Qui di seguito
discutiamo l’articolo «Donazione
di organi». I contributi dei lettori hanno mostrato le reazioni più
diverse. Gli uni hanno mostrato il loro consenso, concordando che
l’amore, che arriva fino alla donazione estrema della vita, può donare anche
molto meno: i propri organi. Altri hanno aggiunto al riguardo testimonianze,
che hanno vissuto i loro cari o un credente di loro conoscenza.
Ci sono state anche voci discordanti. Alcune di queste hanno ribaltato il
tema del donare i propri organi in quello di riceverli. Poi hanno
colpevolizzato quei credenti, che secondo loro non sarebbero pronti ad
andare al Signore, quando si ammalano, ma che vorrebbero allungare la propria
vita con un trapianto; con animo gretto li hanno stigmatizzati come gente di
poca fede o dalla mente mondana. Inoltre, hanno usato argomenti alquanto
singolari, ad esempio, si sono limitati solo all’AT; hanno evidenziato i
precetti dell’impurità rituale risultante dal contatto con un cadavere, sebbene
non abbia nulla a che vedere con la donazione degli organi; hanno portato casi
estremi della «morte cerebrale», rimuovendo tutti gli altri casi di morte.
Così facendo, in tipico stile massimalista e senza alcuna compassione per
i malcapitati, hanno colpevolizzato tutti coloro, che donano organi o fanno
ricorso ad essi, additandoli come una specie di peccatori e malfattori, quasi
dei senza fede e senza speranza. Che cosa farebbe un tale santone massimalista,
se il suo figliolo, il suo coniuge o il suo genitore fosse in fin di vita e
avesse bisogno di un suo rene o di un pezzo del suo fegato? La compassione e
l’amore lo spingerebbero a essere un donatore di organi?
Se per un grave incidente, avessero essi stessi bisogno di sangue, lo
accetterebbero? (anche il sangue è parte viva della vita altrui). E se per lo
stesso motivo si fosse spappolato il fegato e avessero bisogno di un
trapianto? Se un’operazione agli occhi, mediante la sostituzione della cornea,
restituisse loro la vista perduta in modo irrimediabile, che farebbero? Certo,
sebbene non vogliamo augurare a nessuno di passare per tale «via crucis»,
saremmo curiosi di sapere, se tali massimalisti si mostrerebbero così
intransigenti con se stessi e con i loro cari, come invece fanno con gli altri.
I massimalisti hanno in genere una visione predeterminista della vita
(tutto è oramai scritto e immutabile), quindi
fatalista. Alcuni di loro sono contro ogni intervento della medicina:
trasfusioni, interventi chirurgici, uso di medicamenti e di macchine a sostegno
delle funzioni vitali e così via.
Per certi versi, sono grato specialmente a Gianni Cascato per il fatto
che egli abbia espresso e difeso le sue tesi, che sono poi anche quelle di
altri. In tal modo, abbiamo avuto modo di conoscerle in dettaglio e di
rispondere a lui e ad altri, che la pensano come lui.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Enzo
D’Avanzo}
▲
■
Contributo:
La Scrittura non parla di fare donazione di organi, e secondo Paolo bisogna
agire secondo coscienza in merito a quello, che non insegna la Bibbia (la
legge), ognuno deve fare come il suo cuore lo guida. Io, però, da convito uomo
di fede, nel mio ministero ho avuto tanti
miracoli conclamati e veri. Aggiungo, prima di giungere a donare gli organi,
la necessità di pregare anche per ottenere la guarigione divina del
soggetto; ciò sarebbe una dimostrazione di potenza. {13-05-2012}
▬
Osservazioni
(Eliseo Paterniti): Condivido quanto scritto da Nicola nell’articolo e dal
fratello Enzo D’Avanzo. La Bibbia non ci descrive nessun dettaglio sulla
donazione degli organi. È anche vero che per certe scelte, anche se non
descritte nella Scrittura, Dio ci dà in alcuni casi il libero arbitrio di
agire secondo coscienza personale, non influenzabile da altri. Certo, come dice
il fratello Enzo, se si ha fede sufficiente, può pregare, per ricevere il
miracolo, ma se questa fede (personale) non c’è, anche il credente può
sottoporsi a un eventuale trapianto, senza alcun biasimo da altri credenti.
Dobbiamo riconoscere comunque che chi ha dato
intelligenza ai medici per scoprire ogni tipo di trapianto per il benessere
dell’umanità. Certo un miracolo darebbe più notizia di un trapianto,
questo è fuori di ogni dubbio. {13-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Dio può guarire
nella
malattia, dando forza di sopportazione («La mia grazia ti basta…»).
Egli può anche guarire dalla malattia, dando guarigione. Egli può guarire
in modo sovrannaturale o mediante l’intervento di un medico (medicine, antisiero
in caso di avvelenamento, trasfusione, trapianto, ecc.).
Dio rimane sovrano! Quindi, non basta avere fede sufficiente e pregare,
per ricevere automaticamente un miracolo. Tale automatismo è estraneo alla
Bibbia. Perciò, non è che si sottopone a un eventuale trapianto solo chi non ha
tale fede personale, come pare che si suggerisca; tale fiducia in Dio consiste
nella convinzione di sapere quale via personale il Signore ha col
credente in una situazione particolare. Non dobbiamo neppure preoccuparci di
ciò, che dà più
risonanza, ma di quel che Dio voglia fare nella situazione concreta.
Giustamente è stato evidenziato che Dio ha dato intelligenza ai medici.
Il Creatore, che istruisce l’agricoltore, per fare al meglio il suo mestiere (Is
28,26), e chiama l’autorità civile sua servitrice nel mondo (Rm 13,4), perché
non dovrebbe servirsi dei medici e dare loro sapienza per adempiere a quella,
che dovrebbe essere una missione? Che poi Dio possa agire di là da quanto
possano mai fare gli uomini, ciò è legato alla sua onnipotenza e al suo sovrano
consiglio.
2. {Pietro
Calenzo}
▲
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Contributo:
Caro Nicola, sono in armonia con il tuo assunto e con tutti i versi biblici, che
citi a compendio delle tue risposte agli interlocutori. L’unico dubbio,
che mi sovviene è di natura clinico-scientifico. Uno zio di mia cognata mi
raccontava, che in alcuni casi di espianti di organi su persone, recentemente
decedute, le stesse si alzavano come di scatto con il busto, al momento
della rimozione di determinati organi. La domanda è consequenziale. Un
elettro-encefalogramma piatto per alcune ore, è garanzia certa di decesso,
allorquando tutti gli altri organi sono funzionanti, in particolar modo il
cuore? Un caro e fraterno abbraccio. {13-05-2012}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Non so che
competenza medico-scientifica abbia tale zio della propria cognata. Una morte
cerebrale dev’essere accertata da tre medici differenti, dopo accurate
indagini. In ogni modo, non si muore solo di morte cerebrale, ma anche per
altri motivi, per esempio: infarto, incidente, malattia, asfissia,
affogamento.
Esistono anche i riflessi condizionati, ad esempio da elettricità residua
o indotta. Per l’elettricità fisiologica si veda qui
Luigi Galvani e il
Galvanismo; sotto un flusso di corrente elettrica, i muscoli delle gambe di
una rana si contraggono, pur tuttavia essa è morta.
Per dichiarare morto un uomo ci vogliono
tre elementi: cessazione delle attività cerebrali, cessazione della respirazione
autonoma e cessazione delle attività cardiache.
▬
Replica (Pietro Calenzo): Questo mio parente
affine ha una conoscenza diretta, poiché ha seguito la moglie in una lunga e
grave malattia. Le mie uniche perplessità, rimangono solo nel caso dei
protocolli di morte celebrale. Ho saputo di un defunto, che per sua fortuna
si è
ridestato nella camera ardente. Per il rimanente ovviamente condivido
pienamente. Shalom, Nicola. Benedizioni. {13-05-2012}
▬
Risposta
2
(Nicola Martella): Nell’articolo di base ho fatto riferimento ai seguenti
articoli esterni: ▪
Morte clinica e morte cerebrale; ▪
Morte cerebrale; a volte sono le nostre informazioni precarie a darci un
quadro approssimativo delle cose. Ho anche fatto notare che in Italia una
morte cerebrale dev’essere accertata, dopo accurate indagini, da tre medici
differenti: un medico legale, uno specialista in anestesia e rianimazione e un
neurologo. Ho già menzionato il fatto che ci sono vari modi per morire,
ad esempio: affogamento, strangolamento, asfissia, squarciamento del capo o del
torace, dissanguamento esterno (p.es. recisione della carotide o dell’aorta) o
interno, congelamento, attacco cardiaco, trauma da caduta.
3. {Gianni
Cascato}
▲
■
Contributo:
Caro fratello Nicola, shalom, non condivido la tua risposta riguardo alla
donazione degli organi; essa è assente della gioia di andare a vivere
nella presenza del Signore. Spesse volte molti credenti dicono al Signore di
venire presto, ma poi quando il Signore li vuole chiamare a sé, questi fanno
di tutto per non andare e non se ne rendono conto. Chi ama veramente il
Signore e desidera andare a vivere nella sua presenza, non cercherà la
donazione di un organo!
Non bisogna dimenticare che vi sono molte persone, che scompaiano e che vengono
uccisi per estrarre loro degli organi.
Comunque v’invito a leggere ciò, che dice la Parola di Dio, e cioè Numeri
19,11-22
(«Chi tocca il corpo morto di qualsiasi persona…»); dopo averla letta,
mettetevi in preghiera e chiedete a Dio di darvi intendimento per potere
comprendere la sua volontà. Si veda specialmente il v. 13:
«Chiunque tocca il corpo di una persona
morta e non si purifica, contamina la dimora dell’Eterno; quella persona sarà
sterminata dal mezzo d’Israele. Poiché l’acqua di purificazione non è stata
spruzzata su di lui, egli è impuro; la sua impurità è ancora su di lui».
{13-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Tale lungo brano
di Numeri 19,11-22 non c’entra nulla col tema. Mi si permetta un po’ di
satira. All’improvviso, questo lettore si è messo a osservare la legge
mosaica? Se fosse così, ci inviti alla sua prossima circoncisione! Inoltre,
non facciano entrare le sorelle con i corsi mestruali nella loro comunità,
perché la renderebbero impura! Non celebrino neppure un funerale di un caro
credente, altrimenti squalificherebbero tale luogo a lungo per il culto! La
legge dell’impurità rituale, ad esempio a causa del contatto con i cadaveri,
è stata superata nel nuovo patto e la distruzione del tempio l’ha
definitivamente tolta di mezzo come prassi anche per i Giudei cristiani.
Egli parla di credenti reticenti di andare al Signore con la morte. Poi,
come al solito, va all’estremo dei trafficanti di organi! Che c’entra
tutto ciò con il mio scritto? Gli faccio notare che nel mio scritto affronto la
sola questione, se come credenti sia legittimo donare gli organi agli
altri, sia in vita (p.es. un pezzo di fegato o un rene a un parente stretto),
sia dopo la morte. La Bibbia insegna che la vita ha un valore in sé
e che morire prematuramente era considerato una disgrazia. Il salmista non era
poco spirituale, solo perché pregava: «Dio mio, non mi portar via nel mezzo
dei miei giorni» (Sal 102,24). La sapienza d’Israele insegnava: «Per chi
è associato a tutti gli altri viventi c’è speranza; perché un cane vivo
vale meglio d’un leone morto» (Ec 9,4; v. 5
oblio). La morte porta per tutti, anche per i credenti, una sospensione
dell’esistenza, poiché i credenti non vanno alla diretta presenza del Signore,
ma nel Paradiso, dove sono coscienti, ma storicamente inattivi, in attesa della
risurrezione. I credenti non desiderano essere spogliati, ma sopravvestiti (2
Cor 5,2ss).
Nel suo contributo Gianni parla di morte e di contaminazione rituale
veterotestamentaria, non di amore che (si) dona, che dona perfino la vita
per gli altri credenti. Quanto erano differenti le parole di Paolo ai Galati.
«...quella mia infermità corporale, che era per voi una prova, voi non la
sprezzaste né l’aveste a schifo... io vi rendo questa testimonianza: che, se
fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati»
(Gal 4,14s). È un brano molto bello e profondo, ed è anche significativo per il
nostro tema.
Non ho affrontato direttamente la questione di credenti bisognosi di
trapianto e non auguro a nessuno dalla facile retorica spiritualistica di
trovarsi in tali circostanze. Se poi si vuole una testimonianza di un
conduttore di chiesa, che si è ammalato improvvisamente e che ha necessitato
di un trapianto, si veda
qui. La sua vicenda è stata motivo di testimonianza e di conversione
per tanti altri. Come ho già evidenziato, il Dio sovrano può dare forza
nella malattia oppure può guarire, direttamente o per mano dei medici, anche
mediante un trapianto.
4.
{Matteo Ricciotti}
▲
■
Contributo:
Bella la frase: «il principio ermeneutico “dal maggiore al minore”».
Abbiamo tanti motivi per dimostrare il nostro amore
(carità) verso il prossimo. L’amore (carità) si caratterizza per la sua
praticità. L’amore (la carità) non è fatta di parole lusinghiere, ma di fatti
concreti. Amare significa dare. Lo ha fatto Dio, che ha tanto
amato il mondo (cioè il sistema corrotto in cui viviamo), che ha dato il
suo unigenito Figlio. Dio poteva anche riservarsi di non intervenire e di farci
perire. Chi avrebbe da osare di dire qualcosa di contrario? {12-05-2012}
▬
Osservazioni
(Salvatore Paone): Ci si crea dei palizzate, proprio quando bisogna adempiere la
legge di Cristo, ossia la legge dell’amore e del perdono; molti credenti
fanno un passo indietro. Ciò è triste e incomprensibile.
Gesù disse: «Ama il prossimo come te stesso». Amare il
prossimo come noi stessi, non consiste amarlo con dei paletti come fanno i
Testimoni di Geova, che hanno fatto morire i propri figli pur di non donare
loro delle trasfusioni
di sangue. Dov’è l’amore, se amare significa: «dare»?
Non comprendo e mai lo comprenderò questo: Dio ha dato il suo unico
figlio per l’umanità, dandolo nelle mani dei schernitori, per essere il
sacrificio propiziatorio, per donare a l’umanità un futuro e una certezza. Quale
esempio di vita! Dare se stesso per le nostre malattie, per le nostre
trasgressioni, per i nostri peccati... quale amore!
Se guardiamo fissi alla croce, dove Cristo fu immolato, altro che gesto
di donazione. Egli vive nei nostri cuori, ragion per cui, se Lui ha donato a me
la sua stessa vita, anche io voglio donare qualcosa al mio prossimo, se
dovesse capitare... in special modo se è un figlio. {16-05-2012}
5. {Gianni
Cascato}
▲
■
Contributo:
Caro Nicola, non ho messo quegli scritti per osservare la legge mosaica, ma per
fare osservare che se solo il toccare un morto si era impuro e che
persino si rischiava di essere sterminato dal popolo Israele, quanto più Dio
non permetterà di ricevere un organo estraneo.
Ognuno faccia ciò che vuole, e come detto, un vero credente, che ama il
Signore, non cercherà la donazione di un organo; ma chiederà la guarigione
in preghiera insieme ai fratelli. Ma se il Signore ha stabilito di chiamarlo a
sé, perché opporsi?
Il desiderio di un vero credente è di essere col Signore, questo
desiderio si trovava anche nell’apostolo Paolo che diceva: «Per me, infatti,
il vivere è Cristo, e il morire guadagno. Ma non so se il vivere nella carne sia
per me un lavoro fruttuoso, né posso dire che cosa dovrei scegliere, perché sono
stretto da due lati: avendo il desiderio di partire da questa tenda e di essere
con Cristo, il che mi sarebbe di gran lunga migliore, ma il rimanere nella carne
è più necessario per voi» (Filippesi 1,21-24).
Questo
desiderio di lasciare questo corpo e di essere con il nostro Signore Cristo
Gesù, dovrebbe esserlo in tutti i credenti, sapendo che lì non vi sarà più
pianto, né dolore, né morte.
Cercare la donazione di un organo è mancanza di fede, assente dal
desiderio di essere col Signore, ed è un desiderio carnale, egoistico.
«Ecco, io vengo presto e il mio premio è con me, per rendere a ognuno secondo
le opere, che egli ha fatto. Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine,
il primo e l’ultimo. Beati coloro che adempiono i suoi comandamenti per avere
diritto all’albero della vita, e per entrare per le porte nella città. Fuori i
cani, i maghi, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica
la menzogna. Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniarvi queste cose
nelle chiese. Io sono la Radice e la progenie di Davide, la lucente stella del
mattino. E lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ode dica: “Vieni”. E
chi ha sete, venga; e chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita»
(Apocalisse 22,12-17). {14-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Questo è un modo
per banalizzare un tema di etica molto grave e importante. Nuovamente il
lettore ritorna a parlare del credente bisognoso di un trapianto, mentre
io ho risposto a precise domande riguardo al fatto se è legittimo per un
credente donare i propri organi ad altri quale segno d’amore.
Ammetto la mia meraviglia come egli possa banalizzare così (con una
versettologia indebita e di comodo, per altro fuori tema) un problema, che
colpisce milioni di persone ogni anno e che rappresenta una tragedia per
chi è colpito, per genitori, coniugi, figli e quanti altri. Una tale
insensibilità non me la sarei mai aspettata da parte di credenti, che hanno
ricevuto l’amore estremo
e concreto di Dio (Cristo morto in croce) e che dovrebbero vivere in tale amore
e mostrare misericordia a chi è colpito da tale tragedia, invece di fare
discorsi retorici e moralistici, che colpevolizzano soltanto.
Mi ha meravigliato come Gianni Cascato parli a più riprese di un «vero
credente», della mancanza di fede dei credenti, che accettano un trapianto,
visto come un «desiderio carnale, egoistico»; questo è un pesante
pregiudizio e ed è grettezza d’animo verso chi è nel bisogno.
Non si capisce perché pregare per una guarigione sia legittima e dare un
rene al proprio figlio (genitore, ecc.), non lo sia. Sebbene Dio poteva guarire
direttamente il re Ezechia, lo fece mediante un rimedio, che il profeta Isaia
gli applicò, quindi per mezzo di un mezzo, che allora c’era.
Paolo aveva veramente il «desiderio di lasciare questo corpo»? Gianni
parla più come un seguace di Platone che dell’ebreo Cristo; per il primo la
realtà era un’illusione da lasciare presto, per Cristo il corpo è il luogo della
santificazione, e il mondo è il luogo, in cui s’attua il regno di Dio. Come ho
già mostrato sopra, il giudeo Paolo non era stanco di vivere, né intendeva
morire (essere spogliato), ma neppure temeva la morte, tuttavia si augurava di
essere sopravvestito (con la risurrezione).
Come si comporterebbe Gianni Cascato, se la sua figliola di tre anni
necessitasse di un rene da lui? Oppure se suo padre o sua madre potrebbe essere
salvato soltanto con una parte del suo fegato? Se suo figlio morisse
improvvisamente e i medici gli dicessero che con i suoi organi potrebbero
salvare molte vite, egli che farebbe?
Mi chiedo riguardo a un credente, che nutre un animo gretto, non sa dare
speranza e non mostra amore per i derelitti di questo mondo, come faccia
l’amore di Dio
a dimorare nel suo cuore. Non saranno i suoi discorsi fuori contesto e di natura
retorica a consolarli, anzi essi saranno solo una cattiva testimonianza e di
scandalo per le anime in cerca di soccorso.
▬
Osservazioni
(Liam Garrett): Non auguro a Gianni Cascato di vivere [una tragedia del genere]
sulla sua carne o sulla carne di un suo familiare stretto, prima di scrivere.
Il signor Cascato dice che è una colpa volersi curare, voler vivere
ancora. Per lui cercare di vivere ancora, significa non amare il Signore.
Lo inviterei ad andare negli ospedali e a parlare in questo modo,
soprattutto nei reparti oncologici, nei reparti di pediatria oncologica, di
conoscere e parlare con i genitori, i parenti e poi vorrei vedere, se la
pensasse ancora in questo modo.
Il suo parlare è terrorismo, perché vuole scoraggiare la donazione degli
organi. Nessuno è obbligato a farlo, ma nessuno è obbligato a scoraggiare le
persone con il suo parlare. Vorrei tanto che potesse parlare con il pastore
Masullo.
Bisogna viverle esperienze del genere per comprenderle (e, preciso, che non
è un augurio, che gli sto facendo!). {14-05-2012}
▬
Osservazioni
(Michele Granato): Quello che è preoccupante del ragionamento di Gianni Cascato
è quel suo voler
squalificare una persona come vero credente: «Un vero
credente, che ama il Signore non cercherà la donazione di un organo; ma chiederà
in preghiera insieme ai fratelli la guarigione, ma se il Signore ha stabilito di
chiamarlo a sé perché opporsi?». Allora, secondo questo metro di misura, non
sarebbe da vero credente il ricorso alle trasfusioni di sangue,
alla medicina salvavita, a un massaggio cardiaco per portare in
salvo un infartuato, né un salvagente per uno che sta annegando, né un
salvataggio per una nave di uomini, che affonda; tanto un vero
credente deve abbracciare quanto gli sta succedendo! Ma come disse Gesù chi di
voi religiosi pensando di osservare il giorno del sabato non si affaticherà per
riportare in salvo la sua figliuola, precipitata in un burrone?
{16-05-2012}
6.
{Testimonianze di trapianti e guarigioni}
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■
Liam Garrett: Io conosco un
pastore, che grazie alla donazione degli organi, è
guarito. Ecco la sua
testimonianza. Io ho sottoscritto la dichiarazione che alla
mia morte tutti i miei organi vengano donati a chi ne avrà bisogno. E invito
tutto a farlo. {13-05-2012}
■
Tina Campanella-Soccio:
Grazie a Dio e grazie a un trapianto di rene, mia madre è ancora vivente! È una
grande benedizione e una grande consolazione, per noi tutti da parte del Signore
(dopo tutte le sue sofferenze). {14-05-2012}
■
Salvatore Paone: Conosco una
storia molto toccante. Un papà necessitava di un trapianto di fegato, e
l’unica compatibile del caso era la sua stessa figlia, poiché aveva i parametri
e valori uguali al padre. Se non intervenivano subito, il padre sarebbe morto.
La figlia doveva donare almeno 1/4 del suo fegato al padre. Certo la figlia
avrebbe avuto una lunga convalescenza, e inoltre i rischi vi erano comunque. Il
padre, venuto a sapere che l’unico membro della sua famiglia, che gli potesse
donare una speranza, era la figlia, si mise le mani in faccia, per la paura di
perderla per causa sua. Cosa fece il padre?
Il padre si affidò nelle mani del Creatore, secondo il quale gli aveva fatto
comprendere che, nonostante lui si rifiutasse di accettare la donazione della
figlia piccola, Dio gli fece comprendere che i figli sono dei doni e che, per
tale motivo, lui doveva accettare tale dono in tutti gli aspetti, anche in
situazioni di vita o di morte.
Nessun genitore sano, farebbe rischiare la vita a un figlio o a una figlia.
Questo è un istinto molto forte. Ma in quel caso, l’uomo comprese che i mezzi e
i metodi di Dio, per amore della vita e del prossimo, sono sempre più
considerevoli e accettabili.
Viva la vita, viva l’amore che Dio ha messo nei
nostri cuori. {16-05-2012}
■
Daniele Guadagnino:
Mio padre
ha subito un trapianto di fegato 18 anni fa, a causa di cirrosi epatica da
epatite C. È ancora vivo è sta bene, e io ringrazio Dio ogni giorno per
questa cosa. A Gianni Cascato voglio dire: con tutto il rispetto, ma tu non
sai di cosa parli, semplicemente perché le cosa bisogna viverle prima
sulla propria pelle... {20-05-2012}
7. {Gianni
Cascato}
▲
■
Contributo:
Caro Nicola, bisogna ubbidire a Dio e non agli uomini! La donazione di un
organo può prolungare una vita, ma non può salvare nessuno.
Sappiamo che colui, che ha dato la vita, ha anche
stabilito i giorni che dobbiamo vivere qui, quindi se Dio ritiene che una
persona deve vivere più a lungo sulla terra, gli darà la guarigione.
Nella mia famiglia sanno che non condivido la donazione degli organi, non
dono nessun organo e non ne chiedo. Se dovessi cadere ammalato,
non cercherò certamente una donazione di organo, se Dio mi chiama a sé
tramite qualche malattia, sarò felice di andare.
Molti credenti purtroppo, quando sono ammalati gravemente si comportano come
coloro, che non hanno speranza, e questa si che è una mala testimonianza.
Ad un non-credente gli donerei la buona novella, gli annunzierei una speranza di
vita dopo la morte, e gli farei accettare la grazia di una nuova vita in Cristo
Gesù.
Comunque ognuno si prenda le sue responsabilità, credo fermamente che
Dio non permette la donazione degli organi.
Chiudo qui il mio interveto. {14-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): La tesi di
Gianni Cascato è quindi la seguente: Dio non permette la donazione degli
organi, e chi li prende o li dà, disobbedisce a Dio! Egli, come ogni
massimalista, ha una visione predeterminista o fatalista della vita, dal
cui cerchio si può uscire soltanto mediante una guarigione
diretta di Dio. A lui non viene in mente che Dio possa spezzare tale cerchio,
come fece col re Ezechia, a cui donò altri 15 anni di vita (Is 38,5); si veda il
suo travaglio dinanzi a Dio e la risposta divina. A lui non passa neppure per la
mente che Dio possa intervenire per via indiretta (con un impacco di
fichi con Ezechia; Is 38,21), quindi anche con una trasfusione di sangue,
un intervento chirurgico per asportare un danno, la sostituzione
di una parte del corpo (protesi, ecc.) o di un organo o il sostenimento
di una funzione vitale mediante una macchina (pacemaker, respiratore, dialisi,
ecc.) o medicine. Per coerenza, se Gianni Cascato crede al
predeterminismo (tutto è oramai scritto e immutabile), allora per coerenza
dovrebbe rinunciare a ogni tipo di intervento medico!
Affermare che molti credenti gravemente ammalati si comporterebbero «come
coloro, che non hanno speranza», mostra una grande insensibilità ed è una
grave offesa a tutti i credenti nel travaglio della malattia. Tale
insensibilità mostra un animo gretto verso i malati del passato, come il re
Ezechia e tanti salmisti e coloro, che andarono a Gesù e agli apostoli; lo
stesso vale per gli infermi del presente.
Gesù non si comportò da predeterminista distaccato, ma
ebbe pietà di una vedova, che aveva perso l’unico figlio e il
sostentamento per la vecchiaia (Lc 7,13). Egli ebbe pietà della folla affamata
(Mt 15,32). Egli non disse ai malati: «È arrivata la vostra ora! Se non siete
pronti a morire, siete senza fede e senza speranza»; Gesù li guarì (Mt 4,24;
12,15; 15,30). A volte usò anche strumenti esterni; a un cieco mise la
sua saliva mista a polvere sugli occhi di un cieco (Gv 9,6). Egli è anche per
noi un «sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2,17).
«Se dovessi cadere ammalato, non cercherò certamente una donazione di
organo» e così via, afferma Gianni Cascato. Non gli auguro di doversi trovare in
tale esperienza. Egli dimentica, come mostra la prassi, che la malattia, la
sofferenza risultante e i continui dolori trasformano la persona e così
anche la percezione delle cose e i convincimenti. Meglio non fare tale
esperimento.
8. {Nicola
Martella}
▲
■
Contributo:
Ho notato che le tesi di Gianni Cascato sono le stesse di un certo santone
nazionale e dei suoi accoliti, tutti di stampo predeterminista e
massimalista. In un suo scritto più recente egli cita espressamente uno di tali
massimalisti, riportandone un intero contributo, le cui tesi sono le stesse. Mi
vien da dire: «Chi va col massimalista, diventa legalista».
Gli argomenti di tale gruppo, che hanno una grande vicinanza con quelli di
Gianni Cascato, sono tutti incentrati sulla polemica intorno alla «morte
celebrale». Essi, però, trascurano il fatto che si possa morire per tanti
motivi, in cui l’accertamento della morte cerebrale è scontato, ad esempio,
per incidente stradale (sfondamento toracico, della testa, ecc.), per
dissanguamento, per asfissia, per annegamento, per suicidio (impiccagione,
caduta nel vuoto o nell’acqua, asfissia da gas, taglio delle vene, ecc.), e così
via.
Nell’accertamento della morte valgono i
seguenti fattori: cessazione delle attività cerebrali, cessazione della
respirazione autonoma e cessazione delle attività cardiache. Ad esempio, è
impossibile rianimare chi è affogato e sta da più di 20 minuti nell’acqua. È
altresì impossibile fare alcunché con chi per caduta o incidente si è fracassato
la testa al punto che ne è fuoriuscita la massa cerebrale. E così via.
▬
Osservazioni
(Nunzia Stabile): Sì, questo Gianni Cascato la pensa allo stesso modo di questo
certo santone, che alcuni lo hanno soprannominato «Santonkan».
Mi dispiace che dei pastori taggati nella tua interessante nota, solo
pochissimi di loro (uno o due) hanno risposto. Si vede che forse o non sono in
grado di rispondere o non gli interessa proprio. Invece è un argomento che, come
è successo al pastore Masullo, deve interessare a tutti (familiari,
amici, ecc.). {16-05-2012}
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Osservazioni
(Giovambattista Mele): Si vede, con tutto rispetto a Gianni Cascato, che è stato
influenzato da qualche
Testimone di Geova, altrimenti un credente come lui non farebbe questi
ragionamenti. {14-05-2012}
▬
Risposta (Stefano Frascaro): Concordo con
Nicola. Andando anche oltre, caro Gianni, dovresti essere contrario a tutti
quei farmaci, che si recuperano dagli organi umani (almeno come facevano
all’inizio...) tipo l’insulina, il cortisone, eccetera. E andando oltre non
dovresti neppure curarti con i farmaci e basta, ma chiedere a Dio di guarirti se
è nella sua volontà.
Ora, se l’Eterno ha dato saggezza e
istruzione ai medici per operare e salvare così vite umane, perché dobbiamo
tentare Dio? Mio figlio aveva un tumore al cervello, gli hanno fatto una
operazione all’avanguardia. Ero giovane nella fede a quel tempo e ho balbettato
preghiere a Dio. Ma se l’anziano mi faceva un discorso del genere e non avessi
fatto operare mio figlio, che cosa sarebbe successo? Tramite i medici è
stato grandemente operato l’intervento del Signore (per loro stessa
ammissione!). E allora, gloria a Dio che ha dato sapienza ai medici!
{15-05-2012}
9. {Gianni
Cascato}
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Contributo:
Vedo che calunniare e mettere in cattiva luce un credente fa a voi molto
piacere, non avendo rispetto e amore per il prossimo.
La mia convinzione che Dio non permette la donazione degli organi si
trova in Numeri 19,11-22, ma sopratutto nel verso 13 dove è scritto: «Chiunque
tocca il corpo di una persona morta e non si purifica, contamina la dimora
dell’Eterno; quella persona sarà sterminata dal mezzo d’Israele. Poiché l’acqua
di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli è impuro; la sua impurità
è ancora su di lui».
Ora, se solo nel toccare un morto si era impuro
e che persino si rischiava di essere sterminato dal popolo Israele, quanto più
Dio non permetterà di ricevere un organo estraneo?
Posso io fare qualcosa, in cui la mia coscienza mi condanna il quale sa
che Dio non permette? Ora Se la tua coscienza non ti condanna davanti a Dio per
ricevere un organo o nel donarlo, fai pure, non sarò certamente io a
giudicarti, è Dio che giudicherà tutti gli uomini. Ognuno si prenda le sue
responsabilità.
Coloro che sono favorevoli alla donazione degli organi hanno il dovere di
dichiarare la loro volontà sulla donazione degli organi, compilando il «tesserino
blu». Spero che non ci siano tra coloro, che sono per la donazione degli
organi, persone che desiderano avere gli organi in caso di bisogno, ma che non
sono disposti a donarli.
Le persone che non portano con se il tesserino blu con la dichiarazione di un sì
nel portafoglio, cioè di voler donare i propri organi, ma che desiderano averli
in caso di bisogno, sono degli ipocriti ed egoisti. Shalom a voi tutti,
Dio vi benedica. {17-05-2012}
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Risposta 1 (Nicola Martella): Gianni Cascato
comincia con «Vedo che calunniare e mettere in cattiva luce...» e
termina apostrofando chi non concorda con lui come «ipocriti ed egoisti».
La coerenza non è certo di casa dalle sue parti.
L’argomento maestro è la norma dell’impurità rituale dell’antico patto,
che regolava l’accesso al santuario. Oggigiorno non abbiamo un tempio, a cui
recarci, e le norme rituali (come tutte le norme del vecchio patto) sono state
adempiute e abrogate da Cristo, istituendo il nuovo patto (Eb 8,13).
Numeri 19 e brani simili sull’impurità non hanno nulla a che fare con la
donazione degli organi. Inoltre, che si possa toccare un cadavere, senza
rendersi impuri, lo ha mostrato nel NT Gesù stesso. Quando morì una ragazza di
12 anni, leggiamo: «E, presala per mano, le disse: «Talità kum!» che
tradotto vuol dire: “Ragazza, ti dico: alzati!”» (Mc 5,41). Ora si dirà che
non era veramente morta, ma solo in coma!
C’è un secondo caso: «Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si
portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e
molta gente della città era con lei. Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e
le disse: “Non piangere!” E, avvicinatosi,
toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: “Ragazzo, dico a te,
alzati!”» (Lc 7,12ss). La bara era costituita da una portantina, su cui
giaceva il corpo avvolto in un lenzuolo (cfr. At 5,5s); nell’AT già ciò rendeva
impuri, ma Gesù toccò lo stesso tale feretro.
In ambedue i casi non è scritto che Gesù fosse diventato impuro, né che
avesse fatto un rito di purificazione (lavaggio del suo corpo e dei suoi abiti),
per essere poi puro dopo il tramonto.
Secondo la logica dell’AT, chi aveva toccato un morto e toccava altri, anche
questi diventavano impuri. Quando Gesù morì, alcuni dei suoi seguaci vennero,
lo tolsero dalla croce e lo portarono nel sepolcro (Mt 27,59s; Lc 23,53ss;
Gv 19,38ss). Non si parlò di riti di purificazione per aver toccato un morto.
Quando il fraudolento Anania stramazzò al suolo al cospetto di Pietro e
di altri credenti, si legge: «E i giovani, levatisi,
avvolsero il corpo, e portatolo fuori, lo seppellirono» (At 5,5s).
Circa tre ore dopo anche Saffira ebbe la stessa sorte: «Ecco, i piedi
di quelli, che hanno seppellito il tuo marito, sono all’uscio e ti
porteranno via. Ed ella in quell’istante cadde ai suoi piedi, e spirò. E i
giovani, entrati, la trovarono morta; e portatala via, la seppellirono
presso al suo marito» (vv. 9s). Vediamo che tali giovani giudeo-cristiani
non erano andati a purificarsi secondo i riti ebraici.
Quando Tabita morì, le vedove la lavarono e la posero nella sala di sopra
della casa (At 9,37); intanto i discepoli andarono a chiamare Pietro e lo
portarono in tale sala (vv. 38s). Qui le vedove gli mostrarono tutte le tuniche
e i vestiti che Tabita aveva fatto. Pietro, messi tutti fuori, si pose in
ginocchio, e pregò per Tabita (v. 40); poi, quando ella tornò in vita, egli le
diede la mano e la sollevò (v. 41). Secondo la logica dell’AT, Pietro era
diventato impuro già al momento che aveva toccato
qualunque cosa, che era stata in contatto col morto, eppure Pietro entrò in tale
stanza.
Quindi tale argomento maestro di Gianni Cascato, che è sulla stessa linea di
altri massimalisti, specialmente di un certo santone nazionale e dei suoi
accoliti, non ha nessuna forza probatoria nel nuovo patto e per questo
soggetto, che stiamo discutendo. Esso è, come si suole dire nell’ermeneutica, un
«argomento di paglia».
Egli può legittimamente asserire le sue convinzioni, ma non deve usare in modo
pretestuoso argomenti estranei al tema e
strumentalizzare brani biblici, che non hanno nulla a che vedere col tema
della donazione di organi.
▬
Replica (Gianni Cascato): Caro Nicola, se
leggi attentamente, non ho apostrofato nessuno, che non concorda con me.
Quello che io ho scritto, non l’ho appreso da altri santoni, come tu
accenni, ma sono degli insegnamenti, che ho appreso dalla Parola di Dio. Per
motivo della mancanza di rispetto nei miei confronti e della diversità,
elimino l’amicizia, fino a quando non mi arrivano delle tue scuse.
Shalom. {17-05-2012}
▬
Osservazioni
(Liam Garrett): 1. Il signor Cascato, da ciò che leggo nel suo commento,
mi fa capire che la testimonianza del pastore Silvano Masullo non l’ha
proprio vista e sentita. {17-05-2012}
2. Gianni Cascato, la tua diversità di opinione è solo
terrorismo psicologico verso chi vuole donare, alla sua morte, gli organi a
chi ne ha bisogno; e con i tuoi discorsi farneticanti puoi invece mettere
in confusione le persone.
Tu non hai detto che ognuno faccia
quello che meglio crede, ma hai detto che chi dona o accetta un organo è una
persona, che non ama Dio!!! È gravissimo ciò che hai detto! Ricordati, che
le vie del Signore sono infinite. E tu non sei Dio o conosci i pensieri
di Dio, per decidere in che modo Egli vuole guarire! Inoltre, donare gli
organi è donare amore.
È inutile che pretendi le scuse
dal fratello Nicola. Sei tu che devi chiedere scusa a milioni di persone, che
aspettano un organo. E devi chiedere scusa anche a coloro, che hanno ricevuto un
organo, come il pastore Masullo, giudicandoli e chiamandoli «persone che
non amano il Signore». Ravvediti, Cascato, e chiedi scusa. Subito! {18-05-2012}
▬
Risposta
2
(Nicola Martella): Gianni Cascato mi ha tolto dalle sue amicizie di Facebook e
mi ha bandito dal suo gruppo, dove è avvenuta molta della discussione. È un
singolare modo di fare. In una sua nota aveva riportato un lungo scritto di
Nicola Iannazzo, compagno di via di Giacinto Butindaro e amplificatore delle
tesi
di quest'ultimo; tale particolare gruppo è anche contro ogni tipo di
medicina e di intervento di un medico e ritiene come disubbidienti, peccatori e
bisognosi di ravvedimento chiunque ne faccia ricorso. Gianni Cascato,
argomentando, riporta proprio tali tesi sulla donazione degli organi,
spesso in modo letterale, facendo taglia e incolla e senza riportare le sue
fonti. Ogni lettore può confrontare tali due scritti con le tesi di Gianni
Cascato e verificare la diretta corrispondenza delle tesi, spesso fin dei
dettagli e anche in modo letterale. Quindi, avendo riportato un fatto
documentabile,
non ho scuse da porgere, non avendo offeso nessuno. Mi dispiace che
Gianni Cascato abbia voluto fare a meno dell’amicizia, invece di dialogare nel
merito; anche questa è una soluzione da rispettare, ma anche un indizio da
valutare...
10. {}
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11. {}
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12. { Autori
vari}
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Monica Simonetta Ara: È
giusto e molto bello quello, che è stato scritto! Sono iscritta all’AIDO e un
giorno questo servirà per altri! DVB {13-05-2012}
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Vinci Daniela: «Come il
Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Questo è
il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho
amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici» (Giovanni 15,12s). {15-05-2012}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Donazione_organi_MeG.htm
21-05-2012; Aggiornamento: 23-05-2012 |