Qui di seguito
discutiamo l'articolo «Chiamati
dalla parte d’Israele come discepoli di Cristo?:
Interrogativi su un conferenza di EDIPI».
Ecco qui di seguito la lettera mandata da me a Ivan Basana, Marcello
Cicchese, Donato Mangia (ps.) e Rinaldo Diprose prima di rendere pubblico tale
articolo:
Cari nel
Signore, shalom. Giorni fa un lettore mi ha fatto presente la prossima
conferenza di EDIPI e mi ha chiesto se sono stato invitato. Mi ha anche inviato
il
link dell’evento. Con tale lettore c’è stato un certo carteggio e alla fine
mi sono riproposto (e gli ho promesso) di analizzare tale sezione del vostro
sito e di scrivere al riguardo le mie impressioni. Cosa che ho fatto. Prima di
rendere pubblica tale disamina, ho pensato bene di metterla sul sito e di
inviarvi in esclusiva il link d’accesso. Lo scopo è che voi facciate
eventuali osservazioni e obiezioni, caso mai nello scritto ci fossero
aspetti da correggere. Renderò pubblico l’articolo lunedì notte (quindi per
martedì). Se fino a lunedì alle 20,00 circa mi arriverà qualcosa da parte vostra
(chiaramente nel merito e con tono adeguato), lo terrò presente; ciò che mi
raggiungerà dopo o non riguarderà direttamente tale scritto, verrà pubblicato e
commentato nel tema di discussione collegato, se ha i requisiti richiesti,
specialmente di buona creanza. Poi seguono
il link dell'articolo e i saluti. {Lettera inviata domenica 26 settembre 2010
23.12}
Faccio notare che qui non sono in
discussione le nostre simpatie per Israele quale popolo storico di Dio,
fruitore e destinatario delle promesse divine, popolo che ha dato i natali a
Gesù Messia e agli apostoli, e così via. Non riteniamo che la Chiesa abbia
sostituito Israele, poiché la prima è un corpo spirituale presente in ogni
Paese, mentre il secondo è stata una nazione teocratica. Crediamo che Israele,
sebbene oggigiorno incredulo nella sua stragrande maggioranza rispetto a Gesù
Messia, sarà oggetto dell’opera escatologica del Signore. Le nostre simpatie per
Israele riguardano pure una nazione che è l’unico caso di una vera democrazia
nel Medio Oriente; e così via. Tuttavia,
non è questo l’oggetto dell’attuale discussione, ma solo la coerenza
all’interno dell’associazione EDIPI riguardo alla valutazione dottrinale e
morale di un socio fondatore (Donato Mangia [ps.], carismaticista) verso
l’appartenenza denominazionale di un altro membro di tale associazione (Rinaldo
Diprose, Assemblee) e di uno dei relatori della conferenza di quest’anno
(Marcello Cicchese, Assemblee). Ricordo che Donato Mangia (ps.) si è preso la libertà
di chiamare l'intero Movimento dei Fratelli come «cacca» (per non dire altro),
così pure i membri delle Assemblee. Tali pesanti affermazioni cacofoniche non
sono mai state smentite pubblicamente, facendo ammenda. Dio chiedeva all’Israele
impenitente: «Due uomini camminano insieme, se prima non si sono concertati?»
(Am 3,3). Sembra che nell’EDIPI questo sia possibile, almeno per quello che
sappiamo...
Appena prima che
terminassi il lavoro redazionale di questo tema di discussione, è arrivata una
breve nota di Rinaldo Diprose. Degli altri è rimasto soltanto un
assordante silenzio.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema
▲
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1. {Matteo
Lanata}
▲
Se considero i tre concetti
principali «campo di battaglia», «dovere di chiamata» e «a fianco del Maestro»,
mi sovviene più che altro il concetto di Messia guerriero, per il quale
Gesù
non fu accettato da Israele 2000
anni fa. {28-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Diciamo che
gli Israeliti avrebbero voluto volentieri un «Messia guerriero», che
sgombrasse il campo dai Romani, iniziasse una monarchia teocratica, desse pace e
pane a tutti e magari sottomettesse tutti i loro avversari (Lc 1,69ss; 26,51s).
Fu Gesù a sottrarsi a tale loro programma. Dopo la moltiplicazione dei
pani, si legge: «Gesù quindi, sapendo che stavano per
venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo»
(Gv 6,15). Per questo poi scandalizzò i Giudei, per separare il grano (i
veri discepoli) dalla pula (coloro che lo volevano strumentalizzare o
sfruttare). Quando, poi, venne per adempiere alle predizioni come Messia-Re
mansueto (Mt 21,6ss), i
capi giudaici lo rifiutarono come Messia (v. 15ss); e da lì a poco lo
mandarono al patibolo.
2. {Pietro
Calenzo}
▲
Personalmente,
carissimo Nicola, sin da ragazzo ho sempre avuto una fortissima simpatia,
sia per l’Israele storico, sia per tutto il mondo giudaico - ebraico. A livello
inconscio, penso che ciò sia dovuto a molteplici fattori. In primo luogo
perché Israele è la nazione che ha dato i natali a Gesù di Nazareth, il Cristo,
in secondo luogo penso che ciò sia dovuto al fatto che, essendo stato un popolo
che nel corso dei secoli è stato letteralmente straziato — sia dalle religioni
(cattolica romana, islamica, ecc.), sia dai vari leader politici anche
ideologicamente opposti (tre nomi su tutti Hitler, Stalin, Mussolini) — è
alquanto spontaneo simpatizzare con essi. Sottolineo anche il fatto che il
moderno stato d’Israele è stato sempre oggetto e bersaglio di guerre
aggressive, che mai volontariamente ha innescato o prodotto.
Ciò comunque, non deve
condurci al di là della posizione neotestamentaria di questo popolo, che
certamente è stato e sarà al centro del piano redentivo del Signore, ma che a
tutt’oggi rifiuta
l’unica via per andare al Padre, la messianicità di Gesù di Nazareth, il
Risorto. La simpatia, il forte amore che nutriamo tutti per il popolo giudaico
non può prescindere dal fatto che come nazione hanno rifiutato Gesù il Messia.
Trovo, inoltre antiscritturale (per coloro che lo affermano) che si possa essere
salvati poiché eredi della promessa fatta a Abrahamo. Nessuno può andare
al Padre se non per mezzo di Gesù.
Riguardo al
video-messaggio della conferenza EDIPI, trovo fuori luogo, i tre proclami
sopracitati. Non occorrono manifestazioni del genere per dimostrare il nostro
affetto allo stato d’Israele, poiché nasce spontaneo dal cuore di ogni credente.
A fianco del Maestro, lo siamo per la celeste chiamata elettiva di Dio.
Quanto al combattimento
spirituale cui l’apostolo Paolo ci esorta, non è contro carne in sangue.
Dovere di chiamata? Penso che il nostro dovere sia di annunciare al popolo
giudaico che, perseverando nella loro incredulità, come ci spiega la Bibbia,
sono stati tagliati dall’albero della grazia del nuovo patto; nella pienezza dei
tempi Dio lo ha instaurato con l’umanizzazione dell’eterno Logos. Il nostro
dovere è inoltre annunciare loro che, se perseverano nella loro incredulità,
saranno eternamente separati da Dio e da Gesù.
Trovo alquanto
discutibile che alcuni ministri di culto evangelico dichiarino che, per
comprendere rettamente
tutto il messaggio cristologico, dobbiamo immedesimarci nel giudaismo, nel quale
il Signore Gesù si calò. E che dire dell’altra fiabesca e innovativa tesi, che
afferma che tutti gli scritti neotestamentari furono scritti in ebraico!?
Personalmente, ritengo scritturale esattamente il contrario, e che Gesù si
schierò chiaramente contro tale tipo di religiosità formale o apparente, che
era la caratteristica peculiare dell’ebraismo di quel tempo. Anche le lettere
apostoliche, indirizzate per esempio ai Colossesi, ai Corinzi, alle chiese
della Galazia, dimostrano che il Cristianesimo dei primi tempi, emerse dal
giudaismo, e si contrappose con fermezza a quei falsi apostoli o falsi
profeti, che tendevano a giudaizzare la Buona Novella di Cristo Gesù.
È inoltre imbarazzante
constatare che pastori, ministri cristiani abbraccino rabbini
(appellativo che la scrittura vieta). Mi chiedo in nome di chi o di cosa. Di una
comune fede redentiva? Certamente no. Se vogliamo dimostrare tutto il nostro
amore verso il popolo giudaico nelle sue varie correnti, annunciamo loro la
salvezza in Gesù, abbracciandoli, questo sì, come il popolo a cui furono
affidati la Legge e gli oracoli di Dio, ma come il Nuovo Testamento afferma: «Non
praticando giammai, oltre quello che è scritto». Tale vessillo di battaglia
deve essere la nostra bussola che il Signore ci ha affidato per ereditare la
salvezza eterna, e ciò vale sia per i Gentili che per i Giudei. Dio benedica
Gerusalemme. Dio benedica Israele in Gesù Cristo. {28-09-2010}
3. {Tonino Mele}
▲
In merito alle
perplessità che suscita tanto amore incondizionato per Israele, ho già scritto
un articolo «Israele?
Che confusione!: Alla
ricerca d’un equilibrio», pubblicato su questo stesso sito.
Ora faccio solo qualche appunto su alcuni aspetti secondari del tuo articolo.
Nel caso di Cicchese e Diprose, non farei una questione di coerenza la
loro partecipazione a tale conferenza e all’associazione che la organizza. Anzi,
essi potrebbero essere portatori di quel sano equilibrio, che ivi
necessita. Almeno, abbastanza equilibrato mi è parso il libro di Diprose:
«Israele e la chiesa». Forse, un po’ meno equilibrato mi è parso Cicchese
negli audio, che ho potuto sentire di lui sul tema d’Israele, ma credo che anche
lui può far la differenza in senso positivo.
Inoltre, non mi pare che su «Il Cristiano» scrivano «per lo più esponenti
dell’ala
tradizionalista delle Assemblee». Una penna che scrive spesso è quella di
Diprose e di Martelli e non mi pare che rientrino in tale definizione. Da
qualche anno scrivo anch’io, e proprio non mi pare di essere un
«tradizionalista», benché non butterei all’aria delle buone abitudini
consolidate nel tempo, senza una vera e solida ragione o senza aspettare che i
tempi siano maturi per poterlo fare. {28-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Sorvolo sull’aspetto dell’appartenenza della stragrande
maggioranza di coloro che scrivono su «Il Cristiano», essendo una nota
marginale; non vorrei fare qui una classifica correntizia di tutte le
persone menzionate.
Faccio notare, però, quanto alla coerenza, che è possibile essere «portatori di
quel sano equilibrio» all’interno di un’associazione culturale soltanto
laddove i partecipanti rispettano l’appartenenza ecclesiale e dottrinale degli
altri associati. Dove un socio fondatore (Donato Mangia [ps.]) considera a priori
come
«cacca» le Assemblee, quindi l’appartenenza denominazionale di un esimio
esponente di tale associazione («Consigliere Teologico: Rinaldo Diprose) e del
relatore di turno (Marcello Cicchese), c’è poco da equilibrare, senza un sincero
pentimento e una pubblica dichiarazione riparatrice da parte del
carismaticista Donato Mangia (ps.). Io mi auspico che tale ritrattazione ci sia e
avvenga mediante un’ampia dichiarazione pubblica, scritta e consultabile. Fino a
quando rimarranno certe cacofonie senza ravvedimento, sulla base di ciò, che
sappiamo finora, non si può che parlare di incoerenza da parte di
noti esponenti delle Assemblee.
L’incoerenza è chiaramente anche di Ivan Basana che, pur di tenere
insieme capri e cavoli, non è intervenuto in merito che noi sappiamo, non ha
fatto pubblicamente luce anni fa né l’ha fatto ora. Finora, hanno quasi tutti
taciuto, sebbene io avessi scritto loro in anticipo.
4. {Rinaldo
Diprose}
▲
Caro Nicola, tieni
conto, per piacere, che io ho avuto (come potresti immaginare) degli scontri
forti con Donato Mangia (ps.), anche pubblici, e che da anni mi sono tolto da ogni
aspetto organizzativo di EDIPI, distacco causato proprio dallo spazio
accordato a lui. In seguito le scelte dell’EDIPI non sono stati minimamente
monitorate da me. {28-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Questa dichiarazione, sebbene succinta all’osso, è
apprezzabile. Finalmente arriva una parola chiara, che sgombra il campo da tante
nebbie e ombre, che s’erano infittite da tempo proprio a causa di tanti silenzi.
Grazie, Rinaldo.
5. {Gianni
Siena}
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Personalmente, non ne ho mai fatto mistero e
credo, con tutto il cuore, che l’attuale groviglio mediorientale sia
l’anticipazione della profezia d’Ezechiele (= La visione della pianura piena
di ossa secche e disperse; Ez 37). Da Herzl a Ben Gurion, alla storia più
recente, s’evidenzia che lo Spirito Santo stia formando il popolo che deve
risuscitare dai morti: malgrado la situazione, ne verrà del bene al mondo... il
Messia sta per tornare.
Ma quello che mi rende
perplesso è il
movimento cristiano pro-ebraico che, senza tenere conto dell’ancora mancata
conversione d’Israele, si «sbraccia» verso questo popolo. Non sono antisemita,
ma è eccessivo e prematuro l’abbraccio «evangelico» d’Israele; se ha diritto
alla terra promessa e a essere lasciato in pace, non saremo noi a poterlo fare.
Iddio fece la
promessa a Abrahamo e la mantenne con Giosuè, dopo aver stipulato il
patto del Sinai. Quel patto è stato abolito (Eb 8,13) e la promessa, pur
valida (Rom 9,4), non può essere mantenuta dal Signore, se non a queste
condizioni: Israele deve
prima accettare il patto fondato su migliori promesse, del quale Cristo
è mediatore (Eb 8,6).
Mancando ancora
l’ultimo «riscontro, è prematuro ogni «avvicinamento» a Israele; noi credenti
dobbiamo continuare a proclamare il Vangelo a tutte le genti, stando attenti a
non confondere
la seta del Regno di Dio con il tessuto ordinario del giudaismo rabbinico, erede
ideologico del fariseismo del 1° secolo.
Sono entusiasta del
ricostituirsi d’una
comunità giudeo-cristiana nel seno dell’ebraismo ma, concretamente, essa
corre il rischio di non valutare bene chi sia il Messia.
Gesù «rabbino»?
Sì, lo fu; ma la sua interpretazione della Torah risente della missione che
Iddio gli affidò: salvare Israele e il resto degli uomini dal peccato (Mt 1,21).
Gesù «fariseo»?
Sì, ma egli ripropose ai confusi religiosi del suo tempo i valori fondanti del
fariseismo iniziale. Il fariseismo, diventato dottrina ufficiale nell’ebraismo,
perse di vista le origini di genuino movimento di risveglio e riaccostamento
agli insegnamenti della Torah. Gesù lo criticò aspramente (Mt 23).
Gesù Figlio di Dio?
Questa è la pietra di paragone, con la quale devono confrontarsi i nostri
fratelli giudeo-messianici: accettarlo come tale o diluirsi in sette come gli
Ebioniti e perdere di nuovo ciò che li rende ebrei completi e parte di quel
«residuo eletto» secondo la grazia (Rom 11, 5).
Io reputo utile, ma
non essenziale, conoscere la giudaicità di Gesù. La mia conoscenza di Lui
è avvenuta per fede (Gesù secondo lo Spirito) e solo successivamente ho
approfondito la conoscenza dell’uomo.
Mi piace lo sforzo dei
credenti messianici nel sondare i Sacri Libri del NT, esso promette di dare
frutti copiosi; ma senza dimenticare che il giudaismo non porta
necessariamente a capire Gesù (Mt 16,16-17; Gv 3,9-12).
Se la teologia
farisaica (= dottrina ufficiale del giudaismo nel 1° secolo; l’istruzione
religiosa era affidata a loro) fallì nel riconoscere il Messia in Gesù, anzi ne
diventarono seri nemici, è evidente che lo sforzo intellettuale dei pensatori
ebrei non ci aiuta a comprendere il Maestro.
Occorre, poi,
circoscrivere il «giudaismo», da cui proviene il Signore, rispetto al
giudaismo più generale: ritengo che l’insegnamento degli Apostoli ci dia
elementi più che sufficienti per conoscere appunto l’insegnamento che educò Gesù
nella sua religione.
Con questa premessa
sono accettabili gli sforzi dei fratelli messianici, tesi a «riverniciare»
Gesù del suo antico colore giudeo: ciò non offende né la mia fede, né la mia
condizione di credente cristiano non ebreo.
Dio benedica il suo
popolo di qualunque razza e colore. {30-09-2010}
6. {Pietro
Calenzo}
▲
Evidentemente, il
pastore Donato Mangia (ps.) ha evidenziato con un suo commento ciò che il suo
cuore già palesava. Il commento, non certamente diplomatico nei confronti delle
Assemblee dei Fratelli, lascia il tempo che trova e il Signore giudicherà
i sentimenti di ogni cuore. Ringraziando il Signore, non tutti i carismofili di
matrice evangelica hanno una tale «ricchezza» di linguaggio.
Consiglio umilmente al pastore Donato Mangia (ps.), al fine di ravvivare una
conoscenza più approfondita delle Assemblee dei Fratelli, di sfogliare le
seguenti opere: «I Fratelli ieri oggi e la Bibbia» del compianto
fratello Abele Biginelli, o anche «Per me vivere è Cristo. L’opera di Pietro
Guicciardini» di D.D. Ronco, entrambi sono editi dalla Uceb - Fondi (Lt); o
anche nell’opera degli storici Introvigne - Zoccatelli - Roldan - Macrina
«Enciclopedia delle religioni in Italia» (edizioni Elle Di Ci), pp. 183-185.
Dio benedica il tuo
ministero e i tuoi carismi, Nicola. A te giunga il mio più fraterno e affettuoso
abbraccio. Shalom.
{30-09-2010}
7. {}
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8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari
e brevi}
▲
■ Antonio Capasso:
Hai le mie stesse perplessità. {28-09-2010}
12.
{Nota redazionale}
▲
A distanza di molti anni, ho ricevuto la
seguente lettera: Caro Nicola, in passato, come credo ricorderà,
abbiamo avuto uno scambio epistolare di cui Le ho autorizzato la pubblicazione
integrale di alcune mie email in risposta a quanto lei scrisse riguardo a Bob
Hazlett. Di fronte ai suoi commenti a dir poco discutibili e che tuttora
biasimo, ammetto di aver espresso con toni sarcastici e coloriti il mio
dissenso, di cui faccio ammenda, la quale estendo anche a quei credenti della
chiesa dei fratelli che si sono sentiti offesi dalla mia reazione. Comunque, al
tempo della nostra diatriba ebbi l’occasione di spiegare e chiarire la mia
posizione con il defunto fratello Rinaldo Diprose, autorevole responsabile della
chiesa menzionata.
Poiché credo che tali conversazioni
non siano edificanti per la Chiesa, né utili per l’avanzamento del Regno di Dio,
e dato che sono state effettuate diversi anni fa e non sono più d’interesse per
nessuno, le chiedo, da fratello nel Messia, la cancellazione integrale dei
contenuti e dei conseguenti commenti. In attesa della sua risposta la saluto con
la pace del Messia. {28-06-2017}
Ricordo che io allora avevo «scolorito» un po’ i suoi termini offensivi, a
tratti pieni di coprofilia, per rendere un po’ più accettabili i suoi scritti
per il vasto pubblico. In seguito a tale lettera, per pietas cristiana,
ho deciso di dargli lo pseudonimo «Donato Mangia (ps.)», dietro cui si nasconde
detta persona reale, che conosceremo solo noi due.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-EDIPI_conf_interroga_MT_AT.htm
28-09-2010; Aggiornamento: 03-07-2017 |