La
via più facile è schierarsi, in teologia come in politica. La richiesta
continua è che ti associ a questa o a quella corrente. Sei calvinista o
arminiano? Sei di sinistra o di destra? (ci sono anche gli estremisti di
centro!). Sei liberale o massimalista?
La cosa più difficile è tenersi distante da
tutti gli «ideologismi» (gli «-ismi»), le «sovrastrutture» ideologiche,
dogmatiche, politiche, filosofiche, religiose, eccetera. I dottrinarismi hanno la pretesa
assolutistica di racchiudere in un sistema d’idee tutta la realtà. Per
chiudere le vistose lacune del sistema dottrinario, che viene proposto, si fa
volentieri uso di allegoria e di speculazioni. Si pensi alle tante speculazioni
escatologiche correnti. Ogni dottrinarismo è nato nella storia in
contrapposizione ad altri «-ismi». Ognuno porta in sé il seme dell’arroganza di
avere la «chiave di volta» della questione di base;perciò crea spesso un
«sistema globale» e, se lasciato a sé senza critica e obiezioni, prende
facilmente i tratti di un sistema totalitario. Tutto ciò vale anche per i dottrinarismi
religiosi (si veda l’inquisizione!) e teologici (si vedano gli assolutismi).
La fede biblica sa invece che conosciamo in parte (1 Cor 13,9) e che
bisogna attenersi strettamente a ciò che «sta scritto», perché rivelato da Dio,
senza aggiungere né togliere; perciò si tiene umile e si trattiene dal creare
sistemi dottrinari olistici e definitivi.
L’alternativa non è il qualunquismo né il camaleontismo, ma
l’indipendenza dai sistemi dogmatici ed ecclesiastici, oltre che dalle
mode religiose, che si presentano come «nuove», ma sono di solito vecchi
dottrinarismi riscaldati e riciclati. Per un cristiano biblico
l’indipendenza dai sistemi dogmatici deve rimanere una cosa importante (la
Bibbia non è una teologia sistematica!). Ciò lo porterà a essere a favore
di una teologia biblica o esegetica, che rispetti i sacri Testi come
«Parola di Dio». Il miglior antidoto contro i dottrinarismi
è costituito dalla sottomissione alla Bibbia quale rivelazione del Dio
vivente e dal tagliare rettamente la Parola di verità (2 Tm 2,15).
Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare
chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
■ Ti schieri facilmente per un sistema dottrinario?
■ Quanto influisce un sistema dottrinario di riferimento (arminianesimo,
calvinismo,
battismo, vetero-avventismo, pentecostalismo,
carismaticismo,
presbiterianesimo, romanesimo, riforma, controriforma,
anabattismo, sabatismo, giudeo-messianismo, evangelicalismo, ortodossia, ecc.)
sulla concezione della tua fede e della tua morale?
■ Quanto dai credito alle speculazioni escatologiche?
■ Quanta indipendenza hai concretamente nella tua vita
nella ricerca della verità mediante uno studio personale contestuale della sacra
Scrittura?
■ Sul piano dottrinale sei un qualunquista, per il
quale tutto fa brodo? Oppure sei un camaleonte, che si adatta al vento di
dottrina, che soffia al momento?
■ Quanto c’è in te della tendenza di adattare la Parola
di Dio alle tue opinioni, invece di adattarti tu alle espresse rivendicazioni di
Dio, espresse nel nuovo patto?
Per l’approfondimento si vedano i seguenti articoli:
►
Calvinista o arminiano? destra o sinistra? {Geoffrey Allen}
►
L’etica della libertà e della responsabilità {Nicola Martella}.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
▲
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1.
{Fiorina Pistone} ▲
Caro Nicola, ti ringrazio molto per aver inserito l’articolo di Geoffrey Allen
nel tuo sito. Ho letto l’articolo e credo che sia stata una delle più belle
«scoperte teologiche» della mia vita. Sono contenta del fatto che Geoffrey
Allen riesce a conciliare i versetti, che parlano della possibilità di perdere
la salvezza, con quelli che ne garantiscono la sicurezza per i «nati di nuovo».
Sono stata anche sul sito della Chiesa della Riconciliazione per trovare altri
lumi ed ho visto una risposta di Geoffrey Allen, in qualità di esperto, a
qualcuno che chiedeva come si può essere certi di mantenere il dono della
salvezza. La sua risposta è: non confidare nelle proprie opere, neanche in
quella di «credere», ma confidare in Dio. Credo di aver capito il significato di
quello che dice Allen, ossia non confidare nel fatto di credere, come crede il
demonio secondo Giacomo 2,19: il diavolo crede ma trema, perché ha scelto la
strada dell’infedeltà e sa che lo aspetta il castigo; noi, invece, se vogliamo
salvarci, dobbiamo scegliere la strada della fedeltà e della sottomissione,
affidandoci a Dio con frequenti preghiere per chiedergli la luce e la forza di
seguire i suoi insegnamenti, facendo di noi dei buoni discepoli di Gesù. Così la
salvezza, che cercheremo, non sarà più dovuta alle nostre opere (sarebbe il
fallimento assicurato), ma alla forza dello Spirito Santo, che opera in
noi, rigenerandoci continuamente. Mi è piaciuto molto anche quello che Allen dice
riguardo ai partiti politici: sia i partiti di destra che quelli di
sinistra mettono al centro l’uomo e non Dio, perciò non si può dare a Dio né un
etichetta di destra né di sinistra. Ciononostante gli obiettivi e i valori di
Dio coincidono ora con quelli degli uni, ora con quelli degli altri. Trovo che
in una riflessione del genere gli italiani, così divisi nei loro interessi
economici e nelle loro preferenze politiche, dovrebbero trovare un buon motivo
di conciliazione e di collaborazione, nonché uno stimolo per stare con gli occhi
ben aperti, senza credere sempre alla propaganda del loro partito del cuore,
perché nessun partito è il partito di Dio. {04-2007}
2.
{Roberta Sbodio}
▲
■
Contributo:
Mi unisco a Fiorina. Da tempo ho ormai rinunciato a schierarmi, la vita
non si schiera, la vita si vive e la vita non ha etichette, anche quella
spirituale, soprattutto quella. La grazia ci dà la vita, ci mantiene in
vita da ora e per sempre, immeritata, immensa, potente. Ormai il mondo
evangelico è pieno di rituali, procedure, schieramenti, etichette che
rendono i «fedeli» persone spesso distanti dalla realtà, professionisti o
aspiranti tali, persone che sembrano come anestetizzate, che spesso mancano di
coraggio nell’affrontare la realtà, che in nome della fede, non tirano mai
le somme. E forse, mi dico, forse è per quello che la chiesa manca spesso d’impatto,
siamo paghi delle nostre correnti teologiche, dei nostri credi, delle nostre
etichette, viviamo per quelle, discutiamo di quelle. Il mondo lì fuori non ci
capisce; fa bene, la vita è già sufficientemente complicata così. La gente
recepisce il linguaggio del cuore, la verità che va diretta, la verità
che ci rende vulnerabili, concreti, questo è quello che può fare la differenza;
tutto il resto è noia, immensa, totale noia. Forse sarà un linguaggio da
eretica, preferisco essere considerata tale, ma vivere; quando esci dal sistema,
dalla gabbia, l’ultima cosa che vuoi fare, è tornarci; piuttosto pagherei con la
vita... {26-03-2013}
▬ Nicola Martella:
Il Signore non ci chiede di dimostrare nulla al mondo, ma di
vivere da figli ubbidienti alla sua Parola e legati a Lui con una
devozione personale. Ciò avviene all’interno della sua famiglia spirituale
in loco. Si tratta di quella famiglia che vive nelle case, nella vita quotidiana
e in tutte le compagini, dove i credenti sono accomunati e dove possono
edificarsi a vicenda, possono consolarsi reciprocamente con le promesse di Dio,
possono esortarsi e incoraggiarsi nel cammino comune e nel sostegno reciproco.
La famiglia di Dio non è noia, né gabbia o sistema, ma è dono e compito,
è il luogo dove ci si può mostrare per quello che si è, anche vulnerabili, e
dove si possono sostenere gli altri nelle loro debolezze. Dobbiamo sempre fare attenzione, quando fuggiamo da
degli «-ismi», a non cadere in altri, magari costruiti con «fai-da-te».
La gabbia dorata del proprio attuale archetipo dottrinario anti-sistema, opera
del proprio bricolage, può essere tanto peggio quanto il vecchio paradigma.
Motto: «Chi non vuol cader da una parte del cavallo, badi bene a non cader
dall’altra».
3. {Edoardo
Piacentini}
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Condivido appieno la conclusione della tua nota: «Il miglior antidoto contro i
dottrinarismi è costituito dalla sottomissione alla Bibbia quale
rivelazione del Dio vivente e dal tagliare rettamente la Parola di verità (2
Timoteo 2,15)». Infatti, «ogni Scrittura è ispirata da Dio»
(letteralmente: «è alitata da Dio»), dichiara l’apostolo Paolo (2 Timoteo 3,16). Le dottrine del Nuovo Testamento, così come sono
state esposte originariamente, sono semplici e possono essere definite in
modo semplice. Solo che, con l’andar del tempo, la Chiesa si trovò di fronte a
errate e inesatte opinioni dottrinali e fu, pertanto, costretta a circoscrivere
e a proteggere, con definizioni puntigliose, le verità. Da questo
processo di definizioni, esatte e dettagliate, sorsero i credi, che sono
però sempre associati alle varie correnti di pensiero e, quindi, ai
dottrinarismi, di cui parli nella tua nota. Il metodo migliore per essere
liberi dai pregiudizi
e indipendenti dai sistemi dogmatici, senza correre il pericolo di negare il
nostro assenso alla fede vivente, è imitare l’apostolo Paolo e i credenti di
Berea. L’apostolo Paolo riteneva tutto quello, che aveva appreso dal
giudaismo, compreso il valore della giustizia acquistata mediante la legge,
«una perdita, un danno, di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo
Gesù», anzi considerava tutto ciò «come tanta spazzatura per guadagnare
Cristo» (Filippesi 3,8). Quando l’apostolo Paolo evangelizzò i Giudei di
Berea, è detto che «ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando
tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così» (Atti
17,11). L’apostolo Giovanni, poi, dichiara: «Beato chi legge e beati coloro
che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose, che sono scritte
in esse» (Apocalisse 1,3). Giovanni Crisostomo (345-407), valente oratore,
considerato uno dei Padri della Chiesa, così si esprime: «Datevi alla lettura
delle Sacre Scritture. Non solo accontentandovi di udirle in chiesa, ma quando
ve ne tornerete a casa, prendendo nelle vostre mani la Bibbia e immergendovi nel
significato di ciò che è scritto». E ancora: «In esse tu possiedi la parola di
Dio: non cercare altro maestro». Anche Girolamo (347-420), autore della
Bibbia detta «Vulgata», afferma nel Prologo al commento del profeta Isaia:
«Adempio al mio dovere, ubbidendo ai comando di Cristo: “Investigate le
Scritture” (Giovanni 5,39) e “Cercate e troverete” (Matteo 7,7), per non
sentirmi dire come ai Giudei: “Voi errate, perché non conoscete le Scritture,
né la potenza di Dio” (Matteo 22,29). Se, infatti, al dire dell’apostolo
Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le
Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le
Scritture significa ignorare Cristo». Quindi, sia il Nuovo Testamento che i Padri della
Chiesa concordano nell’affermare l’inerranza delle Sacre Scritture e il
dovere di tutti i cristiani di leggere la Bibbia, per apprendere da esse
tutta la verità in materia dottrinale. {26-03-2013}
4. {Matteo
Armillotta}
▲
■
Contributo:
Cosa sono i dottrinarismi, false dottrine o cosa? Ditemelo. {26-03-2013}
■
Gianpirro Venturini: Il
dottrinarismo è una
malattia dell’anima e della mente, che induce la persona affetta a ritenersi
«giusta» e nel «giusto» in ogni caso e momento. Consiste soprattutto in
un pressoché totale carenza di umiltà, che induce a guardare il prossimo
con commiserazione, che è il contrario della misericordia. Giustamente Paolo
asseriva che la «conoscenza gonfia, ma la carità edifica» [N.d.R.: 1 Cor
8,1]. Pertanto
l’edificazione è il proseguimento dell’opera di Gesù! Al contrario, chi si
«siede sulla sedia di Mosè», va in direzione contraria, a prescindere
dalla sue autoconvinzioni! {26-03-2013}
▬
Nicola Martella:
Il «dottrinarismo» è l’essere dottrinario, ossia è il rigido attaccamento ai
principi di un sistema dottrinario, spesso contrapposto ad altri sistemi,
visti come avversari. Per «dottrinario» s’intende chi si attiene rigidamente ai
principi di una dottrina, comandata da una istituzione verticistica o da
un comitato centrale e che ha piuttosto a che fare con astrazioni e formule
teoriche. Perciò, il dottrinarismo è «ideologismo», ossia la tendenza a
trattare i problemi in chiave ideologica e con astrattezza.
Perciò, i
«dottrinarismo» è un sistema dottrinario totalitario, onnicomprensivo e
capillare, che non ammette deviazioni dalla linea dettata né osservazioni e
obiezioni. Chi dissente in una cosa, seppur marginale, è considerato «fuori
dottrina».
■
Gianpirro Venturini: Caro
Nicola sono completamente d’accordo con quanto dici; in buona sostanza, come ho
fatto osservare a Matteo, il dottrinarismo s’incarna in una forma di
patologia della mente e del cuore, il convincimento del «possesso della
verità» in termini assoluti e... intolleranti.
Il cattolicesimo
medievale lo ha dimostrato ampiamente; e, sotto sotto, ancora oggi è presente in
non pochi ecclesiastici e nel popolo in genere. L’esempio eclatante è oggi l’Islam
coranico, che con l’invasività praticamente politico-religiosa e con la
demografia sta invadendo non solo le coscienze, ma anche fisicamente le nazioni.
{26-03-2013}
5. {Claudia
Biscotti}
▲
■
Contributo:
Posso fare una domanda? Se una persona legge la Parola di Dio, che mi
sembra non lasci spazio a interpretazioni personali, anzi piuttosto, è precisa e
incontrovertibile, e
si attiene scrupolosamente a essa, senza guardare a destra ne a sinistra
(che mi sembra sia un ordine di Dio), significa essere dottrinari?
{26-03-2013}
▬
Nicola Martella: È una domanda più che
legittima e sono contento che sia stata fatta, per permettermi di chiarire
meglio il pensiero. Un pranzo è fatto della pietanza principale e
del contorno; di quest’ultimo ognuno si prende ciò, che gli aggrada. Così è con
la dottrina. Esiste la «sana dottrina» (= l’Evangelo), che è il «centro»
della fede; e qui non ci sono in genere problemi. Poi, esiste la «periferia»,
che è costituita da esperienze, riti, costumi, decisioni ecclesiali e
dottrinali; tutte queste cose sono nate durante il corso della storia, spesso da
esperienze particolari e da contrapposizioni allo status quo e hanno poi attinto
dalla Bibbia in cerca di legittimazione. Nell’analisi dei fenomeni fideistici, bisogna quindi
distinguere il
grano (il messaggio fondamentale) dalla paglia (forme devozionali,
decisioni ecclesiastiche, esperienze particolari). Il problema nasce laddove
viene sacralizzata quest’ultima e posta a «norma» cristiana. La cosa triste e
tragica è laddove viene poi saccheggiata la Bibbia per difendere la presunta
«ortodossia» dei fenomeni cultural-religiosi ed esperienziali. A ciò si aggiunga che questioni, che nella Bibbia sono
secondari e marginali, ottengono in alcune chiese un’importanza
fondamentale, che diventa
discriminante verso altre realtà ecclesiali (evito di fare la nutrita lista,
che tocca tutte le realtà ecclesiali). Ci sono anche questioni, che nella Bibbia
sono occasionali, ma la versettologia indebita li mette tutti assieme,
facendone una dottrina importantissima, sì fondamentale. Il
dottrinarismo significa proprio sancire tali questioni come fondamentali per
la dottrina di parte e, quindi per la valutazione degli altri credenti e per la
comunione con credenti di altre realtà. Che cos’è biblicamente legittimo per un
cristiano? Ciò che viene insegnato con chiarezza nel NT, viene ripetuto
continuamente e messo al centro della fede e della prassi apostolica. Che cos’è dottrinario per un cristiano? Ciò che
non viene insegnato in modo chiaro ed esplicito nel NT, ma che si basa su
presupposti ideologici e su opinioni, su deboli indizi biblici e su
interpretazioni forzate e spesso allegoriche. In tal senso dottrinario è
ciò che rappresenta una dottrina particolare di una parte dei cristiani e che
non trova né prova esegetica contestuale chiara, né il consenso di tutti i
credenti biblici.
■
Claudia Biscotti: Mi piace e
mi trovo concorde con la tua spiegazione. Infatti, non ho mai compreso
l’esigenza di prendere pochi versetti e farne un cavallo di battaglia.
Grazie di cuore. {26-03-2013}
6. {}
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7. {}
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8.. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {Autori
vari}
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Sonia Ronzani: Purtroppo il
dottrinarismo è una malattia molto diffusa. Sono molti coloro, che
credono di possedere la verità; per questo tante chiese si dividono e
formano altre chiesette con qualcosa di giusto, ma arricchite da idee umane.
Quello, che mi dispiace, è che non danno buona testimonianza della vera Parola
di Dio, confondendo le persone, che si avvicinano a loro. Preghiamo che
il Signore ci guidi sempre nella sua verità, rendendoci umili, ma avveduti.
Pace, Dio benedica il tuo prezioso lavoro! {26-03-2013}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Ideologismi_facili_UnV.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 27-03-2013
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