Una lettrice ha scritto a proposito di «Fuori tutti!
Incontri di liberazione. Ministero internazionale di
James e Kim Stanton»: «Cosa ne pensa di questa conferenza? Era mia
intenzione partecipare, ma dopo avere letto la recensione sulla conferenza
dell’apostolo Martin ho dei dubbi. Per cortesia mi può inviare un suo parere.
Grazie. Pace» (Francesca).
Le informazioni riguardano James e Kim Stanton dell’«International Full Gospel
Evangelists», il loro «Ministero Profetico di Liberazione» che vorrebbero sia
«fondato sulla Bibbia» e il «Seminario di guarigione e liberazione» annunziato
prossimamente per Torino. A organizzare tale conferenza è la Chiesa Evangelica,
via Muzio Clementi, 11 di Torino.
Quanto ho detto nel precedente
articolo, a proposito di Apostolo Martin e IdaHosa-Odiri, vale anche qui: in
tutto il NT da pentecoste in poi non esiste un solo caso di speciali
«riunioni di guarigioni», di «servizio di miracoli» o, come l’hanno formulato
altri, di «crociate di miracoli». Anche Atti 8,5-8 non riguardava una tale
«liberazione di massa» organizzata, poiché l’intenzione di Filippo non era
questa, ma di predicare l’Evangelo (vv. 4s); il resto avvenne in modo spontaneo,
senza una programmazione specifica. Resta comunque un caso isolato.
Mai nel NT si legge qualcosa del genere, che
invece si legge sul
sito di James e Kim Stanton a proposito della strutturazione della riunione:
«Lo Spirito Santo inizierà a chiamare le malattie e i nomi degli spiriti impuri,
dai quali la gente deve essere liberata. A questo punto James e Kim comandano a
queste cose di andarsene. Se questi spiriti sono presenti nella sala se ne
andranno. Ogni ospite rimane seduto sulla sua sedia, mentre questi spiriti
vengono chiamati fuori. Le persone riceveranno tramite Gesù un tocco e verranno
liberate e guarite». ● In effetti, qui si tratta della «pastorale esorcistica»,
un fenomeno di natura gnostico-esoterica (cfr. New Age), applicato alla cura
pastorale cristiana. Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella,
Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli: «La pastorale esorcistica», pp. 205ss;
«La pastorale esoterica: guarigione interiore», pp. 213ss.
Come possono quindi pretendere che «l’evangelista James
Stanton e sua moglie Kim di servire, «basandosi unicamente sulla Bibbia,
nell’insegnamento e nella pratica della liberazione e guarigione». Come possono
pretendere anche quanto
segue: «In questa occasione gli partecipanti dei seminari esperimentano
regolarmente liberazione dalle maledizioni generazionali e dai più differenti
pesi e fardelli, come: Depressione, Fobie e paure, Insonnia,
Povertà, Pensieri di suicidio, Asma, Cancro, Bronchite, Dipendenze di tutti
tipi, ecc.». Sorprende di vedere la «povertà»: non ha detto Gesù: «Beati
voi che siete poveri, perché il Regno di Dio è vostro» (Lc 6,20). Non
sta ciò in palese contrasto col cosiddetto «evangelo del successo»? (cfr. Gcm
2,5ss!).
Molti di questi fenomeni si basano sulla «dinamica di
gruppo» e sul fatto che molte malattie sono di carattere psicosomatico.
L’effetto della «dinamica di gruppo» è conosciuta non solo nella psicologia, ma
è usata anche in gruppi esoterici per ottenere gli stessi effetti. Per gli
aspetti generali della «pastorale esorcistica», vedi in Nicola Martella,
Entrare nella breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 384. Per gli aspetti legati alla guarigione
esoterica (anche quella addomesticata «biblicamente») cfr. vari articoli in
Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), pp. 202-230.
Mi sono chiesto perché, come è scritto, il «tempo
totale della riunione è da tre a quattro ore ca.». Ciò ha due motivi. Il primo è
il tempo sufficiente per creare l’atmosfera necessaria perché si stabilisca la
«dinamica di gruppo». L’altro elemento importante, connesso a all’ultimo e
basilare per esso, è la creazione della «passività» e della «attesa
miracolistica». Sulla «passività» quale elemento necessario all’interno dei
fenomeni occultistici cfr. Nicola Martella, «Passività»,
Entrare nella breccia, pp. 195-199. Sulla «passività» quale elemento necessario all’interno dei
fenomeni carismaticisti cfr. Nicola Martella, «Passività e coercizione»,
Carismosofia, pp. 60-68.
■ Si fa bene, quindi, a essere «prudenti come i
serpenti e semplici come le colombe», come ha consigliato Gesù stesso (Mt
10,16). Non è tutto oro ciò che brilla.
■ Si fa bene a non andare dietro a leader e a
esperti di qualsiasi genere, che si profilano come «guru evangelici». Nella cura
pastorale ho conosciuto credenti che sono migrati per anni da un «unto»
all’altro, cercando così di trovare il «depositario della potenza» sufficiente a
risolvere i loro problemi. Il risultato è stata una continua dipendenza
psicologica e spirituale dagli uomini.
Al riguardo non bisogna «praticare il “non oltre
quel che è scritto”, affinché non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno
dell’altro» (1 Cor 4,6). Ciò rende dipendenti come la droga da «tali sommi
apostoli» (2 Cor 11,5; 12,11), che tanto male hanno fatto già allora a Corinto.
Arrogando a sé poteri particolari e mischiando la Bibbia con pratiche di origine
esoterica, oppure semplicemente non centrando le questioni sull’Evangelo (la
causa vera), ma polarizzandole su aspetti concomitanti, resi centrali da loro,
si corre il rischio che essi si trasformino, anche inconsapevolmente e magari
solo col tempo, come segue: «Codesti tali sono dei falsi apostoli, degli
operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo» (2 Cor 11,13).
Ciò significherebbe confidare negli uomini. Il criterio di discernimento fu
posto da Paolo sull’Evangelo — anche a costo di ammettere la propria debolezza
(1 Cor 2,1ss; 4,10; 9,22; 2 Cor 11,29s) e di ammettere d’essere rimasto lui
stesso senza la guarigione sperata (2 Cor 12,5.9s). I suoi avversari, invece,
ponevano l’accento sulla loro potenza spirituale e sulle loro presunte capacità,
accreditando così da sé (2 Cor 10,12) e prendendo influenza su persone e chiese,
per le quali non avevano lavorato, ma di cui si gloriavano quanto ai risultati
(2 Cor 10,13-16).
■ Si fa bene a non scavalcare la chiesa locale e gli
anziani, per nessuna ragione, poiché questa è la pratica normale per una cura
pastorale biblica (Gcm 5,14s).
■ Si fa bene a tagliare rettamente la Parola, la sola
che non render confuso (2 Tm 2,15), e a usarla come «unico criterio» per
discernere gli spiriti (1 Gv 4,1). Ciò significa che bisogna diffidare di
persone che spostano gli accenti dalla semplicità dell’Evangelo («semplicità e
dalla purità rispetto a Cristo», 2 Cor 11,3) ad altri contenuti, anche da quelli
che pongono al centro questioni che al tempo del NT erano solo aspetti
concomitanti e operati dal Signore di suo arbitrio rispetto a chi annunciava la
Parola (At 14,3; Eb 2,3s).
■ Si fa bene a guardarsi da particolar «unti», poiché
ogni cristiano biblico è, per definizione, un «unto». Da quanto in Antiochia per
la prima volta i discepoli furono chiamati «cristiani», ossia «unti» o «seguaci
all’Unto» (At 11,26), non ci sono fraintendimenti. Il NT è pieno di giochi di
parole, comprensibili nella lingua originale, ad esempio: «Ora, Colui che con
voi ci rende fermi nell’Unto e che ci ha unti, è Dio, il quale ci ha pure
segnati col proprio sigillo, e ci ha data la caparra dello Spirito nei nostri
cuori» (2 Cor 1,21s). Che cosa si vuole di più? Un altro Unto, un altro
Evangelo? (Gal 1,6ss).
Si veda in 1 Gv 2,18ss il gioco di parole fra Cristo (=
Unto), l’anticristo (= [colui che si pone] al posto dell’Unto) e l’unzione (anti-
= al posto di). Giovanni mise in guardia contro «quelli che cercano di
sedurvi» (v. 26). Tali non erano dei «contro Cristo», ma degli «al posto di
Cristo». Non erano pagani, ma uomini «usciti di fra noi» (v. 19). Quindi,
non tutto è oro ciò che brilla.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Minist_prof_liberaz_EnB.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 02-07-2010 |