Qui di seguito discutiamo l’articolo «Questue
via Web».
Di tempo in tempo arrivano e-mail con richieste di denaro per sé o per
altri. Vengono raccontate storie strappalacrime e messo subito un conto su cui
mandare soldi. L’unica cosa, che spesso manca, sono le sufficienti garanzie e la
possibilità di accertare come stanno le cose veramente.
Ci sono anche «battitori liberi», i quali affermano di occuparsi di una
certa missione dell’opera di Dio. Quando poi ci si informa sufficientemente, ci
si accorge che tale «pioniere» ha già creato problemi alla denominazione, in cui
era prima, e che ora s’è fatto già la villa di lusso. Che sia questa la sua
«missione»?
Esistono effettivamente persone bisognose, che come cristiano dobbiamo
aiutare. Anche l’opera di Dio ha bisogno di sostegno. Si fa comunque bene
a non diventare prede di gente poco seria e che anzi approfitta del buon cuore
dei credenti. Nell’articolo ho mostrato alcuni criteri per fare ogni cosa al
meglio, secondo alcuni principi evinti dalla sacra Scrittura.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Pietro
Calenzo}
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Carissimo Nicola,
l’argomento da te proposto è molto delicato. Convengo ovviamente con tutti i
brani scritturali da te citati, e che sono stati commentati con sapienza e
dovizia. Tutti noi credenti, generalmente siamo disposti anche a toglierci parte
del nostro necessario, per sopperire ai bisogni dei santi. Concordo con
te che, più in generale, la richiesta di denaro per via network faccia sorgere
qualche spontaneo perplessità sulla liceità di talune richieste fraterne.
Nel caso di specie il credente questuante avrebbe fatto bene (anche non citando
il nome della sorella, per delicatezza verso la credente indigente) a
riportare il nome dell’assemblea di riferimento, il nome degli anziani o
conduttori responsabili e magari anche quella dei probiviri e dei diaconi, o di
altre assemblee vicine, che si stessero occupando di tale problematica. Mancando
tale scritturali garanzie, dell’azione ad esempio della chiesa locale, anche io
considero alquanto azzardato questuare via internet. È vero che in taluni
casi ci sono fratelli o sorelle che in una famiglia sono gli unici credenti, ma
gli elementi forniti dal credente richiedente sono veramente pochi e
insufficienti. Sarebbe stato più scritturalmente corretto, citare qualche
fratello dalla fede notorio a tutta la fratellanza, che si fosse fatto latore o
garante di tale iniziativa, al fine di fugare qualsiasi dubbio per la
particolare metodica della richiesta. È importante e scritturale, infatti, che
le risorse che si possono reperire, siano indirizzate effettivamente «a
vedove che siano veramente tali».
Purtroppo in tutto il cristianesimo e in ogni tempo, anche nei tempi apostolici,
ci sono stati personaggi, che pretendevano di servire il Signore Gesù solo per
amore di un vile guadagno, e tali prassi non è certamente assente
nell’odierno mondo cristiano. Volendo con tutto cuore credere che il fratello,
che si è fatto autore di tale iniziativa, sia veramente tale, nulla impediva
allo stesso di fornire altri elementi, come quelli sopra citati, che
garantissero la piena solarità biblica della richiesta, magari anche
privatamente. Affettuosi saluti nel Signore Gesù Messia. {23-11-2010}
2. {Luciano
Leoni}
▲
Questa, che vi
racconto, non è via web, ma credo che, pur usando uno strumento diverso, il fine
sia lo stesso. È un sabato mattina di ottobre, piove a dirotto e sto cercando di
uscire da un parcheggio, dove un’altra auto mi ha brillantemente incastrato.
Squilla il telefono riservato alla chiesa. Quando squilla è sempre per
cose importanti. Fermo l’auto quasi in mezzo alla strada e rispondo.
«Pronto, pronto», sento all’apparecchio. «Si, buongiorno, dimmi». «Ieri sera
mi avevi detto che mi aiutavi». Non riconosco la voce al telefono, inoltre
la sera prima ero stato a un concerto Gospel e avevo parlato con almeno una
decina di persone. Proprio non mi ricordavo!
«Senti se ti ho detto che ti aiutavo, sicuramente era qualcosa che potevo fare.
Chi sei il signore del ristorante?», domando. «No, quale ristorante. Avevi detto
che mi aiutavi... tutti fratelli e, poi, quando ho bisogno...».
Niente, non mi torna in mente nulla, faccio mente locale, penso a tutte le
persone che mi hanno chiesto aiuto, ma della sera precedente non ricordo
nessuno. Le macchine suonano, vedo una persona che è dovuta passare attorno alla
macchina che fa dei gesti molto eloquenti. «Senti, devo riattaccare, però ti
prometto che come arrivo ti telefono». E lui: «Sì, sì...»; e attacca.
Arrivo dopo un paio d’ore e richiamo come promesso. «Senti, io non riesco a
ricordarmi di te, puoi dirmi chi sei? Dove ci siamo visti ieri sera?». E
lui: «Ieri sera? No, hai capito male, sei tu che hai parlato di ieri sera».
Possibile che abbia capito male? Tutto è possibile. «Spiegami meglio», dico,
«Come posso aiutarti». Qui comincia una storia strappalacrime: mi
descrive il suo passato da delinquente e tossico dipendente, poi da carcerato e,
proprio in carcere, mi dice, gli è stato presentato il Vangelo di Cristo. Ora è
stato rilasciato, ma la moglie non lo rivuole a casa e lui, salendo di treno in
treno, è arrivato al confine e ora lo vuole passare, perché vuole andare in
Germania, dove ha un parente che lo aiuterebbe volentieri. «Bene», dico io, «Io
cosa posso fare?». E lui: «Mi devi aiutare, mi devi aiutare... qui sto solo...
non mangio da due giorni... ho bisogno di aiuto... io mi ammazzo... non
ce la faccio più...».
«Va bene, fammi sapere con esattezza dove ti trovi, dammi un’oretta e faccio in
modo che qualcuno venga a prenderti per portarti in un posto caldo, dove potrai
rifocillarti e avere del denaro». «No!! Io sto in un posto sperduto... qui non
c’è nessuno, a me mi basta che mi ricarichi la postepay». «Guarda»,
rispondo,«Se vuoi io posso organizzare tutto per prenderti, portarti in un
centro di ascolto, darti dei pasti caldi e, quando ti sei ripreso, ti
potranno anche aiutare a raggiungere il tuo parente in Germania». «No!! Io sto
sperduto...», dice lui. Cerco di rassicurarlo: «Non preoccuparti, posso mandare
anche una macchina dei Carabinieri». «Che sei matto?», sbotta lui, «Io i
Carabinieri non li voglio proprio vedere». «Allora non posso proprio fare
nulla», rispondo. A questa mia risposta, sento un brontolio e una mezza
imprecazione... e poi attacca.
Il
risultato è oltre un’ora di ascolto telefonico (ho raccontato solo
l’essenziale), una marea di balle con l’unico scopo di farsi ricariche la
postepay.
Dopo una settimana, accompagno un fratello a Vico Equense, dove c’è il corso
CATMA della MIE e scopro che questo signore aveva chiamato almeno venti o
trenta pastori raccontando a tutti la stessa storia. Non so se qualcuno ha
«abboccato», ma spero di no.
Vi sarebbe da parlare della diaconia in Italia, ma questo è un altro
argomento... {23-11-2010}
3. {Gianni
Siena}
▲
Da
qualche anno, complice la crisi economica e, soprattutto, le troppe
«mani tese», sto avendo seri problemi
con una malattia nota come: «sindrome da tirchieria avaro patologica».
In altre parole, sto scoprendo anche il valore degli spiccioli,
sì, delle monetine che tutti disprezziamo: a volte ho bisogno anche dei
cosiddetti «euro cent». Prima me ne liberavo volentieri, ingombravano le tasche,
ma ora li tengo da parte, a volte mancano per pareggiare il conto della spesa.
Ero guidato da un sentimento di pietà, mille lire o un euro, era la somma
che donavo al povero di turno; ero «trafitto» dalle loro occhiate, come se
dicessero: «Tu sei fortunato mentre io…».
Molti anni fa, un questuante fece una sceneggiata degna del miglior
teatro edoardiano: «Almeno dieci mila lire mi devi dare…». Fu tanto persuasivo
che gli detti quello che chiedeva: rimasi senza un soldo in tasca e realizzai
d’essere stato imbrogliato. Certe «lezioni» servono per dare con diligenza e,
soprattutto, a chi ha realmente bisogno.
Ci sono le mani tese di una categoria che ha fatto della misericordia un
mezzo di vita, di questuanti che se non ricevono la modica somma di 20-30
cent lanciano dietro la somma rifiutata… anche se solo in spiccioli da 1 o 2
cent. Ci sono quei poveretti, finti storpi o realmente tali, sempre in ogni
angolo a chiedere soldi… un vero racket, che li alleggerisce ogni due o
tre ore del raccolto… no meglio di no! Ci sono quei giovani che
s’improvvisano «questuanti», raccolgono i soldi necessari e poi spariscono con i
loro zaini da viaggio. È gente, tutto sommato, ben vestita e nutrita che non
hanno nulla da invidiare a un operaio o a un impiegato: persone così se ne
vedono tante in giro. Non si offendano coloro che hanno realmente bisogno,
cerco solo d’individuare i veri bisognosi. La categoria dei finti poveri
è lunga, individuare coloro che hanno bisogno non è facile.
Le chiese, essendo luoghi di raduno cristiano, sono frequentate da
persone che chiedono aiuto: gli espedienti per raccogliere denaro sono
sfruttati anche da chi ne vuol fare un uso diverso. È solo una «summa» di
espedienti usati per togliere denaro dalle tasche dei loro legittimi
proprietari… ma è molto più lunga. Non saprei consigliare a chi consegnare la
beneficenza, esistono servizi nelle varie chiese. Per esempio, le
Assemblee di Dio In Italia hanno il SEAS (= servizio evangelico di assistenza),
che funziona con provata efficienza, vi sono dei credenti (anche pastori), che
lo hanno a cuore. Anche altre chiese non sono da meno, la stessa Caritas
cattolica funziona egregiamente... per lo più. Vi sono le organizzazioni
ONLUS, molte recano sollievo a poveri, ammalati, eccetera. Si tratta di
scegliere e soprattutto conoscere come sono spesi i soldi devoluti loro.
La lettera, arrivata a Nicola, è la prova dimostrativa di coloro ai
quali, in genere,
non dare soldi.
Chi esce poi da un’organizzazione evangelica e s’improvvisa «servitore»,
tolta qualche eccezione, è bene non dargli subito soldi… meglio vedere come si
sviluppa.
Anche a
organizzazioni conosciute (ne conosco qualcuna) per il loro impegno reale e
fruttuoso, qualche volta, è bene non dare loro troppi aiuti. Succede, infatti,
che la spesa «logistica» (= personale, edifici dell’ente, progetti voluti dai
responsabili… per ambizione) assorba troppi danari rispetto al reale aiuto
prestato: è ormai un «ente inutile» o prossimo a diventarlo. Quando succede
così, è sufficiente inviare l’offerta a qualcuno di loro, di cui si conosce
l’impegno e i risultati… e la necessità. Questo comportamento fa «mangiare la
foglia»; se essi sono cristiani elimineranno le spese inutili. In caso
contrario, dovranno cercarsi un mezzo più faticoso per mangiare… e più
dignitoso.
Importante: mai farsi intenerire dai «piagnistei» di chiunque,
specialmente da quelle «promozioni» caritative che arrivano a casa; io, non
conoscendole, le cestino regolarmente!
La categoria di coloro, che hanno fatto della pietà (= anche solo la
questua) una fonte di guadagno, s’è allungata in modo oltraggioso… non ce
n’era bisogno! {23-11-2010}
4. {Vasile Nita}
▲
■
Contributo: Sono tanti anni che sento parlare di un evangelista,
che va a visitare le chiese di *** [nazione estera]. Guarda caso, abita proprio
nei pressi, dove abito anch’io. Lui afferma di avere dei contatti direttamente
con il fratello ***, presidente delle chiese pentecostali
di *** [nazione estera].
Ho dato un occhiata al suo profilo di Facebook; si guarda bene dallo scrivere
nomi, anche delle chiese. Frequentando da più di 10 anni la chiesa, dove stanno
i suoi parenti, ho chiesto informazioni. Nutro dubbi (per non dire brutte
notizie). Ho chiesto informazioni a un pastore delle *** [denominazione] (di cui
vanta la collaborazione). La risposta è stata questa: questa persona ci ha
creato soltanto problemi. Cari fratelli, possiamo donare tutto quello
che abbiamo. Tuttavia, il Signore ci dia la sapienza di vedere bene, dove
vanno i nostri soldi. {23-11-2010}
▬ Osservazioni (Nicola Martella): Non sono in grado di dare
un parere per tale questione specifica; per questo evito di riportarne il nome e
dati concreti. Tale lettore porta personalmente la responsabilità per ciò che
afferma. Effettivamente, però, ho notato che il Web e specialmente Facebook è
tappezzato di annunci questuanti:
■ «Grazie per quello che potrai fare per *** [nome della Onlus] e i suoi
missionari. Grazie... Dio ti benedica. Puoi effettuare la tua offerta mediante
banca o posta. Codice IBAN ***; bollettino postale C/C
***» (in caratteri cubitali; rendo tutto miniscolo
per una migliore lettura).
■
«NON rifiutare un beneficio a chi vi ha
diritto, quando... è in tuo potere di farlo. NON dire "Oggi no... vediamo
prossimamente...". Proverbio di Salomone 3:27-28. Su Facebook iscriviti al
gruppo "****"».
Prima di esprimere un giudizio in merito,
bisognerebbe però avere informazioni più dettagliate e dalla
bocca di più testimoni. Di là di ciò, certo è strana la
strumentalizzazione, che si fa di Proverbi 3,27s, visto che lì si parla
della giustizia sociale, ossia di dare a ognuno ciò che spetta per diritto
legale. Chi dà invece delle offerte a qualche bisognoso, non lo fa per dovere di
legge, ma per misericordia di cuore.
5. {Santina
Rallo}
▲
Al dio mammona
bisogna stare attenti. Ci sono persone che vanno in giro per questo! Tantissimi
anni fa, venne uno uomo di colore da noi, un cosiddetto «missionario»...
anzi erano più di uno; dicevano che raccoglievano soldi per fare (non ricordo
se) una chiesa o qualche scuola, mostrandone addirittura le foto. Uno di loro ha
cominciato ad additare un fratello, affermando: «Il Signore mi dice che tu devi
venire con me nel Gana, ti sposerai con mia sorella...» e tante cose strane.
Anche a mia cognata disse: «Anche tu verrai». Sarebbe stato Dio che glielo
«rivelava»; ma... non sapeva che leone c’era nascosto in noi! Lo Spirito
Santo lo rivela al pastore, mio marito, viene il Signore con forza... e lo
svergogna! S’è messo a piangere ed è andato via. Anche l’altro se ne andato,
anche lui di colore, non voglio farne il nome, visto che tanti lo conoscono in
Italia; se ne andato con la coda in mezzo le gambe! Non siamo stupidi, il nemico
è all’opera. Se guardiamo su internet, vedremo i cosiddetti pastori, che
s’inginocchiano sui dollari e pregano per la prosperità... ma che vanno a
lavorare; chi non lavora non mangia!
Bene! Vado al dunque. È scritto: «Dai a chi ti chiede»; giusto! Che diano nome,
cognome, strada e città, allora sì! Se siamo nella possibilità, ci possiamo
aiutare gli uni e gli altri! {23-11-2010}
6. {Salvatore
Paone}
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Proprio oggi mi è
giunta una richiesta di aiuto economico per una famiglia bisognosa. Tale
persona mi ha scritto le testuali parole: «Aiutiamo questa coppia che hanno 3
figli, facciamo passare loro le vacanze di Natale serenamente».
Tale richiesta mi ha un po’
inquietato. quando il falso moralismo viene miscelato con buonismo, viene
fuori una porzione di sensibilizzazione, alla quale spesso non sai dire di no!
Ma grazie a Nicola, che in questi giorni ha
messo in rete questo problema «Questue
via Web», che discutiamo pacatamente.
Vorrei farvi sapere che in primis
ho risposto a tale persona dicendogli: «Personalmente, caro fratello, non
aderisco a tale richieste sul Web per svariati motivi, ma non mi va di
elencarli. Posso pregare per tale famiglia, affinché possano ricevere
benedizioni da un Dio misericordioso».
Tale uomo mi ha risposto
con le seguente parole: «Caro fratello, ti rammento che lo stesso Paolo
esercitava la beneficenza anche verso fratelli di Gerusalemme, i quali Paolo
stesso non conosceva, ma si adoperò per mandare loro i beni necessari».
Ho risposto a tale fratello con le parole
che seguono. Le problematiche di Gerusalemme erano invece ben conosciute!
Paolo era d’accordo con gli anziani di tutte le chiese, più con gli apostoli
della chiesa in Gerusalemme. Nel vostro caso, perché non istituite un
comitato, invece che delle singole persone devono prendere iniziative proprie?
Inoltre, perché non ne hai parlato con anziani, missioni evangeliche italiane,
ecc.? Quindi, perché non dare nome, cognome, indirizzo, Iban, ecc.? Infine, non
sempre aiutare chi per causa propria si è cacciato nei guai, significa aiutare
davvero!
Tale risposta mi è stata consigliata anche da un
fratello, da me conosciuto. Io sono pronto a dare al prossimo ciò, che è
nelle nostre possibilità là, dove si conosce la problematica e se ne mette a
conoscenza la comunità, perché credo che non si tratta di offrire un gelato a un
mendicante, ma di un aiuto vero e proprio verso famiglie bisognose.
Giacomo dice che «chi sa fare del bene e non lo
fa, pecca»; vogliamo prendere alla lettera tale versetto?
Secondo il mio punto di vista non dobbiamo mai
stancarci di amare e di aiutare, a nostra volta, il prossimo; ma è altrettanto
vero che io ho il diritto di sapere che tali soldi sono andati alla
destinazione desiderata. Inoltre ho il diritto di conoscere anche la causa, per
la quale tale famiglia è arrivata a tale situazione.
Non è per fare sofismi, ma credo che la verità
in questi casi abbia maggiore importanza. Mi è stato insegnato che il
«discernimento vale più della forza». {24-11-2010}
7. {Vincenzo
Russillo}
▲
Ho letto con molta
attenzione l’articolo, per quanto riguarda le questue online. Ciò può diventare
un vero e proprio business, su cui molti ci possono lucrare. Bisognerebbe
tenere a mente tali punti.
■
Informazione:
È molto importante nelle richieste d’aiuto, informare il lettore delle proprie
intenzioni. Inoltre, si dovrebbe informare la chiesa, per quanto riguarda questa
richiesta. Nell’inoltro della richiesta di fondi, è importante specificare
l’indirizzo postale e il proprio nome e cognome.
■ Cortesia: Nella richiesta è importante
usare il «grazie» e il «per favore»; molti usano un linguaggio quasi a fare
intendere che sia un dovere.
■ Messaggio chiaro: È importante essere
chiari e concisi. Qualcosa di vago, in cui si dice: «Voglio aiutare la gente…»,
non lascia intendere niente. Inoltre bisogna specificare il motivo e il nome e
cognome di chi si vuole aiutare.
■ Trasparenza: Se qualcuno volesse avere
dei chiarimenti su come sono stati spesi i propri soldi, è bene specificare
prima l’intento e dopo bisogna avere una documentazione per dimostrare come è
stato speso il danaro.
L’onestà, la
trasparenza e la purezza sono elementi fondamentali per un buon servitore di
Cristo. In 2 Corinzi
8,19-21, Paolo sta recuperando i fondi delle chiese da dare ai fedeli
perseguitati e impoveriti di Gerusalemme. È qui dice chiaramente che Tito
era stato designato come titolare della raccolta delle offerte; infatti è
scritto: «Egli è anche stato scelto dalle chiese come nostro
compagno di viaggio in quest’opera di grazia» (v. 19). Vi era, quindi, la
designazione di una persona precisa.
Inoltre, l’apostolo aggiunge: «Evitiamo così che
qualcuno possa biasimarci per questa abbondante
colletta, che noi amministriamo; perché ci preoccupiamo di
agire onestamente non solo davanti
al Signore, ma anche di fronte agli uomini» (vv. 20-21). Qui c’è un
messaggio ben chiaro: amministriamo con trasparenza sia per essere
trovati puri davanti a Dio che davanti agli uomini. In caso di trasferimento di
soldi online tramite postepay o altri metodi, la tracciabilità del denaro è
facilmente rintracciabile. Allo stesso modo, se il denaro è trasferito in
maniera cartacea, ogni cosa sia messa per iscritto. Inoltre, il Revisore celeste
può venire in qualsiasi momento. {24-11-2010}
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari
e medi}
▲
■
Damaris Callegari:
Già, dare solo perché una persona dice di essere un credente, non va bene! Io ho
imparato, per esperienza a dare quanto e come ho deliberato in cuor mio e
quando dono qualcosa, soldi o altro, devo farlo non per forza e né di mala
voglia, ma di cuore e saggiamente, perché troppe volte, con le parole vengono
toccati i sentimenti
e questo non è giusto! Mio marito, appena convertito, ha avuto continue
richieste da persone che hanno approfittato del suo cuore generoso e
della sua giovane esperienza da nato di nuovo. Adesso... si valuta molto bene!
«Pensate prima a quelli di casa vostra...». {23-11-2010}
■
Francesca Iannone:
Scusate, io penso di essere una persona, che conosca la Parola e ne fa uso così
da 26 anni di conversione. Che io ne sappia, sono le
chiese locali che si prendono cura di queste cose. Io mi sono trovata in
una situazione del genere 17 anni fa e mi hanno sostenuta due comunità, dove io
frequentavo. E nella comunità, di cui sono membro, ci sono stati casi del
genere, ma è sempre la chiesa locale a farsi carico di tutto. Io sono d’accordo
con tutto quello che dice Nicola. Possa il Signore illuminarci. {23-11-2010}
■
Debora Cipriani:
Purtroppo bisogna verificare, ahimè con dolore, ma girano delle strane storie di
richieste strane con storie strane. Visto che si è toccato l’argomento,
attenti anche alle telefonate a casa di richieste per aiutare i fratelli
dell’Aquila. C’è un personaggio strano che si appropria dei nostri nominativi e
con essi fa dei collegamenti tra persone, che si conoscono tra di loro; tra
l’altro non si presenta mai con lo stesso nome... {23-11-2010}
Se ho un problema,
le prime persone a saperlo, oltre ai miei familiari, sono i miei anziani;
e se fosse necessario, sarebbero loro a divulgare la cosa. Se l’argomento fosse
delicato, sarebbero loro a parlare con altri conduttori e magari si fanno
garanti della situazione davanti a una comunità. {23-11-2010}
■
Fortuna Fico:
Anche nella nostra assemblea si sono avuti casi di persone, che hanno battuto
cassa con storie strappalacrime. Per cui adesso le situazioni sono valutate
caso per caso, dopo aver chiesto informazioni, e soprattutto è sempre qualche
responsabile dell’assemblea che se ne occupa, di certo non è iniziativa del
singolo membro.
Purtroppo i tempi sono
difficili per tutti, per cui molti s’ingegnano, e addirittura declamano
passi biblici, per dimostrare la loro credibilità! {24-11-2010}
■
Anna Barbuzza: Credo che
ogni caso sia diverso e che debba essere valutato in maniera responsabile,
alla luce delle Scritture e in base alla nostra coscienza. Non credo che siamo
interpellati a rispondere ad ogni bisogno economico, che ci viene presentato,
specie se quest’ultimo va oltre le nostre possibilità. Esistono anche altri
modi per poter porgere un aiuto ai fratelli e al nostro prossimo, che sono
in difficoltà: gesti quotidiani di condivisione delle nostre energie delle
nostre risorse, dare i nostri consigli, porgere incoraggiamento ecc. Non voglio
generalizzare, né tantomeno rischiare di apparire superficiale, ma per le
richieste d’aiuto economico credo sia più saggio interpellare la chiesa
locale, la famiglia o (perché no) amici... Dalle richieste di denaro via web,
a mio avviso, è meglio diffidare! {26-11-2010}
12. {Vari e
brevi}
▲
■
Marilena Bocci:
Io non mi fido sinceramente. E di soldi non ne ho, ma anche se li avessi,
non li darei a una persona che neanche conosco. Che ne so chi è, può essere
chiunque. {23-11-2010}
Da quanto letto
sopra, ecco perche non mi fido. Tale credente potrebbe chiedere aiuto alla
sua chiesa, senza mandare messaggi con richiesta di ricariche. {23-11-2010}
■
Giuseppe Scaringella:
Io penso che nel «nostro ambiente» non è difficile verificare se la
persona è onesta; si potrebbe fare una piccola ricerca e vedere chi la conosce e
quali referenze ha dal suo pastore, ecc. ecc. {23-11-2010}
▬ Risposta (Nicola Martella): Bisognerebbe sapere si chiama
come la persona, dove abita, quale chiesa frequenta, come si chiama il/i
conduttore/i, ecc. Non è proprio un’impresa facile, facile. {23-11-2010}
■
Pamela Nicastro:
Beh, io credo che c’è chi può darci una risposta: lo Spirito Santo.
Quando sei alla sua presenza e dopo un momento di vera adorazione, Lui risponde
a ogni bisogno. Dio benedica la sua Chiesa e chi si adopera per l’avanzamento
del suo regno. {23-11-2010}
▬ Osservazioni (Nicola Martella): Qui non si tratta tanto
di sapere come risolvere i nostri problemi, ma di come agire, quando ci vengono
fatte richieste di denaro da parte di persone che non conosciamo.
■
Vincenzo Basile:
Purtroppo è vero, viviamo in un mondo, dove non ci si può fidare di nessuno.
Come si fa a sapere se uno è davvero in difficoltà? Credo anche che non è
facile chiedere aiuto, quando ci si trova in situazioni drastiche, perché la
nostra dignità ce lo impedisce... {23-11-2010}
▬ Osservazioni
(Nicola Martella): La Parola di Dio mette un peso sui nostri cuori per le
situazioni, che conosciamo direttamente o mediante persone degne di stima.
Persone con un forte senso di amor proprio e dignità troveranno difficile
chiedere aiuto ad altri. Ci sono
però altre persone, che hanno oramai fatto della questua una loro ragione di
vita, senza farsi troppi scrupoli oppure cercando maggiori colpevoli nella
società e negli altri.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Questue_via-Web_Mds.htm
24-11-2010; Aggiornamento: 27-11-2010 |