In genere i maschi sono «lupi solitari». Nella società sono concorrenti. Quando
si mettono in «branco», lo fanno solo strategicamente per nascondersi, per
compiere ciò che da soli non sarebbero capaci, per prevalere sopra un altro
«branco» o per commettere qualcosa di delittuoso o di licenzioso. Ma anche
all’interno dello stesso «branco» sono diffidenti e concorrenti, lottando per i
primi posti. Quanto c’è di vero in quest’immagine stereotipata? È questo il
motivo che gli uomini difficilmente creano delle vere amicizie tra di loro,
preferendo essere perlopiù commilitoni, colleghi, camerati, «compagni di
merenda», se non addirittura complici? Come stanno le cose fra uomini cristiani,
fra credenti praticanti? Sono capaci di stabilire delle vere amicizie oppure si
ripropongono gli stessi schemi del «mondo», sebbene un po’ filtrati dalla fede?
La seguente lettera è stata veramente scritta da me in una situazione concreta a
un mio «amico» e «fratello» nel Messia. L’occasione è stata data da una
situazione concreta, in cui abbiamo avuto una differenza di opinioni.
Ho pensato che questa lettera può essere anche
l’occasione per riflettere sull’amicizia sincera tra credenti. Noi maschi, a
differenza delle donne, abbiamo spesso difficoltà a costruire delle vere
amicizie, perché spesso i maschi nella società si considerano concorrenti. Tra
cristiani ciò dovrebbe essere diverso.
L’amicizia finisce per tanti motivi. Eccone alcuni. A
volte un’amicizia si rompe perché la carichiamo troppo con pesi che non può
portare; viene usata come «discarica» per i propri problemi e frustrazioni.
Altre volte viene soffocata da un attaccamento troppo morboso che non lascia
respiro. In certi casi si «estingue» perché si investe troppo poco in essa. In
altri casi si basa solo sulla generosità dell’uno e sul tornaconto dell’altro:
prima o poi tale «gioco» dissangua
l’amicizia, al più tardi quando a chi investe nell’amicizia si aprono gli occhi
sulla natura dell’altro. E così via. Motto: «L’amicizia è come la luna: se non è
in fase crescente, è in quella calante».
Caro Amico, šalôm. Voglio assicurarti il mio amore nel Messia Gesù e la stima
fraterna. L’amore fraterno e l’unità dello Spirito possono legare due persone di
là dal fatto se ambedue hanno la stessa visione delle cose in alcune questioni
concrete. Amare veramente è concedere all’altro la libertà di decidere
diversamente da come noi vogliamo; ciò vale in tutti i rapporti: amicizia,
matrimonio, figli, eccetera. Certo chi sceglie in libertà, si accolla anche gli
oneri derivanti. Ma se amiamo solo chi fa ciò che desideriamo noi, ciò crea uno
squilibrio nel rapporto e, in certi casi, una dipendenza. Chi ama si mette
all’altezza dell’altro e lo accetta come interlocutore per quello che è, non per
quello che vorremmo che fosse.
Queste sono cose che certamente saprai e in cui confido
che converrai. Per quanto mi riguarda non sono interessato a giudicare le tue
scelte di vita né la tua persona. Per me tu sei Amico, ti accetto come tale e mi
sono disposto in modo aperto e franco verso di te, ogni qualvolta hai voluto
interloquire con me, incontrarmi, confrontarti con me, ecc. Non ti ho chiesto di
più.
La vita d’ognuno di noi appare come un enigma all’altro
(spesso anche a se stessi), specialmente quando ci si incrocia di rado e si è
assenti in senso esistenziale e fisico nella vita concreta dell’altro. Per
questo non pretendo di aver capito chi tu sei, le scelte che fai e gli obiettivi
che persegui. Neppure pretendo di fare di te un oggetto di studio, per poter
dire ho compreso il mio Amico, ho afferrato, l’ho afferrato.
Ho un caro amico d’infanzia nel mio paese nativo. Ci
siamo convertiti ambedue da ragazzi. Poi le nostre vie si sono separate. Lui
abita e lavora in campagna. Non mi ha mai telefonato o scritto e mai mi è venuto
a trovare. Quando torno da quelle parti, una delle prime cose che faccio è
telefonargli e dirgli che sono là. Ci vediamo, magari pranziamo insieme, mi
interesso di lui, della sua vita. Abbiamo uno scambio di idee. Ovviamente posso
fare con lui solo quei discorsi che possono interessargli, evitando ogni
teologia o filosofia. A volte, sono fatto oggetto del suo carattere irruente, a
tratti sarcastico e canzonatorio, come se mi mettesse alla prova. Ma egli è mio
Amico, egli è «lui» così com’è: disponibile quando sono lì, assente quando sono
lontano. Rinnovo da decenni l’invito a venirmi a trovare; non è mai venuto. Non
gli ho chiesto di più. La sua vita è piena di alcuni «misteri» che non gli ho
mai chiesto di svelarmi… a meno che non lo vorrà fare lui stesso in libertà.
Quindi, anche a te non chiedo di più. Rimani mio Amico,
un mio compagno di via. Se vuoi comunicarmi qualcosa di te, fallo. Tu sei il
«maestro dei misteri» della tua vita: sta a te volerli svelare oppure no.
Ognuno ha le sue convinzioni e valutazioni. Nessuno, né
tu né io, abbiamo l’ultima parola di verità sulla realtà delle cose e forse
addirittura su noi stessi. Per questo, per incontrarsi, bisogna scegliere un
terreno leale, senza pregiudizi e prevaricazioni. Un Amico è qualcuno che
bisogna accogliere sempre come il primo giorno e lasciarlo andare in libertà,
quando decide che deve proseguire il cammino. Fra veri amici si rimane leali e
fedeli anche quando uno dei due non farà ciò che si aspetta l’altro e dirà no
alle sue attese. Per alimentare l’amicizia, bisognerà cercare un terreno comune,
diverso dalle preferenze unilaterali dell’uno o dell’altro. Specialmente
nell’amicizia, in cui la fede nel Dio vivente è un elemento importantissimo,
bisogna confidare che l’opera d’amore di Dio nell’altro va avanti, se si dispone
con onestà e sincerità dinanzi al suo Signore.
Sperando che questo scritto abbia contribuito a un maggiore chiarimento, ti
affido alla bontà dell’Onnipotente. Con affetto e sincerità… šalôm
un tuo amico e fratello nel Messia
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Discutendo di amicizia fra maschi {Nicola Martella}
Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «L’amicizia tra uomini»,
Disturbi e abusi, Sesso & Affini 3 (Punto°A°Croce, Roma 1998), pp. 185-193. Cfr. pure Nicola Martella, «Pianeta uomo»,
Sessualità e contesti,
Sesso & Affini 1 (Punto°A°Croce, Roma 1998), pp. 329s. |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Lettera_amico_EnB.htm
08-01-2007; Aggiornamento: 11-05-2013 |