Qui di
seguito discutiamo l'articolo «È
vietato pregare con i pazienti». Le discriminazioni di
credenti biblici sul posto di lavoro o nella società non sono nulla di
nuovo neppure in Italia degli ultimi decenni. Ogni tanto qualche
cristiano mi ha raccontato personalmente di essere stato discriminato in
quanto cristiano biblico, dopo aver fatto domanda d'assunzione; altri,
quando non hanno perso del tutto la loro occupazione per motivi di fede,
sono stati angariati sul posto di lavoro o sono stati impediti nella
loro carriera.
Durante il corso della storia, non pochi cristiani fedeli alla sacra
Scrittura hanno perso, oltre ai diritti civili, la loro stessa vita.
Ecco qui di seguito un esempio molto antico. Tale narrazione l'ho
adattata da un racconto vero, che mi è stato mandato da Filippo Bonello
(si veda il primo contributo).
Perpetua era il nome d’una donna cristiana del 2° secolo d.C. Sua madre
era cristiana, mentre suo padre era pagano. Abitava a Cartagine,
nell’attuale Tunisia. A 22 anni, quando aveva un bambino d’alcuni mesi,
fu arrestata per ordine dell’imperatore Severo, perché era cristiana.
Appena lo seppe, il suo anziano padre, che l’amava molto, venne a
supplicarla di rinunciare alla sua fede. Perpetua rifiutò. Tentarono di
farla cedere, concedendole qualche favore: le diminuirono le torture e
le portarono il suo bambino. Alla vigilia del processo, suo padre tornò
a trovarla: «Figlia mia, abbi pietà dei miei capelli bianchi. Non
espormi al dolore e alla vergogna di vederti morire in un’arena». Si
gettò ai suoi piedi e pianse.
Al momento dell’interrogatorio, mentre la sala d’udienza era al
completo, il padre corse dall’accusata portando in braccio il suo
bambino. La supplicò di rinunciare alla sua fede. Persino il giudice le
disse: «Abbi pietà di tuo padre e di tuo figlio! Offri sacrifici
all’imperatore». «Non posso», rispose lei. Il giudice allora le chiese:
«Sei cristiana?». «Sì, lo sono», fu la risposta della donna.
Perpetua fu condannata a essere getta in pasto alle belve del circo nel
giorno, in cui l’imperatore avrebbe dato una festa. E quel giorno non
tardò. Fu condotta al supplizio con altri martiri. Prima di morire,
s’abbracciarono. Se ne andavano presso Gesù.
Qui finisce la commovente storia di Perpetua. Questa narrazione è stata
tratta da un libro sulla storia di Cartagine. Questa è una delle tante
storie accadute durante le antiche persecuzioni, secondo come Gesù aveva
annunciato (cfr. Matteo 10,6). Casi del genere si sono avuti anche negli
ultimi decenni in regimi atei, sotto dittature sia politiche, sia
religiose. Come mostra la storia con i suoi cicli e ricicli e come
annuncia la sacra Scrittura per i tempi della fine, angarie,
persecuzioni, torture e uccisioni a causa della fede non termineranno
vero coloro che amano Dio e lo servono secondo la sua Parola, la Bibbia.
Le intolleranze di estremisti indù in India e di fanatici mussulmani in
vari Paesi islamici non fanno ben sperare. Ciò vale anche per gli
integralisti cattolici in Italia che hanno una sola ricetta verso gli
evangelici: «Bruciateli!». [►
Presunzione di chierico e verità biblica? Parliamone 1 (contributo
4: Gianni Toffali)]
►
Combattere le discriminazioni denunciandole {Nicola Martella} (A)
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1.
{Filippo Bonello}
▲
■
Contributo: Fratello Nicola, mi ha commosso quello che ho letto.
Si tratta di una persecuzione partita da parte della paziente, perché se
la paziente era veramente credente, come tanti cattolici romani si
credono, non doveva reclamare, poteva dire «non m’interessa», invece, se
ho ben capito, ha reclamato contro la donna che gli aveva chiesto di
pregare con lei.
Fratello Nicola, tu sai quello che disse Pietro negli Atti degli
Apostoli: Bisogna ubbidire più a Dio che gli uomini, o alla gente. Per
me quella paziente un giorno sarà chiamata da Dio. Paolo dice: «Se
Dio è con noi, chi può essere contro di noi?» (Romani 8,31).
Un caso simile capitò a Costantino Brancato, fratello di mio cognato,
nel 1955. Dopo che Costantino s’era convertito, il prete del paese volle
benedire con la forza il locale della sua barberia in sua assenza;
quando l’uomo chiese ragione al prete, fu denunziato dal chierico
per «oltraggio alla religione». Per tale denuncia, Costantino si fece
otto mesi di prigione.
Comunque dobbiamo pregare per l’infermiera e per le persone che ci
perseguitano, come insegna Gesù: «Pregate per i vostri persecutori».
Pace che il Signore vi benedica. Pagheremo per lei. {15-02-2009}
▬
Risposta:
Per onestà di cronaca, la paziente (qualunque
fede avesse o se fosse agnostica) non aveva esposto denuncia, ma si era
solo rifiutata. Il giorno dopo ne parlò semplicemente con un’altra
infermiera come fatto singolare. Fu quest’ultima a informare la
direzione dell’ospedale, che poi sospese l’infermiera credente.
{Nicola Martella}
2.
{Franco Dragotto}
▲ Penso che
l’infermiera sia andata oltre il suo dovere, mostrando affetto e amore
verso la donna che soffriva e che sicuramente non aveva bisogno solo di
cure mediche, ma anche d’affetto. Di solito i paramedici, anche se
spesso svolgono il loro lavoro per missione, assumono un atteggiamento
molto distaccato per via dell’abitudine professionale. Tuttavia questa
infermiera non è da sospendere, ma da prendere come esempio quale
persona di fede che, non solo presta le sue cure mediche, ma anche
quelle affettive verso il suo prossimo…
Per tutto quello che sentiamo in questi ultimi tempi, non mi meraviglia
più nulla. Del resto tutti coloro che professano la loro fede nel nostro
Signore Gesù, saranno perseguitati, e a una persona di fede come
l’infermiera non resta che rallegrarsi per essere una testimone
dell’opera del Signore… Mentre per coloro che hanno ritenuto punire una
persona per un’azione d’amore, non resta che biasimo e vergogna.
Il credente è come il postino che quando porta un regalo, porta di suo
solo la disponibilità, mentre il dono non è suo, ma di colui che glielo
ha affidato per consegnarlo. Un giorno Gesù disse a una donna: «…donna
se tu conoscessi il dono di Dio!». Purtroppo sono molti coloro che
rifiutano il dono di Dio. Cordiali saluti… {15-02-2009}
3. {Gianni Siena}
▲ Che s’imputi a
un’infermiera la «colpa» d’aver chiesto a una paziente se poteva pregare
per lei, è veramente grave; ciò s’aggiunge ad altri segnali che l’Europa
sta scivolando in un ateismo anticristiano; quest’ultimo, sebbene non
abbia niente veramente da rimproveraci, vuole impedirci di credere e di
voler continuare a credere in Cristo!
Pregare per un ammalato è un desiderio legittimo del cuore d’un
credente, egli spera che Dio conforti e/o guarisca la persona. Ma
qualcuno ha paura di scoprire che, se Dio interviene, la sua
«epistemologia» [teoria della conoscenza,
N.d.R.] di segno contrario possa crollare.
Nella «civile» Great Britain ho un fratello e
due sorelle colà emigrate, con figli e nipoti di lingua e cultura
inglese. Una delle mie due sorelle ha trascorso buona parte dell’inverno
inferma; solo pochi giorni fa m’è arrivata la notizia che è in «coma». I
medici ritengono di dover sospendere ogni trattamento (= respiratore);
secondo le loro valutazioni (!) ella non può farcela e vorrebbero
abbandonarla al suo destino. In realtà (qualche volta anche i parenti
non riescono a esprimersi chiaramente, ma non gliene faccio una colpa,
dato che conoscono il nostro dialetto ma non bene l’italiano) è solo
priva di conoscenza e una «scan» (= Tac) ha rivelato che ella non ha
danni al cervello o patologie gravi irreversibili. Mio fratello, pur con
le sue limitazioni culturali (non certo affettive), non ha acconsentito
e si è opposto; e ha avuto ragione: mia sorella si è risvegliata dal suo
mancamento e si sta riprendendo... grazie a Dio, soprattutto; ma Dio si
serve anche dei fratelli che ci amano! {16 febbraio 2009}
4. {Roberto Cambi}
▲
Caro Nicola, «la madre degli imbecilli è sempre incinta», recita un noto
proverbio. Credo infatti che prima di inoltraci all'interno del tema della
«laicità», il campo di indagine debba essere sgombrato dall'imbecillità e dalla
mancanza di buon senso, che spesso regna in ogni ambiente ed in ogni cultura.
{16 febbraio 2009}
5. {Ilario Cavaleri}
▲
Questo è un fatto davvero assurdo! Comunque il mio parere è che la gente
sta diventando sempre più incredula. Tuttavia noi confidiamo in Gesù
Cristo e sappiamo che questa sorella sta già ottenendo una grande
benedizione; perché Gesù disse: «Beati voi quando a causa mia,
diranno contro di voi ogni sorta di male...». Dio ti benedica! Ora
passo questa e-mail ai miei amici!!! Pace, caro fratello!!! {16 febbraio 2009}
6. {Volto Di Gennaro}
▲
Caro Martella, già da almeno 50 anni la Gran Bretagna ha abiurato la sua
fede. Una fede che non si professa è una fede muta e quindi morta. Sono
preoccupato per il futuro della Gran Bretagna, terra e popolo che ho
sempre amati. Hanno eliminato perfino il Natale. La prestigiosa
Università di Oxford ha impedito di ricordare il Natale. Lasciami dire:
amici Inglesi continuate così: sarà (è) la
vostra Waterloo. Ti saluto nel Signore Gesù Cristo. {17 febbraio
2009}
7. {Maurizio Mammuccini}
▲
■
Contributo:
Ciao Nicola ho letto l’articolo. Ti chiedo,
visto che l’articolo non lo spiega chiaramente, quale sia il motivo del
presunto allontanamento dal lavoro dell’infermiera Caroline. È vero che
si legge d’una «richiesta di preghiera» (rifiutata!) ma, su quale base
ciò costituisce in Inghilterra un oltraggio deontologico? Ho sempre
avuto la percezione che l’Inghilterra (o comunque il Regno Unito) fosse
un Paese cristiano, culla di grandi pastori evangelici. La regina tra
l’altro è a capo della Chiesa Cristiana d’Inghilterra (o mi sbaglio?).
Grazie. Pace. {18 febbraio 2009}
▬
Risposta: Penso che l’articolo successivo «Combattere
le discriminazioni denunciandole» possa spiegare
meglio le cose. In seguito all’impresa di voler creare una società
multiculturale e multi-religiosa, sono stati emanati «codici di
condotta» perché non si discrimini nessuno e si crei un clima di
tolleranza. In campo lavorativo ciò è stato tradotto in un cosiddetto
«codice deontologico», che impone di rispettare «personalmente e
professionalmente l’uguaglianza e la diversità». Il problema è che tali
principi sono usati da funzionari molto zelanti in modo molto fiscale,
creando essi stessi intolleranze, specialmente verso i cristiani
biblici. Sotto la continua pressione dei mass-media, la direzione stessa
dell’ospedale ha dovuto ammettere che Caroline Petrie avesse agito nel
«migliore dei modi» per la sua paziente, quando le chiese se avesse
voluto che lei (l’infermiera) pregasse per l’anziana donna, e che sia
«ammissibile che si offra un supporto spirituale come parte del supporto
professionale».
Non esistono «Paesi cristiani», ma Paesi con un’alta o bassa percentuale
di cristiani. Se qualcosa del genere però ci fosse, la situazione morale
e spirituale dell’Inghilterra non parla a favore di ciò. Negli ultimi
decenni abbiamo assistito a una sistematica «scristianizzazione» e
secolarizzazione della società inglese e a un aumento di violenza ed
empietà. La regina non è a capo della «Chiesa Cristiana d’Inghilterra»,
ma della Chiesa Anglicana; le religioni di Stato non sono mai una buona
cosa, perché asserviscono la religione allo Stato, e viceversa. In ogni
modo nella Chiesa Anglicana (come nella Chiesa Romana e in altre) si
trova il tutto e il suo contrario, in ogni aspetto della dottrina e
della morale. Grazie a Dio che anche lì ci sono testimoni della fede
biblica, oltre al resto. {Nicola Martella}
8.. {Calogero Fanara}
▲
Man mano che l’Europa continua a volersi dissociare dalle sue remote
radici giudeo-cristiane, non mi sorprende affatto che la nostra società
sta cadendo in bassezze sempre più assurde e incredibili.
Avrei un messaggio da rivolgere a tutti coloro che sono impegnati perché
ai cristiani sia tolta ogni possibilità di manifestare nell’ambito
pubblico la loro fede e di mettere in pratica quelli che sono i valori
perenni di amore, compassione e altruismo. Se niente più sta
funzionando, se la criminalità sta aumentando in modo preoccupante, se
cosi tanti adolescenti scelgono di togliersi la vita, se viene meno il
rispetto e il civismo, se neanche più la scuola è un luogo sicuro per i
nostri bambini, se l’individualismo egoista la fa da re dappertutto, vi
prego, non lamentatevi più e finitela
di dare sempre la colpa ad altri. Assumetevi la vostra responsabilità e
di esservi battuti per voler mettere Gesù al di fuori delle istituzioni,
delle scuole, della giustizia, delle leggi! Per quanto ci riguarda, con
o senza di voi, continueremo, anche da emarginati, a camminare con Gesù
e con tutti coloro che non si vergognano d’appartenergli. A buoni
intenditori...{19
febbraio 2009}
9. {Gianni Siena}
▲ La storia di
Caroline Petrie, infermiera cristiana, è esemplare, l’unico modo per
diffondere la Parola di Dio consiste nel parlarne e mostrare l’effetto
conseguente: conforto, sostegno e guarigione nel suo caso. In altre
situazioni l’approccio è diretto e si tratta dell’annuncio del Messaggio
Cristiano. Questo lo sa anche il nemico dell’umanità, ma lo comprendono
anche i nemici dichiarati del cristianesimo, che tentano di soffocare i
testimoni più impegnati, colpendoli nelle loro necessità quotidiane come
il lavoro, dal quale si trae sostentamento.
La campagna del cosiddetto «U.A.A.R» (associazione d’atei e agnostici)
mostra l’importanza della giusta presenza «mediatica» anche dei
cristiani. Un gruppo ristretto di persone, che riesce a piazzare sugli
autobus (io abito a Genova) cartelloni inneggianti all’inesistenza di
Dio, suscita allarme e sconcerto anche negli evangelici: è già così
difficile evangelizzare, ma cos’è questo? Dobbiamo essere presenti nella
società e nei media con coraggio e senza manie di protagonismo, tipiche
d’una società che vive d’apparenze.
Gesù sapeva stare al centro dell’attenzione senza atteggiarsi o proporsi
in modo falso: sia Egli un esempio per tutti noi. Quando la sua
ingiunzione a credere [in lui quale Messia, N.d.R.] divenne scomoda,
Egli fu ucciso, ma i suoi nemici non fecero altro che accelerare la
diffusione della sua fama e l’avvicinarsi della loro rovina.
In una società multiculturale sarebbe realmente accettabile che certe
forme di cristianesimo di Stato facessero un passo indietro per
accettare la parità di fatto tra le religioni. A patto che questo non
significhi avvantaggiare un altro soggetto religioso, le cui componenti
hanno più denaro da investire nel proprio modo di affermarsi nella
società. Al cattolicesimo, all’anglicanismo, non si dovrebbe sostituire
un altro «ismo» religioso o di segno opposto... questo è il vero
problema, altrimenti la laicità dello Stato è solo una vuota
dichiarazione d’intenti. {19 febbraio 2009}
10. {Nicola Berretta}
▲
■
Contributo: Vedo che tutti hanno espresso scandalo e
disapprovazione al racconto dell’infermiera colpevole d’aver offerto a
una paziente di pregare, ma io su quest’argomento voglio fare un
intervento fuori dal coro. Vorrei raccontare una storia di fantasia, ma
che poi è molto più realistica di quanto si possa credere. Una sorella
di fede cristiana evangelica è molto malata. Non so se avete presente
quelle vecchiettine gioiose e sorridenti, sempre sensibili al sorriso di
chi le sta attorno. Non è una sorella molto solida dal punto di vista
biblico dottrinale, è quasi analfabeta, ma nella sua semplicità si è
avvicinata da poco tempo a una fede sincera nel Signore Gesù. Come
dicevo è molto malata e costretta a letto. Riceve la visita di
un’infermiera premurosa e sorridente che l’aiuta nei suoi bisogni. Poi,
con un bel sorriso sulle labbra, questa graziosa infermiera le propone
di pregare il Sacro Cuore di Maria, mostrandole una bella immaginetta e
invitandola a baciarla con reverenza. Certamente la Santa Madre di Gesù
avrebbe interceduto presso suo Figlio, alleviandole i suoi dolori. Lei,
forse anche solo per fare piacere a quella donna tanto dolce e
sorridente, accetta di buon cuore l’invito, senza rendersi conto, nella
sua semplicità, del gesto che stava compiendo. A questo punto non so se
tanti di coloro che sono intervenuti con scandalo e disapprovazione
siano anche cattolici. Per loro, forse, anche questa storia li
lascerebbe indifferenti, pensando magari: «…ma che c’è di male in
un’innocente preghiera alla Madonna?». Spero però che i credenti
evangelici non siano di quest’avviso. Come reagirebbero se quella donna
fosse la loro madre? È a loro dunque che voglio dire che la laicità
dello Stato difende
noi. Si può discutere se il caso
dell’infermiera inglese manifesti un «eccesso di zelo», ma personalmente
preferisco questi eccessi a uno Stato confessionale.
{23 febbraio 2009}
▬
Risposta: Gli interventi «fuori del coro» possono aiutare a
esercitare meglio la riflessione. Non so quello che penseranno i
lettori, ma voglio tentare io per primo a dare una risposta.
Personalmente preferisco uno Stato laico a uno confessionale. Preferirei
vivere in un Paese che dà a tutti pari opportunità, non in una
teocrazia, in cui la politica è al servizio di una religione.
Detto questo, però, mi sembra che il lettore abbia volutamente spostare
i termini reali delle cose, puntando tutto sui sentimenti religiosi
personali e sulla eventuale confessione religiosa differente
dell’infermiera. Da fautore di uno stato laico, non penso però che, se
al posto dell’infermiera evangelica ce ne fosse stata una cattolica,
ebrea, buddista, islamica, eccetera, ciò avrebbe veramente cambiato i
termini oggettivi della questione. Ognuna di loro avrebbe potuto offrire
al paziente l’occasione di dire per lui una preghiera, e l’altro avrebbe
potuto accettare o rifiutare. In uno Stato di diritto la libertà
dell’infermiera termina laddove inizia quella del paziente. La
prevaricazione inizia laddove il personale medico o paramedico
(qualunque sia il suo credo) impone al paziente qualcosa con la forza e
contro la sua volontà, magari usando ricatti psicologici o minacce
velate quanto alla qualità del servizio che riceverà.
Nel caso di Caroline Petrie non c’è stata prevaricazione e l’anziana
paziente non solo ha rifiutato l’offerta, ma non ha esposto un reclamo
(tutto è partito dalla direzione dell’ospedale a cui un’altra infermiera
s’era rivolta, dopo aver colto le confidenze della paziente). Stando
così le cose, in uno Stato di diritto non si dovrebbe sospendere
un’infermiera (o addirittura licenziarla) solo per aver offerto tale
«optional» a domicilio in aggiunta ai suoi sacrosanti doveri
professionali. Questo vale indipendentemente al credo di tale
infermiera. Le prevaricazioni sono altra cosa e bisogna comunque
perseguirli. Le leggi sulla
tolleranza possono essere così strumentalizzate da essere usate,
poi, in modo intollerante, contro persone o gruppi specifici.
Non so che cosa sarebbe veramente successo, se i riflettori dei
mass-media non fossero stati accesi così a lungo sullo specifico caso.
Sono comunque contento che in uno Stato di diritto non venga applicata
una legge teocratica, ma organi competenti di garanzia valutino i
singoli casi e agiscano secondo giustizia e non per partito preso.
{Nicola Martella}
11. {Nicola Berretta}
▲
■
Contributo: Caro Nicola, scusami ma mi permetto di dissentire e
ribadire ulteriormente il mio convincimento. La tua obiezione che
prevede la piena libertà d’offrire una preghiera (buddista, cristiana,
mussulmana o altro…), associata a una piena libertà d’accettarla o
rifiutarla, è pienamente condivisibile, ma a una condizione precisa: che
i due soggetti si trovino su uno stesso piano «esistenziale». Il
rapporto tra paziente e medico (…o infermiere), purtroppo, non è per
niente paritario. Il paziente è in condizioni di vulnerabilità non solo
fisica, ma anche e soprattutto emotiva e psicologica. In tale condizione
non vale il principio che tu affermi. Intendo dire che uno Stato laico
deve dare a me la libertà d’offrire a te la mia preghiera (o la mia
predicazione), prevedendo la tua piena libertà di rifiutarla o
accettarla, ma, ripeto, in condizioni paritarie.
Questo principio s’applica ad esempio alle limitazioni al plagio
psicologico esercitato da tanti fattucchieri o venditori di fumo, che
approfittano della debolezza emotiva di persone che attraversano momenti
di crisi. Questi fattucchieri non possono certo appellarsi alla libertà
d’espressione delle loro dottrine! Al contrario, sono giustamente
perseguiti, perché la comunicazione del loro messaggio non parte da
condizioni paritarie tra essi e le loro vittime. Capisco che qualcuno
possa giudicare quest’accostamento un po’ estremo, e non è certo mia
intenzione mettere sullo stesso piano quella cara sorella infermiera con
certi maghi imbroglioni. Tuttavia, da un punto di vista puramente
legale, le due situazioni hanno elementi comuni e uno Stato garante
delle libertà individuali di ciascun cittadino ha il dovere di trattarlo
sulla base di principi analoghi.
La situazione di vulnerabilità emotiva del paziente lo rende esposto a
una ricezione d’una preghiera o d’una qualsiasi intromissione nella sua
sfera psicologica per un meccanismo di puro compiacimento nei confronti
dell’interlocutore (nei casi più innocui) o (nei casi peggiori) per una
sorta di plagio, approfittando, ripeto, della fragilità emotiva della
persona esposta alla sofferenza. È per questo che ritengo giusto che
esista un codice deontologico che prevenga l’intromissione indebita e
non richiesta in questioni che esulano l’esercizio della propria
professione medica o d’assistenza infermieristica.
Come dovrebbe comportarsi un medico o un infermiere cristiano? Credo che
debba essere il suo amore, la sua dedizione, la sua grazia, che debbano
portare il paziente a chiedergli: «…ma tu perché agisci così?». Deve
essere il paziente a chiedere di pregare, non lui a proporglielo. Tutto
qui. Questa preghiera non sarebbe certamente vietata da un codice
deontologico. {24 febbraio 2009}
▬
Risposta:
Dissentire non solo è legittimo, ma è una forma di intelligenza che aiuta
nella ricerca della verità. Spesso si dissente solo nei particolari o,
in caso di fraintendimento, si dicono le stesse cose con nuance e
angolature differenti. C’è chi va al «principio» e chi va al caso
particolare.
Anch’io ho parlato di eventuale sudditanza psicologica del
paziente rispetto a chi lo cura, e non ho escluso neppure la
prevaricazione: «La prevaricazione inizia
laddove il personale medico o paramedico (qualunque sia il suo credo)
impone al paziente qualcosa con la forza e contro la sua volontà, magari
usando ricatti psicologici o minacce velate quanto alla qualità del
servizio che riceverà».
In ogni modo, sono d’accordo sul principio di parità. Faccio
notare comunque che detta infermiera inglese è impiegata nelle continue
visite a domicilio di routine, dove il paziente «gioca in casa». Tale
donna ha rifiutato tale offerta di preghiera, per lei ciò non era stato
un problema e non si è sentita subornata o plagiata dall’infermiera che
lei descrisse, invece, come piena di tatto. Alla fine, poi, tale
infermiera è stata scagionata dalla commissione d’inchiesta dalle cose
che le erano state imputate.
L’esempio del particolare ambiente dell’occulto mi sembra,
sebbene interessante, fuori luogo, trattandosi di ben altre circostanze:
la persona ci va volontariamente, esiste un clima di mistero, il cliente
pensa così di risolvere il suo problema (p.es. facendosi togliere una
fattura o addirittura facendo fare una contro-fattura contro i presunti
responsabili del proprio male, ecc.), paga profumatamente la prestazione
e così via. Non penso neppure che, da un punto di vista puramente
legale, le due situazioni abbiano elementi comuni e siano paragonabili.
Infatti a curatori d’anime si dà accesso a ospedali e carceri, a maghi e
fattucchieri no. Certi ospedali hanno un cappellano (all’estero anche di
diversa denominazione cristiana), ma non un indovino.
Per il resto, non posso che concordare sulla «situazione di
vulnerabilità emotiva del paziente», sebbene non la generalizzerei.
Nel caso specifico, come detto, si tratta di visite a domicilio di
routine; qui non c’era ne «puro compiacimento» (la donna ha rifiutato)
né un «sorta di plagio» (la donna non l’ha reclamato). Concordo sul
codice deontologico, se esso non diventa una clava e se i principi di
tolleranza, in esso reclamati, non diventino intolleranza proprio verso
persone o gruppi particolari. In fondo la relazione fra curante e
paziente si basa sulla comune fiducia, e specialmente in casi del
genere, in cui si tratta di visite domiciliari continue.
Possiamo prendere casi estremi, ma essi non corrispondono sempre
alla normale realtà delle cose (basta guardare le statistiche per ogni
questione). Il chirurgo può dire: «L’operazione è riuscita, ma il
paziente è morto»; ciò sarebbe in ogni modo un fallimento. Il paziente
potrebbe uccidere il dentista che gli ha fatto male, durante la cura dei
denti; anche questo sarebbe improprio e ingrato. I casi estremi fanno
allarmare, ma non sempre corrispondono alla normale realtà delle cose.
La più grande lamentela dei pazienti verso il personale curante è di non
dedicare ai pazienti abbastanza tempo; quindi pensare a medici e
infermieri con un piano di plagio verso i pazienti mi sembra fuori della
realtà generale.
A detta degli esperti, la medicina migliore è il medico (o
l’infermiere). Per paura delle conseguenze derivanti da sanzioni
previste da «codici deontologici», il personale curante può comportarsi
in modo alquanto innaturale, ossia in modo distaccato e superficiale
verso i pazienti, per evitare possibili reclami. Qui a perderci sono
tutti, specialmente i pazienti. In un rapporto fiduciario fra personale
curante e paziente avvengono meccanismi non sempre del tutto
razionalizzabili e riconducibili a un copione. In ogni modo, è
chiaramente auspicabile che il personale curante faccia soprattutto il
proprio dovere professionale; e chi è cristiano, mostri la sua
fede in ciò che fa e rispondendo a chi gli chiede ragione: «Abbiate
nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti sempre a
rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza
che è in voi, ma con dolcezza e rispetto» (1 Pt 3,15).
{Nicola Martella}
12. {}▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Discrimina_cristiani_OiG.htm
16-02-2009; Aggiornamento: 24-02-2009 |