Lino Conti, L’infalsificabile libro della natura alle radici della
scienza
(Porziuncola, Assisi 2004), pp. 255. — € 25,00
Il libro fa vedere come il grande sviluppo della scienza in Occidente si
debba al retroterra cristiano, perché i fondatori della scienza volevano
scoprire le leggi del creato come mezzo sicuro per conoscere meglio il
Creatore. L’impostazione, poi, risale a ben prima di Galilei: infatti, a
parte un certo influsso di Anassimandro, il vero fondatore di una concezione
che vedeva nella natura «l’infalsificabile secondo libro di Dio» viene
indicato in Ramon Sibiuda, uno spagnolo morto nel 1436. Il Prologo
che fece alla sua opera (Teologia naturalis) è restato
ininterrottamente nell’Indice dei libri proibiti per ben 341 anni.
Lino Conti, fra l’altro, insegna Storia della
scienza presso il Dipartimento di Scienze filosofiche dell’Università di
Perugia, ma nonostante le qualifiche dell’autore e la pregevolezza del
volume, l’argomento è trattato con un linguaggio ben comprensibile e alla
portata di tutti.
Terminiamo riportando alcuni brani della
Prefazione
che fanno comprendere qualcosa in più sull’argomento trattato.
°*°*°*°*
Dalla Prefazione dell’autore, pp. 7-10
In che modo e per quali motivi la scienza moderna […] è arrivata ad assumere
un ruolo guida così importante per le sorti dell’umanità? Da quali fonti ha
attinto l’energia che le ha consentito di conseguire in breve tempo successi
conoscitivi e pratici senza precedenti? Perché è nata in Europa tra il
sedicesimo e il diciassettesimo secolo e non altrove o in un altro momento?
[…] Sono questi i principali interrogativi che alimentano ancora oggi una
delle questioni storiografiche più suggestive […] le più interessanti
concezioni del mondo e del sapere veicolate dall’immagine del libro della
natura si trovano nelle opere dei padri fondatori della scienza moderna.
Tycho Brahe, Galilei, Cartesio, Keplero, Francesco Bacone e Federico Cesi,
Torricelli e Newton, Harvey e Swammerdan insistono tutti nell’esortare ad
abbandonare i «piccoli libri dell’uomo» per leggere direttamente il «gran
libro della natura» […] La convinzione che la natura è rivelazione di Dio
[…] diede alle loro esortazioni una forza ed una carica semantica tali da
proiettarle ben oltre l’orizzonte di una comprensibile reazione
all’umanesimo libresco o di una prescrizione empiristica, vecchia quanto
Aristotele, a studiare la natura anziché i libri degli uomini […] il «caso
Galilei» è diventato un paradigma storiografico, utilizzato spesso in modo
unilaterale, che ha finito per emarginare […]
il grande contributo del creazionismo
cristiano alla nascita della scienza moderna (maiuscoletto nostro).
Sulla questione Bibbia e scienza, creazione ed evoluzione cfr. in Nicola
Martella, Temi delle origini.
Le Origini
1
(Punto°A°Croce, Roma 2006) «L’interpretazione della
Genesi», pp. 25-48; «La Genesi e la scienza», pp. 181-195. ● Sull’età
dell’universo cfr. qui gli articoli «Giorni, ere, genealogie», pp. 104-114;
«Creazione continua o discontinua?», pp. 115-127. ● Sulla critica biblica
cfr. qui «Genesi 1-2 e la critica biblica», pp. 54-64. ● Per la parte
esegetica cfr. Nicola Martella,
Temi delle origini.
Le Origini
2
(Punto°A°Croce, Roma 2006).
20-11-2006; Aggiornamento: 03-05-07
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