1. LE TESI DI FERNANDO DE ANGELIS: In un video, che riprendeva
una conferenza dal tema «Gli Atti appartengono all’Antico o al Nuovo
Testamento?», Fernando De Angelis affermava: «Voi che credete di essere rapiti
dal Signore nei cieli e aspettate la beata speranza dicendo: O Signore, che
bello quando verrai a rapirci nel cielo! è tutto platonico, non è vero niente.
vi lancio una bomba e poi
scappo, e la bomba è questa: Che in tutto il testo e nel contesto, il
rapimento della Chiesa è una balla
inventata! È la somma di
tutte le balle! di tutte le deformazioni!». {Siena, 7/8 dicembre
2015}
Più di cinque mesi dopo, dopo tante polemiche suscitate, Fernando De Angelis
scriveva a qualcuno quanto segue: «Riconosco che quella mia frase è in sé
sbagliata e si presta ad essere equivocata, ma dal contesto nella quale l’ho
detta mi pare fosse evidente che non negavo il rapimento in sé, ma il
modo come viene generalmente inteso. Entrando nel merito, il vero oggetto della
discussione è che cosa succederà dopo che avremo incontrato il Signore
nell’aria. L’interpretazione dei più è che i credenti proseguiranno nella loro
ascesa in cielo in compagnia di un Gesù che torna indietro, mentre a me
pare evidente che dopo l’incontro accompagneremo il Signore nel suo scendere
sulla Terra per regnare. Una venuta di Gesù che si ferma a mezz’aria e torna
indietro non è una venuta vera e tutto il NT indica una discesa di Gesù fino a
Terra (per es. Mt 25,31-34; 1 Cor 15,22-25; Ap 21,11-16).
Particolarmente significativa è la Seconda Lettera ai Tessalonicesi, dove
Paolo riprende l’argomento della «venuta del Signore» (2,1), che annienterà
quell’empio dominante sulla Terra (2,8) e non lo farà certamente rimanendo a
mezz’aria. Lo schema di 1 Tessalonicesi, d’altronde, è in piena sintonia con le
abitudini di quel tempo, quando si era soliti andare incontro a chi arrivava per
accompagnarlo nell’ultimo tratto. Gesù illustrò il suo ritorno con la
parabola delle vergini: quando lui starà per venire, le savie (che rappresentano
i credenti vigili) gli andranno incontro per accompagnarlo nell’ultimo tratto,
non per farlo tornare indietro insieme a loro (Mt 25,1-12). Uno schema simile si
trova pure altrove (Lc 15,20; 19,33-37; Gv 11,20; At 28,15). La concezione di
una chiesa che va in cielo costringe a stravolgere tutti gli altri passi
sull’argomento e ciò non credo che sia necessario.
Venendo a Giovanni 14,1-3, nella tua citazione ci sono alcune parole
sostituite da puntini: è lecito farlo, ma in questo caso vengono saltate
espressioni significative che, anche quando vengono lette, nel commento sono di
solito trascurate. Riporto perciò il testo integrale del v. 3: “Quando sarò
andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me”.
Quando il luogo sarà pronto, Gesù tornerà; siccome Gesù non è tornato, allora
significa che in cielo non c’è ora nessun luogo pronto. Il fatto che Gesù
ci accoglierà dopo essere tornato sulla Terra mi sembra del tutto evidente
dall’Apocalisse, quando sarà pronto “il luogo di Dio per eccellenza”, cioè
Gerusalemme, sarà la Gerusalemme celeste a scendere sulla Terra, non i
credenti ad andare nella Gerusalemme celeste». {16-05-2016}
2. LE MIE OSSERVAZIONI E OBIEZIONI
2.1. ALCUNE PREMESSE: Con Fernando De Angelis ho discusso lungamente e
in più di un’occasione per telefono su questi temi, che ci trovano discordanti.
Gli ho detto che il suo modo «colorito» e assolutistico di esprimersi è più
consono a un agitatore di popolo che a uno studioso.
2.1.1. L’approccio: Come ho personalmente detto a Fernando De Angelis,
egli si basa di per sé su alcune tesi filosofiche, che poi «impolpa» con brani
della Scrittura. Ad esempio parla del piano eterno di Dio, che egli vede
realizzato nella storia in continuità in una specie di patto unico, che
continuamente si è aggiornato; così facendo, trascura tutto ciò, che rappresenta
una discontinuità (p.es. i Giudei rifiutarono il Re e il suo regno) e una nuova
qualità di rivelazione («mistero»: i Gentili cristiani sono salvati e immersi
nello stesso corpo con i Giudei cristiani, per formare un’unica assemblea, e per
di più senza diventare Israeliti mediante la circoncisione; questa è una cosa
impensabile per l’AT e il giudaismo).
Ho aggiunto che il suo metodo è più quello di un
filosofo cristiano (parte
da una tesi, che cerca di dimostrare con la Scrittura), che quello di un esegeta
della Parola, che appura ogni testo nel suo contesto, senza praticare
un’indebita versettologia, un’arbitraria allegoria e il falso sillogismo. Gli
feci anche notare che stava tirando la coperta del nuovo patto nell’AT
(proiettandolo al tempo di Zerubabele e di Esdra e Nehemia) e che tirava
parimenti la coperta dell’antico patto nel NT (affermando che il libro degli
Atti descriva un tempo e una situazione vetero-testamentaria). Questa è una
singolare manovra ideologica. [►
Un nuovo patto stipulato nell’AT? 4: Il contesto del nuovo patto in Geremia
{F. De Angelis – N. Martella}]
Un altro aspetto è quello di assoggettare vari i brani con contesto
differente all’unica logica di una ideologia dottrinaria, che «stira» tutto alla propria
concezione. Ciò è particolarmente visibile nella questione del ritorno del
Signore; avendo egli deciso che non ci sarà un rapimento (o che esso coincida
con il ritorno di Cristo sulla terra), brani dissimili vengono pressati allo
spessore di tale logica. Poi, ciò, che non passa nello schema di massima, viene
indicato come allegoria (p.es. le nozze dell’Agnello).
Tutto ciò non è tipico di un esegeta, ma di un ideologo, che pratica
filosofia dogmatica contrapposta ad altre simili, ma di segno diverso. In
effetti, come ho detto a Fernando, egli è un filosofo della storia biblica. A
parer mio gli mancano sufficienti basi esegetiche e linguistiche (ebraico,
greco) per appurare una reale «teologia dell’AT» e una concreta «teologia del
NT» nel rispetto della rivelazione progressiva. Egli parte da un progetto
metafisico, non dalla storia concreta con le sue cesure, la sua continuità, le
sue discontinuità e la tensione fra promesse divine e reale adempimento nella
storia.
2.1.2. Alcune premesse riguardo all’escatologia: Ho fatto notare a
Fernando De Angelis che offendere e denigrare dal pulpito chi la pensa
diversamente delegittima chi lo fa. L’arroganza verbale e la pretesa di avere
l’unica e definitiva chiave legittima della conoscenza su alcuni argomenti, che
permetta poi di indicare con ardore che la convinzione altrui è il massimo di
tutte le bufale inventate dai cristiani, non è tipica di uno studioso razionale,
ma di un agitatore di popolo. Anche quando poi si ammettono i modi sbagliati,
con cui si è presentato le proprie idee, ciò è nobile, ma non alleggerisce la
posizione di chi pretende di dare finalmente la nuova rivelazione della
storia biblica e delle sue dottrine!
Trovo poco serio voler ridurre a un’unica logica le affermazioni di
Gesù sul suo ritorno, le sue parabole, le affermazioni degli scrittori del NT,
episodi storici nella vita di Paolo (credenti che gli andarono incontro) e le
visioni di Giovanni a quest’unico criterio: Gesù non torna indietro in cielo.
Gesù parlava ai Giudei e descriveva, secondo le attese del giudaismo, l’avvento
del Messia-Re per regnare; infatti questo era il tema. Un avvento glorioso del
Re in terra non stava in contraddizione con un possibile avvento precedente come
fulmine, con cui porterà con sé i suoi devoti, per sottrarli al «giorno
del Signore». Altrove si parla anche dell’avvento del giorno del Signore come
viene un ladro nella notte, per il quale
bisogna essere preparato (1 Ts 5,2.5; 2 Pt 3,10ss; Ap 3,3; 16,15).
2.2. L’APOCALISSE DI GESÙ (Mt 24): Fernando De Angelis accusa gli altri di stravolgere tutti gli altri brani, ma secondo me ci pensa proprio lui, che vuole «stirare» tutto a una sola tesi: non esisterebbe un rapimento o esso corrisponderebbe solo a una mezza salita con biglietto di ritorno immediato in terra.
2.2.1. La sequela dei fatti: In Matteo 24 troviamo la seguente traccia.
■ Il Figlio dell’uomo viene dapprima come un
lampo e raccoglie presso di sé i credenti (Mt 24,27s).
■ Poi seguono giorni di afflizione con stravolgimenti cosmici (v.
28); ciò corrisponde nel profeti al «giorno del Signore».
■ Infine, seguono due locuzioni temporali: «e allora» (gr. kaì tóte),
ossia dopo tali cose. «E
allora apparirà nel cielo il segno del Figlio
dell’uomo; e allora tutte le tribù
della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle
nuvole del cielo con gran potenza e gloria»
(v. 30). Questo è il ritorno nel regno. Egli manderà i suoi inviati in tutte le
direzioni, per raccogliere gli «eletti» (= Israeliti rimasti in terra durante il
«giorno del Signore»), perché entrino nel regno (v. 31).
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Perciò, secondo «l’apocalisse di Gesù», è ben possibile un ritorno del Signore
in due fasi, divise dal «giorno del Signore»: prima le «aquile» si
radunano presso il Signore, poi seguono gli sconvolgimenti apocalittici e,
infine, il Messia-Re viene con gran potenza e gloria,
per instaurare il suo regno storico. Quando le aquile
si raduneranno intorno al carname, non leggiamo di una discesa immediata, per
accompagnare Gesù nell’ultimo tratto,
ma seguono dapprima i giorni di afflizione in terra.
Che Gesù insegnasse il rapimento dei
credenti, è mostrato in altri brani, in cui Egli parlò dell’arrivo fulmineo del
Messia (Lc 17,24), aggiungendo che nel giorno, che sarà manifestato, il credente
non deve cercare di assicurare il suo possesso, né la sua vita (vv. 30s.33);
anzi, succederà che di due persone contigue «l’una sarà presa, e l’altra
lasciata» (vv. 34s). Si verrà attratti dal Signore (altrove si dice
«nell’aria»), come quando le aquile si radunano intorno a un cadavere (v. 37).
2.2.2. La dinamica predizionale:
Aggiungo al riguardo ancora la seguente riflessione
sulla. Profeti e veggenti dell’AT vedevano l’avvento del Messia come un
tutt’uno, come un massiccio montuoso; il NT ci ha mostrato che si trattava sì di
due cime in lontananza, ma nella vicinanza erano due monti differenti solcati da
un’ampia valle; prima avviene il ritorno in umiltà del Messia, poi l’era della
chiesa e infine il ritorno glorioso.
La stessa logica fu usata riguardo alla
risurrezione, che profeti e veggenti vedevano come un tutt’uno.
«E molti di coloro che dormono nella polvere
della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per
l’obbrobrio, per una eterna infamia» (Dn 12,2); similmente si espresse Gesù
in modo riassuntivo (Gv 5,29). Il NT ci
mostra che tra le due cime c’è una valle temporale estesa (millennio; cfr. Ap
20,4ss.11ss).
Similmente accade, a parer mio, nella «apocalisse di Gesù» (Mt 24): prima
i credenti sono attratti su come le aquile, che si raccolgono intorno al
carname: Gesù, il Figlio dell’uomo, viene sulle nuvole, in modo visibile al
mondo, ma rapido e temporaneo (vv. 27s); poi segue «l’afflizione di quei giorni»
(vv. 29); e, infine, il Messia viene «con gran potenza e gloria», per regnare
(vv. 30s). Anche qui qualcuno è portato a vedere un’unica montagna, ma in realtà
sono come due cime, che da lontano sembrano essere contigue ma, viste da vicino,
sono divise da una valle di sette anni: il «giorno del Signore».
2.3. L’APOCALISSE DI GIOVANNI: A quella che ho
chiamato «l’apocalisse di Gesù», si aggiungano i seguenti elementi. In
Apocalisse 19 non si parla né di rapimento né di risurrezione; quindi tale
evento è successo prima. In Apocalisse 7,9s troviamo, in cielo, già
glorificata, «una folla immensa, che nessuno poteva contare, proveniente da
tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e
davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano» (Ap
7,9). Per stare davanti al trono di Dio e per servirlo giorno e notte nel suo
tempio (v. 15), essi dovevano essere già risorti; infatti, i morti credenti non
vanno in cielo, ma in Paradiso, dove attendono la risurrezione.
Le cosiddette «nozze dell’Agnello» (Ap
19,7ss), ossia il rinnovamento eterno del patto del Messia-Re con tutti i
credenti della storia, non vengono celebrate all’arrivo in terra, ma prima della
partenza dal cielo. Infatti, dopo il giudizio storico sulla prostituta
Babilonia, tale «immensa moltitudine» è già nel cielo (v. 1) ed è
composta da «tutti i suoi servitori, voi che lo temete, piccoli e grandi»
(v. 5; v. 8 santi). Solo dopo, il cielo viene visto come aperto (v. 11), e il
Messia-Re è pronto a scendere in terra (v. 12s-14ss), a capo dei suoi
eserciti (v. 14). Non si parla di gente, che gli viene incontro, perché rapita,
ma di una battaglia (v. 19ss). Iniziano il regno millenniale e lo stabilimento
della giustizia (vv. 3-4a). Solo allora si legge che «essi tornarono in vita
e regnarono con Cristo mille anni» (v. 4).
Chi risusciterà qui?
Solo i martiri
del «giorno del Signore», ossia quelli che «non avevano
adorata la bestia né la sua immagine, e non avevano preso il marchio sulla loro
fronte e sulla loro mano»! Dove sono
tutti i santi dell’antico e del nuovo patto? Essi, per essere tra i «beati»,
devono aver già partecipato alla prima risurrezione, per così regnare con Cristo
quei mille anni (v. 6). Con chi ha, quindi, l’Agnello festeggiato le sue nozze?
Si noti quanto segue: ● 1. Giovanni fu
rapito in cielo nel «giorno del Signore» (Ap 1,10), ossia lo Spirito lo
trasportò nel momento, in cui iniziava l’afflizione finale. Visto che egli vide
i redenti già in cielo resuscitati (Ap 7,9ss; 19,1ss; attualmente i morti vanno
in Paradiso, non in cielo), la risurrezione era già avvenuta e da lui premessa.
Con molta
probabilità Giovanni fu rapito in spirito proprio nel momento, in cui i credenti dell’antico e del nuovo patto saranno
resuscitati e quelli viventi saranno trasformati, per essere rapiti nelle nuvole. ● 2. Tale innumerevole
e immensa folla è presente in cielo durante il «giorno del Signore» e qui
acclama l’Onnipotente e l’Agnello (Ap 7,9ss). ● 3. L’Agnello stipula con loro il
patto eterno (Ap 19,1ss); da sempre la stipulazione del patto fu
paragonata a delle nozze (cfr. Is 54,5; Os 2,19s). ● 4. Poi, il Messia-Re verrà in
terra con tutti i suoi eserciti (Ap 19,11ss), quindi anche con i credenti
dell’antico e del nuovo patto. ● 5. Solo dopo la sconfitta delle potenze ostili,
l’arrivo in terra e l’instaurazione della giustizia del nuovo regno, risusciteranno
i martiri caduti per la fede durante il «giorno del Signore», e solo loro. Il
numero sarà allora completo.
2.4. LA CASA DEL PADRE (Gv 14): Oltre a quanto
detto fin qui, si vedano brevemente anche i seguenti aspetti.
■ Che cosa ne sa Fernando De Angelis che «non
c’è ora nessun luogo pronto»? È stato rapito in
cielo, per controllare? Tale assolutismo e decisionismo sono preoccupanti. Che
ne sa lui dei tempi di Dio? Le innumerevoli folle dei risorti in cielo (Ap
7,9ss), mostra che tale luogo è pronto.
■ Dove si trova il luogo,
che Gesù sta preparando? Gesù affermò che tale luogo era già esistente: «Nella
casa del Padre mio ci sono molte dimore» (Gv 14,2). Allora che cosa
doveva preparare Gesù? «Preparare un luogo» intendeva renderlo pronto per
ospitare qualcuno (cfr. Gn 24,31; 1 Cr 15,1.3.12; Ap 12,6). Si trattava del
luogo, dove Gesù stava per andare, quindi nel cielo (v. 4); qui voleva
accogliere i suoi apostoli (v. 5). Per scendere dal cielo, come afferma
Giovanni, si trova in esso.
■ Tale luogo preparato scenderà a in terra,
durante il regno messianico? Questo è ciò che suggerisce Fernando De
Angelis: «Il fatto che Gesù ci accoglierà dopo essere tornato sulla Terra
mi sembra del tutto evidente dall’Apocalisse, quando sarà pronto “il luogo di
Dio per eccellenza”». Poi, singolarmente, suggerisce che tale «Gerusalemme
celeste» scenda già durante il regno millenniale. Giovanni e altri apostoli
(p.es. Pietro) parlano però di nuovi cieli e nuova terra (2 Pt 3,13;
Ap 21,1). Tale città celeste è denominata
«sposa» o «moglie dell’Agnello» (Ap 21,9) e «l’abitazione di Dio con gli uomini» (v. 3). Essa scenderà sulla
nuova terra con tutti i suoi inquilini (Ap 21,2.9s).
2.5. ACCOMPAGNARE PER L’ULTIMO TRATTO?: Fernando De Angelis insiste sul
fatto che i credenti viventi andranno incontro a Gesù, per poi
accompagnarlo nell’ultimo tratto in terra. Si tratta di un biglietto di mezza
andata e ritorno immediato. Sebbene Paolo non dica dove «saremo
sempre col Signore» (1 Ts 4,17), quando «verremo
insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria»,
per lui è chiaro: in terra. Perché non in cielo, visto che la casa dello Sposo è
lì?
Poi, menzionò la «parabola delle
vergini» (Mt 25,1-12), affermando che esse gli andranno incontro per
accompagnarlo nell’ultimo tratto. In effetti, lo sposo era arrivato fino a casa,
quando furono svegliate (vv. 4s). Si noti che, mentre le cinque savie
discutevano con le altre stolte (vv. 7s), lo sposo arrivò fino a casa (v. 10).
Nel testo si afferma, che le cinque vergini previdenti erano «pronte» (ossia
apparecchiate per le nozze, così da accogliere lo sposo), non che erano riuscite
andate incontro allo sposo. Ora tale similitudine, un aneddoto vero o verosimile
nel contesto d’allora (10 vergini = 10 spose), non voleva essere un trattato di
escatologia, ma aveva una sola lezione: «Vegliate
dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora»
(v. 13). Ossia, i credenti devono essere pronti.
Poi, Fernando cita vari brani narrativi
(parabole e aneddoti), in cui qualcuno va incontro ad altri (p.es.
Lc 15,20 figlio prodigo; Gv 11,20 Marta; At
28,15 credenti di Roma).
Si noti che in Lc 19,33-37 la gente non andò incontro a Gesù, ma dove
Egli passava, essi (i discepoli? la persone?) «stendevano
i loro mantelli sulla via» (v. 36); quindi,
non c’entra molto. Se si vuole, nella Bibbia si possono trovare illustrazioni
per tutto e il suo contrario. Tuttavia, queste non sono prove.
Ad esempio, ci sono illustrazioni proprio
all’opposto rispetto a ciò che afferma Fernando. Mi limito a un esempio
pertinente col nostro tema: le nozze. Rebecca fece centinaia di
chilometri col servo di Abramo, poi arrivò a destinazione. Isacco la vide da
lontano e le andò incontro (Gn 24,65). «E Isacco condusse Rebecca
nella tenda di Sara, sua madre, la prese, ed ella divenne sua moglie» (v.
67). Ora, perché non poté fare l’Agnello la stessa cosa, visto che Isacco viene
definito un tipo di Gesù, andando incontro alla sua sposa e portandola nella
casa del Padre?
In effetti, nel caso normale le nozze avvenivano
all’interno del giudaismo come segue. Tutto veniva preparato dall’amico
dello sposo, un intermediario, che pattuiva le condizioni con il padre della
sposa (cfr. Gdc 15,2; Gv 3,29s). Il giorno designato, lo sposo con i suoi
parenti partiva in genere dalla casa paterna e si recava alla casa del padre
della sposa, dove la riceveva dalla sua mano; poi, tutti i parenti degli sposi
si recavano in processione alla casa dello sposo, per festeggiare. Perché questa
abitudine nuziale, presente nella cultura giudaica, non poteva avere un ruolo
nel complesso di idee, che sottostà alle nozze dell’Agnello?
Mi fermo qui per ora. In un
secondo articolo riporto alcune osservazioni fatte pubblicamente da Andrea Belli a Fernando de Angelis e le obiezioni fatte al primo da Abele Longo. Seguono alcune mie osservazioni e obiezioni. Già in questa prima parte ci sono già diverse risposte a loro. |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Rapim_dint_Esc.htm
26-05-2016; Aggiornamento: 06-06-2016 |