Una lettrice ci ha presentato la seguente questione.
Caro fratello Nicola, avrei una domanda da farti. Mi sto chiedendo
se partecipare o meno alla «Marcia per la libertà religiosa e il
pluralismo dell’informazione», promossa dalla
Alleanza Evangelica.
Probabilmente non potrò andarci per altri motivi, ma vorrei farmi
un’idea sulla questione e vorrei sapere cosa tu ne pensi. Io non
saprei....
Grazie mille, Dio ti benedica. {Dora Diddio, ps.; 04-06-2010} Ad
aspetti rilevanti di tale questione rispondiamo qui di seguito. |
1. LA MIA RISPOSTA: Non sono un uomo fatto per le
marce; nella mia vita ne ho fatto solo una, chiamata «marcia per
Gesù», e per me, che preferisco fare lo studioso, mi basta. Non che sia
inutile farle, ma ognuno ha la sua vocazione; io personalmente ho molto
da fare in altri settori e non mi tiro certo indietro nel fare la mia
parte.
Devo però ammettere che in qualunque modo legittimo prendiamo
posizione a favore della libertà religiosa e per il pluralismo
dell’informazione, ciò è una cosa buona. Non viviamo fuori della società
e non possiamo disinteressarci dei fenomeni che la coinvolgono. I
cristiani biblici devono sostenere le forze più sane della società e
opporsi al male in essa.
Se pensiamo che tanto le restrizioni della libertà riguardano
solo gli altri, siamo irrealistici, poiché dopo potrebbe arrivare una
dittatura e con essa, quindi, anche il nostro turno. Così fu in
Germania al tempo, in cui i nazionalsocialisti crearono un perverso
consenso contro i Giudei, dando loro la colpa per tutti i mali del
paese. Poi le leggi razziali vennero anche in Italia. Anche altri gruppi
vennero discriminati o addirittura proibiti.
I possibili dittatori di domani sono abili oggi a discreditare
singoli gruppi nella società, proiettando in loro il male assoluto, per
poi accreditare se stessi come gli «uomini della provvidenza» o
«salvatori della patria». Una delle manovre, che portano avanti,
è proprio limitare la libertà di tali gruppi e richiedere il controllo
dell’informazione mediante leggi speciali. Screditare la magistratura e
i giornalisti, per poi limitarne la libertà e prenderne possibilmente il
controllo, non è avvenuto soltanto nel nazismo e nel fascismo, ma è
presente nel manifesto programmatico del massone Lucio Gelli, gran
maestro della «P2» (Propaganda Due), che alcuni suoi seguaci
vorrebbero veder realizzato in Italia e che stanno lavorando in tal
senso. [Link esterni: ►
P2; ►
Licio Gelli]
2. STRALCI DEL DOCUMENTO DELL’AEI:
Cito alcuni passaggi del
documento dell’Alleanza Evangelica sulla questione, a prescindere da
tale evento particolare (la formattazione è redazionale).
La libertà religiosa è la madre di tutte le libertà in quanto investe la
libertà di coscienza, di pensiero e di professione pubblica della fede
di ciascuno. Toccando la libertà religiosa, si tocca tutto il sistema a
salvaguardia della libertà di tutti. La libertà religiosa non interessa
solo le minoranze, ma è un principio di civiltà che deve interessare
tutti, indipendentemente dai credi e dall’appartenenza di ciascuno. La
libertà religiosa rappresenta lo sfondo, dove ricercare una efficace
politica sociale attenta alle differenze (anche religiose), dove
incoraggiare scelte segnate da una tolleranza genuina, che non camuffa
le diversità, e da un’azione che sostiene l’integrazione, il dialogo
plurale per il bene comune, la tutela dei diritti umani e la
partecipazione democratica.
Per le nostre convinzioni e per la nostra storia, siamo totalmente
persuasi della necessità di promuovere la libertà religiosa. (…)
anche oggi siamo uniti nel chiedere:
■ 1. Che siano definitivamente abrogati i residui di legislazione
fascista sui «culti ammessi» che discriminano le minoranze
religiose. In uno stato democratico non ci sono «culti ammessi», ma a
tutti viene riconosciuta la piena libertà religiosa.
■ 2. Che sia approvata una legge quadro sulla libertà religiosa,
che estenda a tutte le confessioni religiose interessate i punti
salienti delle intese che sono già legge dello Stato.
■ 3. Che le confessioni religiose, che hanno chiesto l’intesa, la
ottengano in tempi ragionevoli, dando piena attuazione all’art. 8 della
Costituzione.
■ 4. Che il Governo italiano si faccia interprete della denuncia delle
gravi violazioni della libertà religiosa che si verificano in molti Paesi
a danno delle minoranze, tra cui quella evangelica, e s’attivi per
trovare forme concrete di soluzione a livello bilaterale e
internazionale.
■ 5. Che, oltre alla legge sulla libertà religiosa, in Italia si
realizzi un effettivo quadro di pluralismo nell’informazione
e nell’accesso ai mezzi di comunicazione di massa. La libertà religiosa
è innanzitutto libertà di coscienza e di culto, ma poi deve essere
intesa anche come libertà concreta d’esercizio e di diffusione del
proprio credo. Non è infatti sostenibile — nella prospettiva d’un
riconoscimento completo dei diritti umani — enunciare principi che poi
non trovino riscontro tangibile nelle procedure amministrative, nei
regolamenti urbanistici o nella gestione dell’ordine e dello spazio
pubblico. Ciò riguarda soprattutto il Servizio pubblico della RAI,
il cui compito istituzionale è di rappresentare anche la pluralità
religiosa e culturale del nostro Paese, ma che sovente vede la presenza
evangelica del tutto ignorata. L’esposto del 23/1/2007 all’Autorità per
le garanzie nelle comunicazioni ha evidenziato una situazione di grave
sottorappresentazione del pluralismo religioso, senza suscitare alcuna
risposta adeguata. Pur rispettando la presenza del cattolicesimo romano,
l’Italia non è solo cattolica e questo la RAI non può più ignorarlo.
[…]
3. ASPETTI CONCLUSIVI: Tenere alta la guardia
anche come credenti, è sensato. Di là dai propri gusti (e tempo a
disposizione), ossia se marciare o meno, difendere oggi i valori di
libertà e di pluralismo per tutti, significa impedire che un giorno essi
vengano negati a ognuno di noi. Nel mondo c’è gente che viene condannata
e imprigionata (se non peggio) soltanto per aver espresso la propria
opinione. Certo, io preferisco più scrivere che marciare, ma le due cose
non sono in contrasto fra loro.
Termino con una massima, che ho scritto tempo fa e che ho
ritrovata. Si adatta benissimo a questo tema: «È meglio avere persone,
che dissentono da me, che avere io l’obbligo di aderire a un “pensiero
unico”, imposto dall’altro. Per me è più tollerabile la diversità di
opinione che una dittatura delle idee; alla prima posso dissentire in
libertà, alla seconda posso dissentire soltanto con gravi conseguenze
per me e per altri».
►
Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Gli evangelici e la libertà religiosa {Nicola Martella} (T) ► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Liberta_pluralismo_UnV.htm
09-06-2010; Aggiornamento: 20-07-2012 |