ma bensì nella preconoscenza
dell’Eterno, non posso nemmeno immaginare che essa sia valida solo per alcuni
(Israele).
In Romani è scritto ai gentili di non inorgoglirsi per essere stati innestati,
penso che valga lo stesso per i Giudei in quanto rami naturali! Loro sono stati
eletti e sono amati a causa dei padri, ma questo stato non è una conferma di
salvezza. Agli occhi di Dio i peccatori sono tutti uguali, non fa differenze,
tutti hanno bisogno dell’opera rigeneratrice del suo Spirito.
Ma questo non toglie il fatto che noi gentili dobbiamo ricordare che per la loro
caduta la salvezza è giunta a noi; è una meravigliosa grazia. Per cui dobbiamo
rendere lode e gloria al Dio d’Israele, e supplicarlo affinché il loro
indurimento parziale possa giungere alla fine, e possano proclamare «baruch
haba beshem Adonai»! [N.d.R.: «benedetto Colui che viene nel nome del
Signore»] {25-01-2010}
2. {Michele Altieri}
▲
1) La Bibbia c’insegna l’universalità della salvezza, già dal primo testamento
(ad esempio, la storia di Ruth).
2) La Bibbia c’insegna che non tutto Israele era Israele, e il concetto del
residuo lo dimostra.
3) Dio non fa riguardo alla qualità delle persone. Dio ha scelto Israele per
farsi conoscere, non perché «a priori» i giudei sono salvati; anzi, quando le
cose non andavano bene...
4) In nessun altro vi è salvezza (Atti 4,11-12).
Ho dato un’occhiata
al sito di Nicola, vi sono interventi davvero interessanti afferenti questi
argomenti. {26-01-2010}
3. {Vari
lettori}
▲
■
Luciano Leoni: Effettivamente un po’ di caos c’è. I motivi? Ne ho in
mente un paio. Uno riguarda il rifiuto di tutto quello che ricorda il giudaismo;
l’altro, il voler giudaizzare il cristianesimo. In entrambe le posizioni si
perde di vista il «centro»: Il Messia, e si cade dal sano equilibrio.
{26-01-2010}
■
Angela Morana:
Il Signore si è fatto conoscere tramite
questo popolo. Gesù è venuto per tutti coloro che credono in Lui. «Non c’è
qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né
femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3,28). Tutti
abbiamo bisogno della grazia di Dio! Il resto sono chicchere e credenze
inutili! Abbiamo bisogno del Signore Gesù o l’ira di Dio resta su di noi,
Israeliti e non! Buona giornata a tutti voi con la pace e la guida del
Signore Gesù! {28 gennaio 2010}
4. {Antonello
Are}
▲
■ Contributo:
L’ho letto tutto e lo trovo molto interessante, sì è una gran bella
confusione... Forse potrei definirmi fra le categorie definite da Tonino «un
amico di Israele» che non ha la pretesa di riformare la Chiesa in senso
giudaico; ma di certo credo che il popolo di Dio avrà beneficio, dando un
particolare valore alla lettura ebraica degli scritti Sacri e alle
feste ebraiche, più che rivisitate direi «riscoperte» secondo la luce in
chiave neotestamentaria. {26-01-2010}
▬
Risposta:
Quando si parla di «lettura ebraica degli scritti Sacri» in
ambiente giudeo-messianico si intende perlopiù una lettura del NT filtrata dal
Talmud medioevale. Tale espressione è uno specchio per le allodole per
giudaizzare il NT. Se si va al Talmud, ci si accorge però che esso è
effettivamente pieno «di favole e di genealogie senza fine, le quali
producono questioni, anziché promuovere la dispensazione di Dio, che è in fede»
(1 Tm 1,4). Si pensa che, avendo una presunta «lettura ebraica degli scritti
Sacri», si sia più vicini al testo biblico e, invece, si rischia che i «sani
nella fede», diano così «retta a favole giudaiche e a comandamenti d’uomini,
i quali
voltano le spalle alla verità»
(Tt 1,13s).
Quanto al valore delle «feste ebraiche», che dovremmo riscoprire, ricordo
il veemente rimprovero fatto ai cristiani gentili della Galazia e di Colosse,
che credevano proprio di fare così. «…come mai vi rivolgete di nuovo ai
deboli e poveri elementi, ai quali volete di bel nuovo ricominciare a
servire? Voi osservate giorni
e mesi e
stagioni e
anni. Io temo, quanto a voi,
d’essermi invano affaticato
per voi» (Gal 4,9ss). «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al
bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, che sono l’ombra di cose
future; ma il corpo è di Cristo» (Col 2,16s). Osserviamo che in tutto il NT
l’unica solennità che viene ingiunta è quella che chiamerei la «festa del nuovo
patto»: «Purificatevi del vecchio lievito, affinché siate una
nuova pasta, come già siete senza
lievito. Poiché anche la
nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.
Celebriamo dunque la festa…» (1
Cor 5,7s).
Come vediamo, dobbiamo stare attenti a non farci incantare e ingannare da
coloro che — come D.H. Stern e altri come lui — mettono a riscaldare cose, da
cui il NT ci mette in guardia. Il messaggio biblico è chiaro anche senza il
cosiddetto «sottotesto» ebraico. Il Concilio di Gerusalemme (At 15) non ha
preteso una presunta lettura giudaizzante del testo biblico, né che i cristiani
gentili osservassero giorni particolari della tradizione giudaica. Un pericoloso
lievito giudaista sta penetrando nelle chiese, specialmente di stampo
entusiastico, e le sta trasformando lentamente in tante nuove Corinto, in cui i
«sommi apostoli» erano appunto Giudei di stampo gnostico.
{Nicola Martella}
5. {Pietro
Calenzo}
▲
Caro Nicola,
concordo pienamente con i vostri assunti, storici e biblici. Personalmente, ho
conosciuto soltanto una coppia d’Ebrei messianici; e mi è parso che l’osservanza
ancora delle feste giudaiche sia in antitesi con le decisioni del Concilio di
Gerusalemme, così come riportato nella Parola di Dio, nel libro degli Atti.
Nondimeno la reiezione del popolo ebraico non è stata mai totale.
L’apostolo Paolo e il Signore stesso ne parlano... alla fine tutto Israele sarà
salvato, anche se dopo terribili prove, che comporteranno molto spargimento di
sangue.
La tesi della sostituzione elettiva può essere condivisa in quanto alla
grazia, ma non certamente in riferimento agli usi cultuali, proprio della chiesa
romana, ortodossa, copta e, per l’osservanza del sabato, degli avventisti del
settimo giorno, «chiesa universale» di H.W. Armstrong e d’altri raggruppamenti
minori.
Che ci sia trasporto d’amore verso il popolo che ha generato il Messia in
carne, è scritturale, Paolo stesso dice di non inorgoglirci verso coloro che
sono stati tagliati, per far posto al popolo del nuovo patto, rimanendo noi
stessi rami innestati (ma pienamente alimentati in Cristo Gesù). Paolo stesso si
dichiara d’essere disposto a essere lui anatema (Rom 9,3) pur di salvare la sua
tribù e il suo popolo; questo è un chiaro indice d’una posizione privilegiata
del popolo giudaico, anche nel cuore dell’apostolo. E che dire del pianto di
Gesù sulla Gerusalemme che lo respingeva!?
Che il popolo ebraico, d’altro canto, faccia parte d’un eterno piano di Dio,
è anch’esso fuori discussione, poiché a mio parere i patti e le promesse di Dio,
sono sì e amen, e alla fine tutto Israele sarà salvato. Il fatto storico stesso
che tutte le civiltà siano scomparse, con le loro peculiarità o idiomi, mentre
il popolo ebraico rimane ancora l’unica genia naturale della terra, dopo
millenni, è un’altra prova profetica e biblica che tale popolo occupa un posto
particolare nel cuore di Dio, e che la sua santa mano stia controllando il
processo storico del suo antico popolo.
Ovviamente, non basta essere ebrei, per godere del favore di Dio, nessuno
può andare al Padre se non per mezzo di Gesù di Nazareth, il Cristo vivente e
risorto; ma è pur vero che chi tocca loro, tocca la pupilla di Dio.
Bisogna osservare ancora che il realizzarsi delle tantissime profezie,
che riguardano la sua restaurazione come entità politica, economica, sociale e
produttiva (il deserto fiorirà), non possono che rallegrarci come credenti,
poiché il tempo della parusia è vicino. Il Signore ritornerà proprio in Israele
e da lì sconfiggerà tutti gli eserciti condotti o sobillati dalla trinità
satanica.
Naturalmente, mi si dirà che ci sono anche credenti nati di nuovo nel popolo
arabo. Certamente, glorifichiamo Dio, per questa sua meravigliosa opera
della grazia, ma occorre sottolineare che come tutti noi, siamo dei gentili,
salvati per grazia, anche i fratelli d’etnia araba sono gentili salvati per
grazia e non appartengono al popolo dell’antico patto, al popolo della promessa,
come non lo erano in parte anche i Samaritani. Benedizioni nel Messia, Unto Re.
{27 gennaio 2010}
6.
{Pietro Cruccas}
▲
■ Contributo: Ho
letto l’articolo sopra indicato [►
Israele? Che confusione!], che considero molto chiaro e istruttivo.
Le mie ricorrenti posizioni sono note su Israele, per cui non penso di essere
caduto nella «confusione». Il piano di Dio su Israele lo conosce Egli solo. Per
cui, senza scendere in polemica «anti-israeliana» o «filo-israeliana», io
giudico lo Stato di Israele per la sua condotta, per la sua politica, che
considero criminale. Sulla critica dei comportamenti delle nazioni non ci metto
la Bibbia. {27 gennaio 2010}
▬
Risposta: Giustamente bisogna
distinguere l’Israele nel piano di Dio (l’Israele storico nel suo
complesso) dallo Stato d’Israele attuale (che è sono una parte dell’ebraismo
mondiale) e dai governi israeliani e dalla loro politica attuale.
In ogni modo, quando si giudica «lo Stato di Israele per la sua condotta, per la
sua politica» e lo si considera «criminale», con tale giudizio così
perentorio si potrebbe mostrare di essere almeno «orbo» da un occhio. Non sta a
me difendere lo Stato d’Israele, ma esso è l’unica democrazia in Medio Oriente;
inoltre è al centro di continui piani criminosi degli Stati circonvicini, che
prevedono la sua cancellazione. L’Iran foraggia Hamas e i rappresentanti
di ambedue non mancano occasione per augurarsi e minacciare la totale
cancellazione d’Israele. Chi non tiene presente queste cose, mostra di essere
almeno «orbo» da un occhio. Se Israele, di là dai suoi limiti, è «criminale»,
pur potendo in tale Stato professare le proprie opinioni, che dire appunto
dell’Iran e di Hamas, per fare solo alcuni nomi? In Iran e laddove governa
Hamas, dissenzienti e oppositori vengono semplicemente distrutti. Ammetto,
quindi, che se dovessi vivere nel Medio Oriente, tutto sommato preferirei
abitare in Israele, e questo non per motivi religiosi o romantici, ma solo per
questioni di libertà e sicurezza. Ciò non significa che poi apprezzo tutto ciò
che i governi israeliani facciano.
Una nota conclusiva. La frase «Sulla critica dei comportamenti delle nazioni
non ci metto la Bibbia», mi ha lasciato alquanto perplesso, se non
addirittura allibito. La sacra Scrittura ha molto da dire sui comportamenti
delle nazioni; chi non usa la Bibbia al riguardo è o biblicamente sprovveduto o
ha poco discernimento scritturale. Tutte le proclamazioni dei profeti erano
piene di critica a Israele e alle nazioni (cfr. Is 13-27; Ez 25-32.35.38s). Qui
c’è ancora molto da approfondire al riguardo per recuperare la piena vista delle
cose. Si confronti ad esempio questo principio di vino: «Sappi per certo che
i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro, e
vi saranno schiavi, e saranno
oppressi per quattrocento anni… E
alla quarta generazione essi torneranno qua; perché
l’iniquità degli Amorei non e giunta
finora al colmo» (Gn 15,13ss). «Tutte queste cose abominevoli le
ha commesse la gente che v’era prima
di voi, e il paese n’è stato contaminato. Badate che, se lo contaminate, il
paese non vi vomiti come
vomiterà la gente che vi stava
prima di voi» (Lv 18,27s; cfr. il contrappasso contro Edom in 35,5ss).
La Bibbia contiene quindi criteri per giudicare i comportamenti delle nazioni;
uno d’essi è la vendetta crudele che disprezza la vita, la propria e
l’altrui (Ez 25,12ss.15ss). {Nicola Martella}
7.
{Vincenzo Russillo}
▲
Cristo è colui
che lava i peccati una volta per sempre: anche per gli ebrei!
Nella Torah viene prescritto che, per avere l’espiazione d’ogni peccato, era
necessario un sacrificio (Lv 17,11). Subito nel NT possiamo leggere: «Ma
venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, egli, attraverso un tabernacolo
più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di questa
creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue
di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una
redenzione eterna. Infatti,
se il sangue di capri, di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su
quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurar la purezza
della carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito
eterno offrì se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza
dalle opere morte per servire il Dio vivente!» (Ebrei 9,11-14). Questo
versetto mette al centro il sacrificio di Cristo per ogni peccato.
Gli ebrei sono storicamente il popolo eletto da Dio, ma non c’è uomo giusto su
questa terra: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio»
(Romani 3,23). Nella Bibbia viene predetto che negli ultimi tempi Israele
riconoscerà il Messia (Zaccaria 12,10); ogni ebreo deve riconoscere il
proprio Salvatore e Difensore davanti a Dio. Infatti il salario è stato pagato
da Gesù e solo attraverso di Lui vi è salvezza: «In nessun altro è la
salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia
stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati»
(Atti 4,12). La salvezza per grazia è universale, come ci ricorda Paolo (Romani
10,12), bisogna riconoscere Gesù quale nostro Messia, come colui che ha
compiuto il sacrificio una volta per tutte: «Il salario del peccato è la
morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore»
(Romani 6,23). {27 gennaio 2010}
8. {Tonino Mele}
▲
Anch’io preferisco
definirmi «amico d’Israele» piuttosto che «nemico», consapevole di ciò
che questo popolo ha rappresentato e rappresenta ancora nel piano della
salvezza: «La salvezza vien dai Giudei», diceva Gesù. Tuttavia, come
«amico» preferisco anche dire la verità con sincerità, perché un amico è tale
anche per questo.
Anch’io credo che la reiezione d’Israele non è mai stata «totale», ma
anche qui non bisogna far confusione. Se per «totale» intendiamo un concetto
«temporale», allora va bene: Israele è stato reietto solo per un tempo. Se però
intendiamo dire che solo una «parte» d’Israele è stato reietto, che per di più
non era il «vero Israele», quindi nulla è immutato nei piani di Dio verso
Israele come nazione, allora stiamo andando oltre l’insegnamento biblico, il
quale afferma chiaramente il ripudio temporaneo d’Israele come nazione. Israele
ha bisogno di ravvedersi.
Infine, non credo che Israele sia più «criminale» d’altri Stati, anzi,
nelle condizioni in cui questo piccolo Stato è costretto a vivere, con nemici da
ogni parte, anche ben più numerosi d’esso, credo che stia dimostrando una
capacità non comune di resistenza, nervi saldi e democrazia. La domanda è la
seguente: quale altro Stato, sottoposto alle stesse pressioni d’Israele, sarebbe
capace di fare meglio d’esso, o essere meno «criminale»? {28-01-2010}
9. {Pietro
Calenzo}
▲
Caro Nicola, ho letto sul sito pro e contro tale
importante, innovativa problematica. Penso che tre punti siano propedeutici: ▪
1) Non andare oltre ciò che è scritto in Atti 15. ▪ 2 ) Ringraziare Dio,
malgrado tutto, che degli Ebrei riconoscano Gesù di Nazareth come Messia. ▪ 3)
Dio ha scelto Israele. Un caro abbraccio. {28-01-2010}
10. {Michele
Altieri}
▲
■ Contributo: In
alcuni testi di studiosi rabbini contemporanei possiamo notare che, anche se per
loro Gesù il Nazareno è sicuramente solo un grande uomo, un maestro esemplare,
se la conversione dell’umanità al Dio d’Israele, la cristianizzazione di
miliardi di persone avvenuta nel nome di Gesù costituiscono un passo importante
su questo cammino di salvezza, comunque non possono riconoscere in Gesù né il
Messia d’Israele né il Redentore, ma che Dio si sia servito di lui per far
compiere un passo in avanti.
Tuttavia bisogna aggiungere, d’altra parte, che non si può escludere, dal punto
di vista ebraico, del tutto l’ipotesi che Gesù potrebbe essere il Messia. «I
cristiani riconoscono in Gesù il Salvatore del mondo. Per noi Egli non lo è,
non ancora, il Messia d’Israele» [P. Lapide - K.Rahner, Heil von den
Juden?, p. 92). Lapide ha precisato questo concetto: «La Chiesa prega
quotidianamente per la parusia del Cristo, la Sinagoga per l’avvento del Messia.
Dato che, sia nella soteriologia cristiana come nella dottrina ebraica sul
Messia, può esserci uno solo, universale portatore di salvezza, Colui che è così
ardentemente atteso deve essere il nostro comune Salvatore. Che Gesù di Nazareth
sia per voi una certezza, per me è una possibilità da non escludere. Niente di
più, ma neppure niente di meno. In ciò non sussiste alcun no ebraico di fronte a
un sì cristiano, ma un sì cristiano rispetto a un umile punto di domanda
ebraico». [Ibidem, p. 88] Con queste affermazioni Lapide ha compiuto un
passo avanti e decisivo per riscoprire le radici comuni d’ebraismo e
cristianesimo.
In
conclusione, noi aspettiamo la seconda venuta, loro la prima. Quindi, con questo
voglio solo dire che non dobbiamo «sparare sentenze di condanna» a priori
(Dio non ha bisogno di noi, che spesso ci mettiamo a fare la corte dei giudici
in supporto al Presidente del Tribunale), senza neanche approfondire
teologicamente le questioni, ma credo che dobbiamo essere cauti prima di dire
che anche un buon ebreo, che aspetta il Messia, non è salvato. Il
giudizio finale spetta sempre e comunque al Signore.
{02-02-2010}
▬
Risposta: Purtroppo, Michele, tu non ti rendi conto di che
cosa stai parlando veramente.
Pinchas
Lapide
(1922-1997) è morto da decenni e non intendeva che Gesù di Nazareth fosse il
Messia dei Giudei. In quegli anni si passò dalla condanna del Talmud contro i
cristiani (chiamati con disprezzo Edomiti, Epicurei, ecc.) e contro Gesù
(ritenuto un imbroglione) a un’altra strategia: Gesù era giudeo, voi
siete Gentili; noi siamo giudei e quindi gli unici che possono veramente
comprenderlo e dirvi chi lui era veramente (Gesù storico). Questa è solo una
strategia dialettica.
Per l’approfondimento
di questa questione si veda in merito la seguente opera:
■ Nicola Martella,
Chi dice la gente che io sia?
Offensiva intorno a Gesù 1
(Punto°A°Croce, Roma 2000).
■ Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000).
Si afferma che
«dobbiamo essere cauti prima di dire che anche un
buon ebreo, che aspetta il Messia, non è salvato»; stranamente anche i
giudaisti cristianizzati affermano cose del genere e alcuni affermano
addirittura che i Giudei siano salvati già in quanto tali. Tutto ciò significa
smentire un sommo ebreo, Paolo da Tarso, il quale non lasciò alternativa: «I
Giudei chiedono miracoli, e i Greci cercano sapienza; ma noi
predichiamo Cristo crocifisso, che
per i Giudei è scandalo, e per i Gentili, pazzia; ma per quelli i quali son
chiamati, tanto Giudei quanto Greci,
predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,22ss).
Chi afferma cose del genere si mette volontariamente un velo in faccia, come la
stragrande degli Israeliti odierni (2 Cor 3,14ss).
Motto: «Un quasi Gesù biblico, è un falso Gesù». Un «Gesù storico», che è
stato spogliato di tutto ciò che affermano gli Evangeli e il NT, non salverà
nessuno, né Gentili né Giudei. I quasi salvati, sono del tutto perduti. Chi
non ha il Gesù predicato dagli apostoli, ha un «altro cristo» e predica un
«evangelo diverso», perché mosso da uno «spirito diverso»; Paolo non ebbe
difficoltà a lanciare allora il suo «anatema» (Gal 1,6-9).
«Non siamo più dei bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento
di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti
seduttrici dell’errore» (Ef 4,14). {Nicola Martella}
▬
Replica:
Shalom Nicola, ma io non ho scritto che
Lapide accettava Gesù come Messia dei Giudei, anzi, tutti i rabbini affermano
che Gesù non è il Messia; ma ho scritto che alcuni di loro non escludono che un
giorno possono capire che il Messia sia Gesù. Per il resto non sto predicando
una vangelo diverso, nel commento che ho già scritto nella stessa discussione e
che tu hai pure pubblicato, ho scritto il verso di Atti 4,11 «In nessun altro
nome vi è la salvezza». {Michele Altieri}
▬
Osservazioni: Non ho scritto che TU predichi un «evangelo
diverso», ma chi predica un «Gesù solo storico», giudaicamente addomesticato
(come fanno Lapide e altri giudei), predica un «altro Cristo». Tutto ciò era
rivolto alla nuova tattica
dei Giudei: dopo secoli che lo hanno ingiuriato, hanno improvvisamente voluto
adottare Gesù di Nazareth come loro «figlio», però non per quello che afferma il
NT, ma come un semplice giudeo senza pretese. In Italia ci sono gentili
giudaizzanti che predicano proprio ciò.
La frase sul «buon ebreo», che pur non accettando Gesù come Messia,
sarebbe salvato aspettando il Messia, mi ha lasciato comunque molto perplesso. «Io
non mi vergogno dell’Evangelo,
perché esso è potenza di Dio per la
salvezza d’ogni credente, del Giudeo prima e poi del Greco» (Rm 1,16;
3,9 «sotto il peccato»; 10,12 «non v’è distinzione»; 1 Cor 12,13 «un
unico corpo»; Gal 3,27ss «rivestiti di Cristo»; Col 3,11 «Cristo è
in ogni cosa e in tutti»). {Nicola Martella}
11. {}
▲
12. {}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Giudei_salvati_ripudiati_Esc.htm
26-01-2010; Aggiornamento: 03-02-2010 |