Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GESÙ È MAI CADUTO IN DEPRESSIONE?

 

 di Tonino Mele

 

1. I tempi

2. La volontà

3. I fallimenti

4. L’aspetto spirituale

5. Ulteriori aspetti

 

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Sempre più spesso si sente dire che Gesù, nel Getsemani è stato depresso. L’angoscia (Mt 26,37) e la tristezza mortale (Mt 26,38) provata in tale occasione viene sempre più identificata con la depressione. Di sicuro ci sono significative convergenze: oltre l’angoscia e la tristezza mortale, si può parlare dello stress psicologico di chi sa di dover morire (Lc 9,30s), del conflitto interiore testimoniato dalle parole «non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi» (Mt 26,39) e della solitudine in cui lo hanno lasciato i suoi discepoli (Mt 26,40.43). Probabilmente, anch’io ho usato, con le migliori intenzioni un tale concetto, per aiutare e consolare chi era depresso. Tuttavia, a ben vedere, esistono delle differenze sostanziali fra la depressione, soprattutto nella sua forma patologica e l’angoscia provata da Gesù nel Getsemani. Vediamole brevemente.

   

1.  I TEMPI: Si parla di depressione quando sussistono i suoi sintomi per almeno due o tre settimane. Il tempo gioca un ruolo molto importante nella definizione della depressione, perché è il perdurare dello stato depressivo che segna il confine tra uno stato «depressivo normale» e uno stato «depressivo patologico». Oggi è di moda parlare di depressione, perché si riduce il problema a quelle «giornate no», dove la tristezza, l’insonnia, la suscettibilità e la svogliatezza la fanno da padroni. Tuttavia, la vera depressione è quella dove questi sintomi durano nel tempo e determinano, in qualche modo, il corso della nostra esistenza. Nel caso di Gesù, invece, dobbiamo dire che la sua «depressione» è durata alcune ore soltanto (Mt 26,40), dopo di che ha affrontato risolutamente il suo destino.

   

2.  LA VOLONTÀ: Uno dei sintomi della depressione è la mancanza di volontà. L’incapacità di controllare e determinare i propri stati d’animo. L’incapacità di prendere decisioni. L’incapacità di affrontare le situazioni, anche quelle più banali, che prima si affrontavano facilmente. Si può definire la depressione un’affezione della volontà. La volontà non è più padrona di sé stessa. Si è prigionieri con la porta aperta, incapaci di rialzarsi e uscire verso la libertà. Nel caso di Gesù, invece, noi vediamo che nel Getsemani, la sua volontà era estremamente attiva e volitiva. Le sue parole, «non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi» (Mt 26,39), ci mostrano la grande battaglia spirituale che egli dovette sostenere, non per riattivare la sua volontà depressa, ma per tenere sotto controllo la sua volontà, che in qualche modo, voleva sfuggire al suo destino.

   

3.  I FALLIMENTI: Legati alla mancanza di volontà ci sono spesso i fallimenti continui del depresso che aggravano sempre più il suo senso di disagio e la sua incapacità di affrontare anche le cose più «elementari». Il Getsemani rappresenta invece una tappa importantissima della vittoria di Gesù sul peccato. Non ci sarebbe stata la vittoria della croce senza la vittoria del Getsemani. Malgrado gli scherni degli scribi (Mt 27,42) e un certo tipo di filmografia, la vera tentazione di Gesù non è stata quella di scendere giù di croce, ma quella di salirvi. E questa battaglia è stata interamente vinta nel Getsemani. Quando, alla fine di tale vicenda, Gesù dice ai suoi discepoli: «Basta! L’ora è venuta: ecco, il Figlio dell’uomo è consegnato nelle mani dei peccatori» (Mc 14,41), egli mostra di avere vinto pienamente questa battaglia. Gli avvenimenti successivi dell’arresto, del processo e della crocifissione confermano questa lettura. Ed è interessante che nel discorso di pentecoste, Pietro colleghi quest’essere dato nelle mani di iniqui al determinato consiglio e alla prescienza di Dio (At 2,23). Nel Getsemani si è combattuta una battaglia «cosmica», il cui esito poteva avere serie ripercussioni sulla vittoria della croce e sull’intero programma della salvezza (ma dico questo con molto tremore e senza sapere quello che veramente dico). Fatto sta che Gesù non ha fallito sulla croce perché non ha fallito nel Getsemani.

   

4.  L’ASPETTO SPIRITUALE: Malgrado gli effetti psicologici che può aver generato l’esperienza del Getsemani, non possiamo in alcun modo ridurre la portata spirituale di quest’esperienza (il Figlio unigenito del Padre, che sa di venire abbandonato da Lui). Questa è stata una vera e propria battaglia spirituale, che trascende la nostra comune esperienza e di cui non abbiamo elementi per poterla definire ulteriormente. La vicenda del Getsemani rimane unica e non può essere interamente omologata a nessun’altra esperienza umana, neppure alla depressione.

   

5.  ULTERIORI ASPETTI: Si può aggiungere ancora che quella sera Gesù aveva mangiato, mentre, uno dei sintomi della depressione può essere l’inappetenza. In quell’occasione Gesù pregò intensamente, il che mostra una forte concentrazione e vita spirituale, il che di solito manca al depresso. La solitudine di Gesù era reale, perché era stato lasciato solo a pregare dai suoi discepoli più fidati e stava per esser abbandonato da tutti i suoi discepoli e dal Padre, mentre il senso di solitudine che ha il depresso è molto spesso immaginario.

     Tutto questo non toglie niente all’umanità di Gesù e alla meravigliosa verità, secondo cui «non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato» (Eb 4,15). In realtà non sappiamo se Gesù sia mai stato veramente depresso. Non credo che la depressione sia sempre un peccato, per cui, non vedo per quale motivo, anche Gesù non possa aver fatto una tale esperienza. Tuttavia, non ci viene detto. Ci viene detto soltanto che Gesù ha provato per poche ore e senza che questo inficiasse la sua volontà più di tanto, alcuni sintomi del depresso odierno: «la tristezza mortale», «l’angoscia», il conflitto interiore e il senso di abbandono. Al di la delle convergenze, bisogna però tener ben presente le differenze per non sminuire la grande portata soteriologica e spirituale del Getsemani. Del resto, sarebbe assurdo pensare che, per poter simpatizzare con noi, Gesù debba aver esperimentato tutte le esperienze umane, e subito tutte le nostre tentazioni. Gesù può pienamente simpatizzare con il depresso anche nel caso che non fosse mai stato depresso. Infine, se la Scrittura non afferma che Gesù è stato depresso, pur affermando che egli può simpatizzare con noi, vuol dire che la prima cosa è irrilevante ai fini della seconda.

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «Gesù Cristo negli Evangeli: 2. Aspetti personali», E voi, chi dite ch’io sia?, Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000), pp. 27-33. ● Cfr. Nicola Martella, «Gesù nella cinematografia», Chi dice la gente che io sia?, Offensiva intorno a Gesù 1 (Punto°A°Croce, Roma 2000), pp. 36-54.

 

Depressione e fede {Nicola Martella} (T)

Cause e cura della depressione {Egle Paolucci} (A)

Può un cristiano essere depresso? {Tonino Mele} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Gesu_depresso_OiG.htm

2006; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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