Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Deità

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RISURREZIONE E FAZIOSITÀ AGNOSTICHE

 

 di Nicola Martella

 

1. Le tesi {Amleto, il danese}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Nel gruppo Google «it.cultura.filosofia» un certo «Amleto, il danese» scrive le seguenti falsità. Vorremmo che rispondesse a queste insinuazioni con la sua grande competenza per poter loro rispondere con maggiore franchezza in difesa delle Sacre Scritture. {Domenico Falbo; 19-01-2008}

 

 

1. La tesi {Amleto, il danese}

 

Per i Cristiani la fede in Gesù si basa, sostanzialmente, sulla sua resurrezione: come dice Paolo nella Prima lettera ai Corinzi infatti, «se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede», e «se abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini». E il Catechismo [cattolico] gli fa eco: «La resurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo».

     Ora, nella versione originale del più antico Vangelo canonico, e cioè in Marco, la resurrezione... non c’è! Semplicemente, il racconto dice che tre pie donne si recarono al sepolcro la domenica mattina presto e «videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura». Il giovane disse loro che Gesù era risorto ed esse «fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e spavento, e non dissero niente a nessuno perché avevano paura».

     Secondo la stessa edizione ufficiale CEI i dodici versetti successivi, che raccontano frettolosamente le apparizioni del risorto e la sua assunzione in cielo, «sono un supplemento aggiunto in seguito» (di cui esistono addirittura almeno nove versioni): il che, tradotto, significa che l’unico «fatto» che in origine veniva riportato era che il sepolcro era vuoto. Ammesso naturalmente che non lo fosse sempre stato, perché quando Giuseppe d’Arimatea andò a chiedere di poter portare via il corpo di Gesù, «Pilato si meravigliò che fosse già morto», e l’unica conferma gli venne da un testimone sospetto: cioè da un centurione che, essendosi appena convertito, fungeva da quinta colonna cristiana nella prefettura romana. {Amleto, il danese; 18-01-2008}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Alla fine del contributo di «Amleto, il danese» c'è un link che riporta al blog anticlericale di Piergiorgio Odifreddi e al suo libro «Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) (Editore Longanesi, 2007)». Che relazione c'è tra i due? Perché non si firma col suo vero nome, ma si nasconde dietro a uno pseudonimo? Le stesse parole si trovano letteralmente infatti nel libro di  Odifreddi (pdf, p. 86).

    Non c’è da meravigliarsi su tale intervento. È un brutto miscuglio di verità, mezze verità e menzogne. Tale «Amleto, il danese» alias Piergiorgio Odifreddi non cerca la verità, ma solo di accreditare le sue tesi agnostiche. In effetti, si picchia il sacco (basi del cristianesimo) per colpire il gatto (il cattolicesimo romano).

     ■ Estrapolazioni faziose: Si afferma giustamente la centralità della risurrezione per il cristianesimo biblico, citando 1 Cor 15,14: «Se Cristo non è risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione, e vana pure è la vostra fede» (cfr. v. 17). E si fa seguire il v. 19: «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini». Qui assistiamo alla sindrome della gallina che becca fuori del testo ciò che gli fa comodo. All’inizio dello stesso brano l’apostolo Paolo portò prove oggettive della risurrezione, basate sulla testimonianza dei testimoni: «Io v’ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; 4che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; 5che apparve a Cefa [= Pietro], poi ai Dodici. 6Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. 7Poi apparve a Giacomo; poi a tutti gli apostoli; 8e, ultimo di tutti, apparve anche a me…» (1 Cor 15,3-8). Quindi la maggior parte di quei 500 cristiani (oltre ai dodici apostoli, a Giacomo, agli altri apostoli e a Paolo stesso) era ancora in vita e poteva confermare l’esperienza vissuta! Paolo costruì le sue asserzioni teologiche su tali dati di fatto che ognuno poteva verificare mediante l’interrogazione dei testimoni della risurrezione.

     ■ Moscerini e cammelli: Ben disse Gesù a scribi e farisei: «Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello» (Mt 23,24). Il «Danese» porta come argomento una vecchia tesi critica, obsoleta e faziosa, secondo cui l’Evangelo di Marco sarebbe il più antico. Se invece si dà credito ai teologi del secondo secolo, che erano più vicini alla fonte, si prenderà atto che essi testimoniarono (p.es. Papia) che il primo a scrivere le «parole» di Gesù fu Matteo. Non è un caso che l’Evangelo di Matteo sia al primo posto nel canone. A ciò si aggiunga che egli fu un testimone oculare, come pure Giovanni, mentre Marco scrisse semplicemente le predicazioni di Pietro, mettendole in ordine cronologico. Quindi, Matteo (28) e Giovanni (20s) parlano dettagliatamente della risurrezione di Gesù. Anche Luca lo fece, dopo essersi opportunamente informato presso i testimoni oculari dei fatti (Lc 1,1-4; 24,1ss). Quindi Mc 16,1-8 è da leggere alla luce degli altri Evangeli, poiché Marco li premette e menziona i fatti solo nella sostanza.

     ■ L’approccio ideologico: Chi fa ideologia, non cerca la verità, ma cita faziosamente solo ciò che fa comodo alla propria tesi; questo è un punto di debolezza. Riportando la fine di Marco, il «Danese» cita di nuovo solo ciò che gli fa comodo. Egli cita l’apparizione dell’angelo, la paura comprensibile delle donne e il fatto che fuggirono via senza dir niente a nessuno. Egli evita di citare di proposito che il «giovane» stava dentro alla tomba (la gran pietra era stata rotolata) e le parole che rivolse loro: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso. Egli è risuscitato, non è qui: ecco il luogo dove l’avevano posto» (v. 6). Il corpo quindi non c’era più ed egli annunziò loro la risurrezione del Nazareno. Poi aggiunse: «Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro, che egli vi precede in Galilea; qui lo vedrete, come v’ha detto» (v. 7). Quindi l’Evangelo si chiude con l’annuncio che Gesù avrebbe incontrato i suoi discepoli da risorto, come aveva loro preannunciato. È chiaro che le donne, spaventate, si guardarono bene dal dire alcunché alla gente, ma andarono a portare l’ambasciata solo ai discepoli di Gesù.

     I versi di Mc 16,9-20 non aggiungono nulla di sostanziale. Essi possono essere una glossa esplicativa di uno scriba posteriore e da essi non bisogna trarre dottrine particolari. [► Marco 16,16-20] Nel complesso rispecchiano sul tema apparizioni del risorto ciò che affermano gli altri Evangeli e Paolo.

     ■ Confusione finale: La fine dell’articolo del «Danese» mostra la sua incompetenza nel merito, oltre che nella dimostrazione logica. Giuseppe d’Arimatea non chiese a Pilato di portare via il corpo dal sepolcro, ma dalla croce per seppellirlo nella sua tomba personale (Mc 15,43ss; Gv 19,38ss). Tale sepolcro era scavato nella roccia ed era sigillato con una gran pietra (Mc 15,46). I capi giudei chiesero a Pilato di sigillare la tomba e di farla sorvegliare da delle guardie, cosicché nessuno potesse rubare il corpo del Nazareno; e così avvenne (Mt 27,46ss).

     Non si capisce perché un centurione che era presso Pilato fosse «sospetto» e dove è scritto che si fosse «convertito». Qui si prendono lucciole per lanterne! Si fanno carte false pur si incantare gli inesperti! Dove è mai scritto che tale centurione s’era convertito al cristianesimo e che «fungeva da quinta colonna cristiana nella prefettura romana»? Mistero di supposizioni indebite! Quale film avrà mai visto il «Danese»?

     I fatti sono i seguenti. A motivo della Pasqua, i capi giudei chiesero a Pilato di far fiaccare le gambe ai crocifissi, cosicché un’emorragia ne affettasse la morte (Gv 19,31). I soldati quindi frantumarono le gambe ai due ladroni (v. 32), ma constatarono che Gesù era già morto (v. 33); per andare sul sicuro, «uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua» (v. 34), un chiaro segno dell’avvenuta morte.

     È ridicolo affermare che il centurione fosse diventato cristiano, quando non c’era ancora nessun cristiano! I discepoli avevano abbandonato Gesù al suo destino ed erano fuggiti. Il centurione e i soldati sperimentarono, come gli altri astanti, l’eclissi, il terremoto e altri fenomeni (Mt 27,45.51ss). Poi si legge: «E il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, temettero grandemente, dicendo: “Veramente, costui era un figlio di Dio» (v. 54). Si noti che non fu solo il centurione a dire tali parole, ma anche i soldati. Si convertirono pure loro? Tali soldati furono coloro che erano venuti a fiaccare le gambe ai crocifissi e di cui uno di loro forò il costato di Gesù con una lancia. Tali parole non significavano una conversione, ma la grande paura li portò a dire che Gesù doveva essere un uomo particolare (un figlio di Dio). Secondo gli Evangeli non ci fu quindi nessuna conversione.

     Tale centurione non si trovava fra i discepoli né fu menzionato nella prima chiesa, essendo essa composta dapprima da soli Giudei. Solo in At 10 viene narrata la conversione del romano Cornelio, che era altresì centurione; la cosa non fu accolta dapprima bene dalla chiesa di Gerusalemme (At 11,1ss) e, solo dopo la testimonianza e le spiegazioni di Pietro, accettarono i credenti non-giudaici nella chiesa. Presumere la conversione di tale centurione è semplicemente anacronistico. Le leggende e i romanzi postumi non hanno nessuna forza probatoria.

 

Per l’approfondimento si vedano i seguenti due libri dell’autore:

     ■ Nicola Martella, Chi dice la gente che io sia? Offensiva intorno a Gesù 1 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

     ■ Nicola Martella, E voi, chi dite ch’io sia? Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Risurrezione_faziosita_Ori.htm

22-01-2008; Aggiornamento:

 

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