Questa è un'aggiunta di Emanuela Crespi, che è arrivata mentre stavo mettendo in rete la risposta alle questioni
da lei precedentemente sollevate. [►
Questioni sui profeti del NT] |
La questione della lettrice
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Ciao Nicola, volevo aggiungere un’ulteriore osservazione a quanto ti ho già mandato. Si tratta di
quanto tu affermi in «Bob
Hazlett: due tesi a confronto», cioè che: «L’espressione "parole profetiche" viene usata come un abuso!
Infatti, nell’unico brano del NT, in cui viene usata, si riferisce
esclusivamente alle parole scritte dei profeti dell’AT: in 2 Pt 1,19ss la
"parola profetica" corrisponde a "profezia della Scrittura" (= AT!) o
semplicemente a "profezia" (= AT!)».
Nel mio precedente scritto ti ho dato ragione, ma dopo un approfondimento devo
ora contraddirti anche in questo. L’espressione «parole profetiche compare in 1
Timoteo 4,14. In effetti, ho controllato le varie traduzioni e ho scoperto che
questo termine compare nella Nuova Riveduta, mentre in altre versioni è tradotto
come «profezia»:
■ Diodati: Non
trascurare il dono che è in te, che ti è stato dato
per profezia, con l’imposizione
delle mani da parte del collegio degli anziani.
■ Nuova Riveduta:
Non trascurare il carisma che è in te e che ti fu dato mediante
la parola profetica insieme
all’imposizione delle mani dal collegio degli anziani.
■ Luzzi / Riveduta:
Non trascurare il dono che è in te, il quale ti fu dato
per profezia quando ti furono imposte le mani dal collegio
degli anziani.
■ C.E.I. Gerusalemme:
Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito,
per indicazioni di profeti, con
l’imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.
È evidente che,
oltre a comparire almeno in una traduzione, quest’espressione «parola profetica»
equivale in tutto e per tutto al semplice termine «profezia».
Naturalmente tutto il passaggio in sé sta a dimostrazione dell’esistenza sia dei
profeti, che delle «parole profetiche» (o «profezie»). {Emanuela Crespi;
08-11-2007}
La risposta ▲
Se dovessimo andare
dietro alle traduzioni, seppure utili per il confronto, non accerteremmo mai la
verità in caso di dubbio. Traducendo radicalmente dal greco, si dovrà prendere
atto che in
1 Tm 4,14 non c’è né «parola profetica» (tanto caro a pentecostali e
carismaticisti) né probabilmente «collegio degli anziani» (tanto caro al
movimento dei Fratelli).
Per prima cosa, traduciamo radicalmente il brano in esame: «Non
trascurare la [azione di] grazia che è in te, la quale ti fu data mediante
proclamazione [ispirata] con imposizione delle mani dell’anzianità».
Ecco poi qualche nota utile alla comprensione del brano. Nell’articolo
«Per
forza un collegio di anziani?» faccio riferimento al parallelo fra 1 Tm 4,14 e 2 Tm 1,6 e scrivo quanto segue
sul brano in esame: Il termine presbytérion qualifica qui lo stesso Paolo
nella sua «anzianità o privilegio di anziano», con la quale ha imposto le mani a
Timoteo, come lo espresse anche in 2 Tm 1,6. Non è un caso che alcuni
manoscritti hanno qui non presbytériou «dell’anzianità» ma presbytérou
«dell’anziano». In ogni modo, presbytérion significava in greco anche
«privilegio per anzianità, privilegio di anziano».
Le conclusioni tratte dalla mia interlocutrice, partendo dalle traduzioni, non
sono perciò condivisibili. Il brano non dimostra la presenza di particolari
profeti nelle chiese. Qui Paolo agì in qualità di apostolo (1 Tm 1,1; 2 Tm
1,1) che avviò il suo discepolo Timoteo all’opera missionaria, confermandolo e
consacrandolo a tale ministero mediante l’imposizione delle mani. È ciò che
avviene in molte chiese nel mondo quando viene avviato un fratello a un
ministero particolare o inviato come missionario.
Infatti, quando la chiesa di Gerusalemme scelse sette collaboratori degli
apostoli, «li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato,
imposero loro le mani» (At 6,6). Si noti che qui la preghiera sostituisce la
«dichiarazione ispirata» (o profezia) che accompagna altrove l’imposizione delle
mani e probabilmente le corrisponde. Anche in
Antiochia c’i fu lo stesso procedimento per avviare Paolo e Barnaba al
ministero di apostoli, ossia di missionari della chiesa di Antiochia (At 13,3).
Per la corretta prassi dell’imposizione delle mani e per i pericoli che bisogna
evitare cfr. in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), l’articolo «Imposizione delle mani e Bibbia», pp.
247-250; per l’uso esoterico cfr. «Imposizione delle mani», pp. 244-247.
È interessante notare che negli Atti degli Apostoli
il termine «profezia» ricorre solo (e al singolare) nel discorso, che Pietro
fece a proposito di Giuda l'Iscariota, riferendosi per «profezia della
Scrittura» a ciò che fu «pronunciato dallo Spirito Santo per bocca di
Davide» (At 1,16). Quindi «profezia» non si riferì qui neppure alla parola
di un profeta istituzionale (!), ma semplicemente alla «parola ispirata» di chi
non era un nabî’ della teocrazia d'Israele! Detto questo, è evidente che
— all'interno della stessa azione (imposizione delle mani per consacrare a un
ministero) — esiste un parallelo fra «dopo aver pregato, imposero loro le
mani» (At 6,6; 13,3) e «mediante profezia con imposizione delle mani»
(1 Tm 4,14) e addirittura con 2 Tm 1,6, dove non sono neppure menzionate l'una e
l'altra, perché scontate. Perciò all'interno dell'atto dell'imposizioni delle
mani per avviare qualcuno a un ministero, ciò che proclamava l'uno sull'altro
poteva essere chiamato «preghiera» o «profezia», contenendo elementi di
affidamento alla grazia di Dio, di conferma per tale servitore e di richiesta di
benedizione a Dio per lui e la sua opera.
Si noti infine che nelle epistole pastorali Paolo elencando i ministeri
corrispondenti ai suoi carismi non menzionò d’essere particolarmente «profeta»,
poiché proclamare sotto ispirazione sulla base delle sacre Scritture in senso
applicativo era già parte del suo apostolato. «Io fui costituito banditore e
apostolo…, insegnante dei Gentili»(1 Tm 2,7). E ancora: «Io sono stato
costituito banditore e apostolo e insegnante» (2 Tm 1,11). Come ho mostrato
altrove, in At 13,1 «profeti e insegnanti» erano la medesima cosa, poiché chi
insegnava sistematicamente la sacra Scrittura (allora l’AT) era altresì capace
di proclamarla in modo ispirato, applicando alla situazione contingente.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Profeti_traduzioni_MeG.htm
15-11-2007; Aggiornamento:
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