In un
primo articolo ho affrontato alcune tesi escatologiche di Fernando De Angelis, così come risultano per iscritto, a cui si aggiungono alcune nostre conversazioni telefoniche. Tali tesi sono state discusse pubblicamente anche da altri. Qui di seguito commento specialmente quelle di Andrea Belli e le risposte dategli da Abele Longo. Lascio i loro contributi così come sono, aggiungo solo alcune migliorie redazionali, per elevare la leggibilità. |
1. LE TESI DI ANDREA BELLI E ABELE LONGO
1.1. LE TESI DI ANDREA BELLI: Sebbene non sia concorde con tale
posizione, mi fa piacere che Fernando ammetta di aver sbagliato nel proporsi in
quel modo. Detto questo, credo che questa posizione, sebbene condivisa anche da
altri studiosi (p.es. Pawson), suscita non poche perplessità. Eccone qui di
seguito i motivi.
■ 1. Se il Rapimento avviene alla fine della grande tribolazione,
come collocare Apocalisse 19, dove si parla delle nozze dell’Agnello?
■ 2. Se il Rapimento avviene alla fine della grande tribolazione, si
deve anche dire che si entra nel Millennio con un corpo trasformato, ovvero
immune alla morte. Ma diversi brani profetici veterotestamentari
insegnano che durante il Millennio si potrà ancora morire. La morte non ci sarà
più solo nel regno eterno descritto in Apocalisse 21-22.
■ 3. Se il Rapimento avviene alla fine, ed immediatamente dopo c’è
la discesa in gloria del Re, come collocare il Tribunale di Cristo?
■ 4. Se il Rapimento avviene alla fine, significa che la casa di Dio
dovrà subire due giudizi, quello «iniziato» descritto da Pietro e poi il
periodo della tribolazione, che è visto come «periodo dell’ira dell’Agnello».
■ 5. Queste sono solo alcuni interrogativi e considerazioni.
Tuttavia do ragione a Fernando su un dettaglio. In 1 Tessalonicesi 4,13ss
non si può effettivamente parlare di «ritorno», ma di «chiamata» ad incontrare
il Signore. {16-05-2016}
1.2. LE RISPOSTE DI ABELE LONGO:
Andrea, provo a dare una spiegazione
alle tue perplessità.
■ 1. Siamo abituati a collocare le Nozze dell’Agnello in
cielo, ma nessun testo «vieta» che questo avvenimento possa avere luogo sulla
terra. Infatti la Scrittura non ci dà elementi determinanti in tal senso.
■ 2. La deduzione di entrare nel millennio con un corpo
glorificato è corretta. Infatti la chiesa e tutti i redenti del passato
entrano nel Regno da ministri glorificati. Ciò non toglie che vi siano anche
degli scampati alla Tribolazione che entreranno nel Regno. La durata stessa del
regno suggerisce che non tutte le generazioni si manterranno necessariamente
fedeli a Cristo fino alla fine. Pertanto i ribelli tenteranno nuovamente di
opporsi a Cristo, agitati da Satana che verrà alla fine slegato.
Inoltre quella, che a te appare come una incongruenza, rimarrebbe anche se
il rapimento avvenisse all’inizio della Tribolazione, in quanto la chiesa
comunque entrerebbe nel regno da incorruttibile.
■ 3. Come per le Nozze dell’Agnello, la Scrittura non ci dà elementi
determinanti per il tribunale di Cristo. Da nessuna parte è descritto
inequivocabilmente dove avrà luogo.
■ 4. Dobbiamo distinguere la Tribolazione dall’ira di Dio.
L’Apocalisse parla dell’anticristo a cui sarà dato il potere di far guerra ai
santi e vincerli. Questo accadrà durante la Tribolazione, quando ancora il
giudizio di Dio non sarà sopraggiunto sull’anticristo, i suoi seguaci e gli
uomini generalmente ribelli a Dio. Pertanto i redenti verranno scampati
esattamente poco prima che questa ira venga riversata sulla terra, proprio come
accadde a Lot e la sua famiglia poco prima della distruzione di Sodoma e
Gomorra.
Queste considerazioni sono una maniera di intendere i fatti interconnessi agli
eventi cardine delle profezie. Pertanto sono, alla stregua delle tue
considerazioni, suscettibili di correzioni o re-interpretazioni. Litigare su
queste cose è, come già detto da me in passato, un errore fatale! {16-05-2016}
2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Essendo i due interventi
susseguenti, preferisco intervenire solo alla fine.
2.1. OSSERVAZIONI AD ANDREA BELLI: Seguo la sua numerazione; l’ultimo
paragrafo l’ho numerato io. Prendo l’occasione per spiegare alcune cose.
■ 1. La locuzione «[grande] tribolazione» viene usata
oggigiorno come un termine tecnico, ma non è tale nella Bibbia. Tale periodo
finale si chiama propriamente «giorno del Signore». Le «nozze dell’Agnello» in
cielo (Ap 19) e la presenza dei rendenti dinanzi al trono di Dio (Ap 7,9ss),
premettono una risurrezione antecedente; nella risurrezione di Apocalisse 20,4
risuscitano solo i martiri caduti durante il «giorno del Signore» e nessun
altro. Dove sono tutti i santi dell’antico e del nuovo patto?
■ 2. Nel Millennio ci saranno i resuscitati, che non muoiono più, e
gli esseri umani appartenenti ancora a questa economia, i quali sono ancora
soggetti alla morte.
■ 3. Il «tribunale di Cristo» avviene già nella trascendenza.
All’inizio del Millennio sono posti dei troni di giudizio, ma servono per
i viventi, per appurare chi entrerà nel regno. «Poi
vidi dei troni; e a coloro, che vi si sedettero, fu dato il potere di giudicare»
(Ap 20,4a). Gesù promise agli apostoli quanto segue: «Io vi dico in
verità che nella restaurazione [gr. palinghenesía], quando il Figlio dell’uomo
sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguitato, sederete su
dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele»
(Mt 18,28). Come faranno gli apostoli a svolgere tale ministero, se non saranno
ancora risuscitati? Solo dopo avverrà la risurrezione, ma solo dei martiri
caduti per la fede durante il «giorno del Signore».
■ 4. In effetti, nel mondo i credenti sono stati da sempre
perseguitati nel corso dei secoli, come lo sono attualmente in tante parti
del mondo (Gv 16,33; 1 Cor 4,9ss; 1 Pt 5,10). Ora, però, chi è passato dalla
morte alla vita, non viene più in giudizio (Gv 5,24). Il «giorno del
Signore» avrà due obiettivi: Il primo è affinare Israele come nel
crogiolo, cosicché riconoscano in Gesù il Messia, che essi avevano rifiutato (Ap
1,7); il secondo è punire le potenze ostili di questo mondo e giudicare
storicamente gli uomini impenitenti. I credenti del nuovo patto non rientrano in
tale programma di ira di Dio e dell’Agnello (Ap 14,10.19; 15,1.7; 16,1.19).
■ 5. Questo aspetto proprio non l’ho compreso. In che cosa avrebbe
ragione Fernando De Angelis? Dove si parla in 1 Tessalonicesi 4,13ss di
«ritorno» del Messia in terra con la chiesa? Se si parla di «chiamata» ad
incontrare il Signore, viene detto che cosa poi succederà?
2.2. OSSERVAZIONI AD ABELE LONGO: Seguo la sua numerazione. Egli usa la
sequenza del suo interlocutore precedente; riporto la questione del tribunale di
Cristo al terzo punto (lo aveva messo alla fine del primo), per facilitare il
parallelo nelle risposte. Egli lascia senza risposta diretta l’ultima questione
del suo interlocutore.
■ 1. Se le «nozze dell’Agnello» avverranno in terra, come
suggerisce Abele Longo, ci sarebbe un continuo andirivieni escatologico fra
cielo e terra, di cui Giovanni non ci parla. Come stanno però le cose? A ciò ho
risposto già nel primo articolo. Ripeto alcune questioni. La sequenza
temporale e locale non può essere soggetta ai nostri gusti, ma deve provenire
dall’analisi del testo biblico.
● Nella scena precedente alle nozze dell’Agnello troviamo un inviato
celeste, che scese dal cielo (probabilmente si fermò
a mezz’aria), annunciando la caduta di Babilonia e tenendo già
l’omelia funebre su di essa (Ap 18,1ss). Poi diede questo invito al cielo e ai
suoi inquilini: «Rallègrati di essa, o cielo,
e voi santi, e apostoli e profeti, rallegratevi, poiché Dio, giudicandola, vi ha
reso giustizia» (v. 20; cfr. v. 24); per
fare ciò, tali categorie non si trovavano più in Paradiso (dove erano tagliati
fuori dalla realtà), ma già in cielo come resuscitati. Poi, dopo un’azione
illustrativa (v. 21), l’inviato celeste proseguì la sua invettiva (v. 22ss).
● «Dopo queste cose»,
segue proprio la risposta dal cielo nella fattispecie di «una gran
voce di una immensa moltitudine» (Ap 19,1). All’interno di una liturgia
celeste, con a capo i ventiquattro anziani e le quattro creature viventi (=
serafini), tale immensa moltitudine di redenti glorifica Dio per aver giudicato
Babilonia (vv. 1-6). Al culmine di tale scena celeste, viene annunciato l’arrivo
delle nozze dell’Agnello e il fatto che la sua sposa è già bella e pronta
per lo sposalizio (vv. 7ss).
● Non essendo descritta la scena delle nozze, essa è data come
avvenuta proprio al culmine di tale liturgia celeste. Infatti, cambia la scena e
lo Sposo, il Fedele e il Verace, il Logos (=
Rivelatore) di Dio, il Re dei re e Signore dei signori, viene in terra
con tutti i suoi eserciti (vv. 11-14), per sbaragliare tutti i suoi avversari e
per instaurare il suo regno messianico di giustizia e pace (Ap 19,15-20,3).
Perciò, le nozze dell’Agnello avverranno in cielo.
Stando così le cose, i rendenti resusciteranno già prima (cfr. già 7,9ss).
L’Agnello viene solo successivamente in terra con la sua sposa (= i credenti
dell’antico e nuovo patto), per regnare con i suoi santi.
■ 2. Su questo punto c’è poco da dire, visto che vengono elencati i
fatti come descritti in Apocalisse 20. L’unico aspetto, che non ha chiarito
Abele Longo è quando i redenti dell’antico e del nuovo patto avranno un corpo
glorificato, visto che in tale capitolo risuscitano soltanto i martiri
caduti nel «giorno del Signore» (v. 4).
■ 3. Quanto al tribunale di Cristo, si vedano i seguenti
elementi. I redenti viventi hanno attualmente lo
Spirito quale caparra (2 Cor 5,5). La dinamica del brano è fra questi due tempi
differenti:
Ora in terra |
|
Poi nel cielo |
●
Abitiamo nel corpo (v. 6)
●
Camminiamo per fede (v. 7)
● Nel corpo
siamo pieni di fiduci (v. 8)
●
Abitiamo nel corpo (v. 9) |
|
●
Alla presenza del Signore» (v. 6).
●
Cammineremo vedendo (v. 7)
●
Abiteremo col Signore (v. 8)
● Partiremo dal corpo
(v. 9) |
Perciò, data la dinamica contrapposta, risulta
evidente che per Paolo al tempo, in cui il credente era nel corpo, segue la
retribuzione davanti al tribunale di Cristo (v. 10), che è nel cielo.
Sulla terra, all’inizio del millennio, la giurisdizione verrà data agli
apostoli (Ap 20,4a; Mt 19,28). Il giudizio universale, invece, avverrà
dinanzi al tribunale di Dio (Ap 21,11ss gran trono bianco). Da ciò
risulta evidente che il tribunale (umano) in terra servirà per i viventi, mentre
i premi per i redenti (tribunale di Cristo) e la condanna degli impenitenti
(giudizio universale) avverranno stabiliti in cielo.
Ciò è corroborato da altri brani del NT. Si
parla sempre che «il vostro premio è grande nei cieli» (Mt 5,12;
Lc 6,23) o che esso è «presso il Padre vostro, che è nei cieli»
(Mt 6,1). «Chi vince sarà così vestito di vesti bianche, e io non
cancellerò il suo nome dal libro della vita, e confesserò il suo nome nel
cospetto del Padre mio e nel cospetto dei suoi angeli»
(Ap 3,5).
Da tutto ciò mi pare evidente che il «tribunale
di Cristo» sarà in cielo.
■ 4. Risulta abbastanza singolare il fatto che nell’Apocalisse
bisognerebbe distinguere la cosiddetta «tribolazione» dalla «ira di
Dio». Abbiamo già fatto notare che «tribolazione», sebbene usato oggigiorno
come termine tecnico, nella Bibbia non è così. Fin dai profeti, tale periodo si
chiama propriamente «giorno del Signore» (cfr. Is 22,5; Ez 13,5; 30,3;
Gle 1,15; 2,1; 3,14; Ab 1,15; Sf 1,7.14; Zac 14,1;
At 2,20; 1 Ts 5,2; 2 Ts 2,2; 2 Pt 3,10; Ap 1,10). Esso viene descritto come
tempo di afflizione, angoscia o tribolazione, ma non è mai un termine tecnico,
specialmente nell’Apocalisse.
Che il «giorno del Signore» sia anche un «giorno d’ira» da parte di
Dio, risulta chiaramente, essendo descritto come «giorno
crudele, d’indignazione e d’ira furente»
(Is 13,9), grande e terribile (Gle 2,11; 2,31; Mal 4,5), di tenebre (Am
5,18.20), di devastazione (Is 13,6) e così via. Il «giorno del Signore» fu così
descritto in modo riassuntivo: «Quel giorno è un giorno d’ira,
un giorno di sventura e di angoscia, un giorno
di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole
e di fitta oscurità, un giorno di suono di tromba e di allarme contro le città
fortificate e le alte torri» (Sf 1,15s; cfr. vv.
7.14). Paolo parlò del «giorno dell’ira e della rivelazione del giusto
giudizio di Dio» (Rm 2,5).
Nell’Apocalisse si parla espressamente dell’ira
di Dio onnipotente (11,18, è giunta; 16,19 furore della sua ira;
19,15 ardente) e dell’ira dell’Agnello (6,15;
14,10.19) durante tale «giorno del Signore», chiamato «giorno della sua ira»
(6,16). In tale periodo, particolarmente per mezzo delle sette coppe di
giudizio, «piene dell’ira di Dio» (Ap 15,7;
16,1), «si compie l’ira di Dio» (14,19; 15,1).
Perciò, il «giorno del Signore» e il «giorno
dell’ira (di Dio)» sono coincidenti e sinonimi e non si possono
distinguere in alcun modo.
Inoltre, il giudizio colpisce inesorabilmente
tutta la faccia della terra, senza alcun uomo escluso (cfr. Ap 8,7-12 «la terza
parte»; in particolare gli uomini 8,11; 9,15.18). L’unica eccezione è la
«donna» Israele, che Dio nasconde in un luogo segreto (Ap 12,6.14); come
avvenne per Israele in Goscen, quando Dio colpì l’Egitto, così sarà durante il
«giorno del Signore». Da Apocalisse 4 a 18 non si parla per nulla della
chiesa in terra (cfr. Ap 1ss). Essa sarà già rapita prima insieme ai santi
dell’antico patto e si troveranno tutti in cielo glorificati e glorificanti Dio
(Ap 7,9ss), come una sposa bella e pronta per le nozze (Ap 19,7s).
►
La chiesa e la gran tribolazione {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Rapim_dint2_Avv.htm
07-06-2016; Aggiornamento: |