Può succedere che i
fondatori di una chiesa locale, mettiamo una chiesa libera, debbano lasciarla
per motivi ministeriali, personali, familiari e così via. Anni prima associano a
sé uno o più collaboratori con l’intento di formarli come futuri conduttori
della chiesa.
Anni dopo l’assunzione della conduzione, però, nel nuovo conduttore avviene un
mutamento lento e continuo nelle convinzioni dottrinali e devozionali avute
all'inizio. Questo vale sia che tale chiesa avrà una conduzione monocratica o
collegiale. Un tale mutamento potrebbe avvenire in una delle seguenti
direzioni: concezione dottrinale (p.es. iper-calvinismo militante,
arminianesimo militante, antitrinitarismo, universalismo, liberalismo
teologico), devozione entusiastica (p.es. spiritualismo mistico, carismaticismo,
spiritualismo orientale cristianizzato), tendenza etico-dottrinale nel senso del
legalismo (p.es. darbismo, giudaizzazione, sabatismo) o del liberalismo (p.es.
lassismo teologico o morale, apertura a forme di convivenza, accettazione di
coppie gay), e così via (p.es. tendenze sacramentaliste, clericali, esclusiviste
e settarie).
Che cosa fare
quando tale conduttore cerca di introdurre le sue convinzioni dottrinali e
devozionali nella vita della chiesa, mutando così di fatto la linea ecclesiale
dei fondatori? Che cosa deve fare la comunità, se egli è l’unico conduttore? Che
cosa devono fare gli altri conduttori, in caso di conduzione collegiale, e la
chiesa locale in tali casi? Un tale conduttore deve rischiare che la chiesa si
spacchi, pur di rimanere come guida? Oppure dovrebbe cercare una realtà a lui
affine, se nella comunità non trova il pieno consenso per le sue idee? |
Il caso esemplare
▲
Il caso seguente esemplare è, per così dire, ricostruito, ma non costruito di
fantasia o inventato, poiché si basa su testimonianze da me raccolte su casi
concreti e su informazioni comunicatemi
da parte di persone direttamente coinvolte in tali specifiche situazioni. Di
problemi simili a quelli che riporto qui sotto ne ho sentiti in varie parti
d’Italia e all'estero; perciò, secondo le vostre preferenze, potete immaginarvi
che colui, che narra i fatti, possa vivere al nord, al centro o al sud,
all’estero o nelle vostre vicinanze. Inoltre, sebbene la questione di base sia
diversa da caso a caso, ho potuto constatare che la dinamica di fondo ha una
certa costanza e lo sviluppo degli elementi risultanti mostra una certa
ricorrenza. Qui di seguito do la parola direttamente a uno dei tanti testimoni,
membro di una chiesa libera. Immaginatevi che si trovi nella vostra città e
parli a voi direttamente. Per essere «esemplare», il caso deve limitarsi
necessariamente a una sola situazione tipo (qui la devozione mistica), ma lo
stesso potrebbe succedere con una delle tante concezioni, sopra descritte, che
deviano dalla linea originaria e che mostrano una certa militanza ideologica.
Cari fratelli,
pongo alla vostra attenzione, come caso esemplare, la situazione in cui mi trovo
a essere coinvolto. Infatti, per motivi di sicurezza, non vorrei che io e la
comunità, che frequento, fossimo individuati. I fondatori della chiesa, in
cui sono da decenni, si erano sforzati di dare alla chiesa una linea ecclesiale,
dottrinale e devozionale ispirata non a una tradizione ecclesiale particolare
(neppure a quella della denominazione di riferimento), ma ai principi chiari ed
evidenti del NT, mettendo al centro la sana dottrina, una benefica comunione
personale e di servizio e il coinvolgimento di tutti i membri nel servizio in
corrispondenza ai loro carismi. Essi ci hanno insegnato a rifuggire da tutti gli
estremismi dottrinali, devozionali e morali, per cercare ciò che piace al
Signore. Ciò ci ha permesso negli anni di accogliere e integrare credenti
provenienti da varie altre denominazioni.
Negli anni tali fondatori hanno formato alcuni di noi come collaboratori e, a un
certo punto, ci hanno fatto riconoscere chi come diaconi e chi come conduttori,
lasciando in mano nostra la comunità. Col tempo, però, uno dei conduttori e sua
moglie hanno sperimentato una lenta e costante trasformazione nel senso di una
spiritualità, diciamo, mistica. Sono dei cari credenti, ma è il loro rapporto di
base verso la realtà delle cose che è mutato (devozione privata e pubblica,
visione di chiesa, obiettivi, atteggiamento verso gli altri, ecc.). Poiché
anch’io facevo parte della conduzione, cercavo di fare da contrappeso a queste
loro tendenze, visto che gli altri membri del consiglio di chiesa avevano al
riguardo poca avvedutezza e molta tolleranza. Dopo che sono uscito dalla
conduzione, anche per incompatibilità verso tale evoluzione mistica,
quest'ultima è proseguita in fretta, anche a causa di contatti esterni verso
consenzienti. Sia tale conduttore che la moglie hanno influenzato anche altri
membri di chiesa con la loro devozione mistica e hanno cercato di introdurre
cambiamenti in tal senso anche nelle riunioni pubbliche e nei culti, ossia in
modo lento e quasi impercettibile.
Anche l’arrivo di nuove persone nella conduzione collegiale non sta portando
alcun vero giovamento, visto la posizione di rilievo che ha questo conduttore e
l’inesperienza degli altri. Questi ultimi sono preoccupati, chi più e chi meno,
ma non sanno che passi intraprendere, poiché l'uno è disavveduto, l'altro
inesperto e l'altro ancora soltanto confuso. Vari membri della comunità
disapprovano gli atteggiamenti mistici di tale conduttore e di sua moglie, ma
non sanno che cosa fare; vedono con preoccupazione che altri li stanno imitando,
specialmente i nuovi. Essi rilevano che ogni volta che lui guida il culto, tutto
tende a diventare un evento spettacolare. Inoltre la moglie è abbastanza isolata
dal resto della chiesa e sta specialmente con quelle donne che hanno la sua
stessa lunghezza d’onda mistica oppure fa un lavoro solitario visitando
singolarmente le donne simpatizzanti. Si è arrivati al punto che, quando tale
conduttore ha il suo turno di predicazione (ogni volta c’è una novità!), alcuni
credenti se ne vanno a casa appena prima, non sopportando tale misticismo.
Il mio timore è che la comunità presto si spaccherà, vista l’insofferenza mista
a confusione degli altri conduttori e specialmente di alcuni membri di chiesa,
che vedono tradita la linea ecclesiale, dottrinale e devozionale posta dai
fondatori. Il danno per la testimonianza sarebbe senz'altro grande.
Non nego le capacità, i carismi e l’amore per il Signore di tale fratello e di
sua moglie. Vista però tale trasformazione mistica, sia sua che della moglie,
secondo te che cosa bisognerebbe fare come conduttori e come chiesa? {Albano
Moncielo, ps.; 04-07-2008}
Linee d'intervento consigliate ▲
Per suggerire
qualcosa di concreto, bisognerebbe conoscere a pieno l’intera compagine
ecclesiale e le persone che hanno un certo ruolo nella comunità. Bisognerebbe
avere il punto di vista di tutti o almeno delle persone più rilevanti. Quello
che posso dire, risulta da situazioni simili, dall’esperienza, dalla conoscenza
della Scrittura e dal buon senso. Ecco quindi le mie riflessioni al riguardo,
che non pretendono di essere esaustive.
■ Visto che si tratta di una chiesa con un collegio di conduttori, bisogna avere
dapprima un
chiarimento fra le guide della comunità. Poi si può allargare tale
confronto ai diaconi (se ci sono) e, in seguito, ai collaboratori più maturi.
■ Bisogna chiarire l’entità reale dell’evoluzione dottrinale, devozionale
e/o ecclesiale di tale conduttore, ossia se essa è solo una convinzione
personale senza elementi di militanza (senso di vita, proselitismo, ecc.) o se è
diventato ormai un progetto strutturale e un obiettivo irrinunciabile, da cui
non si vuole prescindere in nessun caso.
■ A livello del collegio di conduttori si può fare un tentativo di recupero,
concordando insieme delle ferree linee di guida, a cui bisogna attenersi
assolutamente, fissando scadenze fisse, in cui incontrarsi per analizzare e
valutare l’esito e per confermare o mutare tali regole. In caso d’infrazione
delle regole concordate, si può intervenire subito, indicendo una riunione del
collegio di conduttori.
■ Nel caso in cui il dissenso è troppo grande, bisogna concordare un
protocollo d’intesa che permetta di uscire da tale situazione senza danneggiare
la comunità e l’opera. Se la distanza di tale specifico conduttore dalla linea
posta dai fondatori e seguita dagli altri conduttori è troppo grande e non è
condivisa nel consiglio, si può suggerire a tale conduttore che, per il bene
della chiesa, di dimettersi dal suo incarico; in tal caso si può chiedere che
lui e sua moglie, pur restando nella comunità, s’impegnino a non fare
proselitismo nella chiesa. Se le convinzioni sono diventate così radicali, si
può anche suggerire che lui e sua moglie vadano a vivere tali loro convinzioni
in una compagine ecclesiale diventata a loro affine. Ciò rappresenterà un bene
per loro e soprattutto per la chiesa. Bisogna prospettare anche la loro
responsabilità dinanzi al Signore se, in caso di irrigidimento e
contrapposizione, porteranno danno alla comunità e scandalizzeranno le anime. «Se
uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo;
e questo tempio siete voi» (1 Cor 3,17).
■ Dopo aver trovato un accordo nella conduzione, si fa bene a esporre tutto
alla comunità
in un’assemblea di chiesa, evitando di fare lì sceneggiate o contrapposizioni.
Magari si può leggere un documento comune che esprima le convinzioni maturate da
tale conduttore e da sua moglie e gli accordi presi con il resto della
conduzione e col consiglio di chiesa. Tale soluzione può essere, secondo i casi,
una delle seguenti: ▪ 1) Un tempo di prova con regole ferree e precise; ▪ 2)
Tale conduttore si dimette dal suo ruolo, promettendo di non fare proseliti con
le sue convinzioni; ▪ 3) Tale conduttore e sua moglie lasciano la chiesa per
entrare in una compagine ecclesiale affine alle loro nuove convinzioni. Si può
evitare una discussione pubblica che fomenterebbe solo i risentimenti e
l’aggressività, formando di fatto dei partiti e mettendo così il germe a una
divisione di chiesa. Sarebbe meglio passare alla preghiera per affidare al
Signore la situazione e le persone in causa.
■ In certi casi si può fare una specie di verifica scritta tra tutti i
membri della chiesa mediante un formulario chiaro nelle sue definizioni,
concordato fra le guide della chiesa. In tal caso bisognerà indire, a breve
termine, una prossima assemblea di chiesa per informare quest'ultima. Se la
maggioranza della chiesa o una buona parte d’essa è intenzionata a seguire la
linea posta dai fondatori, bisognerà arrivare assolutamente a una soluzione
concordata. Nel caso tale conduttore e sua moglie esprimano l’intenzione di
lasciare la chiesa per entrare in una compagine ecclesiale affine alle loro
nuove convinzioni, tale assemblea di chiesa può essere l’occasione per
raccomandarli alla grazia di Dio e per separarsi in pace.
■ Per il bene della chiesa, delle anime e dell’opera del Signore, si fa bene a
non arrivare a muro contro muro e a una situazione in cui il consiglio di
chiesa o l’assemblea di chiesa debba destituire tale conduttore del suo ruolo.
In tali casi, si spera che tale conduttore abbia abbastanza discernimento e buon
senso di vedere che si è conclusa una fase, che non si può condurre una nave in
cui i generali
danno ordini contrastanti ai rematori, e che fa bene a dimettersi in pace
e a proseguire il proprio cammino in sintonia con le proprie nuove convinzioni
devozionali, dottrinali ed ecclesiali.
►
Cambio di linea ecclesiale? Parliamone {Nicola Martella}(T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Cambio_linea_ecclesiale_MeG.htm
09-07-2008; Aggiornamento: 30-09-2008
|