Qui di seguito discutiamo l’articolo «Esercizio
dei propri diritti dinanzi alle prevaricazioni altrui».
Diverse persone mi hanno scritto per comunicarmi una vera e propria
persecuzione telematica da parte di alcuni individui che, atteggiandosi a
strenui difensori della verità (fanno coincidere il proprio pensiero con quello
di Dio), hanno una ideologia religiosa massimalista. Tali «santoni» non
si limitano a commentare gli scritti altrui, per esprimere il proprio dissenso
ma, mancando d’ogni rispetto umano e cristiano, coprono le persone, che essi
hanno scelto come loro obiettivo, di fango tale, da farle apparire nei modi più
indicibili. Essi prendono anche le foto altrui, senza alcun permesso, e
le riproducono in modo infamante. Chiaramente stanno agendo contro la legge e,
se citati in giudizio, avrebbero da risarcire molti soldi per danni morali.
Ho chiesto ai lettori che cosa essi ne pensino della questione e come
comportarsi da cristiani biblici in tali casi. Le risposte sono state le più
disparate. In ciò sono importanti alcuni fattori. Il primo fattore è l’uso di
brani biblici citati fuori contesto, che fanno apparire il cristiani come
predestinati a essere martiri inermi e umanamente perdenti; non è un caso
che i superbi, poi, approfittino di loro. Se andasse per loro, non ci sarebbero
mai stati cristiani impegnati, che hanno lottato per i diritti civili e hanno
ottenuto il mutamento sociale, civile e giuridico delle moderne società.
L’altro aspetto è che la prospettiva cambia del tutto, se a essere pubblicamente
infangati sono gli altri o loro stessi; essi si esprimono diversamente,
se le loro persone sono disonorate e le loro foto sono violate. Inoltre, pochi
si pongono la questione della correità morale: non fermando il male e gli
iniqui, non solo si incoraggia i superbi nelle loro crociate
denigratoria, ma altri diventano presto le loro vittime e il danno è,
infine, dell’Evangelo e della testimonianza.
Riporto i differenti punti di vista, dividendoli in categorie. Ringrazio
tutti per i lettori per i loro consigli e per i loro punti di vista. I molti
consiglieri insieme danno spesso un quadro più completo, se essi sono saggi e
maturi. Le
mie risposte, le mie osservazioni e obiezioni vogliono solo aiutare a
completare il quadro, dando stimoli per l’ulteriore riflessione.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema ▲
(I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
▼
1.
Sopportare il male e non intentare nulla di legale |
▼
2.
Agire legalmente solo a certe condizioni |
▼
3.
Fermare l’incendio fintantoché si è in tempo |
▼
4.
Altre proposte |
▼
5.
In tali casi, farei praticamente così |
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▲
1.
Sopportare il male e non intentare nulla di legale
■
Simona La
Battaglia: Perdona 70 volte sette. La giustizia appartiene a Dio.
Fratello, pensa solo a Paolo in prigione senza ragione e come lui ha
reagito in modo irreprensibile, chiedendoci di prendere esempio anche da lui
come condotta cristiana. {10-01-2012}
Questo è ciò che lo Spirito mi ha detto! Fino a quando? 70 volte sette, ossia
per sempre! Per dare
testimonianza. {10-01-2012}
▬
Nicola Martella:
Il perdono è cosa nobile per il cristiano ed è da dare, quando il
trasgressore si ravvede e lo chiede, non quando l’empio continua spavaldo
a delinquere. In quest’ultimo caso, Gesù ha dato chiare direttive (Mt
18,15ss), come pure l’apostolo Paolo (1 Cor 5,11ss).
Non dobbiamo fare della dottrina biblica un umanesimo cristianizzato o una
religione dei buoni sentimenti. Gesù disse: «Se si pente,
perdonagli» (Lc 17,3). E anche disse: «Non peccar più» (Gv 5,14;
8,11). Gesù insegnò che il «figliol prodigo» fu accolto dal padre, dopo che gli
disse: «Ho peccato contro il Cielo e contro te» (Lc 15,21).
Anche Paolo insegnò che prima viene «la
punizione inflittagli dalla maggioranza», che certo crea in lui
tristezza di ravvedimento, poi bisogna «perdonarlo e confortarlo» (2 Cor
2.6s).
Quindi, il perdono si accorda a chi si ravvede
e pente e chiede perdono. Scorciatoie in merito creano una «grazia a poco
prezzo», che non salva alcuno, e un
cristianesimo debole, che non sana né ristabilisce alcuno. Come si vede,
quando si è superficiali nella ricerca biblica o si afferma solo una parte della
medaglia o la metà della verità, è facile confondere il perdono biblico con il
sentimentalismo umanista cristianizzato.
■
Simona La
Battaglia: Perdonami, ma non penso proprio sia stato l’esempio di
Gesù e di Paolo, né di Dio Padre. Credo devi rivedere ciò, che hai scritto. È
scritto: «Perdona i tuoi nemici... perché se perdoni gli amici che vantaggio ne
viene?»; Parola di Dio.
1 Corinzi 13: amare è il più grande atto di ubbidienza, che Lui ci chiede!
Matteo 5,38-44: «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per
dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la
guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio
per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a
fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te
un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate
per i vostri persecutori».
«Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro
celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Discorso della Montagna).
Sulla croce: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Essere cristiani è davvero entrare per la porta stretta. Dio ti benedica
nell’amore di Gesù. Combattiamo il buon combattimento, affinché possiamo essere
trovati pronti, per ricevere la corona della vita!
1 Cronache 4,10 «Iabes invocò il Dio d’Israele, dicendo: «Benedicimi, ti
prego; allarga i miei confini; sia la tua mano con me e, preservami dal male in
modo che io non debba soffrire!» E Dio gli concesse quanto aveva chiesto».
{11-01-2012}
▬
Nicola Martella: Avendo risposto già sopra,
accenno solo ad alcuni aspetti; per alcune cose non capito che cosa abbiano a
che fare col tema. Come al solito, vengono tolti
brani dal loro contesto e associati insieme per la propria tesi, trascurando
sia il contesto, sia i brani che affermano altri aspetti.
Nella Bibbia l’amore non esiste senza verità (cfr. 2 Ts 2,10; 1 Pt 1,22),
né pace senza giustizia (Is 32,17; Zc 8,16; Gcm 3,18).
Matteo 5,38-44 riguardava il comportamento personale dei seguaci di Gesù
rispetto ai non-credenti (malvagio, nemici, persecutori) e al fatto che allora
esisteva la faida, che consumava le famiglie con la vendetta perenne. Altra cosa
è quando si trattava della difesa della verità; allora Gesù non fece
sconti a nessuno (cfr. Gesù nel tempio Gv 2,14ss; cfr. contro scribi e farisei
Mt 23). Anche Paolo non fu da meno a denunciare nelle sue epistole i falsi
operai, che mettevano in pericolo la verità dell’Evangelo (cfr. Gal 1,6-9; 2 Cor
11,3ss.13ss). «Demoliamo
i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di
Dio e facciamo prigioniero ogni pensiero sotto all’ubbidienza a Cristo»
(2 Cor 10,4s).
Si parla nuovamente di perdono,
ma si dimentica un’altra volta che esso è legato al ravvedimento, alla
confessione della trasgressione e alla riparazione del danno.
■
Pierluigi
Prozzo: Seppur anche io sono stato oggetto di calunnie e bugie sul
mio conto e sul mio credo proprio da un famoso gruppetto di autodefinitesi
«credenti», mi rimane lo stesso difficile pensare di poter difendere la mia
persona e la verità esercitando i miei «diritti» (riconosciuti dallo Stato, in
cui vivo), quando poi trovo frasi nella Parola di Dio di questo tipo:
«...oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si
rimetteva a Colui che giudica giustamente».
«...ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo;
siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto
di tutti».
«Beati voi, quando v’insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché
il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti
che sono stati prima di voi».
Dal conto mio sono sicuro che «chi agisce ingiustamente riceverà la
retribuzione del torto che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi».
E anche che «gli occhi del Signore sono sui giusti e i suoi orecchi sono
attenti alle loro preghiere; ma la faccia del Signore è contro quelli che fanno
il male».
«Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene? Se poi doveste soffrire per la
giustizia,
beati voi!».
Quindi, ricorrere alle autorità giudiziarie
statali per far smettere le prevaricazioni su di me, non farebbe altro che
togliermi... beatitudine! {11-01-2012}
▬ Nicola
Martella: Certo, leggendo così una lista
di brani biblici, tolti dal loro contesto e senza citare neppure dove si
trovano, si può avere proprio tale impressione. Peccato che si ometta di
appurare chi sono i destinatari dei vari brani; a ciò si aggiunga che si
tacciano tutti i brani, che contrastano con tale visione.
Ad esempio, che Gesù non
fosse contrario
che ci si rivolgesse ai magistrati, riportò l’esempio di quella vedova,
che chiese insistentemente a un giudice (addirittura iniquo) di farle giustizia
del proprio avversario; se Gesù fosse stato contrario a ciò, non avrebbe
riportato proprio tale esempio (Lc 18,2ss). Anche altrove parlò del giudice e
diede consigli in merito al caso si fosse in difetto rispetto al proprio
avversario (Lc 12,58s). Anche Paolo designò le autorità come «ministri di Dio»
(Rm 13). Si veda pure il mio prossimo contributo.
■
Francesco
Giordano: «Beati sarete voi, quando v’insulteranno e vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa
mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli,
poiché così hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi» (Mt 5,
11-12).
Quando capita da parte di «credenti»,
ricordati che la chiesa è composta da due parti: chiesa «visibile», cioè
le persone che ti stanno intorno in chiesa (non è detto che siano tutti
credenti), e chiesa «invisibile» cioè i veri credenti, coloro che solo il
Signore Gesù Cristo conosce, quindi ricambia sempre con il bene e riceverai la
corona della vita, accendendo (come afferma l’apostolo Paolo) dei carboni
ardenti sul capo di chi ti fa del male (letteralmente tradotto gli metterai
delle pulci in testa che gli faranno pensare sempre a ciò che ha fatto).
Dio vi benedica. {12-01-2012}
▬
Nicola Martella: Tralascio qui il fatto che
carboni accesi (così nell’originale; Pr 25,22; Rm 12,20), sarebbero
letteralmente «pulci in testa», una singolare concezione, di cui non c’è
traccia letteraria nei testi biblici originali. Torniamo al tema…
Quindi, permettiamo che i malvagi approfittino della remissività dei
credenti, che i falsi maestri continuino nella loro nefasta opera con la nostra
omertà. Con la nostra quiescenza contemplativa permettiamo che i crudeli
dittatori prendano il potere, e condanniamo tutti coloro che hanno dissentito e
hanno pagato nel corso della storia. Con la nostra inerzia reticente
permettiamo ai seguaci di Balaam (= ebr. Ba`al `am «dominatore di popolo»
e dei Nicolaiti (= gr. «dominatori di popolo») d’intrufolarsi nelle chiese, di
prenderne il potere e di dominarle, come hanno fatto i «super-apostoli» a
Corinto.
Probabilmente aveva sbagliato Paolo a opporsi con veemenza contro tali
santoni giudaici
di stampo esoterico (2 Cor 11) o contro gli attivisti giudaisti (Gal 2; Col). Il
Signore, che aveva detto al conduttore della chiesa di Efeso: «…hai
sopportato molte cose a causa del mio nome, e non ti sei stancato»,
aveva probabilmente sbagliato a dirgli pure: «Io
conosco… che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli
che si chiamano apostoli e non lo sono… Ma tu hai questo [di positivo]: che
odi le opere dei Nicolaiti, le quali odio anch’io» (Ap 2,2.6).
Eppure Paolo affermò dei giudaisti: «…dei falsi fratelli, introdottisi di
soppiatto, …s’erano insinuati fra noi per spiare la libertà, che abbiamo in
Cristo Gesù, col fine di ridurci in servitù. Alle imposizioni di costoro noi
non cedemmo neppur per un momento, affinché la verità del Vangelo rimanesse
ferma tra voi» (Gal 2,4s). E anche dello stesso giudaizzante Pietro disse: «Quando
Cefa fu venuto a Antiochia, io gli resistei in faccia perché egli era da
condannare» (Gal 2,11).
Il rischio è che, vedendo nel cristianesimo
biblico una religione perdente, alcuni useranno la logica dei gretti Giudei del
tempo di Malachia: «Ora, dunque, noi
proclamiamo beati i superbi; sì, quelli che operano malvagiamente
prosperano; sì, tentano Dio, e scampano!»
(Mal 3,15).
■
Antonio
Capasso: «Ma io vi dico: non contrastate il malvagio, anzi se
uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol
litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello... Amate i
vostri nemici benedite coloro che vi maledicono fate del bene a quelli che vi
odiano e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, affinché
siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Matt 5,39-45). Lo so, è
difficile, ma è la via della croce quella che dobbiamo percorrere.
{10-01-2012}
▬
Nicola Martella: Questa è una parte della
medaglia. Tali versi indicano il rapporto verso i figli del mondo. Gesù
ha dato però anche altri insegnamenti, ad esempio come gestire i rapporti fra
credenti, in cui uno danneggia l’altro (Mt 18,15ss). E così via; tale
varietà si trova anche negli scritti apostolici. Come si vede, non bisogna
mai polarizzare le articolate questioni, riducendole a un solo aspetto.
■
Antonio
Capasso: Caro Nicola, come hai detto tu nel tuo articolo, Matteo
18 parla di rapporti tra credenti della stessa comunità. Qui ci troviamo davanti
a rapporti virtuali tra credenti. Poi, le persone, di cui parli, sono dei
disordinati da cui, come dice la Bibbia, bisogna ritirarsi. Oltre a questo,
c’è il fatto che si comportano
come nemici e non come fratelli, che dissentono da altri fratelli. Non vedo
altra via, se non quella suggerita da Gesù in Matteo 5,39-45. {10-01-2012}
▬
Nicola Martella: Secondo questa logica, come
ho ricordato sopra, la vedova, di cui Gesù parlò, aveva sbagliato a
rivolgersi a un giudice per avere ragione del suo avversario
(Lc 18,2ss); eppure Gesù presentò ciò come una cosa
scontata e legittima. Dio disse mediante il suo profeta: «Se si fa
grazia all’empio, egli non impara la giustizia; agisce da perverso nel paese
della rettitudine e non considera la maestà del Signore» (Isaia 26,10).
In questioni del genere, per non polarizzare le cose, bisogna usare la seguente
indicazione sullo studio tematico: «Quando si studia la Bibbia, per
comporre il “puzzle della verità” su un certo argomento biblico, bisogna prima
tener presente tutte le tessere, specialmente quelle diverse l’una dall’altra»
(Nicola Martella). {10-01-2012}
■
Stefano
Ferrero: Paolo si appellò a Cesare per denunciare e quindi
attaccare dei credenti che insegnavano errori, o per difendersi
legalmente, quando venne accusato dai
non-credenti? Se un cristiano viene denunciato e messo in prigione, ha
certamente il diritto di difendesi con avvocati, ma si tratta di una
situazione che non può assolutamente rientrare nelle questioni che stiamo
analizzando. Isaia 26,10 è un brano dell’AT e non del NT; e l’empio che
fa violenza, è assimilabile al criminale che uccide, rapina, e fa violenze
fisiche a innocenti; e certamente chi fa questo va denunciato subito sia
esso credente o non credente. Ma anche questo caso non rientra per niente nei
casi menzionati. {10-01-2012}
▬
Nicola Martella: Che Paolo avesse
denunciato pubblicamente gli avversari dell’Evangelo (giudaisti legalisti
nella Galazia, giudaisti di stampo mistico-esoterico a Corinto, santoni
visionari e massimalisti a Colosse, ecc.), ce ne parlano le sue epistole alle
chiese. Non era certo remissivo, quando venivano toccate la sana dottrina e la
morale biblica, tanto da lanciare addirittura il suo anatema contro tali
persone (Gal 1,8s) e da darle
in man di Satana (1 Cor 5,5; 1 Tm 1,20).
Comunque si voglia leggere le sue vicende, fatto sta che Paolo non rinunciò
ai suoi particolari diritti di cittadino romano (non tutti i sudditi dell’impero
romano avevano tale privilegio!).
Non si comprende perché Dio, che ha pronunciato
in Isaia 26,10 tali parole, abbia cambiato programma nel NT, visto che
non c’è nessuna evidenza che Egli abbia mutato i suoi propositi morali. Inoltre,
Romani 13,1ss indica proprio come l’autorità possa legittimamente procedere
contro chi esercita il male; perché non dovremmo rivolgerci a lei, visto che è «un
ministro di Dio, per infliggere una giusta punizione contro colui, che fa il
male»?
Si afferma che «l’empio, che fa
violenza… va
denunciato subito sia esso credente o non credente», ma si aggiunge che ciò
non rientrerebbe «per niente nei casi menzionati». Di là dai casi menzionati in
senso di esempi, se i frutti mostrano l’albero, non dovremmo denunciare l’empio,
che fa violenza in nome di Dio, gettando discredito non solo su singoli
credenti, ma sulla testimonianza cristiana agli occhi del mondo? La vedova
sbagliò a rivolgersi al giudice per ottenere giustizia? Sbagliò Gesù a riportare
con ovvietà tale episodio?
▲
2.
Agire legalmente solo a certe condizioni
■
Eliseo
Paterniti: Conoscendo anch’io personaggi del genere, voglio dare
il mio modesto parere.
Se dobbiamo ragionare secondo le Scritture del Nuovo Testamento o meglio secondo
i comandamenti lasciati da Gesù, Egli come Figlio di Dio ha detto di
benedire coloro che ci maledicono (Matt. 5,44). L’apostolo Paolo afferma
pure di benedire coloro, che ci perseguitano (Romani 12,14). È anche vero che lo
stesso Paolo ha preso posizione nei confronti dei Giudei di appellarsi a
Cesare (Atti 25,11).
Certamente come esseri umani a volte la nostra pazienza può arrivare
oltre il limite della sopportazione e, quindi, si è «tentati» ad agire secondo i
sentimenti umani.
Per questa ragione personalmente non mi sento di dare un suggerimento categorico
su come si dovrebbe agire in casi del genere; perciò la persona coinvolta faccia
la sua decisione per come ritiene opportuno, secondo la sua coscienza.
Come credente e come uomo non posso dal canto mio né giustificare né criticare
una eventuale decisione contro la persona, che continua a offendere.
In ultimo voglio solo dire che se eventualmente deve essere fatta la decisione
di agire legalmente contro il «molestatore», se la molestia è attinente a
lesioni morali, certamente la legge farà il suo percosso. Se la lesione è
solo di carattere spirituale, la legge si terrà estranea a un’eventuale azione
legale. Quindi, non conoscendo il problema nei suoi dettagli, pur conoscendo
persone del genere, che causano tali problemi, mi astengo dal dare altri
consigli in merito alla tua richiesta. Shalom. {10-01-2012}
▲
3.
Fermare l’incendio fintantoché si è in tempo
■
Fortuna Fico:
La penso esattamente come te, perdonare sì, ma quando si sfocia in un reato,
allora la cosa va denunciata, altrimenti si diventa complici! Complimenti
come al solito, fratello, molto diretto ed esaustivo! Dio ti benedica!
{10-01-2012}
■
Franco Sellan:
Il tuo articolo mi da piena
conferma su quello da tempo avevo già riscontrato, in quanto io stesso
mi sono trovato in una situazione del genere. Purtroppo ho dovuto riscontrare,
proprio da parte di chi insegna la Parola, di questa errata convinzione,
secondo cui sarebbe assolutamente vietato, anticristiano e perciò un peccato, il
pretendere i propri diritti di fronte alla legge, costringendoti a ritirarti e
lasciare piena libertà a chi invece aveva commesso un reato, chiamandosi
addirittura fratelli. {11-01-2012}
■
Alessio Rando:
Capisco quello che sta vivendo tale credente, ma non tema, si ricordi ciò, che
Gesù disse nel Sermone sul Monte: «Beati coloro che sono affamati e
assetati di giustizia, perché essi saranno saziati» (Mt 5,6).
È stato
violato il diritto all’immagine e alla privacy di qualcuno. Io, se fossi
in lui, denuncerei il reo anche per le calunnie!
Se io fossi in tale credente, denuncerei subito
personaggi del genere, che sono da fermare. Ad esempio, insegnano che non
bisogna prendere le medicine, in quanto sarebbe una mancanza di fiducia in Dio!
Bisogna fermare il «delirio» di personaggi del genere! {10-01-2012}
■
Salvatore
Paone: Conosco molto bene persone del genere, a cui ci si
riferisce nell’articolo. Umanamente parlando, «forse» si avrebbe già dovuto
reagire in maniera legale, ma non solo per l’immagine (con copyright), ma
per i continui attacchi.
{11-01-2012}
▬
Sonia Ronzani:
Questo argomento è molto interessante, molto spesso mi sono chiesta se un
credente deve sempre subire senza reagire. Penso che, come hai detto, stare
sempre zitti in alcune circostanze, ci rende colpevoli; in questo caso si
lasciano circolare liberamente false dottrine, che fuorviano le persone semplici
dalla Verità. Non sono in grado da dare un consiglio in merito; però penso che
se tale credente si avvale della giustizia, oltre a tutelare se stesso, farà
del bene anche a chi con semplicità viene attratto da tali persone. Pregherò
il Signore che guidi tale credente nella direzione giusta. Dico a lui: Sii forte
non temere e non ti scoraggiare. Pace. {12-01-2012}
■
Gianni Siena: Ho capito perfettamente di «chi» parla
il fratello Nicola in terza persona... Sono dell’idea che, se si può
sopportare una situazione, è sempre meglio che citare chiunque in tribunale,
anche un sedicente cristiano. Ma c’è un
limite a tutto, anche la pazienza dei santi può lasciare via libera a una
lecita richiesta di «risarcimento».
Ripeto, non mi piacciono le cause civili e penali, essere litigiosi non è nel
DNA spirituale dei credenti, ma chiedere rispetto per la propria persona,
quale estrema risorsa, rende lecito quel che normalmente può essere
sconsigliabile.
Va da se che i «guru»(= grassatori unti rapinatori
unici) non sanno cosa sia l’onestà e il dialogo fraterno da posizioni,
talvolta, distanti e (perché «no»?) inconciliabili: noi evangelici siamo divisi
su tante cose, ma uniti nel solo vero Dio e Vita eterna (Gesù). Ci
accapigliamo per motivi di dottrina e di prassi, ma ci vogliamo bene... alla
fine dei conti.
Con costoro, in apparenza inflessibili e rigidi, non c’è possibilità di
dialogo, hanno sempre ragione, anche quando non sanno come giustificare i
loro insegnamenti.
Coloro, che pongono loro domande, alle quali non sanno rispondere, diventano i
bersagli delle loro invettive... al punto di volerli distruggere moralmente:
non si può rimanere indifferenti alle loro false accuse!
Charles Taze Russell era talmente sfacciato da accusare la cristianità
tutta, ma un pastore battista cominciò a contrattaccare le sue tesi mostrandolo
per quel che era: un incompetente. Russell lo citò in giudizio e chiese un
risarcimento. L’avvocato, che rappresentava il pastore, ottenne da Russell,
sotto giuramento (!), l’ammissione che egli non conosceva la materia (=
dottrina biblica, ottenuta dai testi originali della Bibbia), su cui sprecava
fiumi d’inchiostro e cianciava senza ritegno.
Se questa è la situazione del nostro amico servitore del Signore, dopo aver
valutato attentamente la situazione, il «semaforo» dovrebbe diventare «verde»!
{10-01-2012}
■
Gaetano
Nunnari: Anche Paolo, si appellò ai suoi diritti di cittadino
romano. Quindi, sono convinto che denunciare certi personaggi, non solo non sia
sbagliato, ma un dovere. Chi insegna a non prendere le medicine e cose
del genere, è affetto da deliri maniacali, quindi affetto da una seria
malattia mentale. Chi circuisce i suoi seguaci con tali insegnamenti, è da
fermare. Concordo poi pienamente con Antonio Capasso nel dire che questi non
sono credenti nel senso di fratelli, e da tali persone ci si deve ritirare.
{10-01-2012}
▲
4.
Altre proposte
■
Guerino De
Masi: Tutto questo è davvero triste. Purtroppo è una realtà che
tale credente sta vivendo sulla sua pelle da tempo. Capisco dunque il perché la
sua pazienza sembra esaurirsi. Una denuncia al «Garante» sarebbe
opportuna e onesta, ma si sa benissimo che costoro faranno la parte delle
vittime e inveiranno ancora di più. A meno che la sentenza non li
costringerà con la forza del potere interdicendoli e multandoli. Ma in
questo modo, giustizia sarà data e non si dovrà aspettarsi altro dal Signore! Se
fosse possibile applicare Isaia 26,10 agli empi (e sappiamo bene quanti
sono...), perché imparino la giustizia, nelle piazze dovremmo predicare altro e
non il Vangelo. Non potendo seguire la trafila indicata dalla Scrittura (Matteo
18,15), tenendo conto che da tempo costoro perpetrano le calunnie e gli
attacchi, incuranti delle ammonizioni del Signore — quello che invece
intravedo come possibilità biblica è che si possa benissimo «metterli in man
di Satana» (1 Cor 5,5; 1 Tim 1,20), affinché imparino a non bestemmiare, per
la perdizione della carne, ma per la salvezza dello spirito, se costoro hanno
davvero creduto. Concludendo, a mio modestissimo parere, sconsiglio la
denuncia legale e chiedere l’intervento divino, che è ben più giusto e
severo. Non vorrei stare nei loro panni. Un fraterno abbraccio. {10-01-2012}
▬
Nicola Martella: Applicando tale logica alla
vedova, di cui parlò Gesù, poiché ella si era rivolta a un giudice (per
di più iniquo!) per ottenere giustizia verso il suo avversario prevaricatore
(una vedova, essendo senza copertura parentale, era esposta all’arbitrio
altrui), e la ottenne infine, ella non poteva aspettarsi altro dal Signore. Lo
stesso si può dire di Paolo, che si riferì al suo diritto di cittadino romano
per non subire una tortura, e si appellò a Cesare per non finire in mano ai
Giudei. Interpolando ciò con Romani 13,1ss, non ci viene in mente che la
giustizia divina si palesi proprio nelle decisioni giuste dell’autorità, che
è chiamata «ministro di Dio»? Come ho mostrato altrove, la giustizia legale era
l’alternativa legittima alla giustizia propria.
Per dire: «…nelle piazze dovremmo predicare altro e non il Vangelo», si
ammette che oggigiorno si predica la medicina, senza parlare della malattia;
si afferma: «Cristo è la risposta», senza far capire quale sia la domanda.
Chiaramente, non capendo quale sia il pericolo, ciò rende anche il
rimedio debole e non trascurato. I profeti, Giovanni Battista, Gesù, gli
apostoli e gli altri uomini di Dio mettevano a nudo prima il peccato, per
poi, alla domanda: «Fratelli, che dobbiamo fare?», indicavano la soluzione di
Dio.
Per mettere «in man di Satana» (1 Cor 5,5; 1 Tim 1,20) coloro, che
«perpetrano le calunnie e gli attacchi, incuranti delle ammonizioni del
Signore», vedremo di attrezzarci! Ha qualcuno le precise istruzioni riguardo a
come fare nel dettaglio? ☺
▲
5.
In tali casi, farei praticamente così
■
Vincenzo
Russillo: Ho riflettuto spesso se fosse utile adire all’autorità
giudiziaria contro questi fomenta-popolo e santoni, perché magari avrebbero
sfruttato la cosa a loro favore, dicendo: «Vedete non hanno più argomenti e
ora mi denunciano…». Nella mia formazione di giurista mi hanno insegnato che la
libertà di un individuo finisce, quando inizia quella dell’altro. In una
società civile è importante tenere conto del principio romano del neminem
laedere [N.d.R.:
Neminem laedit qui suo iure utitur «Chi esercita un proprio diritto
non fa male a nessuno».] In poche parole qui non si tratta di botta e
risposta su pensieri di natura dottrinale che possono anche divergere. Ma questi
santoni e accoliti per mezzo internet usano termini che vanno a toccare la sfera
personale e le conseguenze a livello penale sono pesanti, tanto che i
reati di questo genere sono ascrivibili al reato di diffamazione aggravata
a mezzo stampa con pene pecuniarie non certo risibili. Senza tener conto di
uso improprio d’immagini.
Prescindendo da un caso particolare, personalmente agirei in questo modo:
■ Scrivo
a Tizio con l’intento che tolga ogni frase offensiva nei miei confronti.
■ Se Tizio si ostina e magari rincara la dose, a quel punto gli si dà un
ultimatum, dicendo chiaramente che sta violando la legge.
■ Se non vuole intendere, a quel punto si procede facendo valere i propri
diritti.
Gesù ci ha detto
che dovremmo risolvere tra di noi i problemi interpersonali (Matteo 18,15-17).
Ma quando un santone o presunto tale usa un mezzo pubblico per denigrare un
servo di Cristo, a mio parere è opportuno che ne risponda penalmente e un
giorno possa darne conto a Dio.
A questo aggiungo però delle domande:
■ Quanto questo può pesare sulla testimonianza?
■ È vero che Paolo fece valere la cittadinanza romana, ma per salvare la propria
vita e arrivare a Roma allo scopo di presentare l’Evangelo. Allo stesso tempo,
qual è il limite di sopportazione o, meglio, se non si procede, non si
diventa
complici?
Voglio concludere
dicendo che internet è sicuramente un mezzo di straordinaria potenza, ma sono
importanti due principi da seguire:
■ Bisogna evitare critiche poco costruttive e attacchi diretti che potrebbero
umiliare pubblicamente le proprie «vittime». Il rischio è quello di
scatenare un botta e risposta dalle conseguenze imprevedibili
■ Attaccare qualcuno pubblicamente potrebbe, oltre che rovinare la relazione con
il diretto interessato, danneggiare anche la propria reputazione.
{11-01-2012}
►
Diritto di cronaca o colpevole diffamazione? {Sebastiana Ellena, ps.} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Diritti_prevarica_Mds.htm
12-01-2012; Aggiornamento: 19-01-2012 |
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