1. ENTRIAMO IN TEMA: Questa affermazione non è di Gesù e non si trova
negli Evangeli. Tuttavia, qualcuno vorrebbe che ci fosse. Infatti, nel confronto che segue, il mio
interlocutore afferma che Gesù si definirebbe la «scala»! Questo confronto avrebbe potuto stare nel
tema «Una
«teologia dell’io sono» nell’Evangelo di Giovanni? Parliamone»,
da cui è scaturito. L’ho messo qui per mostrare esemplarmente la differenza fra
esegesi ed eisegesi, ossia fra interpretazione contestuale e
proiezione speculativa, basata su arbitrari parallelismi o sul falso sillogismo.
A prescindere da questo caso specifico, si noti il «vizio mentale» di
partenza, da cui nasce una convinzione dottrinaria, il suo sviluppo secondo il
sistema della palla di neve e le sue conseguenze. Un giorno si scopre
casualmente
qualcosa in un brano, ci si entusiasma, si crea un ponte con un altro brano,
basandosi su una blanda analogia con un elemento presente in ambedue i brani, ci
si ricama sopra, si parla agli altri di tale «scoperta», ci si rafforza
nell’opinione che le cose stiano così, la si propone agli altri con maggiore
convinzione, si crea così un consenso di gruppo, si trovano
moltiplicatori per tale opinione, si radica la consapevolezza che la Bibbia
insegni tale cosa e, infine, si crea un groviglio dottrinario così intricato,
che una convenzione del genere è difficile da sbrogliare e debellare. Chi
mette mano a tale cosa, viene visto di malocchio e tacciato di voler sminuire la
Scrittura o l’azioni ispiratrice dello Spirito Santo.
2. IL CONFRONTO: Esso è
avvenuto in un gruppo in Internet quale reazione ai miei articoli sulla
«teologia dell’io sono». Questo vuol essere solo un esempio concreto.
■ Oscar Giulio Roben: Volete una conferma che Cristo è quell’unico
intermediario, che Dio ha stabilito tra Lui e gli uomini? Ricordate quando
Giacobbe fece quel sogno, dove vedeva gli angeli salire e scendere su di una
scala? «E sognò; ed ecco una scala appoggiata sulla terra, la cui cima
toccava il cielo; ed ecco gli angeli di Dio, che salivano e scendevano
per la scala» (Gen 28,12).
Ecco, Gesù stesso, parlando Natanaele e i discepoli, disse questo: «In
verità, in verità, io vi dico, che da ora innanzi voi vedrete il cielo aperto, e
gli
angeli di Dio salienti, e discendenti sopra il Figlio dell’uomo» (Gv
1,51).
Dunque, Egli si definisce essere quella scala, sulla quale gli angeli
(messaggeri di Dio) scendono fino a noi, per annunciare le cose grandi di
Dio, e
salgono, portando le nostre preghiere al trono della grazia. Ma la scala è
il Signore. {23-02-2012}
■ Nicola Martella: Sebbene sia un parallelo interessante,
sinceramente ci sono seri dubbi su tale tesi, se la si assoggetta a un’analisi
contestuale. Gesù disse: «Io sono la porta» (Gv 10,7.9), ma non affermò
mai «Io sono la scala».
Dapprima notiamo difetti interpretativi. In Genesi 28,12 gli elementi
sono la scala e gli angeli «pendolari». In Giovanni 1,51 si parla solo degli
angeli, che fanno spola fra terra e cielo. Quindi, non essendo nominata neppure
la scala, come potrebbe Egli definirsi tale?
Poi ci sono anche difetti di logica. Se, secondo le parole di Gesù, il
cielo sta su, in quel momento futuro («vedrete») il Messia sta giù in
terra e gli angeli salgono e scendono per la scala, Gesù non può essere
quest’ultima. Quindi, affermare che «Egli si definisce essere quella
scala», è un
falso sillogismo.
In questo
attuale momento, Gesù sta alla destra di Dio per intercedere per i credenti.
Alla fine dei tempi, Egli ritornerà per instaurare il suo regno in terra.
Allora, il cielo e la terra saranno così vicini, che gli angeli faranno
continuamente spola fra il trono di Dio Padre in cielo e il trono del Messia-Re
in terra.
Giovanni 1,51 era, infatti, la risposta di Gesù a Natanaele, il quale
l’aveva riconosciuto «Figlio di Dio... il re d’Israele» (v. 49), quindi
come il Messia-Re che, secondo le attese dei profeti e dei contemporanei di
Gesù, doveva instaurare subito il regno finale. Sarebbe stato così, se i Giudei
non avessero rifiutato Gesù come «Unto a re»!
■ Oscar Giulio Roben: Sì, infatti, è vero che non Gesù l’ha mai
detto; ciò nonostante il parallelo esiste: «e gli angeli di Dio salienti, e
discendenti sopra il Figlio dell’uomo» (Gv 1,51); «ed ecco gli angeli di
Dio, che salivano e scendevano per la scala» (Gen 28,12). Si tratta di una
scala, che fa da ponte. Ti sembra tirata per i capelli? Cioè, è una forzatura?
{23-02-2012}
■ Nicola Martella: Il sogno di Giacobbe e la predizione di Gesù
non
hanno in comune alcuna scala, ma solo gli angeli, che ascendono e
discendono. Non solo manca il termine «scala» in Giovanni 1,51, ma non c’è
neppure alcuna evidenza che Gesù sia una tale scala. Giacobbe, al
risveglio, si rese conto che in quel luogo c’era la presenza di Dio e chiamò
quel posto «Bet’el» (casa del Potente [= Dio]). Il sogno di Giacobbe si
realizzerà, in qualche modo, nel Millennio, quando Cristo regnerà da re
in terra. Tuttavia, tutto ciò non rende Gesù «la scala», poiché il Messia sarà
in terra per 1.000 anni.
Anche in
questo preciso momento, Gesù è il Mediatore presso il trono di Dio, ma non
una «scala». Colui che attualmente sta con i credenti e presenta le preghiere in
alto, è lo Spirito Santo, non sono gli angeli: «Allo stesso modo
ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso
per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il
desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di
Dio» (Rm 8,26s). Neppure lo Spirito è mai chiamato «scala».
3. ASPETTI CONCLUSIVI: Come
abbiamo visto, quello della «scala» è un interessante parallelo fra Genesi 28,12
e Giovanni 1,51 a causa delle immagini simili ricorrenti. Tuttavia, le
conclusioni fanno logicamente e teologicamente acqua: che Gesù sia la «scala»
verso il cielo, su cui ascenderebbero e discenderebbero gli angeli, rimane una
romantica allegoria, senza un vero fondamento esegetico e probante. Se Gesù
avesse detto: «Io sono la scala», lo leggeremmo. Egli ha detto però: «Io sono la
via» per andare al Padre (Gv 14,6). Ciò ci basta!
Come si vede, tanto ci si può innamorare di un’immagine, che non ci si rende
neppure conto che il parallelo zoppica alquanto. Abbiamo visto che,
analizzando bene Giovanni 1,51, il termine «scala» manca del tutto.
Allora, in qualche modo, la mente disattenta lo proietta in esso e fa ragionare
lo speculatore come se esso ci fosse. Perciò, non ci si rende neppure conto che
le deduzioni sono errate, partendo da premesse sbagliate (falso
sillogismo).
Chiaramente questo è solo un esempio. Tuttavia, questo modo sbagliato e
speculativo di ragionare è molto diffuso. Il rischio è che non si cerca
la verità evinta con una rigorosa esegesi contestuale, ma ciò che solletica le
orecchie e alimenta la fantasia speculativa. A prescindere da tale esempio tutto
sommato innocuo, vale la pena ricordarci la raccomandazione di Paolo di
insegnare correttamente, vista la tendenza che ci sarà alla fine dei tempi:
«Infatti, verrà il tempo che non
sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno
insegnanti secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla
verità e si volgeranno ai miti» (2
Tm 4,1-4).
Il rimedio
a tutto ciò lo indica lo stesso apostolo: Per non essere un ministro confuso e
confondente, bisogna interpretare e poi dispensare,
ossia esporre, in modo corretto la Parola di Dio. «Impegnati
a presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non
abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità»
(2 Tm 2,15).
►
Io sono la scala verso il cielo? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Io_sono_scala_OiG.htm
09-03-2012; Aggiornamento: 12-03-2012 |