Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LIBERTÀ RELIGIOSA E PLURALISMO DELL’INFORMAZIONE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione». Le reazioni a questo scritto sono variegate. Il tutto ruota intorno al fatto se i cristiani biblici possano anche avere una coscienza civile in uno Stato democratico e chiedere che ciò, che la Costituzione proclama in tema di diritti civili e religiosi, venga anche attuato nella pratica senza discriminazioni. Dal tempo del fascismo in poi, quando il cattolicesimo romano fu dichiarato religione di Stato e tutti gli altri culti furono relegati allo stato di «culti ammessi», l’evangelismo italiano non si è ancora scrollato di dosso una certa sindrome di «resto fedele durante la gran tribolazione» (tanto più che esso crede in genere che sarà il residuo d’Israele a passare per tale «giorno del Signore»!). Come vedremo, reclamare diritti costituzionali è per alcuni già un sintomo inquietante di compromesso col «mondo», di ecumenismo, di sincretismo o di apostasia; oppure paventano che si possa diventare come la chiesa romana.

     Essi non pensano lontanamente che vedere realizzati i propri diritti civili e religiosi, significa una grande chance per le chiese locali e per la testimonianza, senza subire discriminazioni e angherie burocratiche. Eppure magari le stesse persone fanno vertenze sindacali, quando sono scavalcati i propri diritti sul posto di lavoro; oppure fanno esposti alle competenti autorità, quando altri, perché raccomandati, vengono preferiti a loro, che hanno il punteggio migliore. La lista potrebbe continuare.

     Ci chiediamo se gli apostoli abbiano mai fatto uso dei loro diritti civili, per preservare la loro incolumità e a causa dell’opera del Signore.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Rita Fabi

2. Edoardo Piacentini

3. Rita Fabi

4. Fortuna Fico

5. Luca Matranga

6. Nicola Martella

7. Michele Attruia

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Rita Fabi}

 

Contributo: Sinceramente, dopo aver letto tutto, io non riesco a dichiararmi d’accordo, affatto, a una marcia per il riconoscimento della libertà religiosa, che secondo me, può essere la via di apertura all’ecumenismo, e del sincretismo religioso. Noi cristiani non siamo chiamati da Dio per vedere riconoscere i nostri diritti, ma per incalzare le persone al ravvedimento, e neanche ci viene detto che avremo pace in questo mondo, ma che anzi saremo perseguitati per il fine del nostro evangelo. So che finché siamo nel mondo, dobbiamo riconoscere le autorità e le loro leggi, ma non per questo penso che avere riconosciuti i diritti religiosi, ci possa esimere dal promulgare la verità di Dio; anzi, in un certo qual modo, penso che se la via fosse più facile, ci si potrebbe adagiare a un cristianesimo di comodo che, andando di pari passo con lo stato di diritto, ne abbracci anche le cosiddette regole mondane, come è stato per la chiesa cattolica. Quest’ultima, infatti, ha sempre proclamato la libertà religiosa dei cittadini, ma solo per portare avanti se stessa e il proprio potere. Secondo me, il vero cristiano è conscio di dovere vivere nella tribolazione, specialmente nei tempi finali, per cui sa bene che non ci sarà vera libertà religiosa, se non per coloro, che saranno asserviti al potere mondano «Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello, e con la parola della loro testimonianza; e non hanno amato la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte».(Apocalisse 12,11). {18-07-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Sebbene io non sia fatto per marce, passeggiate e manifestazioni pubbliche di massa, tuttavia devo affermare che, per amor di verità, la testimonianza cristiana e la richiesta del riconoscimento dei diritti civili, garantiti dalla Costituzione, non sono in antitesi. Neppure vedersi garantiti i diritti civili, deve portare inesorabilmente a perdere lo zelo, ma è il contrario per i discepoli fedeli. Vedersi riconosciuti i diritti nella pratica, che la Costituzione già sancisce — potersi radunare senza timori, poter avere permessi per evangelizzare senza ogni volta dover sottostare al capriccio dei funzionari, poter dichiarare pubblicamente le proprie convinzioni senza temere il peggio o essere perseguitati — è una cosa positiva.

     Paolo, il grande predicatore delle genti, non rinunciò ai suoi diritti, quando la sua vita era in pericolo e, anzi, si aspettò delle pubbliche scuse (At 16,37ss; At 22,25ss), e quando, come cittadino romano, si appellò al tribunale di Cesare, pur di sfuggire alle mani dei Giudei, che si erano accordati per fargli la pelle (At 25,11s.21; 26,32; 28,19).

     Come cristiani biblici non vogliamo diritti specialiprivilegi, ma soltanto quelli riconosciuti dalla Costituzione per tutti i cittadini italiani e per tutte le chiese e organizzazioni religiose.

 

 

2. {Edoardo Piacentini}

 

La marcia per il riconoscimento della libertà religiosa deve avere, secondo il mio parere, lo scopo di denunciare al mondo intero la mancanza in Italia di una legge quadro sulla libertà religiosa, legge che ogni paese democratico ha; a ciò si aggiunga di far comprendere agli italiani tutti, compreso le istituzioni e i partiti politici, che c’è una norma della Costituzione della Repubblica Italiana del 1948, che ancora non è stata attuata, in spregio ai principi fondamentali e ai valori stabiliti dai Padri Costituenti. Mi riferisco all’articolo 8, che sancisce che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere «dinanzi alla legge» e che a quelle diverse dalla cattolica viene riconosciuto lo stesso regime di rapporti con lo Stato, per tutelare le loro specifiche esigenze, mediante accodi (le cd. «intese»). Ebbene, la legge a cui fa riferimento l’art. 8 comma 1 della Costituzione non è stata ancora promulgata, tant’è che risulta ancora in vigore la normativa del periodo fascista sui «culti ammessi»: la legge n. 1159 del 24 Giugno 1929 e il relativo regolamento di attuazione approvato con R.D. n. 289 del 28 Febbraio 1930, cui la Corte Costituzionale, con qualche sentenza, ha apportato solo taluni aggiustamenti.

     È inutile dire che è vergognoso, come è vergognoso e scandaloso che lo Stato Italiano abbia stipulato le intese con la Tavola Valdese, l’Unione delle Chiese cristiane avventiste del settimo giorno, le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane, l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia e la Chiesa evangelica luterana in Italia, considerato che le stesse sono leggi speciali in deroga a una legge generale sulla libertà religiosa, che in Italia non esiste, a meno che non si consideri tale legge generale la famigerata normativa dei culti ammessi, che è una legge razziale fascista, emanata dal governo Mussolini molti anni prima, che venisse promulgata la Costituzione del 1948, riferita esclusivamente alle confessioni di minoranza, che portò una serie di gravi restrizioni alla libertà dei culti e diede avvio a un periodo di sempre crescente ostilità verso le minoranze religiose. In molte città, soprattutto nel nord Italia, le amministrazioni comunali, riferendosi a queste norme tuttora vigenti in Italia, escogitano penosi espedienti per impedire la libera associazione per preghiera o attività comunitarie degli immigrati e finanche degli italiani non cattolici.

     È vero, come, dice la sorella Rita Fabi, che la Bibbia insegna che non avremo pace in questo mondo, ma che anzi saremo perseguitati a causa dell’Evangelo, ma ciò non toglie che, vivendo in un paese democratico, i credenti possano liberamente manifestare, per vedere riconosciuti i loro diritti inalienabili; e credo che sia un dovere farlo, non solo per noi evangelici, ma per chiunque professi un credo religioso diverso dalla «religione di Stato». Sarà, poi, la nostra predicazione e il nostro esempio a convincere i cuori, che siamo nella Verità. Ora, però, uno Stato, che si definisce democratico — che ha combattuto una guerra civile, per vedere affermate delle libertà, negate per oltre vent’anni dall’odiosa dittatura fascista, e per molti secoli da quell’ancora più odiosa del Vaticano — ha diritto di avere una legge, che conceda a tutti i cittadini la libertà di professare il proprio credo religioso, senza discriminazione alcuna. Dio ci benedica. {18-07-2012}

 

 

3. {Rita Fabi}

 

Contributo: Sicuramente posso capire questo tuo proposito, caro Nicola, però a tal senso mi vengono in mente le lettere alle sette chiese e mi viene da riflettere che le uniche due chiese, su cui Gesù non aveva da ridire, fossero proprio le due chiese che avevano avuto, l’una più tribolazioni, e l’altra all’apparenza meno forza, come la chiesa di Smirne e quella di Filadelfia. È proprio nella persecuzione e nella mancanza di forza che l’uomo si rivolge maggiormente a Dio, a Lui si affida completamente, e trova in Lui il proprio sostegno. Sarà un caso che le uniche due chiese approvate siano queste? {18-07-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Quando parliamo di un tema, ci sono argomenti scritturali diretti e quelli derivati. Io ho indicato quelli confacenti al tema, ossia nel caso in cui l’apostolo Paolo ha fatto uso dei diritti, che la legge romana gli garantiva. Tu porti degli argomenti secondari, basati sul silenzio, usando testi che non affrontano la questione dei diritti civili. Affidarsi al Signore e trovare in Lui il proprio sostegno, non sta in contraddizione con l’usare i propri diritti, garantiti dalla legge. Gesù non subì passivamente d’essere maltrattato, ma chiese al soldato: «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18,22).

     Quindi, se sei in grado, trova argomenti diretti e confacenti al tema riguardo all’uso o rinuncia dei propri diritti civili. Ti faccio un esempio a te vicino come insegnante. Se nella graduatoria dell’insegnamento ti spettano dei diritti per legge, ma qualcuno ti scavalca per raccomandazione o per altro, ritieni che sia incompatibile con la fede in Cristo reclamare dal provveditorato il ristabilimento dei diritti, che ti spettano?

     Ecco un altro esempio reale, proveniente dalla vita di chiesa. Come chiesa locale facciamo una domanda per occupazione di suolo pubblico ai fini di un’evangelizzazione. La risposta non arriva. Andiamo a sollecitare, ma la domanda è sparita. Ne facciamo un’altra, e la risposta non arriva. Riandiamo a sollecitare, ma il comune dice che è la polizia municipale, che blocca tutto ancora; quest’ultima dice che è l’assessorato. Segue uno snervante ping-pong. Infine, tira e spingi, la domanda viene approvata… ma con una sorpresa: ci viene impedito l’uso di un megafono o altoparlante. Praticamente è impossibile evangelizzare. L’assessorato e la polizia si palleggiano le responsabilità e adducono motivi di quiete pubblica. Eppure, poi, viene regolarmente il tempo delle processioni cattoliche con megafoni e microfoni, con fuochi d’artificio per le strade e quant’altro fino a notte fonda. Non è un’ingiustizia, visto che la legge riconosce gli stessi diritti civili e religiosi, almeno nella Costituzione?

     La lista di tali cose potrebbe continuare...

 

Replica (Rita Fabi): Grazie, Nicola, di avermi fatto questi esempi, e certamente da un punto di vista del genere, pretendere una parità di considerazione, è più che legittimo; e comprendo che sia importante ottenere la possibilità di evangelizzare alla luce del sole, con tutti i mezzi disponibili, senza vedersi respingere le varie possibilità in base a leggi, che non hanno una visione corretta dei diritti delle minoranze religiose. Resto comunque dell’avviso che nei casi, in cui la politica entra nella vita cristiana, si debba sempre avere un corretto discernimento; infatti, su questi discorsi ho visto che molto spesso si va più verso un ecumenismo religioso, al fine di ottenere i riconoscimenti cercati, che verso un proprio cammino paritario ma separato. Però, sono concorde che, visto che la Costituzione riconosce tali diritti, si debba cercare di ottenerne l’applicazione. {19-07-2012}

 

Osservazioni (Edoardo Piacentini): Invece è proprio il contrario; se in Italia manca una legge quadro sulla libertà religiosa, ciò accade perché, pur affermando di essere uno stato laico, in realtà la religione di Stato impedisce di fatto, attraverso i suoi rappresentanti al Parlamento, che venga emanata una normativa, che riconosca l’uguaglianza dinanzi alla legge a tutte le confessioni religiose, diverse dalla religione cattolica, così come previsto dall’articolo 8 primo comma della Costituzione della Repubblica Italiana. Non vedo, pertanto, in che modo si possa favorire l’ecumenismo, se la minoranza evangelica protesta e manifesta per ottenere una legge sulla libertà religiosa, che il cattolicesimo assolutamente non desidera che sia emanata in Italia. {19-07-2012}

 

 

4. {Fortuna Fico}

 

Lo trovo giusto, anch’io voglio avere quei diritti, che mi spettano per legge, senza per questo cadere in una etichettatura da «organizzazione religiosa», ma solamente godere di quella tranquillità di poter esprimere liberamente la mia fede, in un locale, per strada, e ovunque ne abbia la possibilità di farlo! {20-07-2012}

 

 

5. {Luca Matranga}

 

Ho letto l’articolo e devo dire che sono pienamente d’accordo con te. In fondo non è vero che dovremmo pregare per avere la possibilità di riunirci in tranquillità e pace. Poi la libertà religiosa non deve essere un qualcosa, che ti viene concesso in un caso sì e in un caso no; gli esempi, che porti nell’articolo, sono lampanti. Ho di recente commentato un filmato, dove la pastora Roselen Boerner Faccio diceva che è male, se i credenti non sono perseguitati; e ci sono altre persone, che la pensano così, perché si dice che nella persecuzione si diventa più «credenti». Questo magari è vero, perché sovente la sofferenza fa stringere legami d’amore fraterno più forti, ma chiedere la persecuzione per avere un migliore accordo, è come invocare la schiavitù per essere costretti a fare le cose; è essere un po’ come gli asini, che senza bastone non danno ascolto. Cerchiamo piuttosto di capire l’importanza della libertà di religione come una possibilità, che ci viene data per lavorare per Dio in maniera più efficace e senza impedimenti. {20-07-2012}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Da nessuna parte nella Bibbia i credenti hanno invocato tribolazioni e angherie come toccasana per esercitare ubbidienza, fedeltà e unità. Questa è anche una malsana idea, poiché la «pressione» esterna può avere imprevedibili effetti e portare alla disperazione (cfr. i tanti salmi). I credenti fedeli sono tali in tutte le circostanze e non invocano il peggio, perché si stia spiritualmente meglio. Le condizioni esistenziali difficili vengono da sole e chi ha imparato a essere contento nello stato, in cui si trova, in buona e cattiva sorte, potrà servire Cristo sempre e comunque (Fil 4,11ss).

     Perché non usare la libertà, che abbiamo per servire meglio il Signore? Chi ha la garanzia di come reagirà, se messo sotto pressione?

     I tempi difficili servono specialmente a una cosa: a separare il grano dalla pula, i credenti rigenerati e fedeli dai credenti dalla grazia a buon mercato; i primi sono sempre al servizio del Re, succeda quel che succeda, i secondi cercano soltanto prosperità e potenza e in tempi di grande pressione si dileguano come la rugiada al sole. «...il tempo è vicino. Chi è ingiusto continui a praticare l’ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora» (Ap 22,10s).

     Fintantoché abbiamo una Costituzione democratica, che ci garantisce libertà e ci permette di reclamare i nostri diritti, usiamo le possibilità e le occasioni. Molti cristiani biblici nel mondo, che oggigiorno sono angariati e perseguitati, volentieri cambierebbero il posto con noi; certamente non capiscono chi invoca quello, che essi già hanno, nell’illusione che ciò produrrà un progresso spirituale. È strana la logica di certi cristiani occidentali di formazione mistica o massimalista! Certamente farebbe loro molto bene una trasferta temporanea altrove nel mondo, come pure ai cristiani all’acqua di rose e a quelli della grazia a poco prezzo e alla ricerca di prosperità e potenza nel nome di Cristo!

 

 

7. {Michele Attruia}

 

Contributo: Anche quando il Signore permette che passi attraverso altre prove, che non siano solo le restrizioni della libertà di professare la propria fede, anche lì c’è formazione e occasione di valutazione e crescita! {21-07-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Le avversità sono un banco di prova. Che Dio usi le prove per formare, è vero. Tuttavia, come si sa, non tutti le superano. E chi le supera, non sempre lo fa al meglio, rimanendo non di rado con le ossa rotte. Altri ne escono come il metallo puro dal crogiolo.

     In ogni modo, è meglio servire Dio in giustizia e pace, che pensare che le avversità possano essere la medicina di tutti i mali. Paolo esortava che si pregasse per tutti gli uomini e per le autorità, «affinché possiamo condurreuna vita tranquilla e quieta, in ogni devozione e dignità» (1 Tm 2,1s).

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Liberta_pluralismo_OiG.htm

19-07-2012; Aggiornamento: 21-07-2012

 

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