L’Alleanza Evangelica Italiana ritiene che il tema della libertà religiosa sia importante e urgente per l’Italia.
Per sollecitare l’opinione pubblica, i mass-media, il Parlamento e
quant’altri, essa organizzò a Roma nel 1999 un pubblico raduno degli
evangelici a favore della la libertà religiosa. Nel giugno del 2007 si
intende replicare. Le intenzioni dichiarate sono le seguenti: «Sarà
un’occasione in cui, come popolo evangelico italiano, ci troveremo nella
comunione che il nostro Signore Gesù ci ha donato, renderemo testimonianza
pubblica della nostra fede e daremo voce alle nostre preoccupazioni per la
libertà religiosa nel nostro Paese e nel mondo. Nel centro di Roma, risuonerà la
voce del popolo di Dio per la libertà religiosa! È importante essere convinti,
uniti e tanti!». Pensando ad alta voce, le domande, che sorgono,
sono le seguenti: ■ Raduni del genere sono veramente un’occasione di
comunione fra gli evangelici? (che cos’è la «comunione»?). ■ Si tratta veramente di occasioni, in cui si rende
testimonianza pubblica della «nostra fede»? ■ Si darà veramente voce alle preoccupazioni degli
evangelici per la libertà religiosa e ci sarà veramente chi capirà e accoglierà
il preciso messaggio (opinione pubblica, mass-media, Parlamento, ecc.)? ■ Perché il popolo di Dio dovrebbe far risuonare la
voce sua per la libertà religiosa? ■ Perché si deve essere convinti, uniti e tanti? Sarà
veramente così? ■ Perché scegliere questa via? Servirà? Non ce ne sono
altre?
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esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Alleanza Evangelica Italiana} ▲
La libertà religiosa è la madre di tutte le libertà, in quanto investe la
libertà di coscienza, di pensiero e di professione pubblica della fede di
ciascuno. Toccando la libertà religiosa, si tocca tutto il sistema a
salvaguardia della libertà di tutti. La libertà religiosa non interessa solo le
minoranze, ma è un principio di civiltà che deve interessare tutti,
indipendentemente dal credo e dall’appartenenza di ciascuno. La libertà
religiosa rappresenta lo sfondo dove ricercare un’efficace politica sociale
attenta alle differenze (anche religiose), dove incoraggiare scelte segnate da
una tolleranza genuina che non camuffa le diversità e da un’azione che sostiene
l’integrazione, il dialogo plurale per il bene comune, la tutela dei diritti
umani e la partecipazione democratica. Per le nostre convinzioni e per la nostra storia, siamo
totalmente persuasi della necessità di promuovere la libertà religiosa. I nostri
rapporti con lo Stato italiano variano, ma siamo tutti uniti nel ritenere che
sia arrivato il momento che anche in Italia sia approvata una buona legge sulla
libertà religiosa, da molti anni attesa e sempre ingiustamente procrastinata. ■ 1. Che siano definitivamente abrogati i residui di
legislazione fascista sui «culti ammessi», che discriminano le minoranze
religiose. In uno Stato democratico non ci sono «culti ammessi», ma a tutti
viene riconosciuta la piena libertà religiosa. ■ 2. Che la legge sulla libertà religiosa non
discrimini le chiese e le comunità religiose prive di personalità giuridica. Se
così fosse, la legge sarebbe portatrice di ulteriori penalizzazioni per le
minoranze religiose prive di personalità giuridica e, invece di andare verso
l’uguaglianza delle confessioni, introdurrebbe un altro livello di trattamento,
a detrimento delle realtà più piccole. ■ 3. Che le confessioni religiose che hanno chiesto
l’intesa, la ottengano in tempi ragionevoli, dando piena attuazione all’art. 8
della Costituzione. ■ 4. Che il Governo italiano si faccia interprete della
denuncia delle gravi violazioni della libertà religiosa che si verificano in
molti Paesi a danno delle minoranze, tra cui quella evangelica, e si attivi per
trovare forme concrete di soluzione a livello bilaterale e internazionale. ■ 5. Che, oltre alla legge sulla libertà religiosa, in
Italia si realizzi un effettivo quadro di pluralismo nell’informazione e
nell’accesso ai mezzi di comunicazione di massa. Ciò riguarda soprattutto il
Servizio pubblico, il cui compito istituzionale è di rappresentare anche la
pluralità religiosa e culturale del nostro Paese, ma che sovente vede la
presenza evangelica del tutto ignorata. ■ 6. Che il principio della laicità dello Stato sia
affermato e realizzato per evitare l’ingerenza delle confessioni religiose nelle
prerogative dello Stato e la tentazione dello Stato d’interferire nelle
legittime attività delle confessioni religiose. Anche la laicità è al servizio
della libertà religiosa.
Facciamo nostre le parole del Patto di Losanna (1974): «Tutti i governi hanno
avuto da Dio il mandato di assicurare le condizioni di pace, di giustizia e di
libertà nelle quali la chiesa può ubbidire a Dio, servire Cristo il Signore e
predicare l’Evangelo senza interferenze. Per questo preghiamo per i capi delle
nazioni e chiediamo loro di garantire la libertà del pensiero e della coscienza,
come pure la libertà di praticare la religione e farla conoscere secondo la
volontà di Dio e conformemente alla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo» (§ 13).
(Dal manifesto programmatico della «Alleanza Evangelica Italiana» in vista del raduno per la libertà religiosa a Roma del 23/06/2007)
2.
{Barbara Venturello} ▲
«Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche,
preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re
e per tutti quelli che sono costituiti in autorità affinché possiamo
condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. Questo è
buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che
tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità»
(1 Timoteo 2,1-4, Versione Nuova Riveduta)
Quando ho letto il tema e l’introduzione non ho potuto che pensare (tra
le altre cose) a questo versetto.
Non so cosa si intenda per «comunione», ma sono convinta che il
Signore ci invita come popolo a fare preghiere e intercessioni.
Sarei d’accordo che si facesse una giornata di questo tipo e non una
rivendicazione «politica e sensibilizzante sul tema della libertà
religiosa».
Io credo che Dio ci abbia dato la preghiera quale strumento per
affrontare le situazioni. Nel caso specifico ci insegna che non dobbiamo
rivendicare la libertà, sbandierando chissà quale diritto, ma pregare per
i nostri governanti (magari pubblicamente, coinvolgendoli), affinché ci
sia pace e ogni uomo (compresi loro) sia salvato.
Non credo che mi assocerò all’iniziativa, a meno che non scopra che ho
frainteso il «taglio» della manifestazione.
Voglio anche esprimere che in Italia NON possiamo permetterci
lamentele, siamo fortunati, perché nessuno ci imprigiona, se
pratichiamo la nostra fede!
Esprimo in poche righe i miei pensieri e paure in merito a questa
libertà religiosa tanto proclamata: ■ 1. Nel medio o lungo
periodo ci si verrebbe a trovare con una serie di sette, settine e
settarelle (anche dichiaratamente sataniche) con piena libertà e potere di
celebrare culti, rivendicare diritti, chiedere sussidi... ■ 2. In un mondo di
caos e relativismo, verrebbe a mancare, ancor più di quanto già sia, la
possibilità di offrire alle persone la Vera Luce Eterna, perché sarebbe
offuscata da tante lucine a intermittenza. ■ 3. Credo che gli
evangelici (in quanto a movimento) non si possano definire «il popolo di Dio»,
perché cadono anche loro (come tutti gli altri) nell’errore di ritenersi l’unico
canale scelto dal Signore per rendere nota la sua Verità.
Stiamo attenti a non cadere nell’ipocrisia. Sarei molto favorevole (se
già non si sta facendo) a trovare un modo per superare veramente le
nostre divisioni interne.
{04-2007}
3. {Roberto Amadio} ▲
È un piacere leggere il tuo sito, e in questo
tema vedo molte
questioni culturali inespresse che influenzano in maniera sostanziale
l’argomento della libertà religiosa. Sono uno studente lavoratore presso la
terza Università statale di Roma che ha preso una posizione chiara in favore di
Dio del tipo Giosuè 24,14s.
La prima considerazione è nel concetto e nella cultura, in cui viviamo e
da cui proveniamo, che consiste nell’esprime che tutto è un diritto
privo di doveri. Spesse volte incontro giovani all’università e
fuori che pretendono rispetto senza aver nessuna cura di darne o vivono
con unica regola di non essere infastiditi, sentenziando contro ciò,
che non si conosce. Si parla cioè di Dio, senza aver neppure letto
la sua Parola, e si giudica e interpreta tutto alla luce del proprio
bagaglio post-modernista, costruito come il contenuto di un carrello al
supermercato, aggiungendo elementi anche discordanti, ma pur sempre
comodi e privi di responsabilità o doveri, seppur elementari, come la
conoscenza reale, diretta dalla fonte, restando intrappolati nella
cultura del pregiudizio, anche xenofobo.
Ricordo con gioia la passeggiata al centro di Roma del 1999 e di
come è stata
strumento più politico che di fede, con il mio disappunto. Rimanendo
anche di sasso nel notare come solo i piccoli mass-media avevano il
coraggio di farne la cronaca senza censura, ma con commenti che di
giornalismo non avevano affatto l’aspetto. Dunque ancora non ho deciso
se partecipare o no, pur avendo collaborato con l’Alleanza Evangelica
Italiana. C’è un detto: «Oneri e onori», che esprime
sinteticamente le due facce di una stessa medaglia: il cristiano è tale
sia in pubblico che in privato. Dichiararsi cristiano implica coerenza e
reputo sconcertante che i miei amici e colleghi siano stupiti di come
Cristo influenza il mio tempo e le mie scelte, lo sanno e basta,
anzi se lo aspettano.
Forse già ho risposto ad alcune tue domande, ma vorrei osservare che la
testimonianza è quella che conta. Spero che sorga una classe dirigente
anche politica realmente cristiana, che fa scelte e leggi tali, che vive
alla luce del sole tanto da non temere foto scandalo, in quanto non ha
nulla da nascondere; essa va incoraggiata. Spero anche che la gente in
Italia si svesta della sufficienza culturale, composta di
pigrizia, ignoranza o pregiudizio, e si rivesta di responsabilità,
così ricercare ciò, che è vero, e discernendo di che spirito è questo
mondo. L’italiano sarà libero, se sarà disposto, spendendo tempo, a
mettersi in discussione, nel cercare la verità con sincerità e
nell’abbracciarla. Altrimenti è tempo perso. {04-2007}
4. {Paul Minder} ▲
Caro Nicola, [...] alle tue domande se ne potrebbero aggiungere
altre come: «E poi vorremmo trovarci al fianco di Musulmani, Buddisti,
testimoni di Geova, ecc.. e batterci insieme a loro per dei diritti che…
?». Intanto grazie per le mail, che leggo sempre con interesse. {04-2007
5. {}
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6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {}
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►
È vietato pregare con i pazienti {Nicola Martella} (A)
►
Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Evangelici_liberta_religiosa_UnV.htm
24-04-2007; Aggiornamento: 18-07-2012 |