Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Escatologia

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RAPIMENTO E DINTORNI 2

Confronto con Andrea Belli e Abele Longo

 

Nicola Martella

 

 In un primo articolo ho affrontato alcune tesi escatologiche di Fernando De Angelis, così come risultano per iscritto, a cui si aggiungono alcune nostre conversazioni telefoniche. Tali tesi sono state discusse pubblicamente anche da altri. Qui di seguito commento specialmente quelle di Andrea Belli e le risposte dategli da Abele Longo. Lascio i loro contributi così come sono, aggiungo solo alcune migliorie redazionali, per elevare la leggibilità.

 

1.  LE TESI DI ANDREA BELLI E ABELE LONGO

 

1.1.  LE TESI DI ANDREA BELLI: Sebbene non sia concorde con tale posizione, mi fa piacere che Fernando ammetta di aver sbagliato nel proporsi in quel modo. Detto questo, credo che questa posizione, sebbene condivisa anche da altri studiosi (p.es. Pawson), suscita non poche perplessità. Eccone qui di seguito i motivi.

     ■ 1. Se il Rapimento avviene alla fine della grande tribolazione, come collocare Apocalisse 19, dove si parla delle nozze dell’Agnello?

     ■ 2. Se il Rapimento avviene alla fine della grande tribolazione, si deve anche dire che si entra nel Millennio con un corpo trasformato, ovvero immune alla morte. Ma diversi brani profetici veterotestamentari insegnano che durante il Millennio si potrà ancora morire. La morte non ci sarà più solo nel regno eterno descritto in Apocalisse 21-22.

     ■ 3. Se il Rapimento avviene alla fine, ed immediatamente dopo c’è la discesa in gloria del Re, come collocare il Tribunale di Cristo?

     ■ 4. Se il Rapimento avviene alla fine, significa che la casa di Dio dovrà subire due giudizi, quello «iniziato» descritto da Pietro e poi il periodo della tribolazione, che è visto come «periodo dell’ira dell’Agnello».

     ■ 5. Queste sono solo alcuni interrogativi e considerazioni. Tuttavia do ragione a Fernando su un dettaglio. In 1 Tessalonicesi 4,13ss non si può effettivamente parlare di «ritorno», ma di «chiamata» ad incontrare il Signore. {16-05-2016}

 

1.2.  LE RISPOSTE DI ABELE LONGO: Andrea, provo a dare una spiegazione alle tue perplessità.

     ■ 1. Siamo abituati a collocare le Nozze dell’Agnello in cielo, ma nessun testo «vieta» che questo avvenimento possa avere luogo sulla terra. Infatti la Scrittura non ci dà elementi determinanti in tal senso.

     ■ 2. La deduzione di entrare nel millennio con un corpo glorificato è corretta. Infatti la chiesa e tutti i redenti del passato entrano nel Regno da ministri glorificati. Ciò non toglie che vi siano anche degli scampati alla Tribolazione che entreranno nel Regno. La durata stessa del regno suggerisce che non tutte le generazioni si manterranno necessariamente fedeli a Cristo fino alla fine. Pertanto i ribelli tenteranno nuovamente di opporsi a Cristo, agitati da Satana che verrà alla fine slegato.

     Inoltre quella, che a te appare come una incongruenza, rimarrebbe anche se il rapimento avvenisse all’inizio della Tribolazione, in quanto la chiesa comunque entrerebbe nel regno da incorruttibile.

     ■ 3. Come per le Nozze dell’Agnello, la Scrittura non ci dà elementi determinanti per il tribunale di Cristo. Da nessuna parte è descritto inequivocabilmente dove avrà luogo.

     ■ 4. Dobbiamo distinguere la Tribolazione dall’ira di Dio. L’Apocalisse parla dell’anticristo a cui sarà dato il potere di far guerra ai santi e vincerli. Questo accadrà durante la Tribolazione, quando ancora il giudizio di Dio non sarà sopraggiunto sull’anticristo, i suoi seguaci e gli uomini generalmente ribelli a Dio. Pertanto i redenti verranno scampati esattamente poco prima che questa ira venga riversata sulla terra, proprio come accadde a Lot e la sua famiglia poco prima della distruzione di Sodoma e Gomorra.

 

Queste considerazioni sono una maniera di intendere i fatti interconnessi agli eventi cardine delle profezie. Pertanto sono, alla stregua delle tue considerazioni, suscettibili di correzioni o re-interpretazioni. Litigare su queste cose è, come già detto da me in passato, un errore fatale! {16-05-2016}

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Essendo i due interventi susseguenti, preferisco intervenire solo alla fine.

 

 

2.1.  OSSERVAZIONI AD ANDREA BELLI: Seguo la sua numerazione; l’ultimo paragrafo l’ho numerato io. Prendo l’occasione per spiegare alcune cose.

     ■ 1. La locuzione «[grande] tribolazione» viene usata oggigiorno come un termine tecnico, ma non è tale nella Bibbia. Tale periodo finale si chiama propriamente «giorno del Signore». Le «nozze dell’Agnello» in cielo (Ap 19) e la presenza dei rendenti dinanzi al trono di Dio (Ap 7,9ss), premettono una risurrezione antecedente; nella risurrezione di Apocalisse 20,4 risuscitano solo i martiri caduti durante il «giorno del Signore» e nessun altro. Dove sono tutti i santi dell’antico e del nuovo patto?

 

     ■ 2. Nel Millennio ci saranno i resuscitati, che non muoiono più, e gli esseri umani appartenenti ancora a questa economia, i quali sono ancora soggetti alla morte.

 

     ■ 3. Il «tribunale di Cristo» avviene già nella trascendenza. All’inizio del Millennio sono posti dei troni di giudizio, ma servono per i viventi, per appurare chi entrerà nel regno. «Poi vidi dei troni; e a coloro, che vi si sedettero, fu dato il potere di giudicare» (Ap 20,4a). Gesù promise agli apostoli quanto segue: «Io vi dico in verità che nella restaurazione [gr. palinghenesía], quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguitato, sederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele» (Mt 18,28). Come faranno gli apostoli a svolgere tale ministero, se non saranno ancora risuscitati? Solo dopo avverrà la risurrezione, ma solo dei martiri caduti per la fede durante il «giorno del Signore».

 

     ■ 4. In effetti, nel mondo i credenti sono stati da sempre perseguitati nel corso dei secoli, come lo sono attualmente in tante parti del mondo (Gv 16,33; 1 Cor 4,9ss; 1 Pt 5,10). Ora, però, chi è passato dalla morte alla vita, non viene più in giudizio (Gv 5,24). Il «giorno del Signore» avrà due obiettivi: Il primo è affinare Israele come nel crogiolo, cosicché riconoscano in Gesù il Messia, che essi avevano rifiutato (Ap 1,7); il secondo è punire le potenze ostili di questo mondo e giudicare storicamente gli uomini impenitenti. I credenti del nuovo patto non rientrano in tale programma di ira di Dio e dell’Agnello (Ap 14,10.19; 15,1.7; 16,1.19).

 

     ■ 5. Questo aspetto proprio non l’ho compreso. In che cosa avrebbe ragione Fernando De Angelis? Dove si parla in 1 Tessalonicesi 4,13ss di «ritorno» del Messia in terra con la chiesa? Se si parla di «chiamata» ad incontrare il Signore, viene detto che cosa poi succederà?

 

2.2.  OSSERVAZIONI AD ABELE LONGO: Seguo la sua numerazione. Egli usa la sequenza del suo interlocutore precedente; riporto la questione del tribunale di Cristo al terzo punto (lo aveva messo alla fine del primo), per facilitare il parallelo nelle risposte. Egli lascia senza risposta diretta l’ultima questione del suo interlocutore.

     ■ 1. Se le «nozze dell’Agnello» avverranno in terra, come suggerisce Abele Longo, ci sarebbe un continuo andirivieni escatologico fra cielo e terra, di cui Giovanni non ci parla. Come stanno però le cose? A ciò ho risposto già nel primo articolo. Ripeto alcune questioni. La sequenza temporale e locale non può essere soggetta ai nostri gusti, ma deve provenire dall’analisi del testo biblico.

            ● Nella scena precedente alle nozze dell’Agnello troviamo un inviato celeste, che scese dal cielo (probabilmente si fermò a mezz’aria), annunciando la caduta di Babilonia e tenendo già l’omelia funebre su di essa (Ap 18,1ss). Poi diede questo invito al cielo e ai suoi inquilini: «Rallègrati di essa, o cielo, e voi santi, e apostoli e profeti, rallegratevi, poiché Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia» (v. 20; cfr. v. 24); per fare ciò, tali categorie non si trovavano più in Paradiso (dove erano tagliati fuori dalla realtà), ma già in cielo come resuscitati. Poi, dopo un’azione illustrativa (v. 21), l’inviato celeste proseguì la sua invettiva (v. 22ss).

            ● «Dopo queste cose», segue proprio la risposta dal cielo nella fattispecie di «una gran voce di una immensa moltitudine» (Ap 19,1). All’interno di una liturgia celeste, con a capo i ventiquattro anziani e le quattro creature viventi (= serafini), tale immensa moltitudine di redenti glorifica Dio per aver giudicato Babilonia (vv. 1-6). Al culmine di tale scena celeste, viene annunciato l’arrivo delle nozze dell’Agnello e il fatto che la sua sposa è già bella e pronta per lo sposalizio (vv. 7ss).

            ● Non essendo descritta la scena delle nozze, essa è data come avvenuta proprio al culmine di tale liturgia celeste. Infatti, cambia la scena e lo Sposo, il Fedele e il Verace, il Logos (= Rivelatore) di Dio, il Re dei re e Signore dei signori, viene in terra con tutti i suoi eserciti (vv. 11-14), per sbaragliare tutti i suoi avversari e per instaurare il suo regno messianico di giustizia e pace (Ap 19,15-20,3).

 

Perciò, le nozze dell’Agnello avverranno in cielo. Stando così le cose, i rendenti resusciteranno già prima (cfr. già 7,9ss). L’Agnello viene solo successivamente in terra con la sua sposa (= i credenti dell’antico e nuovo patto), per regnare con i suoi santi.

 

     ■ 2. Su questo punto c’è poco da dire, visto che vengono elencati i fatti come descritti in Apocalisse 20. L’unico aspetto, che non ha chiarito Abele Longo è quando i redenti dell’antico e del nuovo patto avranno un corpo glorificato, visto che in tale capitolo risuscitano soltanto i martiri caduti nel «giorno del Signore» (v. 4).

 

     ■ 3. Quanto al tribunale di Cristo, si vedano i seguenti elementi. I redenti viventi hanno attualmente lo Spirito quale caparra (2 Cor 5,5). La dinamica del brano è fra questi due tempi differenti:

 

Ora in terra   Poi nel cielo

Abitiamo nel corpo (v. 6)

Camminiamo per fede (v. 7)

● Nel corpo siamo pieni di fiduci (v. 8)

Abitiamo nel corpo (v. 9)

 

Alla presenza del Signore» (v. 6).

Cammineremo vedendo (v. 7)

Abiteremo col Signore (v. 8)

● Partiremo dal corpo (v. 9)

 

Perciò, data la dinamica contrapposta, risulta evidente che per Paolo al tempo, in cui il credente era nel corpo, segue la retribuzione davanti al tribunale di Cristo (v. 10), che è nel cielo. Sulla terra, all’inizio del millennio, la giurisdizione verrà data agli apostoli (Ap 20,4a; Mt 19,28). Il giudizio universale, invece, avverrà dinanzi al tribunale di Dio (Ap 21,11ss gran trono bianco). Da ciò risulta evidente che il tribunale (umano) in terra servirà per i viventi, mentre i premi per i redenti (tribunale di Cristo) e la condanna degli impenitenti (giudizio universale) avverranno stabiliti in cielo.

     Ciò è corroborato da altri brani del NT. Si parla sempre che «il vostro premio è grande nei cieli» (Mt 5,12; Lc 6,23) o che esso è «presso il Padre vostro, che è nei cieli» (Mt 6,1). «Chi vince sarà così vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, e confesserò il suo nome nel cospetto del Padre mio e nel cospetto dei suoi angeli» (Ap 3,5).

     Da tutto ciò mi pare evidente che il «tribunale di Cristo» sarà in cielo.

 

     ■ 4. Risulta abbastanza singolare il fatto che nell’Apocalisse bisognerebbe distinguere la cosiddetta «tribolazione» dalla «ira di Dio». Abbiamo già fatto notare che «tribolazione», sebbene usato oggigiorno come termine tecnico, nella Bibbia non è così. Fin dai profeti, tale periodo si chiama propriamente «giorno del Signore» (cfr. Is 22,5; Ez 13,5; 30,3; Gle 1,15; 2,1; 3,14; Ab 1,15; Sf 1,7.14; Zac 14,1; At 2,20; 1 Ts 5,2; 2 Ts 2,2; 2 Pt 3,10; Ap 1,10). Esso viene descritto come tempo di afflizione, angoscia o tribolazione, ma non è mai un termine tecnico, specialmente nell’Apocalisse.

     Che il «giorno del Signore» sia anche un «giorno d’ira» da parte di Dio, risulta chiaramente, essendo descritto come «giorno crudele, d’indignazione e d’ira furente» (Is 13,9), grande e terribile (Gle 2,11; 2,31; Mal 4,5), di tenebre (Am 5,18.20), di devastazione (Is 13,6) e così via. Il «giorno del Signore» fu così descritto in modo riassuntivo: «Quel giorno è un giorno d’ira, un giorno di sventura e di angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurità, un giorno di suono di tromba e di allarme contro le città fortificate e le alte torri» (Sf 1,15s; cfr. vv. 7.14). Paolo parlò del «giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio» (Rm 2,5).

     Nell’Apocalisse si parla espressamente dell’ira di Dio onnipotente (11,18, è giunta; 16,19 furore della sua ira; 19,15 ardente) e dell’ira dell’Agnello (6,15; 14,10.19) durante tale «giorno del Signore», chiamato «giorno della sua ira» (6,16). In tale periodo, particolarmente per mezzo delle sette coppe di giudizio, «piene dell’ira di Dio» (Ap 15,7; 16,1), «si compie l’ira di Dio» (14,19; 15,1).

     Perciò, il «giorno del Signore» e il «giorno dell’ira (di Dio)» sono coincidenti e sinonimi e non si possono distinguere in alcun modo.

     Inoltre, il giudizio colpisce inesorabilmente tutta la faccia della terra, senza alcun uomo escluso (cfr. Ap 8,7-12 «la terza parte»; in particolare gli uomini 8,11; 9,15.18). L’unica eccezione è la «donna» Israele, che Dio nasconde in un luogo segreto (Ap 12,6.14); come avvenne per Israele in Goscen, quando Dio colpì l’Egitto, così sarà durante il «giorno del Signore». Da Apocalisse 4 a 18 non si parla per nulla della chiesa in terra (cfr. Ap 1ss). Essa sarà già rapita prima insieme ai santi dell’antico patto e si troveranno tutti in cielo glorificati e glorificanti Dio (Ap 7,9ss), come una sposa bella e pronta per le nozze (Ap 19,7s).

 

La chiesa e la gran tribolazione {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Rapim_dint2_Avv.htm

07-06-2016; Aggiornamento:

 

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