Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ASPIRARE ALLA CONDUZIONE

SOLO CON FIGLI MAGGIORENNI?

 

 di Nicola Martella

 

1.  SOLO SE SPOSATO?: Quando pensi di aver sentito tutto, rimani stupito per l’ennesima vota. Avevo sentito parlare della tesi, secondo cui chi aspira a diventare conduttore di chiesa, dev’essere assolutamente sposato. Atri aggiungono un altro cavillo: oltre a essere sposati, bisogna che i candidati abbiano già dei figli! [► Conduttore solo se sposato e padre?] In tal caso, Paolo e Barnaba non avrebbero mai potuto guidare la chiesa di Antiochia (At 13,1) né tanto meno fare i missionari, non essendo sposati (1 Cor 9,5). Quindi non potevano fondare chiese e guidarle fino a che, dovendole lasciare, non riconoscessero le guide locali (At 14,23). Anche Timoteo e Tito non erano sposati, eppure erano loro a ordinare le cose nelle chiese fondate (cfr. Tt 1,5). Secondo i fautori di tale tesi, Paolo diede quindi un cattivo consiglio, quando esortò i credenti maschi a essere come lui, ossia celibe, per servire il Signore senza distrazione (1 Cor 7,7s.35).

 

2.  SOLO CON FIGLI MAGGIORENNI?: Qual è ora la novità? È che per aspirare alla conduzione, bisogna avere assolutamente figli maggiorenni! Quindi, non solo bisogna escludere i celibi, ma anche coloro, che hanno figli piccoli e adolescenti. Con tali precondizioni nessun giovane o giovane adulto potrebbe praticamente mai aspirare a condurre una chiesa. Eppure, Paolo ingiunse a Timoteo: «Ordina queste cose e insegnale. Nessuno disprezzi la tua giovinezza; ma sii d’esempio ai credenti, nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità» (1 Tm 4,11s).

     Che cosa prevedeva Paolo riguardo ai prerequisiti di chi aspirava alla conduzione? Nel caso in cui il candidato era sposato, non poteva essere poligamomarito di una sola moglie»; 1 Tm 3,2; Tt 1,6); a quel tempo si convertivano nuclei familiari, in cui era normale la poligamia. Inoltre veniva richiesto «che governi bene la propria famiglia e tenga figlioli [tékna] in sottomissione e in tutta riverenza (che se uno non sa governare la propria casa, come potrà aver cura dell’assemblea di Dio?)» (1 Tm 3,4s). Anche altrove Polo comandò «che abbia figlioli [tékna] fedeli, non sotto accusa per dissolutezza o indisciplina» (Tt 1,6). In ambedue i brani il termine greco usato da Paolo è tékna «bambini, figli piccoli, ragazzi», quindi dei «figli biologici», trattandosi della prole prima dell’emancipazione. Quando un figlio raggiungeva la maggiore età e veniva emancipato dal padre, era chiamato in greco huiós «figlio emancipato» ed era dichiarato erede (cfr. Gal 4,7; Eb 1,2; Ap 21,7).

     A ciò si aggiunga che i figli sono, per legge, , sottomessi ai genitori, solo fintantoché non raggiungono la maggiore età. Nessun genitore può pretendere di governare la vita dei suoi figli maggiorenni o addirittura le loro famiglie! Nessun genitore credente può avere la sicurezza che i suoi figli maggiorenni non diventino dissoluti o sfrenati. Anche famosi predicatori avevano figli non-credenti, atei o dissoluti; ma non si può imputare ciò ai suoi genitori, ma a scelte personali dei figli maggiorenni. [► Conduttori e figli dissoluti o insubordinati]

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Tutto ciò confuta la tesi singolare e arbitraria, secondo cui può aspirare alla conduzione solo chi ha già figli maggiorenni.

     Si pensi a un credente, che appena l’ultimo dei figli compie 18 anni, viene accettato nel collegio dei conduttori. Poi, però, sua moglie rimane inaspettatamente incinta e nasce un nuovo figlio. Dovrebbe smettere subito di fare il conduttore?

     Si pensi anche a un credente, che ha condotto la chiesa per uno o due decenni, muore la moglie, si risposa e nascono altri figli. Dovrebbe smettere di condurre l’assemblea, aspettando fino a quando i figli compiranno almeno 18 anni?

     Si pensi inoltre a un conduttore, che perde il suo unico figlio maggiorenne. Dovrebbe ritirarsi dalla conduzione, perché non ha più figli?

     Chi risponde con un «sì» a queste domande, è evidentemente affetto da una cronica «paranoia ideologica» di origine ecclesiogena, oramai resistente pure all’antidoto dell’esegesi contestuale.

 

Si noti che al tempo del NT l’età media era molto più bassa di oggi, a causa di malattie, carestie e lavori pesanti; poi, c’erano anche le persecuzioni. Inoltre, essendo la mortalità infantile alta, i soggetti fertili mettevano molti figli al mondo, e cioè fino alla fine dell’età fertile, essendo essi la loro assicurazione per la vecchiaia. L’altra parte della medaglia era l’incidenza dell’infertilità, a causa di varie malattie. Con tali premesse oggettive, se si fosse veramente preteso che un credente doveva avere assolutamente figli, e cioè figli già adulti, per poter aspirare alla conduzione, praticamente di rado un’assemblea avrebbe potuto avere conduttori.

 

 

Un’assemblea, in cui ci si aspetta che, per diventare conduttore, bisogna che un candidato abbia tutti i figli già maggiorenni, non avrà un «collegio degli anziani», ma un consiglio di soli vecchi, che staranno al capezzale di una comunità oramai moribonda.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Conduz_figli_UnV.htm

12-05-2016; Aggiornamento:

 

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