Se
Gesù fosse stato effettivamente sposato e i suoi contemporanei lo avessero
chiaramente accertato, non ci sarebbe nulla di male affermarlo. La questione
però è quella della verità oggettiva e non tanto delle supposizioni. La sua
missione era ben altra che quella di essere fecondo e moltiplicarsi, come
risulta dai testi biblici. Eppure tale tesi si aggiunge a tante altre. Ognuno
cerca di trattare Gesù di Nazareth come una coperta da tirare dalla propria
parte per motivi ideologici. Anche il misteriosofo e matematico Emilio Spedicato
ripropone tale concezione attingendo, come non poteva essere
altrimenti, da fonti gnostiche.
Vediamo che cosa rimane in piedi delle sue ipotesi dopo un’attenta analisi.
Il lettore prende
qui posizione riguardo all’articolo «Fango
sulla moralità del rabbino Gesù». Il seguente contributo
avrebbe potuto trovare posto all’interno del tema di discussione «Fango
sulla moralità di Gesù? Parliamone», ma a causa della sua
specificità, della sua problematicità
e di un'adeguata risposta, abbiamo preferito metterlo extra.
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1. Le tesi
{Emilio Spedicato}
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Caro Martella, non
ho tempo di leggere l’intero articolo, ma ovviamente quanto tu dici s’inserisce
in un crollo di valori e creatività della cultura moderna che, oltre che la
citata teoria su Gesù (di San Paolo omosessuale se ne parlava da tempo) riguarda
ad esempio l’opera lirica, dove registi ignoranti della musica impongono regie,
dove i soprani devono spogliarsi, vedasi la Francesca Patanè in Salomè o il
tenore di cui non ricordo il nome che cantando nudo come Ercole si prese un gran
raffreddore. E sul Corriere sono finalmente apparsi circa sei settimane fa due
durissimi articoli di Maazel e Zeffirelli contro questa degenerazione.
Su Gesù «sposato?» una interessante osservazione. Stando a un collega
sacerdote, che non nomino, doveva esserlo certamente perché nella sinagoga apre
il rotolo e legge, operazione ammessa solo agli sposati. Ma dal vangelo dei
Nazarei
leggiamo di Giuseppe, che aveva 90 anni quando la dodicenne Maria gli fu data in
affido non potendo restare al tempio (dove filava la porpora, altre filavano
oro, argento, bisso, asbesto....), essendo giunta in età mestruale. Doveva
tenerla sino ai 14 anni quando si sarebbe sposata con qualcuno opportuno. Ebbene
sta scritto che lui s’era sposato a 40 anni ed era vedovo da non molti, con vari
figli. Ergo ritengo che l’accesso ai rotoli fosse permesso solo a singoli
d’oltre 40 anni!!!
Ma nessuno legge il Vangelo dei Nazarei, importante credo come i canonici, e
chiaramente supportante la teoria del prof. Kamal Salibi cristiano libanese, che
la famiglia di Giuseppe fosse originaria del WADI JALIL e non del JALIL, la
Galilea nell’attuale Israele, dove stava solo un piccolo insediamento per i
lavoratori specializzati guidati probabilmente da Giuseppe e addetti alla
costruzione di Sepphoris... che raggiunse un numero d’abitanti simile a quello
di Gerusalemme. Vangelo miracolosamente salvatosi nell’anfora di Nag Hammadi,
trovata nel 1948, il cui contenuto è ben più importante a parere mio di quanto
trovato a Qumram. Tradotto da Moraldi poco prima di morire e disponibile nel suo
volume della UTET.
Ergo, Gesù essendo morto a non oltre 40 anni, poteva leggere il rotolo senza
problemi, anche se non era sposato. E questa era il migliore argomento a favore
della ipotesi che fosse sposato. {15-10-2008}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Emilio Spedicato ragione
sul crollo di valori nell’attuale società, cultura compresa. In ogni modo, se si
interviene su un soggetto e non si legge l’articolo di riferimento, si rischia
di intervenire su questioni non poste, oltre a parlare fra sordi; questo tanto
più se a intervenire è un professore universitario. Inoltre tutta
l’argomentazione è basata sul sentito dire e non su prove oggettive, sebbene si
ostenta sicurezza nelle conclusioni, ossia che Gesù sarebbe stato sposato.
Quanto al «Gesù sposato», ipotesi basata sul preteso costume di far leggere il
rotolo e legge solo agli uomini sposati, bisogna fare alcune
osservazioni. Quando è nato un costume (se veramente esistente)? Se c’era, dove
era vigente? In ogni modo al tempo di Gesù e degli apostoli tale costume non
esisteva per i seguenti motivi.
■ Mai si afferma negli Evangeli e nella letteratura dei teologi dei primi due
secoli che Gesù fosse sposato.
■ Gesù insegnava nelle sinagoghe, sebbene fosse celibe (Nazaret Lc 4,16-20;
Capernaum Mc 1,21; Gv 6,59).
■ Paolo e Barnaba erano celibi eppure è scritto che «entrarono nella sinagoga
dei Giudei e parlarono in maniera che una gran moltitudine di Giudei e di Greci
credé» (At 14,1 Iconio). Similmente accadde a Berea (At 17,10s), a Corinto
(At 18,4.8) e a Efeso (v. 19). Che Paolo e Barnaba non fossero sposati, è
evidente da 1 Cor 9,5.
In tal modo abbiamo
confutato tale falsa concezione di tale sacerdote. Ora seguono gli altri
aspetti.
Quanto al cosiddetto «Vangelo dei Nazarei», si tratta di uno scritto
apocrifo d’area giudeo-cristiana del 2° sec. d.C., ma è andato perduto (link).
Le uniche indicazioni provengono dai teologi dei secoli 4°-5° d.C. (p.es.
Epifanio, Teodoreto, Girolamo); Epifanio confessò di non averlo mai visionato di
persona. Come si fa ad affermare «nessuno legge il Vangelo dei Nazarei,
importante credo come i canonici», se esso non esiste già fin dai primi secoli
d.C. in poi?
Quindi tutto ciò che si dice su tale apocrifo sono solo congetture e pertanto
non fanno testo. Tanto meno si può affermare sulla base di tale apocrifo
immateriale che «l’accesso ai rotoli fosse permesso solo a singoli d’oltre 40
anni». Che le cose non stavano così, ne abbiamo già parlato sopra a proposito
del Bar Mitzvà. Anche questa asserzione è confutata.
Emilio Spedicato fa una certa confusione fra il «Vangelo dei Nazarei» e i «Testi
Gnostici», tradotti da Luigi Moraldi. Tali «Vangeli Gnostici» (p.es. Vangelo di
Tomaso; Vangelo di Filippo; Vangelo di Giuda) sono stati fabbricati ad arte vari
secoli dopo gli eventi di Gesù Cristo a opera di sette gnostiche; essi non hanno
nessuna autorità, essendo pseudoepigrafi con contenuti leggendari e
sensazionalistici.
Il prof. Giancarlo Biguzzi, docente cattolico di Nuovo Testamento, ha
scritto: «Per tutto questo non è
corretto mettere gli scritti gnostici in parallelismo cronologico con gli
scritti del NT. In aggiunta bisogna dire che i vangeli gnostici, compreso quello
di Giuda, come si è visto, traggono dalle scene narrative dei vangeli canonici o
li presuppongono, rivelando di essere letteratura secondaria e d’imitazione, e
l’imitazione è loro dettata dal bisogno di legittimare ciò che non era
tradizionale». {«Il vangelo gnostico di Giuda ed i vangeli canonici», Euntes
Docete (Commentaria Urbaniana 2007).} [►
Riscoperto l’evangelo di Giuda: fatto
sensazionale o strategia di marketing?]
Da che età in
poi si poteva leggere i sacri testi nella sinagoga? Secondo la tesi di
Emilio Spedicato solo dai 40 anni in poi e solo se si era sposati. Contro tale
tesi ci sono alcuni solidi argomenti. Luca scrisse che «Gesù, quando cominciò
anch’egli ad insegnare, aveva circa trent’anni» (Lc 3,23). Nonostante
ciò «insegnava nelle loro sinagoghe» (Lc 4,15) e anche a Nazaret «entrò
in giorno di sabato nella sinagoga, e alzatosi per leggere, gli fu dato il libro
del profeta Isaia…» (vv. 16s).
Ogni ragazzo dal suo Bar Mitzvà (let. «figlio del precetto»; 12-13 anni)
in poi, diventando membro della sinagoga e potendo accedere alla lettura
pubblica degli Scritti sacri, ne poteva anche dare l’interpretazione (cfr. Gesù
a 12 anni; Lc 2,42.46ss).
Nel giudaismo avviene, quindi, il rito del Bar Mitzvà, quando un ragazzo ha
tredici anni compiuti; in tal modo il maschio ebreo raggiunge la maggiore età
giuridica e viene chiamato alla lettura pubblica della Torà. A tale proposito
leggiamo, ad esempio in un
articolo sul Bar Mitzvà: «Nel
momento in cui il Bar mitzvà è chiamato alla lettura pubblica della parashà è
tenuto a recitare la relativa benedizione che dovrà ripetere, come tutti gli
adulti, ogni qualvolta verrà invitato a “salire a Séfer” (come si usa dire
comunemente al giorno d’oggi). […] Oltre alla lettura del Séfer Torà il ragazzo
deve anche spiegare un passo della Scrittura, possibilmente con l’ausilio del
Midràsh o delle altre opere tradizionali ebraiche scritta dai Chakhamìm
(Maestri)».
Ecco alcune spiegazioni per comprendere tale citazione. La «parashà» è la
porzione della lettura settimanale della Torà. «Séfer» è il libro; «Séfer Torà»
è il libro della Torà. Il «Midràsh» è l’interpretazione, quindi il commento dei
sacri Testi.
Conclusione:
Tutta l’argomentazione di Emilio Spedicato è posta su basi insicure e su
apriorismi che risultano semplicemente sbagliati. Tutto ciò non dimostra per
nulla che Gesù di Nazaret fosse sposato. Contro tali inesistenti prove
letterarie c’è una marea di asserzioni di autori del primo secolo e di scrittori
cristiani dei primi secoli della nostra era.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gesu_sposato_Avv.htm
15-10-2008; Aggiornamento:
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