1. LA QUESTIONE: Ho
ricevuto questa lettera telematica. La lascio così com’è senza correggerla;
lascio anonima tale persona, visto che qui ci interessa soprattutto il problema.
«PACE, FRATELLO, HO
BISOGNO DI PARLARTI!!
Volevo dirti che c’è una cara sorella con un grosso guaio economico, saresti
disposto quanto prima a versare anche tu qualcosa x lei?
Su postapay il numero è x 402***549 grazie cmq puoi passare il messaggio a
qualche altro fratello.
DIO NE TENE RENDERÀ RITRIBUZIONE». {Gl. O.; 22-11-2010}
Voglio credere che
chi mi ha contattato, sia una persona onesta e che ciò che afferma, corrisponda
a verità. Tuttavia di questuanti sotto falsa pietà ce ne sono diversi in giro.
Alcuni si sono arricchiti con falsi progetti missionari e umanitari. Vale,
quindi la pena di essere cauti e di verificare bene le cose.
2. COSE FUORI MISURA PER UN SERVITORE:
Tempo fa un credente, che lascio anonimo, mi ha scritto e mi ha detto quanto
segue riguardo a un certo «servitore», che nelle sue lettere afferma di
viaggiare all'estero per portare aiuti e insegnamento: «Avevo dei dubbi su ***.
Questa sera ho chiesto a un fratello, suo parente. Mi ha confermato i dubbi. “Manovrare
con cautela”». {03-10-2010} Non avendo più tale persona fra i miei
contatti, chiesi a tale credente di spiegarmi chi fosse tale «servitore». Egli
mi scrisse lo stesso giorno: «È un “fratello” impegnato, come dice lui, a fare
tante cose. È un ex membro delle *** [denominazione], ma ora è nell’opera con
tanti lati oscuri. Conosco sei dei suoi famigliari e ho chiesto dei chiarimenti.
Tempo fa chiedeva aiuto per “***” [un’iniziativa evangelistica spettacolare].
Proprio questa sera un fratello, suo parente, mi ha raccontato di essere stato
invitato a pranzo da lui; lui è arrivato con la *** [una macchina di lusso] con
targa personalizzata. L’ha portato in una bella villa a ***... Insomma si tratta
di cose, che sono fuori misura per un umile pioniere missionario…».
Non sono in grado di verificare tali informazioni. Per questo ho messo tanti
omissis (***). Confido che tale lettore abbia detto la verità. Cose simili
accadono dappertutto. A noi interessa qui specialmente l'aspetto degli appelli a
inviare denaro su appositi conti postali o bancari.
3.
APPELLI CHE NON CONDIVIDO: Il modo di fare di tale credente, che
mi ha chiesto aiuto per una credente probabilmente indebitata, è sbagliato
per i seguenti motivi.
■ Chi garantisce che ciò, che lui dice, corrisponda alla verità? Dove sono dei
probiviri, che diano tutte le informazioni a chi le richiede?
■ Chi garantisce che qui qualcuno non si usi della sua identità nel Web, di cui
ha rubato le credenziali, per il suo malaffare?
■ L’ultima frase in maiuscolo è sbagliata, ciò mi fa sorgere qualche dubbio.
■ Chi è tale «cara sorella»? Generalmente chi dà qualcosa, vuole prendere
dapprima contatti con tale persona, vuole capire il suo vero problema e non dare
a «scatola chiusa».
■ Indicare subito e prima di ciò già un conto, su cui versare soldi, senza
conoscere i veri fatti, è alquanto sospetto. Inoltre, generalmente chi si fa
garante per altri, indica altri garanti e il preciso intestatario di tale conto,
che non sia lui stesso, per evitare dubbi e sospetti.
■ La regola del NT è questa: «C’è qualcuno fra voi malfermo? Chiami gli
anziani della chiesa...» (Giacomo 5,14). Essi possono verificare come
stanno le cose veramente e sono gli unici autorizzati a occuparsi di una
faccenda nella loro comunità ed eventualmente a chiedere aiuto alle altre
chiese. Tale aiuto deve venire soprattutto da coloro che conoscono tali
fatti da vicino. Alcuni principi si trovano qui: 1. Sono i parenti i
primi che devono aiutare: «Che se uno non provvede ai suoi, e principalmente
a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore dell’incredulo» (1
Timoteo 5,8). 2. Si può applicare inoltre qui la questione delle vedove, che
dovevano essere soccorse dai
credenti più vicini a lei: «Se qualche credente ha delle vedove, le
soccorra, e la chiesa non ne sia gravata, affinché possa soccorrere quelle che
son veramente vedove» (1 Timoteo 5,16).
■ Quando Paolo chiese un contributo per i poveri della Giudea, non solo
era ben conosciuto dalle chiese a cui scrisse, avendole in genere fondate, ma
mandò suoi fidati collaboratori a ritirare i soldi. Inoltre, Paolo fu incaricato
insieme a Barnaba (At 11,29s); e tale sovvenzione straordinaria fu portata
agli
anziani delle chiese, non a singoli credenti.
Riguardo a Tito, che era stato esortato a occuparsi di tale diaconia, non solo
era zelante e intraprendente in ciò, ma gli era stato affiancato un altro
stimato fratello (2 Corinzi 8,6.16ss), aggiungendo «…non solo, ma egli è
stato anche eletto dalle chiese a viaggiare con noi per quest’opera di
carità,
da noi amministrata per la gloria
del Signore stesso e per dimostrare la prontezza dell’animo nostro.
Evitiamo così che qualcuno abbia a
biasimarci circa quest’abbondante colletta che è da noi amministrata;
perché ci preoccupiamo di agire
onestamente non solo nel cospetto del Signore, ma anche nel cospetto
degli uomini… Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore in mezzo a voi; quanto ai nostri
fratelli, essi sono i delegati delle
chiese e gloria di Cristo» (vv. 19ss). Questa è onestà e
trasparenza! Tutto doveva accadere «nel cospetto delle chiese» (v. 24).
4. BRANI IN DISCUSSIONE: A
tale credente ho mandato una buona parte del punto precedente, dicendogli pure
che avrei aperto un tema di discussione in merito. Mi aspettavo una risposta
dettagliata alle mie osservazioni, ma mi ha risposto solo come segue. «Il
cristiano che non vive nell’onestà, se la vedrà con DIO!!! Io so in chi ho
creduto!!». {Gl. O.; 22-11-2010} Alla fine ha citato per esteso i seguenti tre
versi: 2 Corinzi 9,7; Giacomo 2,16; 1 Giovanni 3,17. Un po’ poco come risposta,
che fughi tutti i punti oscuri. Vogliamo discutere tali brani qui di seguito.
■ 2 Corinzi 9,7: «Ciascuno faccia come ha deliberato nel suo cuore,
non di malavoglia né per forza, perché Dio ama un donatore allegro». Tale
verso riguarda la colletta speciale, in cui si coinvolsero Paolo e la sua
squadra missionaria in comunione con i conduttori delle chiese. Non fu quindi
un’iniziativa privata, tutte le cose furono fatte alla luce del sole, ossia
sotto il controllo delle chiese, e, come abbiamo detto, tale sovvenzione
fu recapitata agli anziani delle chiese; furono poi loro a gestire le
cose localmente. L’iniziativa di tale credente, che mi ha scritto, non rientra
in questa categoria e non ha le stesse garanzie.
■ Giacomo 2,15s: «Se un fratello o una sorella sono
nudi e mancanti del
cibo quotidiano, e qualcuno di voi
dice loro: “Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi”, ma non date loro le
cose di cui hanno bisogno per il corpo,
a che giova?». Qui si tratta di un fratello o di una sorella, che si può
vedere, si conosce e di cui si può prendere atto del relativo stato
di indigenza. L’appello è quindi rivolto ai credenti, che abitano nelle sue
prossimità. Inoltre, non si tratta qui di riempirle il conto in banca, ma di
dare a tale credente da mangiare e da vestirsi, perché sopravviva.
L’appello di tale credente, che mi ha scritto, parla soltanto di una «cara
sorella» e di un «grosso guaio economico», lasciando alla fantasia altrui tutti
i dettagli. Chi è tale donna? Perché è caduta in tale guaio economico? Perché
nessuno, che la conosce, l’aiuta? Come valutano la situazione i credenti locali
e che cosa fanno essi lì?
■ 1 Giovanni 3,17: «Ora, se uno ha dei beni di questo mondo e
vede il proprio fratello, che è nel
bisogno, e gli chiude le sue viscere, come dimora in lui l’amore di Dio?».
Qui vale la stessa logica. Si mette l’enfasi sul fatto di «vedere» il «proprio
fratello» e il suo relativo bisogno.
5. ASPETTI CONCLUSIVI:
Ammesso che tale azione sia verace (e voglio credere che lo sia), non la
ritengo giusta e saggia, per i motivi sopra descritti. Inoltre, chiunque
voglia fare soldi, basta che s’inventi un linguaggio «evangelichese». Ammesso
che chi intraprende una simile iniziativa, sia effettivamente onesto, una tale
prassi potrebbe trovare presto emulatori disonesti. Si fa quindi bene che tali
iniziative, se proprio debbano essere prese per singole persone, avvengano
soltanto sotto la supervisione di conduttori e che ci sia un comitato di
probiviri che faccia da garante e gestisca poi le offerte arrivate.
Che alcuni facciano della devozione una fonte di guadagno, non è un male
moderno, visto che già al tempo del NT furono denunciate simili atteggiamenti e
persone. Paolo mise in guardia Timoteo dagli «uomini corrotti di mente e
privati della verità, i quali stimano la devozione essere fonte di guadagno»
(1 Timoteo 6,5). Secondo il proverbio, l’occasione fa il ladro. Paolo mise in
guardai che «quelli che vogliono arricchire cadono in
tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che
affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché
l’amore del danaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono
dati, si sono sviati dalla fede e
si son
trafitti di molti dolori» (vv.
9s).
►
Questue via Web? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Questue_via-Web_EnB.htm
23-11-2010; Aggiornamento: 27-11-2010 |