Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Escatologia

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RAPIMENTO E DINTORNI 1

Confronto con Fernando De Angelis

 

di Nicola Martella

 

1.  LE TESI DI FERNANDO DE ANGELIS: In un video, che riprendeva una conferenza dal tema «Gli Atti appartengono all’Antico o al Nuovo Testamento?», Fernando De Angelis affermava: «Voi che credete di essere rapiti dal Signore nei cieli e aspettate la beata speranza dicendo: O Signore, che bello quando verrai a rapirci nel cielo! è tutto platonico, non è vero niente. vi lancio una bomba e poi scappo, e la bomba è questa: Che in tutto il testo e nel contesto, il rapimento della Chiesa è una balla inventata! È la somma di tutte le balle! di tutte le deformazioni!». {Siena, 7/8 dicembre 2015}

 

Più di cinque mesi dopo, dopo tante polemiche suscitate, Fernando De Angelis scriveva a qualcuno quanto segue: «Riconosco che quella mia frase è in sé sbagliata e si presta ad essere equivocata, ma dal contesto nella quale l’ho detta mi pare fosse evidente che non negavo il rapimento in sé, ma il modo come viene generalmente inteso. Entrando nel merito, il vero oggetto della discussione è che cosa succederà dopo che avremo incontrato il Signore nell’aria. L’interpretazione dei più è che i credenti proseguiranno nella loro ascesa in cielo in compagnia di un Gesù che torna indietro, mentre a me pare evidente che dopo l’incontro accompagneremo il Signore nel suo scendere sulla Terra per regnare. Una venuta di Gesù che si ferma a mezz’aria e torna indietro non è una venuta vera e tutto il NT indica una discesa di Gesù fino a Terra (per es. Mt 25,31-34; 1 Cor 15,22-25; Ap 21,11-16).

     Particolarmente significativa è la Seconda Lettera ai Tessalonicesi, dove Paolo riprende l’argomento della «venuta del Signore» (2,1), che annienterà quell’empio dominante sulla Terra (2,8) e non lo farà certamente rimanendo a mezz’aria. Lo schema di 1 Tessalonicesi, d’altronde, è in piena sintonia con le abitudini di quel tempo, quando si era soliti andare incontro a chi arrivava per accompagnarlo nell’ultimo tratto. Gesù illustrò il suo ritorno con la parabola delle vergini: quando lui starà per venire, le savie (che rappresentano i credenti vigili) gli andranno incontro per accompagnarlo nell’ultimo tratto, non per farlo tornare indietro insieme a loro (Mt 25,1-12). Uno schema simile si trova pure altrove (Lc 15,20; 19,33-37; Gv 11,20; At 28,15). La concezione di una chiesa che va in cielo costringe a stravolgere tutti gli altri passi sull’argomento e ciò non credo che sia necessario.

     Venendo a Giovanni 14,1-3, nella tua citazione ci sono alcune parole sostituite da puntini: è lecito farlo, ma in questo caso vengono saltate espressioni significative che, anche quando vengono lette, nel commento sono di solito trascurate. Riporto perciò il testo integrale del v. 3: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me”. Quando il luogo sarà pronto, Gesù tornerà; siccome Gesù non è tornato, allora significa che in cielo non c’è ora nessun luogo pronto. Il fatto che Gesù ci accoglierà dopo essere tornato sulla Terra mi sembra del tutto evidente dall’Apocalisse, quando sarà pronto “il luogo di Dio per eccellenza”, cioè Gerusalemme, sarà la Gerusalemme celeste a scendere sulla Terra, non i credenti ad andare nella Gerusalemme celeste». {16-05-2016}

 

2.  LE MIE OSSERVAZIONI E OBIEZIONI

 

2.1.  ALCUNE PREMESSE: Con Fernando De Angelis ho discusso lungamente e in più di un’occasione per telefono su questi temi, che ci trovano discordanti. Gli ho detto che il suo modo «colorito» e assolutistico di esprimersi è più consono a un agitatore di popolo che a uno studioso.

 

2.1.1. L’approccio: Come ho personalmente detto a Fernando De Angelis, egli si basa di per sé su alcune tesi filosofiche, che poi «impolpa» con brani della Scrittura. Ad esempio parla del piano eterno di Dio, che egli vede realizzato nella storia in continuità in una specie di patto unico, che continuamente si è aggiornato; così facendo, trascura tutto ciò, che rappresenta una discontinuità (p.es. i Giudei rifiutarono il Re e il suo regno) e una nuova qualità di rivelazione («mistero»: i Gentili cristiani sono salvati e immersi nello stesso corpo con i Giudei cristiani, per formare un’unica assemblea, e per di più senza diventare Israeliti mediante la circoncisione; questa è una cosa impensabile per l’AT e il giudaismo).

     Ho aggiunto che il suo metodo è più quello di un filosofo cristiano (parte da una tesi, che cerca di dimostrare con la Scrittura), che quello di un esegeta della Parola, che appura ogni testo nel suo contesto, senza praticare un’indebita versettologia, un’arbitraria allegoria e il falso sillogismo. Gli feci anche notare che stava tirando la coperta del nuovo patto nell’AT (proiettandolo al tempo di Zerubabele e di Esdra e Nehemia) e che tirava parimenti la coperta dell’antico patto nel NT (affermando che il libro degli Atti descriva un tempo e una situazione vetero-testamentaria). Questa è una singolare manovra ideologica. [► Un nuovo patto stipulato nell’AT? 4: Il contesto del nuovo patto in Geremia {F. De Angelis – N. Martella}]

     Un altro aspetto è quello di assoggettare vari i brani con contesto differente all’unica logica di una ideologia dottrinaria, che «stira» tutto alla propria concezione. Ciò è particolarmente visibile nella questione del ritorno del Signore; avendo egli deciso che non ci sarà un rapimento (o che esso coincida con il ritorno di Cristo sulla terra), brani dissimili vengono pressati allo spessore di tale logica. Poi, ciò, che non passa nello schema di massima, viene indicato come allegoria (p.es. le nozze dell’Agnello).

     Tutto ciò non è tipico di un esegeta, ma di un ideologo, che pratica filosofia dogmatica contrapposta ad altre simili, ma di segno diverso. In effetti, come ho detto a Fernando, egli è un filosofo della storia biblica. A parer mio gli mancano sufficienti basi esegetiche e linguistiche (ebraico, greco) per appurare una reale «teologia dell’AT» e una concreta «teologia del NT» nel rispetto della rivelazione progressiva. Egli parte da un progetto metafisico, non dalla storia concreta con le sue cesure, la sua continuità, le sue discontinuità e la tensione fra promesse divine e reale adempimento nella storia.

 

2.1.2. Alcune premesse riguardo all’escatologia: Ho fatto notare a Fernando De Angelis che offendere e denigrare dal pulpito chi la pensa diversamente delegittima chi lo fa. L’arroganza verbale e la pretesa di avere l’unica e definitiva chiave legittima della conoscenza su alcuni argomenti, che permetta poi di indicare con ardore che la convinzione altrui è il massimo di tutte le bufale inventate dai cristiani, non è tipica di uno studioso razionale, ma di un agitatore di popolo. Anche quando poi si ammettono i modi sbagliati, con cui si è presentato le proprie idee, ciò è nobile, ma non alleggerisce la posizione di chi pretende di dare finalmente la nuova rivelazione della storia biblica e delle sue dottrine!

     Trovo poco serio voler ridurre a un’unica logica le affermazioni di Gesù sul suo ritorno, le sue parabole, le affermazioni degli scrittori del NT, episodi storici nella vita di Paolo (credenti che gli andarono incontro) e le visioni di Giovanni a quest’unico criterio: Gesù non torna indietro in cielo. Gesù parlava ai Giudei e descriveva, secondo le attese del giudaismo, l’avvento del Messia-Re per regnare; infatti questo era il tema. Un avvento glorioso del Re in terra non stava in contraddizione con un possibile avvento precedente come fulmine, con cui porterà con sé i suoi devoti, per sottrarli al «giorno del Signore». Altrove si parla anche dell’avvento del giorno del Signore come viene un ladro nella notte, per il quale bisogna essere preparato (1 Ts 5,2.5; 2 Pt 3,10ss; Ap 3,3; 16,15).

 

2.2. L’APOCALISSE DI GESÙ (Mt 24): Fernando De Angelis accusa gli altri di stravolgere tutti gli altri brani, ma secondo me ci pensa proprio lui, che vuole «stirare» tutto a una sola tesi: non esisterebbe un rapimento o esso corrisponderebbe solo a una mezza salita con biglietto di ritorno immediato in terra.

 

2.2.1. La sequela dei fatti: In Matteo 24 troviamo la seguente traccia.
     ■ Il Figlio dell’uomo viene dapprima come un lampo e raccoglie presso di sé i credenti (Mt 24,27s).
     ■ Poi seguono giorni di afflizione con stravolgimenti cosmici (v. 28); ciò corrisponde nel profeti al «giorno del Signore».
     ■ Infine, seguono due locuzioni temporali: «e allora» (gr. kaì tóte), ossia dopo tali cose. «E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria» (v. 30). Questo è il ritorno nel regno. Egli manderà i suoi inviati in tutte le direzioni, per raccogliere gli «eletti» (= Israeliti rimasti in terra durante il «giorno del Signore»), perché entrino nel regno (v. 31).

 

 

Perciò, secondo «l’apocalisse di Gesù», è ben possibile un ritorno del Signore in due fasi, divise dal «giorno del Signore»: prima le «aquile» si radunano presso il Signore, poi seguono gli sconvolgimenti apocalittici e, infine, il Messia-Re viene con gran potenza e gloria, per instaurare il suo regno storico. Quando le aquile si raduneranno intorno al carname, non leggiamo di una discesa immediata, per accompagnare Gesù nell’ultimo tratto, ma seguono dapprima i giorni di afflizione in terra.

     Che Gesù insegnasse il rapimento dei credenti, è mostrato in altri brani, in cui Egli parlò dell’arrivo fulmineo del Messia (Lc 17,24), aggiungendo che nel giorno, che sarà manifestato, il credente non deve cercare di assicurare il suo possesso, né la sua vita (vv. 30s.33); anzi, succederà che di due persone contigue «l’una sarà presa, e l’altra lasciata» (vv. 34s). Si verrà attratti dal Signore (altrove si dice «nell’aria»), come quando le aquile si radunano intorno a un cadavere (v. 37).

 

2.2.2. La dinamica predizionale: Aggiungo al riguardo ancora la seguente riflessione sulla. Profeti e veggenti dell’AT vedevano l’avvento del Messia come un tutt’uno, come un massiccio montuoso; il NT ci ha mostrato che si trattava sì di due cime in lontananza, ma nella vicinanza erano due monti differenti solcati da un’ampia valle; prima avviene il ritorno in umiltà del Messia, poi l’era della chiesa e infine il ritorno glorioso.

     La stessa logica fu usata riguardo alla risurrezione, che profeti e veggenti vedevano come un tutt’uno. «E molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per una eterna infamia» (Dn 12,2); similmente si espresse Gesù in modo riassuntivo (Gv 5,29). Il NT ci mostra che tra le due cime c’è una valle temporale estesa (millennio; cfr. Ap 20,4ss.11ss).

     Similmente accade, a parer mio, nella «apocalisse di Gesù» (Mt 24): prima i credenti sono attratti su come le aquile, che si raccolgono intorno al carname: Gesù, il Figlio dell’uomo, viene sulle nuvole, in modo visibile al mondo, ma rapido e temporaneo (vv. 27s); poi segue «l’afflizione di quei giorni» (vv. 29); e, infine, il Messia viene «con gran potenza e gloria», per regnare (vv. 30s). Anche qui qualcuno è portato a vedere un’unica montagna, ma in realtà sono come due cime, che da lontano sembrano essere contigue ma, viste da vicino, sono divise da una valle di sette anni: il «giorno del Signore».

 

 

2.3. L’APOCALISSE DI GIOVANNI: A quella che ho chiamato «l’apocalisse di Gesù», si aggiungano i seguenti elementi. In Apocalisse 19 non si parla né di rapimento né di risurrezione; quindi tale evento è successo prima. In Apocalisse 7,9s troviamo, in cielo, già glorificata, «una folla immensa, che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano» (Ap 7,9). Per stare davanti al trono di Dio e per servirlo giorno e notte nel suo tempio (v. 15), essi dovevano essere già risorti; infatti, i morti credenti non vanno in cielo, ma in Paradiso, dove attendono la risurrezione.

     Le cosiddette «nozze dell’Agnello» (Ap 19,7ss), ossia il rinnovamento eterno del patto del Messia-Re con tutti i credenti della storia, non vengono celebrate all’arrivo in terra, ma prima della partenza dal cielo. Infatti, dopo il giudizio storico sulla prostituta Babilonia, tale «immensa moltitudine» è già nel cielo (v. 1) ed è composta da «tutti i suoi servitori, voi che lo temete, piccoli e grandi» (v. 5; v. 8 santi). Solo dopo, il cielo viene visto come aperto (v. 11), e il Messia-Re è pronto a scendere in terra (v. 12s-14ss), a capo dei suoi eserciti (v. 14). Non si parla di gente, che gli viene incontro, perché rapita, ma di una battaglia (v. 19ss). Iniziano il regno millenniale e lo stabilimento della giustizia (vv. 3-4a). Solo allora si legge che «essi tornarono in vita e regnarono con Cristo mille anni» (v. 4).

     Chi risusciterà qui? Solo i martiri del «giorno del Signore», ossia quelli che «non avevano adorata la bestia né la sua immagine, e non avevano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano»! Dove sono tutti i santi dell’antico e del nuovo patto? Essi, per essere tra i «beati», devono aver già partecipato alla prima risurrezione, per così regnare con Cristo quei mille anni (v. 6). Con chi ha, quindi, l’Agnello festeggiato le sue nozze?

     Si noti quanto segue: ● 1. Giovanni fu rapito in cielo nel «giorno del Signore» (Ap 1,10), ossia lo Spirito lo trasportò nel momento, in cui iniziava l’afflizione finale. Visto che egli vide i redenti già in cielo resuscitati (Ap 7,9ss; 19,1ss; attualmente i morti vanno in Paradiso, non in cielo), la risurrezione era già avvenuta e da lui premessa. Con molta probabilità Giovanni fu rapito in spirito proprio nel momento, in cui i credenti dell’antico e del nuovo patto saranno resuscitati e quelli viventi saranno trasformati, per essere rapiti nelle nuvole. ● 2. Tale innumerevole e immensa folla è presente in cielo durante il «giorno del Signore» e qui acclama l’Onnipotente e l’Agnello (Ap 7,9ss). ● 3. L’Agnello stipula con loro il patto eterno (Ap 19,1ss); da sempre la stipulazione del patto fu paragonata a delle nozze (cfr. Is 54,5; Os 2,19s). ● 4. Poi, il Messia-Re verrà in terra con tutti i suoi eserciti (Ap 19,11ss), quindi anche con i credenti dell’antico e del nuovo patto. ● 5. Solo dopo la sconfitta delle potenze ostili, l’arrivo in terra e l’instaurazione della giustizia del nuovo regno, risusciteranno i martiri caduti per la fede durante il «giorno del Signore», e solo loro. Il numero sarà allora completo.

 

2.4. LA CASA DEL PADRE (Gv 14): Oltre a quanto detto fin qui, si vedano brevemente anche i seguenti aspetti.

     ■ Che cosa ne sa Fernando De Angelis che «non c’è ora nessun luogo pronto»? È stato rapito in cielo, per controllare? Tale assolutismo e decisionismo sono preoccupanti. Che ne sa lui dei tempi di Dio? Le innumerevoli folle dei risorti in cielo (Ap 7,9ss), mostra che tale luogo è pronto.

     ■ Dove si trova il luogo, che Gesù sta preparando? Gesù affermò che tale luogo era già esistente: «Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore» (Gv 14,2). Allora che cosa doveva preparare Gesù? «Preparare un luogo» intendeva renderlo pronto per ospitare qualcuno (cfr. Gn 24,31; 1 Cr 15,1.3.12; Ap 12,6). Si trattava del luogo, dove Gesù stava per andare, quindi nel cielo (v. 4); qui voleva accogliere i suoi apostoli (v. 5). Per scendere dal cielo, come afferma Giovanni, si trova in esso.

     ■ Tale luogo preparato scenderà a in terra, durante il regno messianico? Questo è ciò che suggerisce Fernando De Angelis: «Il fatto che Gesù ci accoglierà dopo essere tornato sulla Terra mi sembra del tutto evidente dall’Apocalisse, quando sarà pronto “il luogo di Dio per eccellenza”». Poi, singolarmente, suggerisce che tale «Gerusalemme celeste» scenda già durante il regno millenniale. Giovanni e altri apostoli (p.es. Pietro) parlano però di nuovi cieli e nuova terra (2 Pt 3,13; Ap 21,1). Tale città celeste è denominata «sposa» o «moglie dell’Agnello» (Ap 21,9) e «l’abitazione di Dio con gli uomini» (v. 3). Essa scenderà sulla nuova terra con tutti i suoi inquilini (Ap 21,2.9s).

 

2.5. ACCOMPAGNARE PER L’ULTIMO TRATTO?: Fernando De Angelis insiste sul fatto che i credenti viventi andranno incontro a Gesù, per poi accompagnarlo nell’ultimo tratto in terra. Si tratta di un biglietto di mezza andata e ritorno immediato. Sebbene Paolo non dica dove «saremo sempre col Signore» (1 Ts 4,17), quando «verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria», per lui è chiaro: in terra. Perché non in cielo, visto che la casa dello Sposo è lì?

     Poi, menzionò la «parabola delle vergini» (Mt 25,1-12), affermando che esse gli andranno incontro per accompagnarlo nell’ultimo tratto. In effetti, lo sposo era arrivato fino a casa, quando furono svegliate (vv. 4s). Si noti che, mentre le cinque savie discutevano con le altre stolte (vv. 7s), lo sposo arrivò fino a casa (v. 10). Nel testo si afferma, che le cinque vergini previdenti erano «pronte» (ossia apparecchiate per le nozze, così da accogliere lo sposo), non che erano riuscite andate incontro allo sposo. Ora tale similitudine, un aneddoto vero o verosimile nel contesto d’allora (10 vergini = 10 spose), non voleva essere un trattato di escatologia, ma aveva una sola lezione: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (v. 13). Ossia, i credenti devono essere pronti.

     Poi, Fernando cita vari brani narrativi (parabole e aneddoti), in cui qualcuno va incontro ad altri (p.es. Lc 15,20 figlio prodigo; Gv 11,20 Marta; At 28,15 credenti di Roma). Si noti che in Lc 19,33-37 la gente non andò incontro a Gesù, ma dove Egli passava, essi (i discepoli? la persone?) «stendevano i loro mantelli sulla via» (v. 36); quindi, non c’entra molto. Se si vuole, nella Bibbia si possono trovare illustrazioni per tutto e il suo contrario. Tuttavia, queste non sono prove.

     Ad esempio, ci sono illustrazioni proprio all’opposto rispetto a ciò che afferma Fernando. Mi limito a un esempio pertinente col nostro tema: le nozze. Rebecca fece centinaia di chilometri col servo di Abramo, poi arrivò a destinazione. Isacco la vide da lontano e le andò incontro (Gn 24,65). «E Isacco condusse Rebecca nella tenda di Sara, sua madre, la prese, ed ella divenne sua moglie» (v. 67). Ora, perché non poté fare l’Agnello la stessa cosa, visto che Isacco viene definito un tipo di Gesù, andando incontro alla sua sposa e portandola nella casa del Padre?

     In effetti, nel caso normale le nozze avvenivano all’interno del giudaismo come segue. Tutto veniva preparato dall’amico dello sposo, un intermediario, che pattuiva le condizioni con il padre della sposa (cfr. Gdc 15,2; Gv 3,29s). Il giorno designato, lo sposo con i suoi parenti partiva in genere dalla casa paterna e si recava alla casa del padre della sposa, dove la riceveva dalla sua mano; poi, tutti i parenti degli sposi si recavano in processione alla casa dello sposo, per festeggiare. Perché questa abitudine nuziale, presente nella cultura giudaica, non poteva avere un ruolo nel complesso di idee, che sottostà alle nozze dell’Agnello?

 

 Mi fermo qui per ora. In un secondo articolo riporto alcune osservazioni fatte pubblicamente da Andrea Belli a Fernando de Angelis e le obiezioni fatte al primo da Abele Longo. Seguono alcune mie osservazioni e obiezioni. Già in questa prima parte ci sono già diverse risposte a loro.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Rapim_dint_Esc.htm

26-05-2016; Aggiornamento: 06-06-2016

 

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