Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Cristianesimo giudaico

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CRISTIANI CHIAMATI

DALLA PARTE D’ISRAELE? PARLIAMONE

 

a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l'articolo «Chiamati dalla parte d’Israele come discepoli di Cristo?: Interrogativi su un conferenza di EDIPI».

    Ecco qui di seguito la lettera mandata da me a Ivan Basana, Marcello Cicchese, Donato Mangia (ps.) e Rinaldo Diprose prima di rendere pubblico tale articolo:

     Cari nel Signore, shalom. Giorni fa un lettore mi ha fatto presente la prossima conferenza di EDIPI e mi ha chiesto se sono stato invitato. Mi ha anche inviato il link dell’evento. Con tale lettore c’è stato un certo carteggio e alla fine mi sono riproposto (e gli ho promesso) di analizzare tale sezione del vostro sito e di scrivere al riguardo le mie impressioni. Cosa che ho fatto.

     Prima di rendere pubblica tale disamina, ho pensato bene di metterla sul sito e di inviarvi in esclusiva il link d’accesso. Lo scopo è che voi facciate eventuali osservazioni e obiezioni, caso mai nello scritto ci fossero aspetti da correggere. Renderò pubblico l’articolo lunedì notte (quindi per martedì). Se fino a lunedì alle 20,00 circa mi arriverà qualcosa da parte vostra (chiaramente nel merito e con tono adeguato), lo terrò presente; ciò che mi raggiungerà dopo o non riguarderà direttamente tale scritto, verrà pubblicato e commentato nel tema di discussione collegato, se ha i requisiti richiesti, specialmente di buona creanza.

     Poi seguono il link dell'articolo e i saluti. {Lettera inviata domenica 26 settembre 2010 23.12}

 

Faccio notare che qui non sono in discussione le nostre simpatie per Israele quale popolo storico di Dio, fruitore e destinatario delle promesse divine, popolo che ha dato i natali a Gesù Messia e agli apostoli, e così via. Non riteniamo che la Chiesa abbia sostituito Israele, poiché la prima è un corpo spirituale presente in ogni Paese, mentre il secondo è stata una nazione teocratica. Crediamo che Israele, sebbene oggigiorno incredulo nella sua stragrande maggioranza rispetto a Gesù Messia, sarà oggetto dell’opera escatologica del Signore. Le nostre simpatie per Israele riguardano pure una nazione che è l’unico caso di una vera democrazia nel Medio Oriente; e così via.

     Tuttavia, non è questo l’oggetto dell’attuale discussione, ma solo la coerenza all’interno dell’associazione EDIPI riguardo alla valutazione dottrinale e morale di un socio fondatore (Donato Mangia [ps.], carismaticista) verso l’appartenenza denominazionale di un altro membro di tale associazione (Rinaldo Diprose, Assemblee) e di uno dei relatori della conferenza di quest’anno (Marcello Cicchese, Assemblee). Ricordo che Donato Mangia (ps.) si è preso la libertà di chiamare l'intero Movimento dei Fratelli come «cacca» (per non dire altro), così pure i membri delle Assemblee. Tali pesanti affermazioni cacofoniche non sono mai state smentite pubblicamente, facendo ammenda. Dio chiedeva all’Israele impenitente: «Due uomini camminano insieme, se prima non si sono concertati?» (Am 3,3). Sembra che nell’EDIPI questo sia possibile, almeno per quello che sappiamo...

    Appena prima che terminassi il lavoro redazionale di questo tema di discussione, è arrivata una breve nota di Rinaldo Diprose. Degli altri è rimasto soltanto un assordante silenzio.

 

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Matteo Lanata

2. Pietro Calenzo

3. Tonino Mele

4. Rinaldo Diprose

5. Gianni Siena

6. Pietro Calenzo

7.

8.

9.

10.

11. Vari e brevi

12. Nota redazionale

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Matteo Lanata}

 

Se considero i tre concetti principali «campo di battaglia», «dovere di chiamata» e «a fianco del Maestro», mi sovviene più che altro il concetto di Messia guerriero, per il quale Gesù non fu accettato da Israele 2000 anni fa. {28-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Diciamo che gli Israeliti avrebbero voluto volentieri un «Messia guerriero», che sgombrasse il campo dai Romani, iniziasse una monarchia teocratica, desse pace e pane a tutti e magari sottomettesse tutti i loro avversari (Lc 1,69ss; 26,51s). Fu Gesù a sottrarsi a tale loro programma. Dopo la moltiplicazione dei pani, si legge: «Gesù quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo» (Gv 6,15). Per questo poi scandalizzò i Giudei, per separare il grano (i veri discepoli) dalla pula (coloro che lo volevano strumentalizzare o sfruttare). Quando, poi, venne per adempiere alle predizioni come Messia-Re mansueto (Mt 21,6ss), i capi giudaici lo rifiutarono come Messia (v. 15ss); e da lì a poco lo mandarono al patibolo.

 

 

2. {Pietro Calenzo}

 

Personalmente, carissimo Nicola, sin da ragazzo ho sempre avuto una fortissima simpatia, sia per l’Israele storico, sia per tutto il mondo giudaico - ebraico. A livello inconscio, penso che ciò sia dovuto a molteplici fattori. In primo luogo perché Israele è la nazione che ha dato i natali a Gesù di Nazareth, il Cristo, in secondo luogo penso che ciò sia dovuto al fatto che, essendo stato un popolo che nel corso dei secoli è stato letteralmente straziato — sia dalle religioni (cattolica romana, islamica, ecc.), sia dai vari leader politici anche ideologicamente opposti (tre nomi su tutti Hitler, Stalin, Mussolini) — è alquanto spontaneo simpatizzare con essi. Sottolineo anche il fatto che il moderno stato d’Israele è stato sempre oggetto e bersaglio di guerre aggressive, che mai volontariamente ha innescato o prodotto.

     Ciò comunque, non deve condurci al di là della posizione neotestamentaria di questo popolo, che certamente è stato e sarà al centro del piano redentivo del Signore, ma che a tutt’oggi rifiuta l’unica via per andare al Padre, la messianicità di Gesù di Nazareth, il Risorto. La simpatia, il forte amore che nutriamo tutti per il popolo giudaico non può prescindere dal fatto che come nazione hanno rifiutato Gesù il Messia. Trovo, inoltre antiscritturale (per coloro che lo affermano) che si possa essere salvati poiché eredi della promessa fatta a Abrahamo. Nessuno può andare al Padre se non per mezzo di Gesù.

     Riguardo al video-messaggio della conferenza EDIPI, trovo fuori luogo, i tre proclami sopracitati. Non occorrono manifestazioni del genere per dimostrare il nostro affetto allo stato d’Israele, poiché nasce spontaneo dal cuore di ogni credente. A fianco del Maestro, lo siamo per la celeste chiamata elettiva di Dio. Quanto al combattimento spirituale cui l’apostolo Paolo ci esorta, non è contro carne in sangue. Dovere di chiamata? Penso che il nostro dovere sia di annunciare al popolo giudaico che, perseverando nella loro incredulità, come ci spiega la Bibbia, sono stati tagliati dall’albero della grazia del nuovo patto; nella pienezza dei tempi Dio lo ha instaurato con l’umanizzazione dell’eterno Logos. Il nostro dovere è inoltre annunciare loro che, se perseverano nella loro incredulità, saranno eternamente separati da Dio e da Gesù.

     Trovo alquanto discutibile che alcuni ministri di culto evangelico dichiarino che, per comprendere rettamente tutto il messaggio cristologico, dobbiamo immedesimarci nel giudaismo, nel quale il Signore Gesù si calò. E che dire dell’altra fiabesca e innovativa tesi, che afferma che tutti gli scritti neotestamentari furono scritti in ebraico!? Personalmente, ritengo scritturale esattamente il contrario, e che Gesù si schierò chiaramente contro tale tipo di religiosità formale o apparente, che era la caratteristica peculiare dell’ebraismo di quel tempo. Anche le lettere apostoliche, indirizzate per esempio ai Colossesi, ai Corinzi, alle chiese della Galazia, dimostrano che il Cristianesimo dei primi tempi, emerse dal giudaismo, e si contrappose con fermezza a quei falsi apostoli o falsi profeti, che tendevano a giudaizzare la Buona Novella di Cristo Gesù.

     È inoltre imbarazzante constatare che pastori, ministri cristiani abbraccino rabbini (appellativo che la scrittura vieta). Mi chiedo in nome di chi o di cosa. Di una comune fede redentiva? Certamente no. Se vogliamo dimostrare tutto il nostro amore verso il popolo giudaico nelle sue varie correnti, annunciamo loro la salvezza in Gesù, abbracciandoli, questo sì, come il popolo a cui furono affidati la Legge e gli oracoli di Dio, ma come il Nuovo Testamento afferma: «Non praticando giammai, oltre quello che è scritto». Tale vessillo di battaglia deve essere la nostra bussola che il Signore ci ha affidato per ereditare la salvezza eterna, e ciò vale sia per i Gentili che per i Giudei. Dio benedica Gerusalemme. Dio benedica Israele in Gesù Cristo. {28-09-2010}

 

 

3. {Tonino Mele}

 

In merito alle perplessità che suscita tanto amore incondizionato per Israele, ho già scritto un articolo «Israele? Che confusione!: Alla ricerca d’un equilibrio», pubblicato su questo stesso sito.

     Ora faccio solo qualche appunto su alcuni aspetti secondari del tuo articolo.

     Nel caso di Cicchese e Diprose, non farei una questione di coerenza la loro partecipazione a tale conferenza e all’associazione che la organizza. Anzi, essi potrebbero essere portatori di quel sano equilibrio, che ivi necessita. Almeno, abbastanza equilibrato mi è parso il libro di Diprose: «Israele e la chiesa». Forse, un po’ meno equilibrato mi è parso Cicchese negli audio, che ho potuto sentire di lui sul tema d’Israele, ma credo che anche lui può far la differenza in senso positivo.

     Inoltre, non mi pare che su «Il Cristiano» scrivano «per lo più esponenti dell’ala tradizionalista delle Assemblee». Una penna che scrive spesso è quella di Diprose e di Martelli e non mi pare che rientrino in tale definizione. Da qualche anno scrivo anch’io, e proprio non mi pare di essere un «tradizionalista», benché non butterei all’aria delle buone abitudini consolidate nel tempo, senza una vera e solida ragione o senza aspettare che i tempi siano maturi per poterlo fare. {28-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Sorvolo sull’aspetto dell’appartenenza della stragrande maggioranza di coloro che scrivono su «Il Cristiano», essendo una nota marginale; non vorrei fare qui una classifica correntizia di tutte le persone menzionate.

     Faccio notare, però, quanto alla coerenza, che è possibile essere «portatori di quel sano equilibrio» all’interno di un’associazione culturale soltanto laddove i partecipanti rispettano l’appartenenza ecclesiale e dottrinale degli altri associati. Dove un socio fondatore (Donato Mangia [ps.]) considera a priori come «cacca» le Assemblee, quindi l’appartenenza denominazionale di un esimio esponente di tale associazione («Consigliere Teologico: Rinaldo Diprose) e del relatore di turno (Marcello Cicchese), c’è poco da equilibrare, senza un sincero pentimento e una pubblica dichiarazione riparatrice da parte del carismaticista Donato Mangia (ps.). Io mi auspico che tale ritrattazione ci sia e avvenga mediante un’ampia dichiarazione pubblica, scritta e consultabile. Fino a quando rimarranno certe cacofonie senza ravvedimento, sulla base di ciò, che sappiamo finora, non si può che parlare di incoerenza da parte di noti esponenti delle Assemblee.

     L’incoerenza è chiaramente anche di Ivan Basana che, pur di tenere insieme capri e cavoli, non è intervenuto in merito che noi sappiamo, non ha fatto pubblicamente luce anni fa né l’ha fatto ora. Finora, hanno quasi tutti taciuto, sebbene io avessi scritto loro in anticipo.

 

 

4. {Rinaldo Diprose}

 

Caro Nicola, tieni conto, per piacere, che io ho avuto (come potresti immaginare) degli scontri forti con Donato Mangia (ps.), anche pubblici, e che da anni mi sono tolto da ogni aspetto organizzativo di EDIPI, distacco causato proprio dallo spazio accordato a lui. In seguito le scelte dell’EDIPI non sono stati minimamente monitorate da me. {28-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Questa dichiarazione, sebbene succinta all’osso, è apprezzabile. Finalmente arriva una parola chiara, che sgombra il campo da tante nebbie e ombre, che s’erano infittite da tempo proprio a causa di tanti silenzi. Grazie, Rinaldo.

 

 

5. {Gianni Siena}

 

Personalmente, non ne ho mai fatto mistero e credo, con tutto il cuore, che l’attuale groviglio mediorientale sia l’anticipazione della profezia d’Ezechiele (= La visione della pianura piena di ossa secche e disperse; Ez 37). Da Herzl a Ben Gurion, alla storia più recente, s’evidenzia che lo Spirito Santo stia formando il popolo che deve risuscitare dai morti: malgrado la situazione, ne verrà del bene al mondo... il Messia sta per tornare.

     Ma quello che mi rende perplesso è il movimento cristiano pro-ebraico che, senza tenere conto dell’ancora mancata conversione d’Israele, si «sbraccia» verso questo popolo. Non sono antisemita, ma è eccessivo e prematuro l’abbraccio «evangelico» d’Israele; se ha diritto alla terra promessa e a essere lasciato in pace, non saremo noi a poterlo fare.

     Iddio fece la promessa a Abrahamo e la mantenne con Giosuè, dopo aver stipulato il patto del Sinai. Quel patto è stato abolito (Eb 8,13) e la promessa, pur valida (Rom 9,4), non può essere mantenuta dal Signore, se non a queste condizioni: Israele deve prima accettare il patto fondato su migliori promesse, del quale Cristo è mediatore (Eb 8,6).

     Mancando ancora l’ultimo «riscontro, è prematuro ogni «avvicinamento» a Israele; noi credenti dobbiamo continuare a proclamare il Vangelo a tutte le genti, stando attenti a non confondere la seta del Regno di Dio con il tessuto ordinario del giudaismo rabbinico, erede ideologico del fariseismo del 1° secolo.

     Sono entusiasta del ricostituirsi d’una comunità giudeo-cristiana nel seno dell’ebraismo ma, concretamente, essa corre il rischio di non valutare bene chi sia il Messia.

     Gesù «rabbino»? Sì, lo fu; ma la sua interpretazione della Torah risente della missione che Iddio gli affidò: salvare Israele e il resto degli uomini dal peccato (Mt 1,21).

     Gesù «fariseo»? Sì, ma egli ripropose ai confusi religiosi del suo tempo i valori fondanti del fariseismo iniziale. Il fariseismo, diventato dottrina ufficiale nell’ebraismo, perse di vista le origini di genuino movimento di risveglio e riaccostamento agli insegnamenti della Torah. Gesù lo criticò aspramente (Mt 23).

     Gesù Figlio di Dio? Questa è la pietra di paragone, con la quale devono confrontarsi i nostri fratelli giudeo-messianici: accettarlo come tale o diluirsi in sette come gli Ebioniti e perdere di nuovo ciò che li rende ebrei completi e parte di quel «residuo eletto» secondo la grazia (Rom 11, 5).

     Io reputo utile, ma non essenziale, conoscere la giudaicità di Gesù. La mia conoscenza di Lui è avvenuta per fede (Gesù secondo lo Spirito) e solo successivamente ho approfondito la conoscenza dell’uomo.

     Mi piace lo sforzo dei credenti messianici nel sondare i Sacri Libri del NT, esso promette di dare frutti copiosi; ma senza dimenticare che il giudaismo non porta necessariamente a capire Gesù (Mt 16,16-17; Gv 3,9-12).

     Se la teologia farisaica (= dottrina ufficiale del giudaismo nel 1° secolo; l’istruzione religiosa era affidata a loro) fallì nel riconoscere il Messia in Gesù, anzi ne diventarono seri nemici, è evidente che lo sforzo intellettuale dei pensatori ebrei non ci aiuta a comprendere il Maestro.

     Occorre, poi, circoscrivere il «giudaismo», da cui proviene il Signore, rispetto al giudaismo più generale: ritengo che l’insegnamento degli Apostoli ci dia elementi più che sufficienti per conoscere appunto l’insegnamento che educò Gesù nella sua religione.

     Con questa premessa sono accettabili gli sforzi dei fratelli messianici, tesi a «riverniciare» Gesù del suo antico colore giudeo: ciò non offende né la mia fede, né la mia condizione di credente cristiano non ebreo.

     Dio benedica il suo popolo di qualunque razza e colore. {30-09-2010}

 

 

6. {Pietro Calenzo}

 

Evidentemente, il pastore Donato Mangia (ps.) ha evidenziato con un suo commento ciò che il suo cuore già palesava. Il commento, non certamente diplomatico nei confronti delle Assemblee dei Fratelli, lascia il tempo che trova e il Signore giudicherà i sentimenti di ogni cuore. Ringraziando il Signore, non tutti i carismofili di matrice evangelica hanno una tale «ricchezza» di linguaggio.

     Consiglio umilmente al pastore Donato Mangia (ps.), al fine di ravvivare una conoscenza più approfondita delle Assemblee dei Fratelli, di sfogliare le seguenti opere: «I Fratelli ieri oggi e la Bibbia» del compianto fratello Abele Biginelli, o anche «Per me vivere è Cristo. L’opera di Pietro Guicciardini» di D.D. Ronco, entrambi sono editi dalla Uceb - Fondi (Lt); o anche nell’opera degli storici Introvigne - Zoccatelli - Roldan - Macrina «Enciclopedia delle religioni in Italia» (edizioni Elle Di Ci), pp. 183-185.

     Dio benedica il tuo ministero e i tuoi carismi, Nicola. A te giunga il mio più fraterno e affettuoso abbraccio. Shalom. {30-09-2010}

 

 

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11. {Vari e brevi}

 

Antonio Capasso: Hai le mie stesse perplessità. {28-09-2010}

 

 

12. {Nota redazionale}

 

A distanza di molti anni, ho ricevuto la seguente lettera: Caro Nicola, in passato, come credo ricorderà, abbiamo avuto uno scambio epistolare di cui Le ho autorizzato la pubblicazione integrale di alcune mie email in risposta a quanto lei scrisse riguardo a Bob Hazlett. Di fronte ai suoi commenti a dir poco discutibili e che tuttora biasimo, ammetto di aver espresso con toni sarcastici e coloriti il mio dissenso, di cui faccio ammenda, la quale estendo anche a quei credenti della chiesa dei fratelli che si sono sentiti offesi dalla mia reazione. Comunque, al tempo della nostra diatriba ebbi l’occasione di spiegare e chiarire la mia posizione con il defunto fratello Rinaldo Diprose, autorevole responsabile della chiesa menzionata.

     Poiché credo che tali conversazioni non siano edificanti per la Chiesa, né utili per l’avanzamento del Regno di Dio, e dato che sono state effettuate diversi anni fa e non sono più d’interesse per nessuno, le chiedo, da fratello nel Messia, la cancellazione integrale dei contenuti e dei conseguenti commenti. In attesa della sua risposta la saluto con la pace del Messia. {28-06-2017}

     Ricordo che io allora avevo «scolorito» un po’ i suoi termini offensivi, a tratti pieni di coprofilia, per rendere un po’ più accettabili i suoi scritti per il vasto pubblico. In seguito a tale lettera, per pietas cristiana, ho deciso di dargli lo pseudonimo «Donato Mangia (ps.)», dietro cui si nasconde detta persona reale, che conosceremo solo noi due.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-EDIPI_conf_interroga_MT_AT.htm

28-09-2010; Aggiornamento: 03-07-2017

 

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